Niccolò II e i normanni
terza parte
Logos endiathetos/logos – pensiero
Logos prophorikos/logos – parola
Per Filone, Vita di Mosè, II, il logos è sotto due forme nell’universo e nella natura umana: nel primo, sotto forma platonica delle idee immateriali ed esemplari – da cui è formato il mondo intellegibile – e sotto la forma delle realtà visibili – che sono delle imitazioni e delle copie di queste idee -, nella seconda: una di queste forme è interiore in quanto pensiero, l’altra è esternata dalla parola, quella interiore è come una fonte, la seconda scaturisce da essa!
*Nonno, perché mi fai questa distinzione, proprio ora, che ho qualche anno di più, quasi maggiorenne? Mi consideri ora come Marco e gli altri? Sono stato promosso?
No. Mattia, riprendo il discorso sui Normanni e su Gregorio VII, e gli altri papi teocratici, riformatori cluniacensi, su cui hai anche un bibliografia, seppure limitata.
*Allora mi vuoi dare un risposta sul papa americano Robert Prevost, Leone XIV, che riprende sia la politica papale, agostiniana, di supremazia politica di Leone IX che quella sociale di Leone XIII.
No, Mattia. Voglio solo farti notare l’arroganza ecclesiale di tutti i papi riformatori del XII secolo che creeranno le basi della illegittima theocrazia catholica per quelli del XIII secolo, specie per Innocenzo III e Bonifacio VIII, in nome dell’eternità del nome della Dea Roma, venerata sotto Adriano in congiunzione con Venere, la madre dei Cesari.
*Nonno, tutto comincia allora da Gregorio VII cfr. Filone e Gregorio VII in www.angelofilipponi.com.
Mattia, lo hai riletto ed hai capito la connessione della Storia della Chiesa con l’Ebraismo e con la Dea Roma antonina?
*Mi sembra chiaro. Comunque, ora, puoi riprendere il tuo discorso in relazione anche a Niccolò II e a Leone IX e a Gregorio VII.
Bene Quindi…Ildebrando di Soana, essendo uomo sempre vicino a Gregorio VI, parente dalla linea materna, forse suo nipote o cugino, che ha preso il potere papale acquistando il titolo dietro pagamento a Benedetto IX, appena diviene papa nell’aprile del 1073, attua la sua politica antimperiale ed antinormanna, procedendo in relazione alle contingenze situazionali.
*Nonno, mi vuoi dire che Gregorio VII impone subito il dictatus papae, secondo il pensiero greco ellenistico platonico di Filone, oniade?! Dico bene?
Mattia, tu dici così perché ti riferisci a Vita di Mosè di Filone che, dopo aver definito il ruolo del re legge vivente e la funzione della legge, mostra come l’auctoritas sacerdotale sia superiore alla potestas regia (cfr. Il re legge vivente in www.angelofilipponi.com).
*Si. Questo l’ ho ben capito. Sbaglio?
Il filosofo ebraico, in quanto uomo di stirpe sacerdotale, usa termini greci impropriamente – come già ti ho detto -, non giuridicamente (exousia, dynamis) senza il tecnicismo legalistico romano, anche se dissente dalla cultura romano-ellenistica, su cui è conformata la regalità giudaica dal periodo asmoneo fino alla nuova monarchia filoromana di Erode il grande e dei suoi figli – cfr. Giulio Erode, il Filelleno, KDP, 2022 -.
*Non si serve, dunque, di auctoritas, termine latino collegato con augustus /sebastos, pur se Giulio Cesare Ottaviano ha avuto come maestro di tyrannis, Giulio Erode Il filelleno, esempio stesso di basileus assoluto, come Antonio aveva avuto come maestra Cleopatra.
Mattia, i triumviri vedono applicato il principio monarchico assoluto in Oriente, come poi i papi occidentali vedono vivere regalmente i sovrani orientali bizantini, che regnano ancora in nome di Roma eterna!
*Bene, nonno. Seguita!
