Mosè e il sacerdozio cristiano (ed islamico)

Mosè e la strutturazione sacerdotale

Kruptein thn alhtheian khruson esti thaptein / nascondere la verità è seppellire un tesoro  Evagrio Pontico, Aliae sententiae,25. Pg 40,1269

Nel terzo libro di De vita Mosis Filone mostra Mosè Sacerdote e profeta  e tratta del  primato sacerdotale  rispetto al potere politico… essendo ben connesso con Esodo 19,6,  ora  se voi ascoltate la mia voce ed osservate il mio patto... voi sarete per me un regno di sacerdoti, una gente santa.

Filone inizia la sua trattazione nel III libro, dopo la scelta dei Leviti da parte di Mosè perché considerati uomini  degni di ricevere l’onore di essere ministri di Dio, in quanto  avevano impugnato le armi  per onorarlo…

Egli mostra l’origine sacra del sacerdozio  e  la sua legittimità nella rivolta dei custodi del tempio

Dopo che i capi delle  singole tribù avevano messo nel sacrario i loro bastoni,   Mosè,  logiooi  plhkhtheis/ spinto da un oracolo divino, entrato nel sacrario,  portò fuori i bastoni ed uno di loro, quello  della tribù di Levi, quello  del fratello Aronne, era miracolosamente cambiato  e, come una pianta feconda,  aveva fatto spuntare  nuovi polloni ed era appesantito da abbondanti  frutti (134)..

Filone raffigura il sacerdozio simbolicamente nel frutto del mandorlo/h amugdalh’,  che è composto diversamente dagli altri  frutti  -quali quello di olivo,  di vite,  di melo  che hanno parte edibile all’esterno e il seme all’interno- per cui seme e parte edibile sono la stessa cosa  entrambi in una sola forma,  difesi e protetti da un unico luogo con un doppio rivestimento,  l’uno di scorza  molto spessa, l’altro  simile ad un pezzo di legno.

Filone dunque  considera il sacerdozio amigdale   simbolo della perfetta virtù (teleian arethn  ainittetai).

Precisa poi che come nella mandorla unico è il principio e la fine – principio è il seme, fine il frutto- così anche  a ciascuna virtù tocca un inizio ed una fine.

Filone perciò spiega che  è un inizio perché  non ha origine  da altra potenza se non da se stessa  e che ha una fine  poiché ad essa  aspira alla vita secondo natura  ed aggiunge secondariamente che,  per meglio manifestare  che è più manifesta della prima (ths proteras emphantikootera ), essa è simbolo dell’anima che si esercita alla virtù/ sumbolon askhtikhs psuchhs.

Filone precisa che Mosè  ritenne che da questo frutto  dovesse essere esortata l’anima a volgersi alla virtù insegnandole la necessità di incontrare la fatica /ponooi  proentuchein  e fa una precisazione ulteriore sul ponos  amaro duro e forte  da cui deriva il bene,   al fine di invitare a non essere fiacchi perché la virtù non è nella mollezza…

Mostra  infine che si consegue la Macarioths/ Beatitudine solo se si è coraggiosi, resistenti,  capaci di sopportare  ciò che è duro da tollerare  e spiega che  essa vive maltrattata,  cambia casa, dopo aver fatto istanza  di divorzio al tribunale  della retta ragione…  che è accompagnata dal santissimo tiaso,  formato da saggezza, prudenza  valore e giustizia  che sono compagne degli atleti ,  di uomini cioè che  scelgono una vita austera e dura cioè dominano se stessi  e hanno costanza   oltre a semplicità frugale…

Quindi,  per Filone, è possibile progredire verso la salute, priva di mali, e verso il vigore, mentre è  combattuta una battaglia contro  l’agguerrito baluardo del corpo  formato da ubriachezza, ghiottoneria  libertinaggio ed   ogni altro desiderio  insaziabile, capace di di rendere florida la carne ed ottuso l’ingegno…

