Trasformare la collocazione e la funzione sociale della letteratura Walter Benjamin
Marco, già in altre occasioni ti ho parlato della Scuola di Giovanni Reale e del Centro ricerche di Metafisica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano?!
Mi ricordo bene e mi ricordo anche della sua stima per Reale e per la sua prodigiosa memoria, quasi simile a quella sua, e della sua ammirazione per Roberto Radice e il suo lavoro strutturalistico, curatore di Del Commentario allegorico alla Bibbia – a cui lei inviò il suo Quod omnis probus, (oggi e.book col titolo Filone, Esseni ) dopo che aveva tradotto De vita contemplativa, In Flaccum e Legatio ad Gaium (opere pubblicate successivamente), per una pubblicazione con la casa editrice Rusconi -.
Certo, Marco, io arrivo sempre al momento opportuno! Anche se accettato a parole – per telefono- (forse) da Roberto Radice, proprio, allora, la casa editrice si ferma con le pubblicazioni filoniane, anche se precedentemente aveva prodotto L’uomo e Dio (Il connubio con gli studi preliminari, la fuga e il ritrovamento, il mutamento dei nomi, i sogni sono mandati da Dio) con introduzione prefazione note ed apparati di Clara Kraus Reggiani, 1986 – che già aveva tradotto In Flaccum e Legatio ad Gaium (Filone alessandrino e un’ora tragica della storia ebraica, Morano, Napoli 1967) e De Iosepho, oltre a De Abrahamo e De opificio Mundi e Filone alessandrino e la filosofia mosaica, Rusconi 1987- e La migrazione verso l’eterno (L’agricoltura e La piantagione di Noè, l’ebrietà e la sobrietà, La confusione delle lingue, la Migrazione di Abramo) saggio introduttivo, traduzioni e note di Roberto Radice, 1988)!.
Un grande lavoro su Filone Alessandrino in lingua italiana fu fatto dalla casa editrice Rusconi, che accettò il progetto di Clara Kraus Reggiani, curato sostanzialmente da Giovanni Reale- che si era servito anche di Roberto. Radice e di Claudio Mazzarelli- nella collana I Classici del Pensiero (Vittorio Mathieu, direttore)-!
Certamente, professore, il lavoro dell’Università di Milano segue dopo decenni, l’esempio Tedesco, Inglese, Francese e Spagnolo-argentino! Un lavoro grandioso, sotto il nome di prestigiosi accademici con finanziamenti statali e con reclutamento personale di giovani di belle speranze, disposti a tutto! Si è ancora nel periodo del dominio assoluto dei baroni universitari! tutto è organizzato da una piramide verticistica dirigenziale che controlla ogni fase e i singoli lavori! Neanche si tiene conto della lezione cinquecentesca di revisione umanistica del testo latino – greco, controriformistico, di Turnebus -Hoeschelius 1614, base per ogni ricercatore filoniano di qualsiasi tempo e nazionalità!?.
Marco, tu alludi alla mia Questione in tre libri di Prefazione a vita di Mosè 2016 www.angelofilipponi.com che rimanda a Vita di Mosè -opera inedita come Creazione del Mondo e Vita di Abrahamo – e al progetto filosofico di Giovanni Reale, idealistico, platonico-cristiano, seppure critico verso l’altrui lavoro, staccato da quello della Kraus Reggiani, che pur aveva intravisto la già avvenuta ellenizzazione sacerdotale gerosolomitana e quella degli oniadi (discendenti di Onia IV), di Filone e del fratello, Alessandro Alabarca, e della intera famiglia, migrata in Egitto nel II secolo a. C., intenta, da oltre un secolo, all’attività militare e commerciale, all’impresa finanziario-economica della trapeza, di Leontopoli, città Tempio egizia, collegata coi lagidi prima e poi con Gabinio, Pompeo e Giulio Cesare ed infine con Ottaviano e con Tiberio e, quindi con Antipatro e Giulio Erode e figli, cives perfettamente integrati nel kosmos romano-ellenistico, avendo rilevato il decuplicarsi dell’economia giudaica in epoca Giulio-claudia, dal periodo postaziaco fino a Gaio Caligola, pur avendo lasciato in ombra la profonda scissione culturale tra i giudei aramaici e i giudei ellenisti, divenuta insanabile, a causa del passaggio dal Regno asmoneo a quello erodiano e del nuovo rapporto tra Gerusalemme ed Alessandria, tra il sacerdozio sadduceo, fuso ora e confuso con quello oniade, opposto a quello essenico, che risultavano due odoi/ vie, sostanzialmente, una pratica ed una contemplativa?!
