Mosè e la strutturazione sacerdotale
Kruptein thn alhtheian khruson esti thaptein / nascondere la verità è seppellire un tesoro Evagrio Pontico, Aliae sententiae,25. Pg 40,1269
Nel terzo libro di De vita Mosis Filone mostra Mosè Sacerdote e profeta e tratta del primato sacerdotale rispetto al potere politico… essendo ben connesso con Esodo 19,6, ora se voi ascoltate la mia voce ed osservate il mio patto... voi sarete per me un regno di sacerdoti, una gente santa.
Filone inizia la sua trattazione nel III libro, dopo la scelta dei Leviti da parte di Mosè perché considerati uomini degni di ricevere l’onore di essere ministri di Dio, in quanto avevano impugnato le armi per onorarlo…
Egli mostra l’origine sacra del sacerdozio e la sua legittimità nella rivolta dei custodi del tempio…
Dopo che i capi delle singole tribù avevano messo nel sacrario i loro bastoni, Mosè, logiooi plhkhtheis/ spinto da un oracolo divino, entrato nel sacrario, portò fuori i bastoni ed uno di loro, quello della tribù di Levi, quello del fratello Aronne, era miracolosamente cambiato e, come una pianta feconda, aveva fatto spuntare nuovi polloni ed era appesantito da abbondanti frutti (134)..
Filone raffigura il sacerdozio simbolicamente nel frutto del mandorlo/h amugdalh’, che è composto diversamente dagli altri frutti -quali quello di olivo, di vite, di melo che hanno parte edibile all’esterno e il seme all’interno- per cui seme e parte edibile sono la stessa cosa entrambi in una sola forma, difesi e protetti da un unico luogo con un doppio rivestimento, l’uno di scorza molto spessa, l’altro simile ad un pezzo di legno.
Filone dunque considera il sacerdozio amigdale simbolo della perfetta virtù (teleian arethn ainittetai).
Precisa poi che come nella mandorla unico è il principio e la fine – principio è il seme, fine il frutto- così anche a ciascuna virtù tocca un inizio ed una fine.
Filone perciò spiega che è un inizio perché non ha origine da altra potenza se non da se stessa e che ha una fine poiché ad essa aspira alla vita secondo natura ed aggiunge secondariamente che, per meglio manifestare che è più manifesta della prima (ths proteras emphantikootera ), essa è simbolo dell’anima che si esercita alla virtù/ sumbolon askhtikhs psuchhs.
Filone precisa che Mosè ritenne che da questo frutto dovesse essere esortata l’anima a volgersi alla virtù insegnandole la necessità di incontrare la fatica /ponooi proentuchein e fa una precisazione ulteriore sul ponos amaro duro e forte da cui deriva il bene, al fine di invitare a non essere fiacchi perché la virtù non è nella mollezza…
Mostra infine che si consegue la Macarioths/ Beatitudine solo se si è coraggiosi, resistenti, capaci di sopportare ciò che è duro da tollerare e spiega che essa vive maltrattata, cambia casa, dopo aver fatto istanza di divorzio al tribunale della retta ragione… che è accompagnata dal santissimo tiaso, formato da saggezza, prudenza valore e giustizia che sono compagne degli atleti , di uomini cioè che scelgono una vita austera e dura cioè dominano se stessi e hanno costanza oltre a semplicità frugale…
Quindi, per Filone, è possibile progredire verso la salute, priva di mali, e verso il vigore, mentre è combattuta una battaglia contro l’agguerrito baluardo del corpo formato da ubriachezza, ghiottoneria libertinaggio ed ogni altro desiderio insaziabile, capace di di rendere florida la carne ed ottuso l’ingegno…
Filone riprende il pensiero di Nehemia, in quanto, rilevando la fioritura del mandorlo prima di ogni altro albero a primavera e la perdita delle foglie per ultimo ad autunno, considera la funzione preminente e basilare, del sacerdozio dei leviti , unica e tipica tra le altre tribù, sancendone la supremazia e magnificandone i diritti come fosse intermediaria tra popolo e natura e tra le tribù e Dio, quasi artefice del patto della terra col cielo e di Israel con Dio ,…proiettandosi nel tempo in cui a Dio sembrerà bene rendere la nostra vita simile a una primavera e distruggere l’avarizia, insidia e fonte della nostra infelicità…
Sacerdozio diventa emblema di tempo e di eternità…simbolo terreno del cielo…teleiosis/perfezione come kthma eis aei/possesso per sempre …
Per meglio avvalorare la supremazia sacerdotale, il theologos collegando sacerdozio e profezia nella figura di Mosè, ne fa il perfetto sacerdote profeta, creando il prototipo sacerdotale per l’ebraismo, per il cristianesimo e per l’Islam…
Cristiani, ci hanno ingannato?!