Filone riprende il pensiero di Nehemia,  in quanto, rilevando la fioritura del mandorlo prima  di ogni altro albero a primavera e la perdita delle foglie per ultimo ad autunno, considera la funzione preminente e basilare,  del  sacerdozio dei leviti , unica e tipica tra le altre tribù, sancendone la supremazia e  magnificandone i diritti come fosse intermediaria  tra popolo e natura e tra le tribù e Dio, quasi artefice del patto della terra  col cielo e di Israel con Dio ,…proiettandosi nel  tempo in cui  a Dio sembrerà bene rendere la nostra vita  simile a una primavera  e distruggere l’avarizia, insidia e fonte della nostra infelicità…

Sacerdozio diventa emblema di tempo e di eternitàsimbolo terreno del cieloteleiosis/perfezione  come kthma eis aei/possesso per sempre …

Per meglio avvalorare la supremazia sacerdotale, il theologos  collegando sacerdozio e profezia nella figura di Mosè, ne fa il perfetto sacerdote profeta, creando  il prototipo sacerdotale per l’ebraismo, per  il cristianesimo e per l’Islam…

Cristiani,  ci hanno ingannato?!

Io non so  dire  esattamente se si può parlare di inganno, ma so che, oggi,  noi non abbiamo più  bisogno  né di Clero, né di Concili né di Dogmi, e neppure dello Stato del Vaticano, ma abbiamo bisogno di scienza e di ricercatori

La formazione del clero,  su base Mosaica, congiungendo cultura ebraica e cultura greca,  ha innescato un processo cristiano teologico elitario, che, congiunto con l’imperium  illegittimo dei Costantinidi ha autorizzato il  Concilio di Nicea, guidato da Costantino, tredicesimo apostolo, ed ha  dato la possibilità a Padri e Dottori della Chiesa di creare sulla terra una Civitas Dei  con strutture teatrali e retoriche, spettacolari,  tali da indottrinare  la massa quasi del tutto analfabeta  dei credenti, fiduciosi di  avere il premio eterno, guadagnato con una vita di sofferenze e di dolore, e di tornare come spirito eletto, alla patria  dei Cieli, nella luce di Dio padre…

E’credibile ancora  la parola di Filone,un seguace di Platone?…

L’ alessandrino,  essendo un oniade, un discendente di Onia IV,  in lotta con i sadducei,  anche loro sacerdoti,  eredi del sacerdozio postesilico,  che aveva  creato l’impostazione sacerdotale  e  determinato la supremazia dell’ ieroosune sul potere terreno compreso quello asmoneo, e poi  quello erodiano, in una lotta contro il fariseismo, imponendo  prescrittivismo legalistico, diventa il divulgatore di un sacerdozio eterno, che mette insieme cielo e terra, intermediario tra l’uomo e dio, espressione di Israel, creando il paradigma perfetto del  sacerdote-profeta,  secondo i modelli degli esseni e dei terapeuti, ma risulta ambiguo per la mescolanza  di auctoritas sacerdotale, divina, e di potestas imperiale, diabolica, essendo equivoco  nella mistione di sacro e profano,  di divino ed umano…

Paolo, uno stravagante cittadino romano, un visionario, un letterato, un fariseo di Tarso,   lo segue, senza mai citarlo  e forma un nuovo sacerdozio… 

Paolo, sulla scia di Filone, dunque,  crea la struttura sacerdotale, (e con essa l’ecclesia) che poi, nel II secolo, riscoperto l’apostolo delle genti , in un’epoca  di bugia, di bugiardi,  di  falsi  esteti della verità,  si orgnaizza in un clima adozionistico e  gnostico….