Professore, io ho seguito con diligenza il suo lavoro ed anche quello di autori christianoi, allineati secondo la lezione del concilio Vaticano II 1962-1965! Per me, lei, non altri- sempre più subordinati a un apparato industriale che non possono controllare – è scrittore rivoluzionario! lei ha distinto dai giudei ellenisti, sparsi per il Mediterraneo, il mondo aramaico, rimasto fedele agli asmonei, integralista, ferocemente antiromano, seguace dei farisei e degli esseni che, interpretando la Bibbia, predicano la lotta contro l’invasore – che, dopo un sessantennio, ha fatto il censimento e riscuote le tasse- ed eccitano alla rivolta il popolo, preferendo la morte alla integrazione culturale – che significa abbandono della tradizione mosaica -in attesa dell’avvento del Messia e della ricongiunzione con i fratelli aramaici di Parthia!
Marco, tu forse mi dài meriti che non ho, ma certamente ho fatto quel che ho potuto fare, isolandomi, pur facendo tentativi di tanto in tanto di vendere un prodotto invendibile, in un ambiente cristiano, dogmatico, dove, invece, si sono ben inseriti elementi ebraici.
La Kraus Reggiani, comunque, professore, all’epoca, non poteva mandare un tale messaggio perché traduceva Filone e non Antichità giudaiche XIV-XX, da cui, lei, invece, ha tratto, – avendo già tradotto tanta parte di Turnebus -Hoeschelius (la pars politica e parti del Commentario della Bibbia),- la distinzione del Regno dei Cieli dal Regno di Dio cristiano e con esso la distinzione tra un Jehoshua galileo aramaico qainita e maran, e un Iesous ellenizzato e romanizzato, già dall’ecclesia di Antiochia e da quelle fondate da Paolo di Tarso e da quella giovannea di Efeso, confluite tutte nel Didaskaleion di Alessandria, dopo la fine dell’ impresa di Shimon bar Kokba – dove, essendo attecchito il processo di integrazione commerciale trapezitario ellenistico giudaico, dell’ ameicsia, filoniano, si deifica in un quadro gnostico e neoplatonico, la memoria dell’ eroe crocifisso, morto e risorto, sulla base della formulazione dell‘ agia trias, quando è in atto a Roma e nelle province l’ektheosis imperiale, progressivamente impostasi dall’epoca di Caligola, con un culto prescritto da decreti senatori e da leggi flavie ed antonine.
Marco, certo, la Kraus e gli altri, allora, non potevano leggere in Filone quello che poi, invece,è stato il compito del didaskaleion di Alessandria, che stravolge la figura di Gesù aramaico, antiromano, in quella di rabbi, in quanto ritenuto kurios, uios theou, logos, upostasis tra Pateer e Pneuma agion, facendo una sincresi della lezione filoniana del Commentario biblico e del pensiero di Ammonio Sacca ( e di Plotino), in un ambiente dominato dalla gnosis e da tutte le formule cristologiche delle comunità cristiane esistenti (specie efesine). Inoltre l’Alessandria dei severi sta cambiando rispetto a quella antonina e specie a quella Giulio-claudia e flavia, in quanto è cambiato il rapporto di forza economico e finanziario tra i giudei – ancora perseguitati e non più campioni della trapeza – e i banchieri greci. Infine sopravvivendo nel lago Maryut la colonia dei contemplativi si rileva in essa il paradigma operativo per gli pneumatikoi, mentre si costruisce l’altro sistema pratico di bios per gli ilico -psichici, formando due percorsi, uno funzionale alla formazione sacerdotale e l’altro quello popolare, visibile nell’opera di Clemente alessandrino e di Origene!