Io non so dire esattamente se si può parlare di inganno, ma so che, oggi, noi non abbiamo più bisogno né di Clero, né di Concili né di Dogmi, e neppure dello Stato del Vaticano, ma abbiamo bisogno di scienza e di ricercatori…
La formazione del clero, su base Mosaica, congiungendo cultura ebraica e cultura greca, ha innescato un processo cristiano teologico elitario, che, congiunto con l’imperium illegittimo dei Costantinidi ha autorizzato il Concilio di Nicea, guidato da Costantino, tredicesimo apostolo, ed ha dato la possibilità a Padri e Dottori della Chiesa di creare sulla terra una Civitas Dei con strutture teatrali e retoriche, spettacolari, tali da indottrinare la massa quasi del tutto analfabeta dei credenti, fiduciosi di avere il premio eterno, guadagnato con una vita di sofferenze e di dolore, e di tornare come spirito eletto, alla patria dei Cieli, nella luce di Dio padre…
E’credibile ancora la parola di Filone,un seguace di Platone?…
L’ alessandrino, essendo un oniade, un discendente di Onia IV, in lotta con i sadducei, anche loro sacerdoti, eredi del sacerdozio postesilico, che aveva creato l’impostazione sacerdotale e determinato la supremazia dell’ ieroosune sul potere terreno compreso quello asmoneo, e poi quello erodiano, in una lotta contro il fariseismo, imponendo prescrittivismo legalistico, diventa il divulgatore di un sacerdozio eterno, che mette insieme cielo e terra, intermediario tra l’uomo e dio, espressione di Israel, creando il paradigma perfetto del sacerdote-profeta, secondo i modelli degli esseni e dei terapeuti, ma risulta ambiguo per la mescolanza di auctoritas sacerdotale, divina, e di potestas imperiale, diabolica, essendo equivoco nella mistione di sacro e profano, di divino ed umano…
Paolo, uno stravagante cittadino romano, un visionario, un letterato, un fariseo di Tarso, lo segue, senza mai citarlo e forma un nuovo sacerdozio…
Paolo, sulla scia di Filone, dunque, crea la struttura sacerdotale, (e con essa l’ecclesia) che poi, nel II secolo, riscoperto l’apostolo delle genti , in un’epoca di bugia, di bugiardi, di falsi esteti della verità, si orgnaizza in un clima adozionistico e gnostico….
Dopo la fine della Chiesa aramaica di Gerusalemme, a seguito della sconfitta di Shimon bar Kokba, l’ecclesia , strutturata secondo un sistema monarchico, diventa pratica operante, rituale in Alessandria, con Clemente Alessandrino ed Origene , con un clero già suddiviso capace di imitare e competere coi maestri dei didaskaleia ebraici…
Senza la lezione sacerdotale e profetica di Filone, comunque, non sarebbe stata possibile (neanche pensabile) né la figura umano-divina di Christos, dopo controversie dottrinali e banali falsificazioni di termini, abrasioni e cancellazioni di sillabe, a causa di copisti non ancora ben formati e professionalizzati, ( né quella profetica di Maometto)…
Il cristianesimo, rimasto in oscurità, con la ecclesia catolikh, confusa tra tante sette ereticali, solo dopo la vittoria di Costantino su Licinio, dopo Nicea, si organizzò riprendendo questa impostazione ebraica, propria del sacerdozio giudaico, -approfittando della protezione dell’imperatore che autorizzava perfino 50 copie per legittimare una certa unitarietà di pensiero su Gesù e su Christos e sulla Trinità trias – ormai finito perché senza più tempio, e ne imitava le forme rifacendo e ricostruendo la stessa ragnatela, in quanto erede di una radice ebraica, in opposizione alla cultura pagana, politeista, in una esaltazione del monoteismo atoniano-mosaico. corretto in senso trinitario, secondo la nomenclatura egizia…
Ora nel 361-63, specie nei mesi vissuti ad Antiochia, l’imperatore Giuliano, in relazione a tante crisi del momento storico, in una situazione difficile sia economico-finanziaria, che politica e militare, data l’urgenza di una guerra antipersiana, contro Sapore II, inizia una serie di riforme in senso giuridico pagano, ripristinando in Oriente più che in Occidente, dove ancora persiste, una mentalità pagana, ridando lustro alla Triade Capitolina, alla Nike/vittoria romana, alla figura universale del pontifex maximus, in un recupero della tradizione idolatrica, in una latria secondo la sua impostazione neoplatonica, basata sul pensiero di Porfirio e Giamblico….
