Marco, cosa sai sui Magi?
*Poco o niente, professore. Solo quello che mi ha detto la tradizione cristiana, che, con l’evangelista Matteo (2, 1-12) tratta della venuta di sapienti dall’Oriente a chiedere ad Erode, re di Giudea – un oriundo della Mesopotamia, che da poco aveva accolto Zimari e la sua famiglia e l’aveva sistemato in Traconitide coi suoi 500 arcieri – informazioni sulla nascita di Christos-messia, nato intorno al 7 a.C. – .
Penso tu conosca i loro nomi e i doni portati da ognuno di loro…
*Certo. Ricordo bene Melchiorre, Baldassare e Gaspare e i loro rispettivi doni: oro, incenso e mirra. Sono nomi a me cari fin dall’infanzia!
*Perché questa domanda professore? Perché proprio ora?
Perché sto ricopiando e rivedendo Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, V, VI, VII, VIII, IX, e lavorando sulla storia del Regno di Israele fino a Sargon II, anno 722 a.C. e su quella del Regno di Giuda fino a Nabucodonosor, 586 a.C. e, quindi, sto studiando i rapporti tra Giudaismo e il mondo assiro-medo-persiano, dopo la conquista di Babilonia, da parte di Ciro nel 539. Perciò, sto riesaminando la cultura assira, connessa con quella accadico-sumerica e la religione babilonese e quella medo-persiana in modo critico, ricostruendo specifici contesti, studiando il loro pantheon, la kosmogonia, i miti, il clero, il culto, le preghiere, la mantica, il sistema magico, le forme del cerimoniale: in questo lavoro mi sembra che i magi abbiano un particolare rilievo, vario, a seconda dei tempi, ma sempre predominante, pur cambiando la religiosità dei popoli e pur mutando il potere ai vertici! Nel corso di tale lavoro ho avuto dubbi sull’autenticità del passo greco matthaico.
*Come mai?
Per me è un passo sicuramente aggiunto in epoca cristiana post teodosiana, in quanto non è compatibile con la figura di Giulio Erode basileus in www.angelofilipponi.com.
Iδοὺ μάγοι ἀπὸ ἀνατολῶν παρεγένοντο εἰς Ἱεροσόλυμα λέγοντες· Ποῦ ἐστιν ὁ τεχθεὶς βασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων; εἴδομεν γὰρ αὐτοῦ τὸν ἀστέρα ἐν τῇ ἀνατολῇ καὶ ἤλθομεν προσκυνῆσαι αὐτῷ/ Ecco magi – che – venivano dall’Oriente a Gerusalemme, a dire dov’è il nato re dei giudei? Noi vedemmo la stella in Oriente e venimmo ad adorarlo!
*Perché, professore?
Tu dovresti conoscere un doppia tradizione, una aramaica ed una greca dei Vangeli, quella originaria del Malkuth e quella greco-ellenistica successiva!
*Così lei mi ha fatto capire in varie occasioni. Il racconto dei magi è una iniziale versione aramaica, poi, omessa da Luca. Questo mi vuole dire?
Certo. Lo ritengo aramaico il passo tramandato dalla fonte di Matteo aramaica, dopo la fase orale, e lo considero pars rimasta della vecchia tradizione al momento successivo della riscrittura greca matthaica, connessa con la cultura magio-adiabene. Infatti, per come è scritta la dihgesis – narrazione matthaica, greca, è mitica e risente dello stile di Marco, non solo per idou ma anche per l’insistenza sul termine anatolh levante, per l’asthr e per la proskunhsis, oltre che per la non conoscenza stessa di Giulio Erode basileus – non maran – un civis filoromano di origine mesopotamica, odiato dai farisei, dagli esseni e da ogni elemento popolare e inviso perfino al medio-basso sacerdozio templare, non riconosciuto re neanche dopo la morte di Antigono Mattatia, asmoneo, nel 37 a.C., nonostante il trattato con Fraate e il ritorno in patria di Hyrcano, nonno della moglie Mariamme, pur mutilato, in patria, da Babilonia, choora en anatolhi, da cui, invece, ha chiamato come sommo sacerdote Ananelo e, poi, anche il clan di Zimari a tenere a freno la Traconitide, covo dei lhistai aramaici. Il termine magio all’epoca dell’ultimo Erode è fortemente antiromano ed antierodiano!
*Per lei, professore, il passo non è autentico e risulta spurio nel cotesto greco?
Certo, Marco. Erode ha a corte molti caldei, archiereis sadducei, magoi, eunuchi, grammateis, per cui non è possibile che resti stupito e meravigliato davanti alla domanda dei magi, sul nato messia davidico, a Betlemme e tantomeno che ci sia meraviglia nell’intera città di Gerusalemme, abituata all’arrivo di magoi caldei, aramaici, per i sacrifici, non certamente turbata dalla notizia – il verbo tarassoo indica turbamento con stupore! – .