Dopo la fine della Chiesa aramaica di Gerusalemme,  a seguito della sconfitta di Shimon bar Kokba,  l’ecclesia , strutturata secondo un sistema monarchico,  diventa pratica operante, rituale in Alessandria, con Clemente Alessandrino ed Origene , con un clero  già suddiviso  capace di imitare e competere coi  maestri dei didaskaleia ebraici…

Senza la lezione  sacerdotale e profetica di Filone, comunque, non sarebbe stata possibile (neanche pensabile)  né la figura  umano-divina di Christos,   dopo controversie dottrinali e banali falsificazioni di termini, abrasioni e cancellazioni  di sillabe,   a causa di copisti non ancora ben formati e professionalizzati, ( né quella profetica  di Maometto)…

Il cristianesimo, rimasto in oscurità,  con la ecclesia catolikh,  confusa  tra tante sette ereticali, solo  dopo la vittoria di Costantino su Licinio,  dopo Nicea,  si  organizzò  riprendendo questa impostazione ebraica,  propria del sacerdozio giudaico, -approfittando della  protezione dell’imperatore che autorizzava perfino  50 copie per legittimare una certa unitarietà di pensiero su Gesù e su Christos e sulla Trinità trias –  ormai finito perché senza più tempio,  e ne imitava  le forme rifacendo e ricostruendo la stessa ragnatela,  in quanto erede  di una radice ebraica, in opposizione alla cultura pagana,  politeista, in una esaltazione del monoteismo atoniano-mosaico. corretto in  senso trinitario, secondo la nomenclatura egizia…

Ora nel 361-63, specie nei  mesi vissuti ad Antiochia, l’imperatore Giuliano,  in relazione a tante crisi del  momento  storico, in una situazione  difficile sia economico-finanziaria, che  politica e militare, data l’urgenza di una guerra antipersiana,  contro Sapore II,  inizia una serie di riforme in senso  giuridico pagano, ripristinando in Oriente più che in Occidente, dove ancora persiste,  una mentalità pagana, ridando lustro alla Triade Capitolina, alla Nike/vittoria   romana,  alla figura universale del pontifex maximus,  in un recupero della tradizione idolatrica,  in una latria  secondo la sua impostazione neoplatonica, basata sul pensiero di Porfirio e Giamblico….

Il nonno di Giuliano  era quel  Iulius Iulianus/Giulio Giuliano, che aveva fatto un rapida carriera con Licinio, in quanto era stato vicario della diocesi orientale, poi  prefetto di Egitto  ed infine prefetto del pretorio.

Anche dopo al vittoria di Crisopoli, con Costantino, il nonno era rimasto in auge ed aveva dato sua figlia Basilina al fratellastro di Costantino, Giulio Costanzo, da cui nacque  Giuliano…

Iulianus, come Soprato,  era uomo litteratus  cioè conoscitore del diritto, della retorica e della filosofia, discepolo di Giamblico, costretto a rimanere sul piano teorico …

Giuliano, invece, diventato imperatore, impone una politeia nuova, teurgica,  connessa con la tradizione classica, romano-ellenistica, basata sulla philanthropia, sul graduale raggiungimento del Theos, a seconda della personale spiritualità di  fidelis, incontrandosi perfino con il rituale  mitraico, rifiutando l’impostazione sacerdotale come immorale, sorta da un connubio  tra ignoranti e barbari come Costantino e i suoi figli e il potente clero cristiano occidentale (0sio di Cordova) e quello orientale (Eusebio di Nicomedia),  costruttore di un’ arbitraria divinità in Christos, verbo incarnato, redentore del mondo,  inviato dal padre, fatto morire per diventare esemplare risorto  per i suoi fedeli…..

La sua formazione  iniziale a Nicomedia,  lontana dal fratellastro Gallo,  nella villa della nonna   sotto il vescovo cittadino   già promosso alla cattedra di Costantinopoli, da poco creata, e poi sotto l’eunuco Mardonio,  maestro della mamma, che, pur essendo goto, è amante della cultura ellenistica ed estimatore della letteratura  latino-greca e di Omero.