Il nonno di Giuliano era quel Iulius Iulianus/Giulio Giuliano, che aveva fatto un rapida carriera con Licinio, in quanto era stato vicario della diocesi orientale, poi prefetto di Egitto ed infine prefetto del pretorio.
Anche dopo al vittoria di Crisopoli, con Costantino, il nonno era rimasto in auge ed aveva dato sua figlia Basilina al fratellastro di Costantino, Giulio Costanzo, da cui nacque Giuliano…
Iulianus, come Soprato, era uomo litteratus cioè conoscitore del diritto, della retorica e della filosofia, discepolo di Giamblico, costretto a rimanere sul piano teorico …
Giuliano, invece, diventato imperatore, impone una politeia nuova, teurgica, connessa con la tradizione classica, romano-ellenistica, basata sulla philanthropia, sul graduale raggiungimento del Theos, a seconda della personale spiritualità di fidelis, incontrandosi perfino con il rituale mitraico, rifiutando l’impostazione sacerdotale come immorale, sorta da un connubio tra ignoranti e barbari come Costantino e i suoi figli e il potente clero cristiano occidentale (0sio di Cordova) e quello orientale (Eusebio di Nicomedia), costruttore di un’ arbitraria divinità in Christos, verbo incarnato, redentore del mondo, inviato dal padre, fatto morire per diventare esemplare risorto per i suoi fedeli…..
La sua formazione iniziale a Nicomedia, lontana dal fratellastro Gallo, nella villa della nonna sotto il vescovo cittadino già promosso alla cattedra di Costantinopoli, da poco creata, e poi sotto l’eunuco Mardonio, maestro della mamma, che, pur essendo goto, è amante della cultura ellenistica ed estimatore della letteratura latino-greca e di Omero.
Il Grammaticus aveva instillato nel puer /paidion una passione per il muthos di Esiodo e per l’epica di Omero, neanche scalfita dal rituale cattolico cristiano, pur nel clima ortodosso della città, in quegli anni. Il suo mondo fantastico si era alimentato di leggende mitiche ed eroiche, ma era stato razionalizzato da un accurato studio oratorio basato su Demostene ed Isocrate tanto da avere una cogitatio chiaramente ellenistica, limitante la superficiale incrostazione cristiana, contemporanea…
Mardonio favorisce l’interpretazione omerica, lo invita al teatro, agli spettacoli, alle corse, a vivere insomma la realtà di vita quotidiana, avviandolo ad essere con tutte le pulsioni sentimentali e passionali, anche se si fa una rivalutazione della rozzezza come serietà arcaica, insensibilità come saggezza e la stessa resistenza alle passioni come magnanimità, in un culto della tradizione latina e greca più antica , secondo una logica naturalis.
Nel 341 il ragazzo è trasferito a Macellum, una villa imperiale in Cappadocia e lì matura in sei anni la sua adolescenza e si trasforma in un meirachion/adolescente, sensibile, dopo aver superato le fasi della puerizia …
E’ controllato da Costanzo II, che lo fa educare more servili, anche se con i migliori tra i servi, e quindi allo studio della Bibbia e del Vangelo, arianamente , sotto il magistero del vescovo Giorgio, un ariano, politico intrigante, che poi è avversario di Atanasio e ne usurpa il patriarcato alessandrino.
Ultimati gli studi grammaticali, però, a Costantinopoli, dove si stabilisce per ordine dell’imperatore, ha come maestro di nuovo Mardonio, insieme a Nicocle di Sparta, affiancato dal cristiano Ecebolio, elemento deprecato per l’eccesso retorico e per la verbosità elocutoria…
E’ di nuovo inviato a Nicomedia e lì vuole sentire le lezioni di Libanio, un retore pagano, nonostante i divieti del suo precettore cristiano che ne influenza lo stile, subendo poi le critiche di Proeresio …. ..
Divenuto imperatore secondo Gregorio di Nazianzo (Orazione XVIII, 9,32) Giuliano commette un errore di valutazione perché ritiene che un piccolo apparato (una piccola opera -ergon) sia in grado di assoggettare i persiani e che un grande apparato (una grande opera) sia in grado di dominare i cristiani in quanto è uomo che rinnega- Apostathn- Dio e la ragione, convinto da demoni…….
