Niccolò II e i normanni, seconda parte

Niccolò e i normanni
seconda parte

*Nonno, ora, proprio non capisco niente! Sono confuso a sentire tanti nomi, anche se comprendo che inizia un periodo di riforma della Chiesa romana grazie ad Ildebrando di Soana, un discendente ebraico dei Pierleoni, proprietario di banche e della zona di Trastevere – Isola Tiberina -. Forse bisogna procedere con ordine, altrimenti mi perdo! Io desidero specificamente sapere la politica di Niccolò II, papa tedesco, e quella dei suoi successori, tesi ad una riforma cluniacense morale e ad una latinizzazione del meridione italico, dopo che ha inglobato in epoca carolina  e latinizzato  Ravenna e la Pentapoli, dopo la morte di Eutichio.

Certo Mattia, ti capisco. Tu credi che tutta la penisola italiana già era sotto il predominio papale  e, quindi, era finito il processo di latinizzazione occidentale. Forse potrai capire meglio se rifletti su quanto ho già scritto e  hai letto: “In Occidente nell’XI secolo, sotto il pontificato di papi riformatori e poi specificamente sotto il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) si determina il dictatus papae ,che con le lettere ad Ermanno di Metz, sancisce il principio della teocrazia…
Infatti, le formulazioni del dictatus papae (Quod solus romanus pontifex iure dicatur unversalis; quod solus possit uti imperialibus insignis. Quod solus papae pedes omnes principes deosculentur; quod hoc unicum est nomen in mundo, quod a nemine ipse iudicari debeat, quod romnaus pontifex si canonice ordinatus meritis beati Petri indubitabiter efficitur sanctus, testante sancto Ennodio papiensi episcopo et multis sanctis patribus faventibus, sicut in decretis beati Symmaci papae continetur) non risultano avere un reale valore probante, giuridico.
La testimonianza di Ennodio, vescovo di Pavia e i decreti di papa Simmaco non hanno valore legittimo: il favore dei Padri della Chiesa non è norma giuridica, ma solo un’attestazione tradizionale generica!
Le affermazioni, poi, fatte nella prima e nella seconda lettera al vescovo di Metz sono ripetizioni di quanto affermato precedentemente: chiaramente Gregorio, uomo di curia, vuole creare una base per dimostrare che la libertà della chiesa è in relazione alla superiorità rispetto agli altri vescovati e perfino all’impero in una ripresa del pensiero ebraico (non per nulla ha del sangue ebraico, dalla linea materna, quello dei Pierleoni)…
Inoltre nel dictatus si ribadisce che la Chiesa romana è fondata dal solo Signore e, perciò, essa non errò mai né prima né in seguito errerà secondo quanto attestato dalla scrittura (quod romana ecclesia nunquam erravit, nec in perpetuum, scriptura attestante, errabit)!
La formulazione poi che chi non concorda con la Romana CVhiesa non può essere stimato Catholicus sottende che il papato è la Chiesa cattolica e che la Chiesa, in quanto corpo mistico di Cristo, è sposa di Cristo ed è madre di ogni fedele! È chiaro che per Ecclesia si intende la chiesa romana, il seggio apostolico con la gerarchia ecclesiastica e i fedeli… e che, dunque, l’adesione alla comunità della Chiesa comporta un credere nella Chiesa romana ed apostolica, nella sua infallibilità di magistero, fondata direttamente da Dio, a differenza delle altre sedi episcopali, e sottende il dovere di combattere per la libertà della città di Roma e del mondo cattolico e degli interessi di S. Pietro.

*Che valore immenso ha la figura di S. Pietro, nonno!

Vero. Per questo è avvenuta la falsificazione evangelica e per questo si è voluto Pietro vescovo di Roma, anche se non esistono atti di conferma e le lettere pseudo clementine sono di epoca successiva…      Gregorio  VII con la bandiera di Pietro, grazie alle due chiavi petrine… fa il bando della guerra santa, benedice i conflitti e concede le indulgenze e la remissione dei peccati e delle pene ai militari. Gregorio è un Pietro con la spada che cavalcava riccamente bardato ed andava fiero in battaglia, deciso ad uccidere seguendo il detto di Mosè (Filone, Vita di Mosé, II, 104: …Ciascuno di voi, presa una spada, uccida quelli che hanno compiuto opere degne di mille morti… uccideteli, dunque, anche se parenti ed amici: sia amicizia e parentela solo la santità dei buoni!) o quello di Geremia: Maledetto chi trattiene la spada dal sangueAl papa interessa solo l’obbedienza di Bisanzio e quindi la conquista di Gerusalemme per poter risolvere lo scisma d’Oriente…Le formulazioni del dictatus, perciò, sono spia di un programma di liberazione della sede apostolica romana dai laici, dalle casate nobiliari romane, che brigano per l’elezione papale, e specie dalla supremazia dell’imperatore, seppure già contenuta entro i termini di una paritarietà...
Infatti, già dalla metà dell’XI secolo, anche se si seguitava a pregare sia per il papa che per l’imperatore, frater sacedotis, viene minato il potere imperiale, che viene considerato di origine diabolica
Ora, dunque, anche se nelle preghiere del canone della Messa sono uniti i nomina del papa e dell’imperatore, si è rotta la concezione cristiana del sacro romano impero carolingio e quella stessa del sacro romano impero germanico che avevano idealmente ripreso il pensiero costantiniano.
Col dictatus papae l’imperatore, non essendo più fratello del sacerdote, può perfino essere deposto dal papa, che può sciogliere dal giuramento di fedeltà i vassalli soggetti.
Secondo la ideologia ecclesiastica il potere imperiale in quanto è carnalis e, quindi, corporalis, risente dell‘humanitas, gravata del peccato originale, e presenta i vizi connaturati ed è soggetto alle passionalità, superbia, avarizia, immoderazione, ingiustizia. Infatti se l’imperatore, ben guidato dal sacerdote, rimane nella retta via risulta un rex iustus e, quindi, è degno di potestas che gli viene conferita dall‘auctoritas papale, che è legittimata direttamente da Dio, grazie ai meriti di S. Pietro; se invece il re, disobbediente al papato e in preda alla superbia, subisce l’influenza diabolica, come ogni altro uomo, diventa rex iniustus e tyrannus e quindi è pericoloso per il kosmos/ordo universale e, perciò, il papa può deporlo per il bene dell’uomo…Gregorio VII arriva alle stesse conclusioni farisaiche ed esseniche: ogni potere, essendo divino, può essere autorizzato da Dio che, tramite il sacerdozio, può anche deporre con una condanna chi risulta indegno, a causa della superbia tirannica, dell’onore avuto: Saul deposto e David eletto al suo posto diventano paradigmi del rex iniustus e del rex iustus e Samuele è il sacerdos legittimato a compiere l’unzione, che appare il perfetto esempio del Pontefice romano che ha “le due chiavi“.