Il Grammaticus  aveva instillato nel puer /paidion una passione per il muthos di Esiodo  e per l’epica di Omero, neanche scalfita dal rituale cattolico cristiano, pur nel clima  ortodosso della città,  in quegli anni. Il suo mondo fantastico si era alimentato di leggende mitiche ed eroiche, ma era stato razionalizzato da un accurato studio  oratorio basato su Demostene ed Isocrate  tanto da avere una cogitatio chiaramente ellenistica, limitante la superficiale incrostazione  cristiana, contemporanea…

Mardonio  favorisce l’interpretazione omerica, lo invita al teatro,  agli spettacoli, alle corse, a  vivere  insomma la realtà di vita  quotidiana,  avviandolo ad essere  con tutte le pulsioni sentimentali e passionali, anche se  si fa  una rivalutazione della rozzezza  come serietà arcaica,  insensibilità come saggezza  e la stessa resistenza alle passioni come magnanimità, in un culto della tradizione latina e greca più antica , secondo una logica naturalis.

 Nel 341 il ragazzo è  trasferito a Macellum, una villa imperiale in Cappadocia e lì matura in sei anni la sua adolescenza  e si trasforma in un meirachion/adolescente, sensibile, dopo aver superato le fasi della puerizia …

E’ controllato da Costanzo II,  che lo fa educare more servili, anche se con i  migliori tra i servi,  e quindi allo studio della Bibbia e del Vangelo, arianamente , sotto il magistero del vescovo Giorgio, un ariano, politico intrigante, che poi è avversario di Atanasio e ne usurpa  il patriarcato alessandrino.

Ultimati  gli  studi grammaticali, però, a Costantinopoli, dove si stabilisce per ordine dell’imperatore,  ha come maestro di nuovo Mardonio,  insieme a Nicocle di Sparta,   affiancato dal cristiano Ecebolio, elemento deprecato per l’eccesso retorico e per la verbosità elocutoria…

E’ di nuovo inviato  a Nicomedia e lì vuole sentire le lezioni di Libanio,  un retore pagano, nonostante i divieti del suo precettore cristiano che ne influenza lo stile,  subendo poi le critiche di Proeresio …. ..

Divenuto imperatore  secondo Gregorio di Nazianzo  (Orazione XVIII, 9,32)  Giuliano commette un errore di valutazione perché ritiene che un piccolo apparato (una piccola opera -ergon) sia  in grado  di assoggettare i persiani e che un grande apparato (una grande opera) sia in grado  di dominare i cristiani  in quanto è uomo che rinnega-  Apostathn- Dio e la ragione,  convinto da demoni…….

Gregorio non vuole tis eggraphé  e Giuliano apographeus  allora rievoca  la nascita di Gesù sotto Augusto  nel corso del censimento  ed invita l’imperatore a  registrare e a misurare in talenti,  ad esaminare  e a computare secondo Cristo/katà Christos,   e ricorda  a lui, che conosce  Biblon zoontoon (il libro dei viventi)  e biblon ou soozomenoon (il libro dei salvati) che  ci sarà un’ altra iscrizione ed un altro ripartitore  in futuro. e che quindi, ci sarà un censimento, in base al merito  della vita condotta in terra…

Gregorio sa che l’accusa da parte dell’imperatore  è di avidità di ricchezza e che i cristiani non pagano le tasse, mentre i pagani ne  sono oberati …

Il Patriarca è convinto che bisogna mantenere quei privilegi,  ottenuti da Costantino,  e pensa che il cristiano sia sempre disposto a offrire quello che ha  e che  sia guidato da generosità (episodio di Lazzaro e del ricco epulone)   e che, avendo dato sulla terra un poco, avrà un tesoro  nel cielo!.

ll poco, dato dal cristiano per Giuliano, è  veramente poco: l’imperatore legge  i politici cristiani  come  corrotti ed immorali e li condanna  anche se essi  credono di  essere  farmaci comuni di una grande malattia … 

L’apostrofe di Gregorio non ha effetto su Giuliano:  come censirà così sarà censito da Dio nell’ultimo giorno!