Gregorio non vuole tis eggraphé e Giuliano apographeus allora rievoca la nascita di Gesù sotto Augusto nel corso del censimento ed invita l’imperatore a registrare e a misurare in talenti, ad esaminare e a computare secondo Cristo/katà Christos, e ricorda a lui, che conosce Biblon zoontoon (il libro dei viventi) e biblon ou soozomenoon (il libro dei salvati) che ci sarà un’ altra iscrizione ed un altro ripartitore in futuro. e che quindi, ci sarà un censimento, in base al merito della vita condotta in terra…
Gregorio sa che l’accusa da parte dell’imperatore è di avidità di ricchezza e che i cristiani non pagano le tasse, mentre i pagani ne sono oberati …
Il Patriarca è convinto che bisogna mantenere quei privilegi, ottenuti da Costantino, e pensa che il cristiano sia sempre disposto a offrire quello che ha e che sia guidato da generosità (episodio di Lazzaro e del ricco epulone) e che, avendo dato sulla terra un poco, avrà un tesoro nel cielo!.
ll poco, dato dal cristiano per Giuliano, è veramente poco: l’imperatore legge i politici cristiani come corrotti ed immorali e li condanna anche se essi credono di essere farmaci comuni di una grande malattia …
L’apostrofe di Gregorio non ha effetto su Giuliano: come censirà così sarà censito da Dio nell’ultimo giorno!
Giuliano conosce la falsificazione cristiana del Padre nostro pater hmoon (rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori): il cristiano una cosa dice una cosa fa; il clero predica bene e razzola male, la sua opera contraddice la parola …
L’imperatore condanna, allora, l’episcopale iudicium, il sistema iudiciale, affidato ai vescovi nel 333, divenuto un segno del potere politico del sacerdozio, superiore perfino a quello dei magistrati, specie in Occidente, dove la pratica è già diffusa, sia in Africa che in Gallia …
Gregorio, Il padre della Chiesa, prospetta lo scenario apocalittico e la fine del mondo, il giudizio universale ad un neoplatonico, che conosce il valore filosofico e che va alla pratica reale, oltre il pensiero, che risoluto, procede ad una riforma fiscale e giudiziale per colpire il privilegio cristiano …
Gregorio, eppure, sa che Giuliano è discepolo sia di Libanio che di Proeresio, ma fa prevalere la sua tensione cristiana, la sua educazione dovuta al padre, Il vescovo Gregorio il vecchio, alla madre Nonna, esaltata nella sua santità e perfino nei miracoli: è collegato a Basilio, ha comunanza di idee con Gregorio di Nissa e con tutto l’ambiente cappadoce, e quindi legittima l’ odio nei confronti dell’imperatore, che pure è stato molto equanime e comprensivo sia verso tutte le religioni che verso le due principali sette cristiane, tanto da richiamare lo stesso Atanasio, un campione dell’ottusità, della caparbietà e dell’integralismo clericale…
Giuliano va oltre gli esiti dei concili indetti a Sirmio nel 357 e nel 358, inutili ai fini della definizione del Christos logos, perché ribadivano che il Figlio era in tutto simile al padre perché della stessa sostanza (ousia), secondo quanto detto dalle Sacre scritture, lasciando omei ed omeusiani, orientali, in contrasto…
Egli, avendo ormai notato che il clero cristiano intorno a Costanzo, divenuto una cerchia immorale di uomini intriganti, di gestori del potere in nome della originaria purezza di Cristo, incuranti della propria corruzione, avidi solo del personale profitto, ha intenzione di pulire il campo, di purificarlo dalla zizzania…
Non gli è oscuro che in Egitto Atanasio, protetto dai monaci, di cui è diventato il celebratore con la Vita di Antonio, è un mestatore politico, un tribuno capace di far uccidere selvaggiamente il suo oppositore ariano, Giorgio di Cappadocia, vescovo di Alessandria, suo sostituto, squartato dal popolo, sobillato…
Egli conosce i movimenti di insurrezione cristiana e, perciò, non trascura l’agitazione ostentata di Ilario di Poitiers in Occidente…
Da uomo di formazione pagana, Giuliano ha inizialmente giustificato Costantino e Costanzo II stesso -che pur aveva distrutto la pars legittima familiare di Costanzo Cloro e Massimiana Teodora, accusata di aver avvelenato l’imperatore, causandone la morte nel 337 – irretito nelle dispute teologiche e nell’ingranaggio amministrativo, da ignorante ed arrogante dioichetes, nonostante l‘ auctoritas, imperiale, che veniva svilita nell’esercizio stesso, data la superiorità culturale clericale.