βασιλεὺς Ἡρῴδης⸃ ἐταράχθη καὶ πᾶσα Ἱεροσόλυμα μετ’ αὐτοῦ, καὶ συναγαγὼν πάντας τοὺς ἀρχιερεῖς καὶ γραμματεῖς τοῦ λαοῦ ἐπυνθάνετο παρ’ αὐτῶν ποῦ ὁ χριστὸς γεννᾶται. οἱ δὲ εἶπαν αὐτῷ· Ἐν Βηθλέεμ τῆς Ἰουδαίας· οὕτως γὰρ γέγραπται διὰ τοῦ προφήτου· Καὶ σύ, Βηθλέεμ γῆ Ἰούδα, οὐδαμῶς ἐλαχίστη εἶ ἐν τοῖς ἡγεμόσιν Ἰούδα· ἐκ σοῦ γὰρ ἐξελεύσεται ἡγούμενος, ὅστις ποιμανεῖ τὸν λαόν μου τὸν Ἰσραήλ. Τότε Ἡρῴδης λάθρᾳ καλέσας τοὺς μάγους ἠκρίβωσεν παρ’ αὐτῶν τὸν χρόνον τοῦ φαινομένου ἀστέρος, καὶ πέμψας αὐτοὺς εἰς Βηθλέεμ εἶπεν·
Marco, come meravigliarsi di una notizia nota da decenni e di una voce circolante da tempo sul Messia/christos, betlemita, davidico, profetizzato da secoli da Isaia! Io, ad esempio non mi meraviglio, andando a Betlemme, di non vedere cristiani, anche se rilevo la presenza degli Ospedalieri di Malta, che fanno ancora un servizio in ospedale per le donne islamiche! Si sa da tempo che che l’integralismo musulmano ha dissuaso i cristiani dal rimanere in città ed oggi c’è meno dell’1% della popolazione, costretta a vendere e ad andarsene negli Stati Uniti o in Europa da parenti, visto anche il clima di guerriglia tra Israeliani e Palestinesi, che dura da 74 anni! Puerile è per chi conosce Giulio Erode, che il re, di nascosto/lathrai, chiami i magi e li interroghi sul tempo della visione della stella, circa il loro specifico compito di osservazione celeste, ben retribuito da secoli dai re assiro-babilonesi, medo- persiani, achemenidi, seleucidi e forse anche da governatori romani. Infantile l’inviarli a Betlemme con la raccomandazione di fare accurate ricerche sul ragazzo perché nel caso che lo troviate, annunziatemelo, affinché anche io possa venire ad adorarlo /ἐξετάσατε ἀκριβῶς⸃ περὶ τοῦ παιδίου· ἐπὰν δὲ εὕρητε, ἀπαγγείλατέ μοι, ὅπως κἀγὼ ἐλθὼν προσκυνήσω αὐτῷ. Ho scritto 10 libri su Giulio Erode il filelleno, e so che il re ha un servizio segreto di spionaggio tale da scoprire ogni cosa in breve tempo e che ciò è noto anche ad Ottaviano Augusto imperatore, convinto che nessuno può ingannare il monarca giudaico, specie se la cosa lo riguarda da vicino, come nel caso del sosia di Alessandro, redivivo, giunto fino a lui a Roma, millantando di essere il figlio del re, non morto, salvato dai carcerieri, impietositi! L’ultimo Erode, uccisore di Alessandro e di Aristobulo, suoi figli avuti dalla regina asmonea Mariamne, cospiratori, e poi di Antipatro, figlio primogenito, invecchiato alla sua ombra, bramoso di succedergli, lascia memoria altamente negativa di sé, specie per l’ordine dato a Salome e al marito Alexas, di fare uccidere i notabili per aver un compianto nazionale alla sua morte! Non c’è notizia, però, di una strage di una ventina di bambini nella zona di Betlemme a causa della nascita di un Christos davidico! Sappi, inoltre, che Erode ha il controllo totale del territorio grazie agli eparchi e che a Betlemme ha ritrovato la tomba di Davide ed, avendo bisogno di denaro, l’ha profanata, prendendone il tesoro, incurante del sacrilegio – cfr. Ant. giud., XVI, 7, 1 – .
*Professore, io accetto quanto dice, anche perché, da cristiano, rilevo la presenza angelica miracolosa di stampo assiro-babilonese – idou aggelos tou kuriou – per giustificare le frasi bibliche profetiche e perché so bene che lei segue studi specialistici, operando sugli autori greci ed ellenistici come Erodoto e Beroso, che informano sui sumeri ed accadi e sugli assiro-babilonesi e sui medo-persiani e che, da decenni, lavora criticamente sul testo di Giuseppe Flavio. Certamente procede con dati oggettivi, seguendo critici anche attuali, che rilevano la figura del Magio prima nel quadro della religione di Haura Mazda, e l’equivoco dello zoroastrismo, di cui i greci fanno storia, mescolando e confondendo il sistema barbarico, come in un unicum spirituale, al di là delle tante diversificazioni etniche, opposto a quello unitario greco-ellenistico. La cultura dei barbaroi è separata da quella degli hllenikoi!
Marco, avendo fatto assiriologia ed insegnato greco, avendo qualche competenza tecnica seppure mediocre, sulla religione sumerico-accadico ed assiro-babilonese, conosco l’opera di critici di valore come Raymond Jestin e Jean Nougaryrol e Jacques Duchesne Guillemin che hanno operato sulla civiltà medo-persiana e su Zoroastro ed hanno separato lo zoroastrismo dalla tradizionale ed unica lettura greca. La lettura dei Magi non è solo una ricerca sui magi e la loro società e il loro sistema di vita caldaico, ma diventa la storia di un tribù meda che, da élite sacerdotale medo -persiana, evolutasi nel corso di quasi duecento anni, è cambiata tanto da diventare theoria della magia caldaico-babilonese, in genere, inglobata nello zoroastrismo, rimasta come cerimoniale e culto funzionante in epoca achemenide, in cui subisce molte trasformazioni, poi, in quella macedonico-seleucide ed, infine, in quella arsacide e sasanide.