Giuliano  conosce  la falsificazione cristiana del Padre nostro  pater hmoon (rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori): il cristiano una cosa dice una cosa fa; il  clero  predica bene e razzola male, la sua opera contraddice la parola  … 

L’imperatore condanna, allora, l’episcopale iudicium, il sistema iudiciale, affidato ai vescovi nel 333, divenuto un segno del potere politico del sacerdozio, superiore perfino a quello dei magistrati, specie in Occidente, dove la pratica è già diffusa, sia in Africa che in Gallia …

Gregorio, Il padre della Chiesa,  prospetta lo scenario apocalittico e la fine del mondo, il giudizio universale ad un neoplatonico, che  conosce il valore filosofico e che va alla pratica reale, oltre il pensiero, che risoluto, procede ad una  riforma fiscale e giudiziale  per  colpire il privilegio cristiano …

Gregorio,  eppure,  sa che Giuliano è  discepolo sia di Libanio che di Proeresio, ma  fa prevalere  la sua tensione cristiana, la sua educazione dovuta al padre, Il vescovo  Gregorio il vecchio, alla madre Nonna,  esaltata nella sua santità e  perfino nei miracoli: è collegato a Basilio,  ha comunanza di idee con Gregorio di Nissa e con tutto l’ambiente cappadoce, e quindi  legittima  l’ odio nei confronti dell’imperatore, che pure è stato molto equanime e comprensivo sia verso tutte le religioni che verso le due principali sette cristiane, tanto da richiamare lo stesso Atanasio, un campione dell’ottusità, della caparbietà e dell’integralismo clericale

Giuliano va oltre  gli esiti dei concili indetti  a  Sirmio nel 357 e nel 358, inutili ai fini della  definizione  del Christos logos, perché ribadivano che il Figlio era in tutto simile al padre  perché della stessa sostanza (ousia), secondo quanto detto dalle Sacre scritture, lasciando omei ed omeusiani, orientali,  in contrasto…

Egli, avendo ormai notato  che il clero cristiano  intorno a Costanzo,   divenuto una cerchia immorale di uomini intriganti,   di  gestori  del potere  in nome della originaria purezza di Cristo, incuranti  della propria corruzione, avidi solo del  personale  profitto, ha intenzione di pulire il campo, di purificarlo dalla zizzania

Non gli è oscuro che in Egitto Atanasio, protetto dai monaci, di cui è  diventato il celebratore con la Vita di Antonio, è un mestatore politico, un tribuno capace di  far uccidere  selvaggiamente il suo oppositore ariano,  Giorgio di Cappadocia, vescovo di Alessandria, suo sostituto, squartato dal popolo, sobillato…

Egli conosce i movimenti di insurrezione cristiana e, perciò, non  trascura l’agitazione ostentata di Ilario di Poitiers in Occidente…

Da uomo di formazione  pagana,  Giuliano ha inizialmente giustificato Costantino e Costanzo II stesso -che pur aveva distrutto la pars legittima familiare di Costanzo Cloro e Massimiana Teodora,  accusata di aver avvelenato l’imperatore, causandone la morte  nel 337 –  irretito nelle dispute teologiche  e nell’ingranaggio amministrativo, da  ignorante ed arrogante dioichetes, nonostante l‘ auctoritas, imperiale, che veniva svilita nell’esercizio stesso, data la superiorità culturale clericale.

Giuliano condanna il clero  cristiano,  che ha immenso potere,  data la esenzione dalle tasse e  la capacità di manovrare politicamente ogni burocrazia amministrativa statale,  tanto da essere presente in ogni sinodo centrale  finanziario ed economico dello stato, di cui è effettivo gestore burocratico.

Dalla morte di Costantino,  in un ventennio,  il cristianesimo (ariano e cattolico) è diventato il vero dominatore  dell’Oriente perché controlla tutta l’amministrazione  diocesana , derubando ebrei i pagani. ed  impone col dogma il rispetto della propria ideologia  nonostante i contrasti tra le due sette seguaci del Christos.

Da qui era  derivata dalla pars anticristiana l’ attesa di un mediatore amministrativo forte,  certo  di arginare il cristianesimo e da qui  l ‘attesa epiphanica di un soter proprio in Giuliano,  visto dai circoli neoplatonici come l’unico capace di ripristinare l’ordo pagano (cfr Lettera a Temistito 154 b,).