Giuliano condanna il clero cristiano, che ha immenso potere, data la esenzione dalle tasse e la capacità di manovrare politicamente ogni burocrazia amministrativa statale, tanto da essere presente in ogni sinodo centrale finanziario ed economico dello stato, di cui è effettivo gestore burocratico.
Dalla morte di Costantino, in un ventennio, il cristianesimo (ariano e cattolico) è diventato il vero dominatore dell’Oriente perché controlla tutta l’amministrazione diocesana , derubando ebrei i pagani. ed impone col dogma il rispetto della propria ideologia nonostante i contrasti tra le due sette seguaci del Christos.
Da qui era derivata dalla pars anticristiana l’ attesa di un mediatore amministrativo forte, certo di arginare il cristianesimo e da qui l ‘attesa epiphanica di un soter proprio in Giuliano, visto dai circoli neoplatonici come l’unico capace di ripristinare l’ordo pagano (cfr Lettera a Temistito 154 b,).
Giuliano, rispondendo a Temistio, il retore,- che lo invita ad essere un nuovo Solone, Pittaco e Licurgo- afferma di essere solo un filosofo, che sa di essere un mortale, dominato da Tuche/fortuna e da automaton /caso e che, perciò, deve evitare la ubris e cercare di acquisire la techne di saper cogliere l’occasione /Kairos , ogni opportunità offerta dalla sorte, e che ciò è proprio di un daimon non di un uomo, che obbedisce alla pars divina, insita nell’uomo, cosciente che la legge è applicazione dell’intelligenza cfr premessa a Simposio- i Cesari – ( a cura di R. sardiello, Congedo 2000)…
Dunque, Giuliano, considerando la miseria non solo dell’Occidente ma anche dell’Oriente depauperato soprattutto dai decreti costantiniani, che favoriscono le ecclesiai e le esentano dalle tasse, mentre colpiscono il piccolo e medio artigianato ed introducono una fiscalità rapace, specie per i contribuenti popolari (e non per quelli ecclesiastici e nobiliari ) cerca di porre riparo, togliendo i privilegi…
L’immunità delle ecclesiai da ogni tassa, incidendo pesantemente sul sacerdozio e sul popolo pagano, ora deprivato anche dei luoghi di culto, è cancellata da Giuliano; i tanti processi di lesa maestà, nonostante la nuova legge, non servono tanto al sovrano quanto ai capi e alle comunità religiose che, detenendo il potere burocratico, ancora lo applicano, facendo le proprie vendette sui gentili (etnikoi)…e sui perfidi giudei…
Giuliano, comunque, sentitosi come investito da una pronoia divina, accoglie le richieste delle truppe stanziate in Gallia e in Germania, ora destinate al fronte eufrasico, desiderose almeno di avere lo stesso condottiero, con cui hanno operato fino ad allora in Occidente.
Il fronte mesopotamico ora è dominato da Sapore II che, dopo la vittoria di Amida (Diyarbakir), ha invaso la zona dal marzo del 359…
Giuliano, il genio militare dell’Occidente pagano, assertore del culto del Sol invictus ed iniziato ai misteri eleusini, abile nelle riforme non solo fiscali ma anche nelle riforme religiose, dato il suo alto senso di giustizia e la sua formazione neoplatonica, viene sentito dalla maggioranza della popolazione pagana come un liberatore come un salvatore, che riporterà l’armonia tra le parti, riconcilierà il cielo con la terra e vincerà il perturbatore dell’ordine orientale, Sapore…
Tutta la romanitas (oltre 45.000.000) lo riconosce sovrano, in opposizione ai christianoi (poco meno di 10. 000.000) ed è fiduciosa nel riformatore convinta di tornare all’epoca di Diocleziano, in un ripristino non solo della tradizione religiosa ma dell’ ordine kosmico romano, secondo la iustitia /dike, grazie alla vittoria militare Victoria/Nike.
Specie i cittadini orientali, furiosi contro l’organizzazione cristiana e contro il sistema amministrativo di stampo ebraico-cristiano, agitati a causa dell’azione amministrativa burocratica, inefficace, e i soldati anche orientali, costretti a riunirsi in Siria, concordano ora con gli Occidentali nella nomina ad imperatore di Giuliano, nel febbraio del 360….