Mattia, il significato di Basileia indica un aumento di potere in un potente che ha dunamis, data la venerabilità dovuta a threscheia, una serie di riti compiuti con devozione (sebeia): il sovrano neanche usa potestas, il cui valore lessicale rimanda all’area semantica di kuros e di dunatos già per suo conto per indicare persona prestante fisicamente e capace di affermarsi su altri per doti naturali. Inoltre ad Alessandria il sacerdozio oniade, di norma anche alabarca, carica fiscale ma anche sacerdotale, aspira alla congiunzione col potere dell’etnarca, a fondere cioè sacerdotium/ieroosùnh e il potere temporale politico.
Insomma Filone ha modelli storici sincretici, sia in Palestina (asmonei ed erodiani) che in Alessandria, ma ha potuto constatare di persona il lungo e travagliato cammino di divisione intrapreso dai farisei e poi portato avanti dagli esseni, che aspirano, in nome del messianismo, alla superiorità della sfera spirituale.
A lungo farisei ed esseni si opposero all’unificazione, voluta dagli asmonei della regalità con il sacerdozio, cfr. A. Filipponi, Gli asmonei, KDP, 2022: la basileia doveva essere distinta dall’ieroosùnh!
Mattia, infatti, sulla base della venuta del messia occorre la separazione del sacerdozio e quindi c’è il dovere della libertà spirituale dallo stesso potere diabolico romano, che è la base dei poteri illegittimi locali dei reguli, che derivano la potestas dall’imperator-autocrator.
Ora Filone e l’ebraismo si trovano al centro della lotta contro il potere centrale romano e le potestates/arcontati, convinti di essere parte eletta, cleronomos, figli di Dio, assaliti da Belial, il diavolo, il maligno, il male stesso che incombe sull’uomo – cfr. Pater Hmoon: …kai mh eisenegkhis hmas eis peirasmon/e non immetterci in una prova sotto un peirazoon/tentatore! -.
La luce e le tenebre coprono metaforicamente l’azione divina e quella diabolica, due forze derivate da Haura Mazda e da Ariman, tipiche della musar aramaica.
*Nonno, cerchi di fissare la prova per gli ebrei nel periodo di Caligola che vuole installare il suo colosso nel tempio di Gerusalemme, dopo l’ektheoosis e lo comanda a Petronio Turpiliano – cfr A. Filipponi, Legatio ad Gaium, 2012 -?
Mattia, sai cvhe con Caligola esplode il mondo del male con la forza militare e con la superiore organizzazione politica imperiale e con la propaganda culturale ellenistica, che s’irradia in ogni parte del mondo ed ha velleità universalistiche, data l’intenzione di conquista del Regno parthico e di un ulteriore ampliamento della civiltà romano-ellenistica!
Per secoli il giudaismo nelle sue due anime aramaica ed ellenistica o subisce la violenza della tirannia imperiale satanica e si dibatte in una guerra contrassegnata da continue sconfitte, culminanti prima con la distruzione del Tempio e poi con la fine di Gerusalemme e con la costruzione di Elia Capitolina o si adatta in un ridimensionamento finanziario–economico e comunitario, in una diaspora acefala, in una riduzione dei politeumata in ecclesiai, senza più la ricchezza commerciale oniade.
*Nonno, questo è un duro colpo che costringe il giudaismo a chiusure rispetto alla cultura greca, dominante, seppure in crisi di recessione, specie alla fine del secondo secolo e poi per tutto il terzo secolo fino alla riforma di Diocleziano!
Mattia, Proprio all’inizio del quarto secolo, dopo una cruenta persecuzione si afferma una propaggine del giudaismo ellenistico, il cristianesimo, sopravvissuto in modo acefalo, anche se distinto in tante forme ereticali, disseminato specie in Africa, in Asia Minore, in Siria, con qualche penetrazione, ben circoscritta nella penisola ispanica e gallica ed anche in quella italica.
La basileia tou theou, strettamente connessa, dapprima, col pensiero spirituale ebraico, divisasi, poi, dal ceppo ebraico e indisturbata, nonostante le sfuriate popolari locali in zone anatoliche e siriache, dopo le persecuzioni del terzo secolo e di quella dioclezianea, a causa dell’inaffidabile reclutamento militare dei cristiani (di norma renitenti alla leva) – che si considerano cittadini di un altro Regno in quanto desiderosi di entrarvi col martirio il più presto possibile -, accetta la propaganda del Cesare occidentale e risulta vincitrice con Costantino contro Licinio, difensore della tradizione pagana, a Crisopoli, nel 324 d.C.