Perciò, professore, la doctrina dell’Università di Milano, pur avendo meriti, è sostanzialmente quella origeniana, rivista da uomini del periodo costantiniano e teodosiano, che nei due concili di Nicea e di Costantinopoli crearono le basi dogmatiche della Chiesa cristiana pur nel contrasto con il pensiero di Ario e dei suoi sostenitori: la lettura di Filone non è quella di un ebreo fedele ad una tradizione giudaica (quella di Eupolemo ed ArIstobulo) tipica del politeuma alessandrino dell’ epoca giulio-claudia, di un oniade, capace di fondere l’avita musar aramaica e la paideia greca, (che all’epoca è un sistema sincretico di forme pitagorico-platoniche e stoico-scettico -aristoteliche, necessario nel contesto romano imperiale pronto ad accogliere il neos sebastos Gaio Caligola, desideroso di dare amalgama universale con la sua neoteropooia, prima alla multietnica città lagide, destinata ad essere capitale dell’impero, poi al mondo intero, convinto di essere Zeus upsistos, il sublime autokratoor, nomos empsuchos, unico despoths e kurios, solo pastore di tanti popoli – Cfr. A. Filipponi, Caligola il sublime Cattedrale 2008- ed ebook Narcissus 2014, Amici cristiani, perché diciamo “crediamo”?) ma è quella successiva di Origene, portata avanti dai Padri della chiesa di Alessandria, che domina grazie all’allegoria filoniana sulle altre chiese, pur con qualche difficoltà, mediante la creazione di un’unità comune dottrinale, avendo prevalso sulle altre sedi patriarcali ed anche su quella costantinopolitana, di Gregorio di Nazianzo e di Giovanni Crisostomo, pur più vicina al potere politico teodosiano!
Certo, Marco, Giovanni Reale neanche si accorge che non ha occhi per vedere né orecchie per sentire in quanto non sa leggere realmente sotto l’allegoria filoniana perché ha seguito la guida cieca dei Padri della Chiesa, che interpretano in senso cristiano orientale prima e poi occidentale, agostiniano, ed infine secondo l’impostazione di Massimo il confessore, dopo la presa islamica di Alessandria , definitiva nel 646 (era stata conquistata nel settembre del 641 poi riconquistata da Eraclio nel 645!), a seguito della latinizzazione pontificia anicia romana e del successivo dettato pontificio di Gregorio VII.
La celebrazione di un Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum è la conclusione definitiva di una lotta di affrancamento dell’ autorità occidentale pontificia dall’esarca di Ravenna e dal Basileus di Costantinopoli, nei confronti del potere legittimo statale romano bizantino.
Professore, perciò, Giovanni Reale critica incautamente le altre letture e parla di sbaglio senza accorgersi che gli altri hanno negli occhi una pagliuzza e lui un trave, in quanto i lettori milanesi cattolici neanche rilevano le diversità delle due impostazioni, quella ebraica, secondo il velo atavico di vittima sacrificale e di agnello e l’altra di un idealismo universalistico platonico -agostiniano di un millantato amore filantropico e di pecorismo nazareno: la lettura di Platone, di Filone, di Seneca – tutti sotto il controllo e cura di Reale!-sono segno di un lavoro astratto e generico non omogeneo e non unitario, nonostante l’oggettiva bravura di chi legge e traduce! Infatti Reale lo sa bene se scrive così in Filone Commentario allegorico alla Bibbia, nella Presentazione, p. XIII: a. sbagliano quegli interpreti che leggono Filone solo dal punto di vista teologico, religioso ed ascetico, e che lo ritengono filosofo solo a latere b. ma sbagliano in senso contrario anche quegli interpreti che lo rileggono scindendo con una vera e propria spaccatura di contenuto, la sua fede dalla filosofia, la quale si ridurrebbe al logos greco. c. sbagliano inoltre coloro che, per capire questo logos filosofico greco, si disperdono nelle Quellenforschungen, distinguendo ciò che risale a Platone, ciò che riporta ad Aristotele oppure alla Stoa e così via. d. sbaglia chi riduce Filone ai canoni dello stoicismo e. così pure sbaglia chi con canoni strutturalistici ritiene di dare senso ai trattati filoniani/cfr. A. Filipponi, Giuseppe o il politico, De Iosepho ebook Narcissus 2013.
Marco, eppure i suoi collaboratori sono davvero di grande rilievo culturale: Clara Kraus Reggiani- rimasta subito isolata – non può entrare nella logica cristiana di una lettura platonica controriformistica di Reale, connessa con quella di Claudio Mazzarelli, traduttore di i Cherubini, Il malvagio tende a sopraffare il buono, Posterità di Caino, I giganti e Immutabilità di Dio, già noto per la traduzione di Etica Nicomachea di Aristotele, competente del medioplatonismo, uomini legati al platonismo e al logos romano-ellenistico e quindi dipendenti dalla lettura cristiana origeniana e cappadoce. Infine Reale, allora impegnato nella preparazione di Per una nuova interpretazione di Platone – Vita e pensiero, Milano 1994- dopo aver interpellato e richiesto l’opera di molti intellettuali, alla fine, si orienta su Roberto Radice, che accetta la grossa fatica per tutti gli anni necessari in maniera costante e a tempo pieno, risultando un collaboratore eccezionale perché già vicino a Filone per aver tradotto L’erede delle cose divine, prezioso per le sintesi e per il lavoro strutturalistico, oltre che per la preparazione di Bibliografia generale, anche in collaborazione D. T. Runia (Leiden, 1988,1992)!.