Giuliano, rispondendo a Temistio, il retore,- che lo invita ad essere un nuovo Solone, Pittaco e Licurgo- afferma di essere solo un filosofo,  che  sa di essere un mortale,  dominato da Tuche/fortuna  e da automaton /caso  e che, perciò, deve evitare la ubris  e cercare di  acquisire la techne  di saper cogliere l’occasione /Kairos , ogni opportunità offerta dalla sorte,  e che ciò è proprio di un daimon  non di un uomo, che obbedisce  alla pars divina,  insita nell’uomo,    cosciente che la legge è applicazione dell’intelligenza cfr premessa a Simposio- i Cesari – ( a cura di R. sardiello, Congedo 2000)

Dunque, Giuliano,  considerando la miseria non solo dell’Occidente ma anche dell’Oriente depauperato soprattutto dai decreti costantiniani, che favoriscono le ecclesiai e  le esentano dalle tasse, mentre colpiscono il piccolo e medio artigianato ed introducono una  fiscalità rapace,  specie per i contribuenti popolari (e non per quelli ecclesiastici e  nobiliari ) cerca di porre riparo, togliendo i privilegi

L’immunità delle ecclesiai  da ogni tassa, incidendo pesantemente sul sacerdozio e sul  popolo pagano,  ora  deprivato anche dei luoghi di culto, è cancellata da Giuliano; i tanti processi di lesa maestà, nonostante la nuova legge,  non servono  tanto  al sovrano quanto ai capi e alle comunità religiose  che, detenendo il potere burocratico, ancora lo applicano,  facendo le proprie vendette sui gentili (etnikoi)…e sui perfidi giudei…

Giuliano, comunque, sentitosi come investito da una pronoia divina,  accoglie le richieste delle truppe stanziate in Gallia e in Germania, ora destinate al fronte  eufrasico,  desiderose almeno  di avere lo stesso condottiero, con cui  hanno  operato fino ad allora in Occidente.

Il fronte mesopotamico ora è dominato da Sapore II  che, dopo la vittoria di Amida (Diyarbakir),  ha invaso la zona dal marzo del  359…

Giuliano, il genio militare dell’Occidente pagano,  assertore del culto del Sol invictus  ed iniziato ai misteri eleusini, abile nelle riforme non solo fiscali ma anche  nelle riforme religiose, dato il suo alto senso di giustizia  e la sua formazione neoplatonica,  viene sentito dalla maggioranza della popolazione pagana come un liberatore come un salvatore, che  riporterà l’armonia tra le parti, riconcilierà il cielo con la terra e vincerà il perturbatore dell’ordine orientale, Sapore…

Tutta la romanitas (oltre 45.000.000) lo riconosce sovrano, in opposizione ai  christianoi (poco meno di 10. 000.000)  ed è  fiduciosa nel riformatore  convinta di tornare all’epoca di Diocleziano, in un ripristino non solo della tradizione religiosa ma dell’ ordine kosmico romano, secondo la iustitia /dike, grazie alla vittoria militare  Victoria/Nike.

Specie i cittadini orientali, furiosi contro l’organizzazione cristiana e contro il sistema  amministrativo di stampo ebraico-cristiano,  agitati a causa dell’azione amministrativa burocratica, inefficace,  e i soldati anche orientali, costretti a riunirsi in Siria, concordano ora  con gli Occidentali  nella nomina ad imperatore di Giuliano,  nel febbraio del 360….