La nike imperiale è frutto del valore cristiano e della finanza delle ecclesiai e dei loro oculati dioichetai ed epitropoi, che per decenni non avevano pagato il dovuto al fisco imperiale.
Costituitasi la basileia costantiniana, basata sui dodici apostoloi e sul tredicesimo vescovo-imperatore – cfr. Amici cristiani, perché diciamo Credo?, eBook Narcissus, 2014 -, a Nicea Costantino riunifica le varie anime scismatiche e sancisce anche l’unità ecclesiale dando un credo.
*Nonno, comunque esiste ancora la lacerazione all’interno della chiesa per la divisione tra catholikoi ed ariani che dopo oltre un cinquantennio di lotte, con i discendenti costantiniani, il cristianesimo diventa unitario e cattolico, universale, religio trumphans solo con Teodosio.
Mattia, la supremazia cristiana, cattolica affermatasi con Onorio e coi suoi figli in Occidente e con Arcadio e la sua discendenza in Oriente, nonostante la nuova divisione dell’imperium romano in due partes, si esplica in una persecuzione contro ebrei e pagani, come trionfo del Christos, in una spietata difesa della libertà ecclesiale, in una rivendicazione della superiorità dello spirito rispetto al corpo e quindi in una ricerca della propria autonomia, occidentale, contro il prepotere imperiale orientale.
*Nonno, mi vuoi dire che ciò perdura anche dopo la fine dell’impero occidentale nel 476 e a seguito della latinizzazione dell’occidente barbarico in senso antibizantino.
Mattia, in Occidente il papato aspira ad una sua supremazia anche sui l’imperatore del Sacro romano impero carolino e poi di quello germanico -essendosi ormai distaccato anche religiosamente dall’impero bizantino dove esiste la legittimità dell’imperium romano – in quanto regalità, creata dal papa stesso. Si ha l’attuazione concreta nell’XI secolo, sotto il pontificato di papi riformatori e poi specificamente sotto il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) col dictatus papae, sancendo con le lettere ad Ermanno di Metz il principio della theocrazia Infatti le formulazioni del dictatus papae (Quod solus romanus pontifex iure dicatur unversalis; quod solus possit uti imperialibus insignis. quod solus papae pedes omnes principes deosculentur; quod hoc unicum est nomen in mundo, quod a nemine ipse iudicari debeat, quod romnaus pontifex si canonice ordinatus meritis beati Petri indubitabiter efficitur sanctus, testante sancto Ennodio papiensi episcopo et multis sanctis patribus faventibus, sicut in decretis beati Symmaci papae continetur) sono solo affermazioni, basate sui meriti di un Pietro e sulle testimonianze di Ennodio, che noin hanno un reale valore probante giuridico.
*Nonno, La testimonianza di Ennodio vescovo di Pavia e i decreti di papa Simmaco non hanno, dunque, valore legittimo: il favore dei padri della chiesa non è norma giuridica, ma solo un’attestazione tradizionale generica. È così?
Mattia, le affermazioni, fatte nella prima e nella seconda lettera al vescovo di Metz, sono ripetizioni di quanto affermato precedentemente: chiaramente Gregorio, uomo di curia, vuole creare una base per dimostrare che la libertà della chiesa è in relazione alla superiorità del papa rispetto agli altri vescovati e perfino all’impero in una ripresa del pensiero ebraico (non per nulla ha del sangue ebraico, dalla linea materna, quello dei Pierleoni)!
Inoltre nel dictatus si ribadisce che la Chiesa romana è fondata dal solo Signore e perciò essa non errò mai né prima né in seguito errerà secondo quanto attestato dalla scrittura (quod romana ecclesia nunquam erravit, nec in perpetuum, scriptura attestante, errabit).
La formulazione poi che chi non concorda con la romana chiesa non può essere stimato Catholicus, sottende che il papato è la chiesa cattolica e che la chiesa, in quanto corpo mistico di Cristo, è sposa di Cristo ed è madre di ogni fedele! È chiaro che per ecclesia si intende la chiesa romana, il seggio apostolico e la gerarchia ecclesiastica e i fedeli e che dunque, l’adesione alla comunità della Chiesa comporta un credere nella Chiesa romana ed apostolica, nella sua infallibilità di magistero, fondata direttamente da Dio, a differenza delle altre sedi episcopali, e sottende il dovere di combattere per la libertà della città di Roma e del mondo cattolico e degli interessi di S. Pietro.