Professore, comunque, nessuno di questi può entrare in merito a Filone senza un reale lavoro storico! Forse solo la Kraus Reggiani avrebbe potuto fare la differenza nella lettura di Filone Alessandrino, se svincolata dalla cultura christiana? Certo, Marco, lei era l’unica a poter avviare in altra direzione la lettura di Filone, avendo una grandissima cultura, la padronanza di 14 lingue e la guida spirituale del rabbino di Trieste, Paolo Nissim, essendo pure sulla scia di G. Calvetti e di R. Bigatti la cui traduzione di Creazione del mondo e di Le Allegorie delle leggi del 1978, ha un indirizzo più ebraico che cristiano, nonostante la cura di Giovanni Reale e la casa editrice Rusconi!
Allora, professore, la successiva lettura filoniana in senso alessandrino origeniano ha condizionato non solo la storia del cristianesimo ma anche quella di Filone, cristianizzato cfr. www.angelofilipponi.com Filone cristiano o Cristo filoniano?
Marco, senza la distinzione storica di Il Regno dei cieli, aramaico, dal Regno di Dio christianos, si ha una storia generica cristiana con una figura diafana ed evanescente di un Gesù uomo -dio, come tramandato in greco dai Vangeli, che sono della stessa epoca antonina- severiana, nati dopo una lunga gestazione orale aramaica e poi greca, prima di una riscrittura tipica del Didaskaleion, che è quella di una revisione evangelica sistematica di un probabile Marco, ipotetico vescovo di Alessandria! Certo tutti usano la terminologia di Filone, che è equivoca come ogni allegoria riferita ad un patriarca , ad Abramo migratore che fa ecsoikhsis, a Isacco che è stabile e stanziale, a Giacobbe che migra e combatte con Dio, e perfino al cambio dei nomi– Peri toon metonomazomenoon kai oon eneka metonomazontai/ qua re quorumdam in scripturis mutata sint nomina- che comporta e sottende una metanoia in senso giudaico, non platonico: logos, cleeronomos methorios, phugas, sono i termini esemplari di un vuoto parlare senza base storica e senza reali referenze, un puro esercizio sofistico, utile nei tanti passaggi da una lingua ad un’altra, specie da quella greca a quella latina.
Professore, lei mi vuole dire che in Filone, secondo la lettura, cristiana, si trova tutto quanto serve, come nei libri biblici dei Profeti e della Sapienza, per la costruzione dell’autorità sacerdotale e regale, come anticipazione o prefigurazione del Patrimonium sancti Petri ed Pauli, usurpato organismo di doppia natura, umano-celeste, oltre alle singole parabole cristiane, ai detti sapienziali, proverbi, tutto un apparato ora redatto in lingua latina in senso teocratico- gregoriano, da utilizzare nei confronti della pretesa tirannia dell’imperatore occidentale, -nato dal connubio di sacro e profano, nei patti di Paderborn, del 799, momento determinante per la costituzione del Sacro romano impero di Carlo Magno e per quello successivo Germanico di Ottone I, derivato- specie dopo la fine della lunga lotta con Ravenna, a seguito della morte di Eutichio, e poi anche contro la legittima auctoritas romano-bizantina, destabilizzata con la proclamazione della superiorità ebraica dell’ ierousune sull’ exousia regale, propria della musar aramaica, rimasta nella titolatura giudaica ellenistica erodiana e poi passata a quella costantiniano-teodosiana, secondo processi cesaropapisti, da noi definiti romano-bizantini.