*Per lei, dunque, i magi non possono essere una novità in epoca erodiana, ma solo saggi caldaici più o meno collegati col pensiero di Zarahustra. Non mi sorprende che lei neghi la strage stessa degli innocenti, fatta da Erode, ingannato dai magi, secondo i Vangeli!
Marco, è una cosa impossibile, data la vigilanza di un re – specie se adirato – abile a sfruttare le informazioni sul tempo della nascita del Christos/Τότε Ἡρῴδης ἰδὼν ὅτι ἐνεπαίχθη ὑπὸ τῶν μάγων ἐθυμώθη λίαν, καὶ ἀποστείλας ἀνεῖλεν πάντας τοὺς παῖδας τοὺς ἐν Βηθλέεμ καὶ ἐν πᾶσι τοῖς ὁρίοις αὐτῆς ἀπὸ διετοῦς καὶ κατωτέρω, κατὰ τὸν χρόνον ὃν ἠκρίβωσεν παρὰ τῶν μάγων!/allora Erode , vedendo che era stato ingannato dai magi, si arrabbiò molto e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e delle regioni vicine, dai due anni in giù, secondo il tempo indicatogli dai magi, Insomma, la prova dei cristiani – che citano le parole di Geremia, 31, 15 – τότε ἐπληρώθη τὸ ῥηθὲν ⸀διὰ Ἰερεμίου τοῦ προφήτου λέγοντος· Φωνὴ ἐν Ῥαμὰ ⸀ἠκούσθη, κλαυθμὸς καὶ ὀδυρμὸς πολύς· Ῥαχὴλ κλαίουσα τὰ τέκνα αὐτῆς, καὶ οὐκ ἤθελεν παρακληθῆναι ὅτι οὐκ εἰσίν/una voce si è sentita in Rama, pianto e lamento abbondante, Rachele piange i suoi figli e non si vuole consolare perché non sono più – risulta chiaramente una successiva costruzione a tavolino, a seguito dell’affermazione del cristianesimo come religio licita nell’impero romano, o come religio triumphans! Marco, tutto il capitolo è un’aggiunta del signore, cristiana, di molto posteriore ai fatti della nascita: la venuta dei magi, la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno a Nazareth sono stati spiegati molte volte e in varie parti della mia opera, che è ricerca storica, fissata come datazione di nascita del Christos nel 7 a.C. Infatti anche in l’Infanzia di Gesù di Luca (1, 1-80; 2, 1-40) ci sono racconti prodigiosi con apparizione/epiphaneia di angeli nella nascita di Giovanni Battista e del Christos, ma non c’è memoria della venuta di Magoi e della fuga in Egitto, anche se mostra la visita dei pastori ricordando il censimento di Cesare Augusto. Una tale omissione avrà pure un significato e valore! In Matteo, greco, invece, sembra chiara anche la fonte di Giuseppe Flavio, Ant. giud., II, 205-6 …Essendo in questa situazione, ci fu un incidente che stimolò gli egizi a sterminare (aphanismon alla scomparsa) la nostra razza; uno degli scribi (infatti sono esatti a predire la verità sul futuro), annunciò al re che stava per nascere in questa epoca qualcuno che, una volta divenuto grande, avrebbe abbassato la sovranità degli egizi ed avrebbe esaltato gli israeliti: egli avrebbe superato ogni uomo in virtù ed avrebbe ottenuto una rinomanza imperitura. Il re, allarmato per la notizia dello scriba, comandò che ogni maschio, nato da Israeliti fosse annegato, dopo averlo gettato nel fiume e che le femmine ebree, in travaglio, fossero esaminate da levatrici egizie.
*Per lei il Matteo aramaico, può avere utilizzato la fonte di Flavio, facendo Erode simile al faraone, ma poi gli evangelisti successivi scelsero altre vie e trascurarono la notizia della venuta dei magi a Gerusalemme, improponibile in epoca erodiana, al seguito di una stella! Per lei l’opera di Flavio scritta alla fine dell’epoca domizianea, è utilizzata per la datazione bassa del Vangelo greco e di Matteo e di Luca – cfr. Teofilo, figlio di Anano I?! e Teofilo di Antiochia, in www.angelofilipponi.com – !? La non presenza dei magoi, comunque, in Luca scrittore ellenista curiosus, ben collegato con gli autori mitici del II secolo, ha sorpreso anche me cristiano, specie dopo aver riletto il proemio con la dedica a Teofilo kratistos.
Marco, Luca, parla chiaramente in prima persona dicendo che ἔδοξε κἀμοὶ παρηκολουθηκότι ἄνωθεν πᾶσιν ἀκριβῶς καθεξῆς σοι γράψαι, κράτιστε Θεόφιλε/mi sembra opportuno scrivere ordinatamente, avendo indagato accuratamente su ogni cosa fin dall’origine perché tra i cristiani molti hanno già scritto trasmettendo quanto detto da testimoni oculari/autoptai, divenuti uperetai …tou logou ministri della parola!
*Professore, è una testimonianza del lungo periodo in cui si accoglie la testimonianza apostolica aramaica e poi si decide di accettare il loro ministero, seppure diffuso in lingua greca!
Marco, in questa fase è importante capire il telos di Luca, che dichiara il fine che cioè ἵνα ἐπιγνῷς περὶ ὧν κατηχήθης λόγων τὴν ἀσφάλειαν/tu, o Teofilo, abbia precisa conoscenza della solidità dell’insegnamento ricevuto! Marco, i Vangeli non sono stati scritti – lo sai bene! – prima della distruzione del tempio di Gerusalemme (e quello di Luca probabilmente dopo la Galuth adrianea, come quello di Giovanni) – come la Chiesa ha voluto insegnare – ma ognuno ha una sua genesi specifica ed ha valore in relazione al telos/fine prefissato in specifici momenti storici, come questo di Luca che, non ritenendo necessaria la favoletta della venuta dei magi al tempo di Erode, pur nominato per inquadrare la vicenda della nascita di Giovanni e di Gesù, tende a mostrare l’asphaleia la solidità dell’insegnamento degli apostoloi, divenuti uperetai/ministri della parola!