*Da qui si comprende il valore immenso dato alla figura di S. Pietro e alla sua venuta a Roma e ai passi evangelici, immessi successivamente nel testo, sul pascere il gregge e sulla costituzione della chiesa romana una, santa ed apostolica!
Con la bandiera di Pietro, grazie alle due chiavi petrine, Gregorio fa il bando della guerra santa, benedice i conflitti e concede le indulgenze e la remissione dei peccati e delle pene ai militari!
*Questo è, dunque, il keerugma/proclamazione cristiana con annuncio del Regno di Dio col solo pastore-sacerdote!
Mattia, lo ripeto ancora. Gregorio è un Pietro con la spada che cavalca riccamente bardato ed va fiero in battaglia, deciso ad uccidere seguendo il detto di Mosè (Filone, Vita di Mosè, II, 104: …Ciascuno di voi, presa una spada, uccida quelli che hanno compiuto opere degne di mille morti… uccideteli, dunque, anche se parenti ed amici: sia amicizia e parentela solo la santità dei buoni!) o quello di Geremia: Maledetto chi trattiene la spada dal sangue. Al papa interessa solo l’obbedienza di Bisanzio e, quindi, la conquista di Gerusalemme, per poter risolvere lo scisma d’Oriente.
* Nonno dunque le formulazioni del dictatus, perciò, sono per gli occidentali, barbari, latinizzati, una propaganda che è spia di un programma di liberazione della sede apostolica romana dai laici, dalle casate nobiliari romane, che brigano per l’elezione papale, specie dalla supremazia dell’imperatore, germanico, seppure già contenuta per il momento entro i termini di una paritarietà.
certo Mattia questa è al storia dell’Occidente cristiano latinizzato. Infatti già dalla metà dell’XI secolo, anche se si seguita a pregare sia per il papa che per l’imperatore, frater sacedotis, viene minato il potere imperiale che viene considerato di origine diabolica.
Ora, dunque, anche se nelle preghiere del canone della Messa sono ancora uniti i nomina del papa e dell’imperatore, si è rotta la concezione cristiana del sacro romano impero carolingio e quella stessa del sacro romano impero germanico, che avevano idealmente ripreso il pensiero costantiniano.
Col dictatus papae l’imperatore non essendo più fratello del sacerdote può perfino essere deposto dal papa, che può sciogliere dal giuramento di fedeltà i vassalli soggetti.
Secondo la ideologia ecclesiastica il potere imperiale in quanto è carnalis e quindi corporalis, risente dell‘humanitas, gravata del peccato originale e presenta i vizi connaturati ed è soggetto alle passionalità, superbia, avarizia, immoderazione, ingiustizia.
*Nonno, dunque, posso dire che Gregorio, anche se solo da parte di madre, è allora veramente ebreo?
Mattia, io ti posso autorizzare a dire solo che baruch, un banchiere ebreo, attivo alla corte di Leone IX, ricevuto il battesimo, muta il nome in Benedetto Cristiano, risultando in curia romana magnificentissimus e possessore di case poste sulla sinistra riva del Tevere, uomo in grado di trasformare il teatro di Marcello in una casa fortilizio, abitando la zona coi suoi dal Portico di Ottavia all’Isola Tiberina. Posso aggiungere che il figlio Leone sostiene Gregorio VII tanto che Benzone d’Alba lo ritiene uomo iudaicus/suboles iudaica dalla parte materna, quando divenuto economo della chiesa di Leone IX, mette il ricavo delle vendite a frutto dei prodotti agricoli in mano dei giudei.
*Nonno, scusami, non conosco Benzone di Alba? Mi dici qualcosa?
Da lui stesso so che che è un meridionale, visto che che conosce la lingua greca ed ha odio per i normanni; so, inoltre, che nel 1056 compare come vescovo di Alba, come sottoscrittore al decreto di Niccolò II sull’elezione pontificia.
*È uomo, legato alla politica di Niccolò II?
Giudica tu! Io ti dico solo i fatti. Sembra che che nella sua giovinezza abbia soggiornato per un certo tempo in Germania, data la sua ottima conoscenza dell’ambiente e della lingua.