Marco, riflettendo su quanto male sia derivato per la cristianità dalla mancata opportunità di una corretta revisione del pensiero di Filone, non separato nettamente da quello dell’esegesi ermeneutica dei Padri della Chiesa da parte dell’ Università del Sacro Cuore coi commentatori del Commento allegorico della Bibbia, penso anche al fatto che nessuno di loro, pur grandi menti, abbia considerato, (traducendo le varie parti dell’opera filoniana, la figura elitaria di Heres delle cose divine – che adombra per loro solo il popolo ebraico spirituale e quindi il sacerdozio cristiano, in una legittimazione della scelta di Dio per la guida del popolo, che consacra col Papa un nuovo Mosè, sacerdote e re, profeta e legislatore –) senza considerare il valore reale etimologico di cleeronomos / di uno, scelto per sorte, a succedere in un ambiente economico e finanziario, dominato dagli oniadi, epitropoi/ amministratori dell’oikos/patrimonio antoniano (di Antonia minor!), dioichetai di un ramo della casa imperiale giulio claudia, anche se eredi legittimi del sommo sacerdozio gerosolomitano! Inoltre davvero soffro e mi dolgo, ancora di più, nel rilevare la diversità di significato di methorios di un essere al confine tra umano e divino, tra mortale ed immortale – che, comunque, non è né uomo né dio, pur rilevando l’esperienza di attività umana, propedeutica a quella contemplativa, che, comunque, sottende la valenza di un trapezita o addetto alla trapeza nell’ufficio di cambiare valuta, di uno che sta col suo banco al confine tra due stati sovrani – di norma tra impero romano e impero parthico- in quanto può fare profitto grazie ai buoni rapporti amichevoli coi governanti di frontiera! Infine mi inquieto davanti al significato di spoudaios connesso con dikaios, del tutto disgiunto dal significato di tzadik e dalla pratica della tzedaqah, una dikaiousunh differente perché sottende un’ osioths santità impensabile per un greco, che la traduce in relazione alle proprie referenze logiche, occidentali, diverse da quelle di un orientale contemplativo. Mi arrabbio, perfino, invece, se, leggendo l’opera di Paolo di Tarso, christianos antiocheno, un fedele seguace filoniano, ebreo, beniaminita, e credente in Iesous Christos Kurios, nato, in Giudea, vissuto in Galilea, crocifisso, morto, risorto ed asceso al padre, -un’ ideale figura di aramaico antiromano, eroe messianico di un Malkuth ha shemaim – mi vogliono far credere a valori solo spirituali, quando il tarsense è un commerciante giudaico romano, il cui padre si è arricchito facendo tende per l’esercito, la cui sorella è sposata ad un erodiano e la cui madre, risposatasi con un indeterminato Rufo, vive ancora forse a Roma quando il figlio vi giunge, in catene, ed incontra i fratellastri ! E mi infurio se si dice di un Paolo mitico predicatore giudaico in epoca neroniana, di un Gesù Crocifisso,- a Roma, nella capitale dell’impero ! – e se si parla del sintagma scandalo della croce, di una predicazione assurda per un romano dell’epoca- cfr. Crucis ofla in www.angelofilipponi.com – accettata, comunque, cristianamente, a seguito di una lettura biblica filoniana sapienziale.
Comprendo ora, professore, la sua sofferenza di fronte alla mistificazione terminologica cristiana e la sua denuncia morale di un’operazione non certamente utile per il sapere e nemmeno per il cristianesimo in quanto viene convalidata l’esegesi origeniana, oltre a quella cappadoce e quella agostiniana con la riproposizione della filosofia come ancilla theologiae, della subordinazione del terreno al celeste, del tempo all’eternità della creatura al creatore!
Marco, la concezione di un Filone, ambasciatore e propulsore culturale, con la sua forza dinamica, nella sua ardente fede in Dio e nel metodo esegetico – che rileva invece la forza unitaria naturale di un ebreo che conosce il legame profondo tra corpo e spirito, tra ulee/psuchee e pneuma, avendo il modello di vita di un contemplativo, ritiratosi, da vecchio da ogni affare, dopo una logorante vita di attività pratica commerciale, redditizia, lasciando ogni bene alla propria famiglia, per iniziare un bios theorikos, che è un’ascesa progressiva a Dio, inimitabile per un occidentale (Cfr. De vita contemplativa -La vita contemplativa, ebook Narcissus 2014)- non è compresa e, cristianamente, risulta inesplorata!. Filone, ambasciatore alessandrino a Caligola, dopo l’arresto del fratello Alessandro alabarca, epitropos di Antonia minore, forse già morta, dopo l’orrore dell’ektheosis di Panthea Drusilla e dell’eccidio di confratelli, quanto avrà rimpianto – nel momento in cui ha notizia di una profanazione del tempio con la paura dello sterminio etnico ad opera del Governatore di Siria Petronio Turpiliano in caso di non accettazione dell’ordine imperiale di installazione nel sancta sanctorum del colosso imperiale – la pace del suo semneion sul lago Maryut, nel traffico delle convulse vie di Roma o nei tanti giri per l’Italia per un colloquio con l’imperatore per la normalizzazione di rapporti con i cittadini di Alessandria, già destinata ad essere capitale dell’Impero!