*Bene, professore, seguitiamo. Mi devo aspettare, quindi, una lunga trattazione sui magi e sulla loro storia, di cui si hanno segni anche in Occidente, grazie alla presenza del cerimoniale magico nell’impero romano a cominciare dal I secolo a.C., per non ricordare la prima comparsa nel 204 a.C. con riti, collegati col culto di Cibele!
Certo, io parto da Diodoro Siculo (90 a.C.-29 a.C.) che, in Bibliotheca Historica II, 29, scrive: Da molto tempo i Caldei hanno condotto osservazioni sulle “stelle” e primi tra tutti gli uomini hanno indagato nella maniera più accurata, i movimenti e la forza delle singole stelle; per questo essi possono predire molto il futuro degli uomini. Non so, Marco, se riusciremo a svolgere tanti temi, ma certamente mostreremo alcuni equivoci della tradizione ellenico-giudaico-christiana, che è quella platonico-aristotelica (cfr. Pelagio e I pelagiani e Girolamo, in www.angelofilipponi.com), mentre quella magia, combaciante con quella druidica è democritea, e… varroniana (cfr. Lucio Taruzio, in www.angelofilipponi.com).
*Che vuole dire, professore?
Voglio dire che noi cristianamente abbiano seguito il modello ellenico di Agostino, mentre Pelagio aveva mostrato la realtà come fenomeno e, quindi, aveva visto, senza Dio, la materia come armonia!
*Non la conosco, professore, la struttura magio-druidica, che per lei è democritea, varroniana e pelagiana, in opposizione alla struttura del mondo, secondo linee platonico- aristoteliche?
Marco, l’universo con spazio vuoto è un qualcosa/den, in cui si muovono, correndo, atomi e in cui, quello che è lassù, essendo quello che è quaggiù, è apeiron, in quanto è senza centro, senza confine e qualcosa in cui non c’è misura, né alto né basso, per cui, da una parte, risulta senza limiti (a-peras), da un’altra, è circolare…!
*Peccato, professore, che non abbiamo parti dell’opera democriteo-varroniana e pelagiana che ci avrebbe mostrato un’altra realtà.
Certo, Marco, specie il pensiero dei caldei espresso da Democrito secondo me, è una perdita significativa, che ha prodotto tanti equivoci, vista la versione cristiana della scienza magia, nonostante l’inchino dei magi a Gesù Christos.
*Lei vuole dire che tanti secoli, sotto il dominio ideologico cristiano monoteistico, hanno impedito ed annullato la sopravvivenza naturalistica razionalistica e materialistica di Democrito, per cui le tante descrizioni democritee della terra e del cielo, non ci sono state tramandate, in quanto spirituali ed atee per la coscienza platonico-aristotelica agostiniana e che, quindi, Pelagio, agli inizi del V secolo d.C. è espressione democritea di una realtà fisica improponibile per la cultura cristiana allora imperante, dopo gli editti di Teodosio. Quindi, lei vuole mostrare alcuni equivoci e fare un tentativo chiarificatore personale! Cosa si può fare, comunque, in un discorso tra due persone?!
Marco, proviamoci, anche se sappiamo di poter fare poco o niente : discutere insieme sui tanti problemi circa i magi e la loro professione iniziale, astrologica ed astronomica, poi diventata sacerdotale, depositaria di un culto religioso, in senso zarathustriano, potrebbe forse giovarci!
*Procediamo, professore! Sono onorato di poter trattare di un problema mal conosciuto e sul quale ho molti dubbi, specie perché mi riferisco alla cultura greco-latina in epoca ellenistica imperiale, al regno di Tiberio, ritenuto un mago per la predizione su Caligola (neque meliorem unquam servum neque deteriorem dominum fuisse – Annales, VI, 1 – ) e su Galba (tu, un giorno o l’altro assaggerai l’impero/et tu, Galba degustabis imperium – ibidem, 2 – ).