* Ha lasciato qualche opera?
I racconti sulla sua vita sono in un plico, praticamente senza titolo, chiamato: Ad Heinricum imperatorem libri VII, dove come storico svolge una parte importante nella lotta contro il legittimo papa Alessandro II quando viene opposto un antipapa eletto dalla corte tedesca e da parte della nobiltà romana, di nome Cadalo. Si sa anche che Benzone, sollecitato dall’imperatrice Agnese ad andare a Roma, parte subito ed arriva in Italia nell’inverno 1061-62, quando Cadalo, chiamato già Onorio II, si ritira a Parma. E a Roma, secondo il suo drammatico racconto, egli felicemente contrasta l’attività di Ildebrando a favore di Alessandro II, riuscendo anzi a raccogliere dietro di sé gran parte della città. Per Benzone Il momento culminante di questa azione sarebbe stato rappresentato da un suo contraddittorio con lo stesso Alessandro II, suggellato, alla partenza di questi, dalle urla del popolo: “Vade leprose, exi bavose, discede perose” (II, 2) – cfr. P. Fausto Palumbo, Lo scisma del MCXXX, Roma, 1942 -.
Cosa succede a Benzone?
Dopo che Agnese diventa monaca, Benzone, giunto a Roma, disponendo di larghi mezzi finanziari, per poter svolgere un’efficace campagna di proselitismo e di propaganda, avuto l’appoggio di una buona parte dell’aristocrazia romana, specie dei conti di Galeria – che vede nell’alleanza con la corte tedesca, seppure in un momento di minorità del re, un utile strumento per riaffermare la propria autonomia, ed avere un proprio ruolo nell’elezione pontificia – ha anche il favore nei primissimi mesi del 1062 di Pantaleone, ricco mercante e “patricius” di Amalfi, che gli invia una lettera.
Nonno, Amalfi non è sotto i bizantini?
Certo. Infatti la lettera dice che la corte di Bisanzio propone al vescovo d’Alba un’azione comune per riannodare l’antica alleanza tra gli imperatori di Roma e di Costantinopoli, sotto il patronato di Cadalo–Onorio II, per cacciare i Normanni dall’Italia meridionale (11, 7). Poco dopo arriva a Roma anche un’ambasceria, inviata dall’imperatore di Costantinopoli, Costantino X Ducas, con la proposta che, sotto la direzione del papa, il re Enrico e l’imperatore di Bisanzio si uniscano per una spedizione al fine di liberare il sepolcro di Cristo (II, 12; III, 12) – cfr. Gregorii VII Registrum, I, 46; II, 37, a cura di E. Caspar, in Mon. Germ. Hist., Epist. sel., II, 1, Berolini, 1920, pp. 69 ss., 172 s. -.
*Dunque, nonno, l’azione di una crociata per la liberazione del Santo sepolcro non è papale ed opera di Gregorio VII, ma è desiderio dell’imperatore bizantino che si sente minacciato dai Normanni e vuole liberarsene con l’aiuto di un papa illegittimo e dell’imperatore germanico?
Mattia, hai ben capito. comunque la cosa è controversa Infatti si sa che anche Gregorio VII pensa di debellare definitivamente i Normanni, con l’aiuto dei bizantini intenzionati, però, a fare una congiunta guerra anti islamica con le forze politiche germaniche. Sappi che ciò avviene in epoca di esilio di Gregorio VI quando Ildebrando è accanto allo zio, ambedue chiamati col nome di Benedetto Cristiano! Comunque, la proposta è già conosciuta anche dal figlio di Leone di Benedetto di nome Pietro che nel 1061 eredita le sostanze del padre – sostanziosa ma da dividere tra i suoi 10 figli – in quanto è a corte papale, dove è attivo coi Frangipane.
*Dopo la morte di Gregorio VII i Pierleoni sono ancora attivi nella corte papale a Roma?
Certo specie le donne dei Pierleoni che proteggono papa Urbano II, accolto nelle loro case nell’Isola Tiberina. Sembra che abbia un grande ruolo Tropea, moglie di Ruggero I di Sicilia che poi sostiene anche Ranieri, frate vallombrosano di S.Clemente divenuto papa Pasquale II, il quale, grato, concede a Pierleone di Pietroleone il governatorato cittadino, un patricius firmatario dell’atto di resa dielal città di Ninfa, tra il 1110 e 1112, già paciere tra i Crescenzi.