Certo i professori universitari sono, in realtà, letterati, intenti in un lavoro, commissionato da Rusconi, che ha sovvenzioni statali e legami anche col Vaticano, da cui dipende l’Università del Sacro Cuore e quindi operano non per studiare un pensatore giudaico ellenistico dell’epoca Giulio-claudia, come artefice, tra l’altro, di una rivoluzione economico sociale finanziaria seppure sotto le forme letterarie pitagorico-platoniche e di un commento biblico, religioso, come quello di predecessori come Eupolemo ed Aristobulo, già impegnato nell’apologia giudaica della propria superiorità culturale, rispetto al contributo greco, derivata dal Pentateuco, fonte di verità, ma per trovare in Filone la lezione cristiana , seguono la via più facile, quella segnata dalla tradizione cattolica, essendo oltre tutto, uomini cattolici, di una università cattolica!. A loro sfugge tutta la storia di quel particolare momento in Alessandria, già al centro delle operazioni militari antiparthiche, avendo già Caligola preparato il suo viaggio per la nuova capitale senza pretoriani e coi soli germani, come guardie del corpo, e stanziato il suo esercito in punti nevralgici, in Armenia, in Cirrestica e in Adiabene, mentre i suoi legati, già nominati, attendono il suo arrivo a Dafne, alle porte di Antiochia, secondo i vecchi progetti d’invasione della Parthia di Cesare e di Antonio.
Professore, io ho seguito il suo processo di separazione della scienza /episthme dalla ricerca della verità, i due percorsi diversi e differenti da non confondere, per non alterare il concetto di verità col dogma religioso, in un trasferimento illuministico-positivistico di quanto bisogna fare o di quanto storicamente si fa al fine di un’utilità pratica per un reale beneficio umano, quotidiano. Sono stato accanto a lei, anche se giovanissimo, negli anni 90, durante la scrittura di L’eterno e il regno, che avrebbe dovuto propagandare una tale visione giudaica di Regnum messianico terreno, unito alla concezione dell’ eternità sacerdotale. Perciò, posso rilevare come negativa l’operazione cattolica su Filone, come su quella di Seneca ed anche su quella di Platone (e di Aristotele), in quanto lavoro erudito e dotto, utile ai fini della conoscenza della religiosità cristiana collegabile ai tentativi del concilio Vaticano II di Paolo VI , ingloriosamente chiuso con la vendita della Rusconi ad Hachette, a seguito della morte dell’editore. Lavori di tale genere tradizionali, comportano non la lettura storico-geografico di fenomeni reali propri della quotidianità, ma solo una coscienza superficiale di notizie storiche sottese ad un linguaggio filosofico, in cui poco vale se l’impresa di Caligola non fu fatta e se la storia poi andò nel senso dettato da Claudio imperatore, ben legato con re Erode Agrippa I che, cercando di fare una propria politica autonoma, si scontra con la intransigenza prefettizia di Vibio Marso, governatore di Siria ! Nulla si rileva di una situazione giudaica, giunta quasi al collasso economico, data la prevalenza greca finanziaria, dopo l’editto imperiale di Alessandria, che impedisce il proselitismo e limita l’attività methoria ebraica, ridimensionandola, mentre si profila una nuova ondata di antiromanità in Giudea tanto che risulta chiaro a Roma il cancro giudaico da estirpare, prima possibile!
Marco, vedo che hai ben seguito il mio lavoro.