Marco, tu hai una conoscenza superficiale magica, quella che in epoca tiberiana è perseguitata a Roma, come abbiamo dimostrato nel lavoro su Ponzio Pilato, perché ritenuta opera di sfaccendati avidi sacerdoti egizi e giudei goetes/maghi, impostori, che parlano, facendo previsioni su basi astrologiche e religiose. Così sembra a Tacito e a Svetonio che faccia anche lo stesso Imperatore, che prevede l’impero a Caligola di un perfetto servo – padrone e a Galba un potere breve e tardivo poiché erudito scientia chaldorum artis, appresa a Rodi, dove ebbe come maestro Trasillo, che rimase poi sempre al suo fianco, lui e la sua famiglia – notizia confermata da Svetonio in Tiberio, XIV – , in cui si parla dell’astrologo non solo come scienziato, ma anche come medico dell’imperatore insieme a Caricle e perfino come grammatico della scuola medica di Asclepiade (cfr. Il medico di Augusto, in www.angelofilipponi.com), abile perfino a catalogare in tetralogie i dialoghi di Platone! Marco, tu hai una concezione magico-caldaica cristiana, mentre io qui cerco di mostrarti il problema della religione e della religiosità assiro babilonese e poi persiana e quindi, della cultura dei magoi e della letterarietà dell’Avesta e delle Gathe, che mi si è posto molti anni fa, quando ho cercato di evidenziare le differenze religiose tra il culto ebraico di Anania, aramaico e quello Pahlavico degli Zoatar in Adiabene, durante il regno di Monobazo e di Izate, nel Romanzo storico L’eterno e il Regno, pubblicato a puntate nel 1999. Ero partito dal termine aramaico mar/mara (Mem Resh Aleph) titolo dato ai re di Adiabene, espanso in tutta l’area eufrasica di confine, comune a Gerusalemme, in occasione della sua entrata nella confederazione parthica sotto Artabano III, insieme al Regno dei Nabatei, in un clima di agitazione aramaica, messianica, antiromana, ed avevo trovato conferma dalla traduzione di In Flaccum 36-38, di Filone di Alessandria, sull’acclamazione alessandrina di Karabas a mar(in), in una parodia dell’elezione regale di Giulio Erode Agrippa, inviato da Caligola stesso nel 38 d.C. a verificare la situazione ebraica ad Alessandria, dopo aver rivisto il titolo assunto da Antigono Asmoneo nel 40 a.C.! Seguitando nella ricerca su mar per la definizione religiosa del termine, mi imbattei anche in maga, termine che inglobava già tutti i riti sacerdotali, compresi quelli di magia babilonese, riferiti ai comportamenti di uomini, aramaici, che cooperavano in difesa del regno asmoneo contro il decreto senatorio che imponeva la Basileia di Giulio Erode a Gerusalemme! Inoltre, nel Vocabolario ebraico ed aramaico dell’antico testamento di Georg Fohrer (edizione italiana a cura di Vincenzo Cuffaro, Piemme Theologica, 1996), trovavo che con Men – con lineetta e due puntini sotto – Resh con due puntini ed Aleph si indicava mara, pur se conoscevo anche l’uso di Mar – mentre Maran (MR con N finale) era riferito da Giuda ha Nasi ad un Antonino – Lucio Vero (o Marco Aurelio) già indicato da Paolo di Tarso in 1 Cor. 16, 22 con maran Atha e riferito grosso modo, da Giovanni evangelista in Apocalisse, 22,24 per evidenziare il Kurios – signore che viene – . Avevo già supposto nel lavoro su Erode il Grande – cfr. Fuga di Erode, in Erode basileus – che il maran Antigono grazie a Barsafarne e a Pacoro, entrato nella confederazione parthica, aveva combattuto contro i romani del legatus antoniano Ventidio Basso, che appoggiava il basileus Giulio Erode, tornato in Giudea con nomina senatoria, patrocinato in senato nel dicembre del 40 a.C. da Ottaviano e da Antonio, dopo l’insediamento del rivale asmoneo e la sua fuga verso Alessandria e poi verso Roma. Ritengo, dunque, Marco, da almeno trenta anni che Mar-(a/i)-n indichi signore ed equivalga a Basileus, specie nell’area transeufrasica e in bassa Mesopotamia: non so, però, se il termine maga si possa collegare col potere regale ma ha certamente un suo rilievo di funzionario che ha una preminenza religiosa e cultuale in quanto indica un elemento certamente nobile sacerdotale, avendo cioè un kuros, uno specifico potere, di cui è kurios…!
*Allora, professore, lei vuole precisare il suo pensiero sullo zoroastrismo e sulla cultura mazdaica precedente, evolutasi dal periodo assiro-babilonese e medo-persiano, cambiata coi secoli secondo una lettura greca e greco-ellenistica fino al Regno achemenide, arsacide e ad Apollonio di Tyana e al regno sasanide?
Vorrei, in effetti, meglio puntualizzare tre momenti in varie riprese, se campo, per me essenziali:
- il mazdeismo assiro babilonese e medo distinto dal mazdeismo achemenide fino a Ciro e Cambise, Dario.
- la figura di Zoroastro separata dallo Zoroastrismo greco
- la riforma di Artaserse I con le successive derivazioni nei regni derivati da Alessandro Magno, specie seleucide e Tolemaico, con una funzionalità religiosa e magica, ormai corrotta, giunta fino ai Vangeli e ai culti mitraici, chiari in epoca romano-ellenistica (specie nei culti lunare-solari, indistinti sessualmente, del Sol invictus, specifici dei galli sacerdoti evirati della Potnia theroon omerica – Iliade, XXI, 5 – che si autocastravano come Actis, ed avevano capelli lunghi, si vestivano con abiti color giallo, portando un turbante ed erano attivi in Asia, ma anche in Siria, ad Emesa, specialmente, come sacerdoti cibelici di grandi templi, non solo efesino, anche di quelli misterici del tipo solare di Enyon, Ma della grande madre, simbolo del culto luno-solare, dell’essere femminino-mascolino, indistinto – cfr. A. Artaud, Eliogabalo, Adelphi, 1969 – ).

*È un lavoro molto vasto e serio, che dovrebbe mostrare soprattutto come il culto mazdaico e la sua impostazione dualistica abbiano segnato profondamente la spiritualità del giudaismo e del cristianesimo in senso manicheo .
lo so bene, Marco. Penso, dunque, di iniziare la mia trattazione con le iscrizioni e coi segni lasciati da Salmanassar III (859-824) in tombe rupestri mentre combatteva contro i medi e contro Iehu, figlio di Omr, reso tributario – ha ricevuto da lui argento, oro, una ciotola d’oro, un vaso d’oro con fondo appuntito, bicchieri d’oro, secchi d’oro, stagno, un bastone per un re [e] lance! – . Oltre all’iscrizione si rileva un disco alato, che rappresenta il dio del cielo, Anu, datato 835 a.C., simbolo di un dualismo coi miti della conquista della luce e dell’acqua, in cui è raffigurato il patto tra la divinità e il Maligno, col suo culto apotropaico e con l’esposizione dei cadaveri. In effetti, in questo disco e nei cancelli di Balawat si rileva l’opposizione di un demiurgo e di un creatore, che sono di epoca successiva a quella di Salmanassar perché c’è anche l’impresa di Sennacherib (740-681).