La sua opera letteraria e quella militare politica, oltre che quella del riformatore  è da studiare in relazione alla sua lotta contro il sacerdozio ebraico-cristiano…

Le sue  idee sono indicative circa la sua azione ecclesiale e politica, specie quella del periodo antiocheno o nei 10 mesi di permanenza in città,  quando elabora il piano di invasione della Mesopotamia, prima di iniziare la sua impresa  contro Sapore II …

Egli mostra che ha piena coscienza della famiglia, riprendendo la politica dioclezianea e quella specifica della sua domus, in relazione diretta  al suo antenato Costanzo Cloro  e  a sua moglie legittima Teodora, figlia di Massimiano,  in un rifiuto di quella  illegittima di Costantino e di sua madre, la  concubina Elena, la stabularia amante dell’imperatore, il cui odio  verso  fratellastri aveva  condotto  alla scelta della religio christiana, senza abiurare al paganesimo…

Da qui la sua condanna di tutti i figli di Costantino in Kaisareis e in Misopogon, e degli accoliti che formano la cerchia di episkopoi, di prelati immorali, eredi del sistema sacerdotale giudaico e loro stessi  creatori delle forme  monoteistiche e del Christos, sulla base della figura di Mosè  sacerdote e profeta …

In effetti è una condanna del cristianesimo sia cattolico che ariano in quanto causa della decadenza del mondo sociale ellenistico pagano, evidenziatasi già nel II secolo in epoca antonina e severiana ed infine esplosa dopo la fine della tetrarchia dioclezianea…

Per Giuliano il cristianesimo è un male  ebraico, che ha minato le basi del buon funzionamento imperiale,  avendo destabilizzato la  classe senatoria  aristocratica,   poiché ha indotto il popolo al phobos  in un volontà di minare le basi dell’humanitas e del kosmos classico in nome di un Christos  paradossalmente divinizzato,  logos considerato redentore in quanto morto e risorto per bene dell’uomo, ripristinato nella sua originaria virtus- arete …nonostante la diatriba  infinita tra il Christos gennetheis e poihtheis…

Da qui la sua volontà di ritornare al sistema pagano, alla solarità dei miti,  alla esigenza di una vita reale, costringendo ad una nuova partecipazione alla quotidianità di vita,  ad un impegno sociale e militare, ad una nuova gestione del sistema fiscale e  ad una equa ridistribuzione delle tasse,   eliminando  le leges che legittimano l’esenzione cristiana e  che autorizzano molti  benefici a scapito dei gentili …

Da qui  anche l’imitazione, da una  parte, del perfetto sistema  finanziario- economico oniade, ma da un’altra  l’assunzione di  un nuovo rigore tecnico sulla base  della Teurgia di Giamblico,  che teneva presente anche le epiphaneiai  del Sol invictus  e rilevava il regno della Grande Madre

Giuliano, però, trova la morte nella spedizione, nel giugno del 363, pur vittoriosa, contro i persiani  e tutto il suo mondo pagano naufraga, come il suo pensiero riformistico …

Con Gioviano, pur rispettoso del corpo (che  viene sepolto a Tarso) e meno  del pensiero riformatore del  predecessore, la cultura christiana riprende il sopravvento per poi trionfare con Teodosio…

Il sacerdozio profetico e prescrittivo ha, allora, la massima funzione religiosa e di nuovo si insedia nella corte  (a nulla sono serviti i processi di Giuliano contro l’immoralità degli amministratori, eunuchi, cristiani!)…

Il sacerdozio profetico  islamico,  anche se tardivamente,  dopo la fine degli Abbasidi, si organizza come paradigma degli ulama e dei  sufi (Cfr. Hans  Kueng , Islam.  Bur 2004) e risulta in linea con la tradizione ebraica e quella cristiana monoteista…

E noi, poveri uomini, laici?

Noi? noi… possiamo solo  cercare di togliere l’alone di santità  alle immagini ideali dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam, e quindi  alle figure di Mosè, di Gesù e di Maometto, che devono essere lette storicamente e quindi studiate senza  le costruzioni teologiche, senza le simbologie e le  allegorie …

Historia e Muthos, confusi, secondo le leggi della ermeneutica sacerdotali,  generano necessariamente la religio, la superstizione, i contrasti religiosi, le guerre in nome di Dio  e fanno dimenticare il comune destino di vita e di morte agli uomini, impauriti, folli di phobos di fronte al mysterium …sempre più tenuti ignoranti, destinati a versare servo sudore … per la Chiesa e per l’impero!