*Cresce ancora il potere della famiglia grazie a Pasquale II?
Certo con Obizo altro fratello di Pietro Pierleoni, viene sostituito il prefetto Pietro Corsi cacciato dal popolo e poi ritornato con l’aiuto anche delle famiglie di Pietro colonna e di Rinaldo Sinibaldi cfr. P.Fausto Palumbo, op.cit
*Il potere dei Pierleoni seguita anche dopo la frattura con Cencio Fangipane?
Certo. Anche se la situazione non è facile da gestire dalla famiglia che, però, riesce ad imporre la figura di papa Gelasio II nonostante gli assalti dei Frangipane e specie di Cencio Frangipane, che malmenano l’eletto papa e lo rinchiudono in una torre sul Campidoglio. Alla fine, comunque, i Pierleoni lo liberano con l’aiuto di altre famiglie e si inimicano per sempre i rivali Frangipane, che hanno anche loro un’origine aleramica, come i conti del Vasto ed altri gruppi familiari lombardi.
*Nonno tu hai lavorato molto sulla scisma del 1130, mi puoi tratteggiare brevemente la figura di Anacleto II, cioè di Pietro di Pierleone? Mattia ne ho parlato tante volte! Comunque, compiuti gli stiudi a Parigi diventa cluniacense e già nlev 1116 è Casrdinale diacono dei Santi Cosma e Damiano e poi ardinale presbiterodi S. Callisto per cui è inviatop, dare le capacità di negoziatore b in Francia e in Inghilterra da Callisto II – cfr. Il mito di Santiago: Giacomo, ucciso di spada – e alla morte di Onorio II coram populo et notabilibus nel 1130 è eletto papa il 14 febbraio 1130, quando già di notte all’insaputa di tutti, è già eletto alla presenza di pochi cardinali e del segretario Aimericus, di notte, Innocenzo II, messo in una tomba il precedente pontefice, senza i dovuti onori funebri.
*Chi è questo altro eletto?
Il suo nome è Gregorio della famiglia Papareschi, di Transtevere, candidato dai Frangipane, cardinale di S.Angelo in Pescheria, che viene cacciato dal popolo e dai notabili ed accolto subito a Pisa, dove navi pisane lo portano a Cluny, prima, e poi è preso sotto al protezione di S Bernardo che lo conduce in Germania presso Lotario di Supplimburgo, il quale diventa suo fervente fedele e lo impone a sovrani anche francesi e d inglesi oltre che spagnoli, creando perfino il pellegrinaggio a Compostela.
*Ed Anacleto II?
Il Pierleoni è accusato di essere ebreo, di circuire come un leone il papa innocente agnello, Innocenzo II, e di essersi comprato il titolo papale come lo zio.
*Nonno, sono solo accuse o sono verità?
Mattia, come posso risponderti se non astenendomi dal giudizio! Io so che Anacleto II diventa odioso a tutti, dopo la morte, ma non so definirlo antipapa, perché la sua elezione mi sembra più legittima di quella del suo avversario e lo ritengo buon principe a Roma, anche se anche nel settentrione d’Italia, specie a Milano i suoi atti sono contestati: la protezione di Ruggero II, che aspira alla corona regale – che gli viene concessa con un decreto ancora leggibile – è un segno che il papa è fedele verso un sovrano che ha dovuto difendersi dall’invasione germanica di Lotario, e subire anatemi e maledizioni da S. Bernardo, essendo stato bollato come rex iniustus, ed è grato!
*Nonno, ho letto anche Epistula CXLVII di Bernardo sul suo sito, dove il santo abate cistercense, però, alla morte di Anacleto II, è feroce tanto da gode per la morte del Pierleoni. S. Bernardo è un davvero un birbone!
È un o politikos, meglio un vir civilis, un santo occidentale, molto simile a quelli orientali del IV e V secolo! Mattia, tuo nonno ha letto tutta la sua opera come quella di un integralista religioso, del tipo di Cirillo di Alessandria, di uno che lotta per il bene della sua congregazione e specie per la Chiesa Cattolica, un politico di parte, terribile nemico di chi contrasta Santa Romana Chiesa!