In una zona compresa nel basso Eufrate tra Ur, Uruk e Nippur sembra svolgersi la funzione dei maga per la corte assira, che già sono mescolati con etnie di lingua aramaica.
*Professore, ma noi non abbiamo notizie diverse da Erodoto?
Non mi sembra, Marco, Erodoto (Storie, I, 101) parla di magoi come popolazione meda che, sotto Deioce, dal 699 al 656 è riunita con le altre etnie mede dei Busi, Parataceni, Strucati, Arizanti e Budii. Dunque, Marco, penso che bisogna cominciare con la loro identificazione come popolo iranico con Erodoto e rilevare l’espansionismo dei medi che, dalla parte centrale dell’Iran a sud del Mar Caspio, combattendo, conquistano l’Assiria e la Siria, arrivando fino al Mediterraneo, alleandosi coi babilonesi, fino alla conquista e distruzione di Ninive nel 612: è un lungo periodo in cui gli assiri perdono il potere ad opera dei babilonesi e dei medi che con Fraorte prima, che governa per 22 anni, e poi con Ciassare, che regna 40 anni, alla fine ne distruggono la capitale!
*In questo periodo, professore, nasce Spitana Zarathustra?
Si. Marco, Zarathustra nasce forse nel 628 a.C. in Battriana tra Turkmenistan ed Afganistan attuali. La sua vita, come quella di ogni fondatore di religione è mitica! Zarathustra, in greco Zooroastrhs, è il terzo figlio di 5 maschi di Dughdova, la piena di Luce e di Purusaspa Spitama, che, a trenta anni, ha la rivelazione sacra col suo angelo custode per liberare il mondo dal male dominato da Ahriman e dai daeva/demoni ad opera del principio del Bene, il divino Haura Mazda. Una volta fatta l’evangelizzazione del mondo, secondo il volere divino, come scritto nell’Avesta -gatha- ,avviene la progressiva purificazione e, a 77 anni, muore ucciso da un Karapan ed ascende al cielo, dove già è stato nel periodo in cui ha ricevuto il messaggio divino, in sette differenti momenti.(Il suo seme nel lago Kamsaoga è destinato a fecondare una vergine, che genererà il Salvatore alla fine dei tempi per il trionfale ritorno dell’uomo in Dio, luce eterna!)
*I magoi hanno una religione simile, come lei ha mostrato nel IV capitolo di L’eterno e il regno?
A me così sembrava e sembra ancora. Anche Aristotele sembra crederlo: infatti quei pensatori come Ferecide ed altri pur mescolati tra i sacerdoti, non si espressero in linguaggi solo mitici, identificando il primo principio della generazione delle cose col sommo bene e così la pensano i magi e, fra i sapienti più recenti, quali Empedocle e Anassagora, l’uno considerando l’amicizia come elemento, l’altro l’intelletto come principio – cfr. Aristotele, Metafisica, XIV, 1091b e 1090a – Bur, 2008 – .
*Si tratta di Ferecide di Siro, l’autore del VII -VI secolo, autore di Eptamuchos/sette caverne?
Lo conosci Marco? È l’intermediario tra la cultura persiana e quella greca, che dai cristiani viene ricollegata a Genesi e ad Esodo, da una parte, per l’origine del mondo dal caos per il problema del male, da un’altra, con l’origine degli dei! Certo i maga hanno un particolare rilievo nel periodo di passaggio tra la stirpe di Astiage, Ciro e Cambise e quella degli achemenidi…! Siccome non ho competenze specifiche non so dire niente di preciso, ma so che le Gathe e l’Avesta dovrebbero essere di questa epoca alla fine del sesto secolo, se gli scrittori si rifanno, arcaicizzando, come fa il greco Omero, ad età più antiche del X-VIII secolo. Comunque, Marco, tutta la vicenda del mito di Ciro, della sua nascita da Mandane e da Cambise persiano, compresa la storia di Arpago e quella del bovaro e della moglie Spako(cino ), è del periodo di Astiage e del suo iniziale regno sui Medi e sui persiani, asserviti (cfr. Erodoto, St., I, 107-130).
*La funzione dei magi in questo periodo sembra essere quella stessa assira, indicata nel romanzo L’eterno e il regno come propria della cultura zaratustriana contaminata, però, dalla tradizione preesistente di Haura Mazda e di Anaitha/Venere. Dalla lettura della parte dedicata all’Adiabene, mi sembra di ricordare una lotta interna alle due tipologie sacerdotali quella degli Zaotar mazdaici e quella degli ebrei israeliti, guidati da Anania.