La sua opera letteraria e quella militare politica, oltre che quella del riformatore è da studiare in relazione alla sua lotta contro il sacerdozio ebraico-cristiano…
Le sue idee sono indicative circa la sua azione ecclesiale e politica, specie quella del periodo antiocheno o nei 10 mesi di permanenza in città, quando elabora il piano di invasione della Mesopotamia, prima di iniziare la sua impresa contro Sapore II …
Egli mostra che ha piena coscienza della famiglia, riprendendo la politica dioclezianea e quella specifica della sua domus, in relazione diretta al suo antenato Costanzo Cloro e a sua moglie legittima Teodora, figlia di Massimiano, in un rifiuto di quella illegittima di Costantino e di sua madre, la concubina Elena, la stabularia amante dell’imperatore, il cui odio verso fratellastri aveva condotto alla scelta della religio christiana, senza abiurare al paganesimo…
Da qui la sua condanna di tutti i figli di Costantino in Kaisareis e in Misopogon, e degli accoliti che formano la cerchia di episkopoi, di prelati immorali, eredi del sistema sacerdotale giudaico e loro stessi creatori delle forme monoteistiche e del Christos, sulla base della figura di Mosè sacerdote e profeta …
In effetti è una condanna del cristianesimo sia cattolico che ariano in quanto causa della decadenza del mondo sociale ellenistico pagano, evidenziatasi già nel II secolo in epoca antonina e severiana ed infine esplosa dopo la fine della tetrarchia dioclezianea…
Per Giuliano il cristianesimo è un male ebraico, che ha minato le basi del buon funzionamento imperiale, avendo destabilizzato la classe senatoria aristocratica, poiché ha indotto il popolo al phobos in un volontà di minare le basi dell’humanitas e del kosmos classico in nome di un Christos paradossalmente divinizzato, logos considerato redentore in quanto morto e risorto per bene dell’uomo, ripristinato nella sua originaria virtus- arete …nonostante la diatriba infinita tra il Christos gennetheis e poihtheis…
Da qui la sua volontà di ritornare al sistema pagano, alla solarità dei miti, alla esigenza di una vita reale, costringendo ad una nuova partecipazione alla quotidianità di vita, ad un impegno sociale e militare, ad una nuova gestione del sistema fiscale e ad una equa ridistribuzione delle tasse, eliminando le leges che legittimano l’esenzione cristiana e che autorizzano molti benefici a scapito dei gentili …
Da qui anche l’imitazione, da una parte, del perfetto sistema finanziario- economico oniade, ma da un’altra l’assunzione di un nuovo rigore tecnico sulla base della Teurgia di Giamblico, che teneva presente anche le epiphaneiai del Sol invictus e rilevava il regno della Grande Madre …
Giuliano, però, trova la morte nella spedizione, nel giugno del 363, pur vittoriosa, contro i persiani e tutto il suo mondo pagano naufraga, come il suo pensiero riformistico …
Con Gioviano, pur rispettoso del corpo (che viene sepolto a Tarso) e meno del pensiero riformatore del predecessore, la cultura christiana riprende il sopravvento per poi trionfare con Teodosio…
Il sacerdozio profetico e prescrittivo ha, allora, la massima funzione religiosa e di nuovo si insedia nella corte (a nulla sono serviti i processi di Giuliano contro l’immoralità degli amministratori, eunuchi, cristiani!)…
Il sacerdozio profetico islamico, anche se tardivamente, dopo la fine degli Abbasidi, si organizza come paradigma degli ulama e dei sufi (Cfr. Hans Kueng , Islam. Bur 2004) e risulta in linea con la tradizione ebraica e quella cristiana monoteista…
E noi, poveri uomini, laici?
Noi? noi… possiamo solo cercare di togliere l’alone di santità alle immagini ideali dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam, e quindi alle figure di Mosè, di Gesù e di Maometto, che devono essere lette storicamente e quindi studiate senza le costruzioni teologiche, senza le simbologie e le allegorie …
Historia e Muthos, confusi, secondo le leggi della ermeneutica sacerdotali, generano necessariamente la religio, la superstizione, i contrasti religiosi, le guerre in nome di Dio e fanno dimenticare il comune destino di vita e di morte agli uomini, impauriti, folli di phobos di fronte al mysterium …sempre più tenuti ignoranti, destinati a versare servo sudore … per la Chiesa e per l’impero!