Certo, professore, lei dice che in De migratione Abrahami e in De legibus specialibus Filone esprime una vita attiva di chi vive autenticamente come methorios, che cerca Dio come oikonomos e poliths, che applica come virtù l’ars economica e politica, col Principio di mediazione, specifico di ameicsia di una vita ebraica, separata in terra straniera egizia, senza il timore di non procedere verso la perfezione teleioosis, congiunta, invece, con l’attività pubblica e privata in quanto dimostrazione di capacità di governare bene la propria casa/ oikos, secondo un paradigma patriarcale, non differente dall’etica stoica virtuosa (Quaestiones et solutiones in Genesim,IV,165, e De Praemiis et poenis .113). e rileva l’ambiguità politica di ogni giudeo ellenista come quella dello stesso re Erode Agrippa I! Professore, secondo me, è strano che si sia fatto solo un lavoro letterario, filosofico e teologico alla presenza e con l’assistenza tecnica di un’ebrea, grande traduttrice e con tanti filosofi insigni. Mi sembra quasi impossibile che non abbiano visto Filone, pur pitagorico- platonico, come oniade, sacerdote, pneumatikos, anche se commerciante, politikos in epoca caligoliana e primo-claudiana, come maestro di theoria e di pracsis, contemporaneo ai christianoi antiocheni e a Paolo e Luca, Pietro e Marco e Matteo, alquanto vicino a Giovanni e alla scuola efesina, che, poi, sotto gli antonini e i severi, insieme coi didaskaloi, paidagoogoi del didaskaleion alessandrino lo hanno cristianizzato con lo stesso Gesù e suo fratello Giacomo?
Marco, le ragioni potrebbero essere tante e fondamentalmente penso che la struttura culturale basilare dello studioso di fine novecento, sia la stessa di quella classica ed umanistico- rinascimentale, cioè tipica di uno studium liberale, che privilegia il letterato, filosofo e teologo e considera secondarie le artes sordidae che sono quelle di uno studium scientifico e tecnico-artigianale, operaio- popolare. Inoltre devo aggiungere che in tali lavori di così grande complessità, ognuno opera per conto suo e non è facile la coordinazione anche da parte di una mente eccezionale!
Qualcosa del genere sembra che lei denunciò per il vocabolario DIR quando mostrò la non coordinazione tra il letterato Angelo Gianni e l’etimologo Tristano Bolelli, operanti ognuno a casa propria, a distanza!.
Marco, la casa D’Anna, allora, mi definì non angelo, ma diavolo! Comunque, ora ritengo che vi siano ragioni di politica posthitleriana, da parte ebraica, che, pur rilevando la figura di Filone platonico che, commentando il Pentateuco crea un sistema filosofico nuovo – che in seguito presenta i segni caratterizzanti il cristianesimo, il quale nel Christos theos e kurios riassume la simbologia connessa alla triade dei Patriarchi ( Abramo – Isacco- e Giacobbe) – , mentre da parte cristiana Filone, letto ed interpretato da Paolo, poi rivisto e revisionato secondo la lezione evangelica greca, successiva all’impresa di Shimon bar Kokba, perde la sua autentica natura di mediatore culturale tra musar e paideia, perché cristianizzato da uomini che rivendicano l’originalità cristiana di agape, in una volontà specie dopo l’interpretazione dei Padri cappadoci e di quella occidentale agostiniana ed ambrosiana, geronomiana e rufiniana, che valorizzano le tesi evangeliche e il pensiero paolino di predicazione di morte e resurrezione del Christos, la venuta dello pneuma agion e la costituzione della Trias agia!.
Da qui un Filone inautentico, il cui testo – studiato solo in ambito tedesco da Koehn-Reiter-Wendland agli inizi del XX secolo, neppure è ben conosciuto nella sua sostanziale autenticità, dato l’apporto sotteso del contributo dottrinale cristiano e considerata la lettura puntuale, prima in senso medio platonico, poi secondo l’insegnamento di Ammonio Sacca, che fonde anche col platonismo la lezione epistemica aristotelica ed epicureo – stoica!
Filone rimane equivoca base per ogni credere in quanto capire è in funzione del credere, quando, invece ,l’alessandrino riassume nella sua opera la sua molteplice attività di nauarchos, di trapezita e di methorios, di un vero commerciante che conosce il mondo romano e parthico, oltre a quello indiano, dati i rapporti di Alessandria con i porti dell’ India centro meridionale e di Ceylon, e quindi, i monsoni, ha famigliarità con atleti come i pancraziasti e con attori al teatro greco, e contatti vari con scrittori che fanno allegoresi omerica ed esiodea. Insomma Filone è un uomo completo alessandrino, che ha una visione anche scientifica della phusis, figlia unigenita del theos, nella sua struttura atomistica stoico-epicurea e che ha fatto varia esperienza di vita prima di ritirarsi dal mondo degli affari per andare alla ricerca di dio, prima di fare l’anakhooreesis! Filone, Marco, ha distinto la creatura genneethenta/generata dal creatore ou poihthenta/non creato, su una duplice base di genneesis/generazione e di poieesis/creazione, pur riconoscendo che il nato, mortale, è immagine di Dio, della sua stessa sostanza, come ogni elemento celeste astrale.