Marco, ti ricordi ancora quella parte del mio romanzo, pubblicato nel 1999! Allora ritenevo che la religio mazdaica fosse anche degli sciti, la cui impresa ha eco in Geremia (3.6) – da datarsi intorno al 633 a.C. – in cui la terra di Canaan e il santuario di Venere Celeste ad Ascalona furono occupati da popolazioni, che presero la sifilide, che li rese impotenti, nel corso delle orge con le prostitute sacre. Erodoto afferma, dopo aver dichiarato che i santuari di Afrodite di Cipro e di Citera derivano dalla Venere – Derketo fenicia metà donna e metà pesce (Storia, I, 105, 4 a tutti gli sciti che saccheggiarono il tempio di Ascalona e ai loro discendenti la divinità inflisse il morbo femmineo/thhlean nouson) – . I magi, comunque, amici di Astiage, lo invitavano a rinviare in patria Ciro con la scusa che sarebbe stato innocuo al gran re, in quanto era stato eletto re dei fanciulli. La fama di magi sacerdoti in tutto il secolo VII fino alla prima metà del secolo VI nel periodo di dominio dei Medi, durato 128 anni, prima di passare in quello dei persiani, è considerevole… Sembra, Marco, che si tratti della raffigurazione dei magi a Kizkapan Sivas/Sebasteia, dove c’è una divinità con 4 ali, oltre a due dischi. Uno dei due presenta una figura umana su una luna crescente e l’altro una stella a sei punte! Sulla facciata ci sono due uomini, due magi, che si fronteggiano ai lati di un altare di fuoco. Essi portano un berretto che copre la bocca e si appoggiano con la sinistra all’arco e levano l’avambraccio destro con la palma tesa verticalmente, in segno di preghiera (cfr. Le religioni In Egitto, Mesopotamia e Persia, pp. 262-263, BUL, 1988, a cura di Puech, in L’Iran antico e Zoroastro, di J. Duchesne-Guillemin)… Comunque, non so dire con esattezza – purtroppo! – se il termine maga si possa collegare, data la comune nobiltà, a mar, in quanto avendo radice simile indica un potere religioso e politico, da cui in greco deriva che chi ha kuros è kurios ed ha anche valore sacerdotale in relazione alla venerabilità specifica del maga… So, però, che Il mondo dei magi è noto a Geremia – Libro di Geremia, testo ebraico redatto nel V secolo – , anche se tratta delle lamentazioni e degli improperi del profeta contro le altre nazioni e contro Gerusalemme, in epoca di re Giosia, in quanto le geremiadi sono del periodo tra il 626 e 586 non lontane dal tempo di Ezechiele (620-570)! – .
*Professore, Geremia non profetizza la fine di Gerusalemme?
Si. Il suo tono oracolare è simile a quello di un magio, che rivela al sovrano quello che vede in cielo come destinato a farsi sulla terra! Fra gli oracoli, poi, si possono distinguere quelli contro Giuda e Gerusalemme da quelli contro le nazioni. Quasi tutti sono introdotti, e spesso inframezzati, dall’espressione “oracolo di Jhwh“, Signore del mondo, Dio di Israele…!
*Perciò, secondo lei, i magi erano rimasti, fino all’epoca tiberiana, immutati come sacerdoti, religiosi zaratustriani: essi ritenevano di saper trovare la via della giustizia mediante l’iniziazione, che portava il saggio all’estasi e spingeva il reprobo a mostrare la sua inclinazione maligna e quindi ad aumentare la sua malvagia azione!
Si Marco. I magi, essendo convinti di avere la funzione di individuazione e il compito di computa dei buoni, si erano preparati per la lotta contro i malvagi, destinati ad esser distrutti dalla luce: essi includevano i giudei tra i malvagi! In epoca augustea i magoi erano considerati migliori dei sacerdoti giudaici, ma con Tiberio prevalse la volontà di cacciarli, tutti, come era avvenuto già dopo la loro venuta in Roma nel 204 a.C., essendo diversa l’impostazione agricola della cultura occidentale latina, che teneva sacra l’integrità fisica del corpo umano!
*Professore, dopo le prescrizioni domizianee, i magi, comunque, tornarono di moda in epoca antonina e divennero un fenomeno legato alla magia orientale, con forme orgiastiche misterico- esoteriche, tipiche del periodo di Eliogabalo e di Alessandro Severo, favoriti dal persistere della peste antonina e dalla paura della morte delle popolazioni, specie danubiane, cristianizzate! I magi e la loro magia sono fenomeni chiari nell’opera di Apuleio e di Luciano di Samosata.
Marco, certo i magi predominano fino ai Severi (193-235 d.C.) quando c’è una inversione totale nel culto patrio imperiale ad opera dei bassianidi: il massimo del rituale e del formalismo è magico, connesso con la teoria lunare-solare e con il femminino-mascolino, siriaco, in una visione teologica propria del culto del Sol invictus e del bétilo –beitel/casa di dio.
A Roma dal 217 al 235 con Eliogabalo e sua madre Giulia Soemia e sua nonna Giulia Mesa, prima, e poi con Alessandro Severo e sua madre Giulia Mamea esiste un culto magico esoterico siriaco, legato a quello luno-solare di Emesa…
*Lei ora mi parla dei magi e del loro potere, nuovo, agli inizi del terzo secolo, sotto Eliogabalo – Elagabalus/el gabal/dio delle altezze – io, invece, desidero sapere se la favola dei magi nel periodo di Erode ha un probabile fondamento storico.
Marco il fatto che, ad un successivo esame accurato secondo Luca, non viene riproposto il racconto dei magi, avrà pure un significato per la comunità ellenistica, anch’essa avida di magia, quando si ricomincia nell’imperium romano ad avere tensioni magiche connesse col culto dei bassianidi, che riprendevano la cultura aramaica dei sampsigeramidi – contemporanei degli evangelisti greci – che erano legati ad una visione medio-persiana, rilevabili in Geremia e Ezechiele, in Erodoto e perfino nella iscrizione di Behistun di Dario.