Professore, lei mi vuole dire che Filone è un uomo del suo tempo, un sacerdote ellenizzato e romanizzato davvero, e che anche la sua allegoria del Pentateuco è connessa con quella greca: non per nulla è riconosciuto maestro di Seneca!
Certo, Marco anche Seneca non è ben letto da Giovanni Reale come Platone, in quanto usa gli stessi criteri di lettura filoniani per cui si alona la figura del romano, come filosofo eclettico capace di fare ora sincresi, ora sintesi pneumatiche, theoriche, proprie della cultura alessandrina, in cui si è formato, stando ospite in casa di ebrei, dai quali il suo stoicismo è contemperato e sublimato secondo le linee contemplative di ricerca della teleioosis/perfezione.
Si spiega, allora, professore, anche il tentativo di mettere in relazione Paolo di Tarso col filosofo romano al fine della consueta cristianizzazione?!
Seneca è discepolo per 15 anni di Filone ad Alessandria! Il padre Seneca il vecchio invia il figlio ansioso ed asmatico con problemi polmonari (Lettere a Lucilio, VI,54,1 satis enim apte dici suspirium potest/infatti la si può denominare con sufficiente proprietà ” difficoltà di respiro” ) presso la zia, moglie di Galerio, praefectus Aegypti dal 16 d c., al 31 d.C.(cfr. Ad Helviam matrem,19) che probabilmente lo indirizza verso gli amici oniadi, che sono i diretti collaboratori finanziari del marito! . Lei, professore ,nel Romanzo ha perfino ipotizzato una coena in cui sono riuniti Gesù costruttore/qainita, invitato con Erode Agrippa, Filone e un contemplativo, di nome Ruben, in casa di Alessandro l’alabarca, sommo sacerdote leontinopolitano, che discutono sulla creazione ex nihilo e su Dio Ktistees , mediante il logos. Allora io ero sorpreso che nell’ambiente alessandrino si facesse la storia con l’esercizio delle trapezai, col denario o dracma, e che il fratello di Filone potesse avere un potere così grande nel mondo romano !
Marco, il mondo ebraico non è cambiato mai, nonostante le tragedie immense e le sofferenze inaudite patite, nonostante la ghettizzazione, fatta dai cristiani, che, grazie a Filone, hanno potuto creare un sistema ibrido commerciale -religioso, fare una mistione di sacro e profano, di mortale ed immortale, in nome di Gesù- ebreo-: Dio e Mammona sono la vera anima del giudaismo romano-ellenistico, secondo il christos!
Dunque, professore, sono i christianoi – in genere i monoteisti di cultura avanzata- che, servendo, ambiguamente due padroni, impongono o hanno imposto storicamente il principio morale (una costruzione filosofico -teologica!) di dare leggi e di portare con la violenza alla democrazia i barbaroi, che seguono un loro naturale percorso , in nome di Dio, in relazione a quanto detto dai rispettivi profeti Mosè, Gesù, Maometto, coprendosi con il progresso economico-finanziario!
E’ da storici – uomini che, scrivendo, operano e lottano, diversi da quelli che informano, stando nascosti– smascherare la storia e falsificarla, confutando la theoria secolare dominante assiro-babilonese, persiano-giudaico – greco -romana(compreso il colonialismo inglese- americano islamico, e comunista russo- cinese), che si basa sul principio che il vincitore militare ha il diritto di imporre leggi e di far crescere secondo democrazia un altro popolo, costretto ad integrarsi sul modello di un’ altra cultura!
Questo è fare storia, questa è la novitas di fare storia e ricerca storica, come lei già ha fatto in Mosè e il sacerdozio cristiano (e islamico) www.angelofilipponi.com – non di ripetere quanto si trova già scritto- dove si afferma: il Sacerdozio diventa emblema di tempo e di eternità…simbolo terreno del cielo…teleiosis/perfezione come kthma eis aei/possesso per sempre,!
E’, professore, una concreta operazione secondo principi scientifici (e non filosofico-teologici), che sono in grado di verificare l’esattezza di ogni ipotesi, nel corso dei secoli !.