Forse Marco, per stornare questo pericolo di un ritorno zarathustriano non viene ricordato l’episodio dei magi, che erano vivi nella tradizione ebraica ripresa ora dal cristianesimo… che aveva presente Nabucodonosor che inviava a Gerusalemme 25 magi in ambasceria che si rivolgevano verso il sole, pregandolo ed alzando il baresman.
*Cosa è il baresman ?
Si tratta di un piccolo fascio di ramoscelli tipico del cerimoniale mazdaico tenuto a volte su un tavolino o su due tripodi davanti al mago, che vi versa sopra l’offerta sacrificale. È il segno della accettazione del volere divino e della sua provvidenza!
Quindi, Marco, Luca ed altri ellenisti non vogliono che si abbia memoria dei magi e dello zoroastrismo, che, oltre tutto, si è modificato in quanto Haura Mazda il saggio signore, il padre di Spenta Mainyu Spirito santo, di Aha giustizia e di Vohu Manah pensiero e di Armaiti – sua pratica esplicazione – avendo potere e immortalità ed esprimendo la sua luce a seconda delle zone e in diverse modalità… è ora in competizione con lo spirito santo/pneuma agion, la terza upostasis trinitaria…
Lei vuole dire che all’epoca di Luca l’illuminazione di Zarathustra diventa porta di vita in quanto si stabilisce che il santo signore saggio debba diffondersi come provvidenza, espressione di un piano salvifico sull’uomo mediante il Buon Pensiero, costituendo così la base di XS’ATRA/potere che è tale, solo se è stato di Giustizia/As’a, tanto da poter coincidere con la morale christiana.
*Professore all’epoca si teme in Oriente la perfetta coincidenza di una concezione cosmogonica e di una escatologica, ora strutturata come manichea.
Haura Mazda il dio dal buon consiglio, creando un principio benefico e l’altro malefico, origina la vita diale che non è bene e male o luce e tenebre, ma un insieme informe di bene-male a seconda dei daeva, che si schierano da una parte o dall’altra.
*Professore, lei ritenendo Il mazdeismo la religione di tutta la confederazione parthica – che includeva anche territori come la Battriana, e che, coi sasanidi, ora premeva sulle regioni indiane – la ritiene concorrente del cristianesimo nel III secolo, con Mani (216-277 d.C.)?
Marco, in epoca romana i fedeli parthi credevano che lo spirito di Ahura Mazda, nella sua unicità, accompagnato dalle sue potenze, avesse creato le cose in un mare di luce, ed anche gli Spenta gemelli, del bene e del male: l’uno, Spenta Mainyu era naturalmente benevolo, l’altro, Angra Mainyu maligno. In questa lotta eterna Ahura determinava la sua vittoria su Arhiman e i dev, demoni, facendo trionfare il bene sul male, il giusto sull’ingiusto: il fedele nella sua scelta del bene imitava il dio, pur restando sostanzialmente libero nella sua scelta vivendo secondo il volere divino e nel timore di Dio: i giudei superstiti e i giudeo- cristiani dopo la Galuth erano venuti a contatto col mazdeismo e ne condividevano molte tesi. Quando poi iniziò la riforma di Mani, che ne rielaborò, i principi ci fu una grande diffusione anche in Occidente specie in Africa.
All’epoca i magi si chiamavano ultimi discepoli del profeta, in quanto seguaci di Ahura Mazda, perciò, erano fedeli al pensiero zarathustriano, nella scelta del bene ed apparivano manichei.
*Professore, il pensiero magio è molto radicato nel II secolo ed Apuleio che si difende col De magia nel 158-9 davanti al procuratore di Africa Claudio Massimo successore di Lolliano Avito, è prova che c’è confusione nei termini e che la cultura magia ora è fusa con quella dei maghi, di ciarlatani che attirano le masse con la retorica, traendone profitto, facendo perfino politica, mediante la filosofia?
Marco, Apuleio, come Luciano, tende alla bugia e mostra due tipologie di filosofi, quelli naturalistici atomistici fisici, che negano l’esistenza degli dei come Anassagora, Leucippo, Democrito, Epicuro e tutti quelli che difendono la natura in quanti indagano sulle cause ultime ed elementari dei corpi/qui corporum causas meras et simplicis rimantur – De magia, 27 – aggiunge, poi, che il popolo accusa anche quelli che sono religiosi come irreligiosi anche se investigano con particolare attenzione la provvidenza che regge i mondo, onorando gli dei: viene, in un certo senso, delimitata la sfera dei magi come se fossero anche in grado di fare ciò che avviene realmente come nel caso di Epimenide, Orfeo, Pitagora, Ostane, in una condanna critica anche di Purificazioni di Empedocle, del Demone di Socrate e del bene di Platone! Apuleio dice allora che il termine magio indica un uomo di prestigio anche se porta l’esempio negativo di Ostane, persiano mago accompagnatore di Serse, istigatore della distruzione e dell’incendio di Atene e dei suoi templi.
*Professore, in conclusione devo considerare spurio il testo evangelico matthaico sui magi e, al di là delle sue reali motivazioni, devo confessare di provare un fastidio con malessere nel pensare che il sogno del presepe e dei saggi magi è una invenzione, neanche portata avanti dal cristianesimo orientale, impelagato con lo zoroastrismo! Che tristezza e che sofferenza vedere crollare una puerile fantasia! A me capita perfino di provare rancore per chi mi svela storicamente la bugia, sentito come reo di far crollare il castello magico dei sogni infantili!
Povero me! Tutta colpa mia!