*Nonno, mi aumenti il lavoro e non mi faciliti la comprensione. Ti dimentichi che io sono solo un bambino curioso che ti segue, giocando, per sapere qualcosa di meno libresco.

Bene Mattia, Allora per prima cosa ti dico che papa Ratzinger, Benedetto XVI, è il quinto papa tedesco, dopo altri quattro papi, succedutisi tre nel l’undicesimo secolo, avendo regnato il primo nel X secolo con Ottone III, figlio di Theofano – te la ricordi? – che elesse suo cugino confessore imperiale, Brunone di Carinzia, col nome di Gregorio V (998-999)!

*Si certo. Bene. Questo mi è chiaro. Procediamo e torniamo ai fatti del 1053, all’esito della battaglia di Civitate sul Fortore,quando cè  la sconfitta di Leone IX.

Dunque, Mattia, vincitori della battaglia risultano Rainulfo Drengot signore di Aversa, ed Umfredo Altavilla di Melfi, che, rafforzati militarmente dall’arrivo di Roberto il Guiscardo, valoroso vassallo, disciplinato agli ordini del fratellastro, sono ben remunerati per il servizio mercenario dal longobardo, Guaimario IV di Salerno, in lotta coi bizantini – specie col catepano di Bari, che era il comandante di tutti i themata – come colui che è al di sopra degli altri/kata epànoo -.

*Dunque, nonno, si può dire che la morte di Guglielmo Braccio di Ferro e di Drogone non determina la fine degli Altavilla che, anzi con la venuta di Roberto, al servizio di Umfredo, hanno maggiore rilievo per l’ascesa dei normanni, che si segnalano nella battaglia di Civitate nel 1053, contro le truppe imperiali e papali, intervenute per ristabilire l’ordine nella lotta contro i bizantini. La battaglia di Civitate è un evento fondamentale per il definitivo stanziamento in Italia dei normanni, che, a vittoria ottenuta, si schierano dalla pars papale in senso antimperiale germanico e antibizantino, convertendosi al cattolicesimo: il papa Leone IX, prigioniero, riceve l’omaggio feudale e dichiara i vincitori vassalli, invertendo totalmente la loro politica!

Mattia, la conversione normanna nel Meridione d’Italia è stata un momento storico irripetibile ed unico da connettersi con quello dei vichinghi di Rollone (860-932) nel suo insediamento in Normandia ad opera di Carlo III di Francia – che frena l’espansionismo della pirateria scandinava verso l’oceano Atlantico Occidentale, deleteria per gli ultimi carolingi – e con quello dei rus variaghi di Vladimir di Kiev (958-1015) figlio di Svjatoslav, che, sposando Anna, la sorella di Basilio II, cristianizza nel 988 il suo popolo, secondo il rito bizantino e abbandona i costumi tradizionali dei popoli razziatori scandinavi, che, invece, prendono la direzione delle isole britanniche, puntando anche verso l’Islanda, la Groenlandia e l’America settentrionale, scrivendo un’epopea ancora da decifrare nelle sue forme più ardite, con altri capi clan, marinai eccezionali, mentre i loro parenti vengono inseriti nel sistema copto-ortodosso da una parte e latino-cattolico da un’altra, europeizzandosi, secondo gli schemi di una comune civiltà romano-ellenistica, nonostante le dottrinali divisioni e la penetrazione religiosa musulmana!

*Nonno, è un grande fenomeno quello vichingo-normanno, durato secoli!?

La presenza normanna con stanziamento, di tipo feudale, risulta un innesto nella cultura bizantino- longobardica! Ogni innesto, Mattia, è difficile e ha un lungo periodo prima di attecchire e diventare altro albero fruttifero! Può anche non riuscire, se l’agricoltore non è abile ad innestare e le condizioni di base non sono ottimali. Dopo la battaglia di Civitate, l’innesto riesce ai pontefici romani, date le condizioni e la situazione antibizantina, verificatisi subito dopo nel 1054, e considerato l’acuirsi della lotta per le investiture tra il piccolo erede imperiale Enrico IV e il consigliere papale, Ildebrando, factotum pierleonesco ebraico, finanziatore della politica pontificia fino al a 1073, anno della sua elezione popolare, nonostante le prescrizioni della bolla In nomine domini di papa Niccolò II.

*Dunque, in questa difficile situazione bizantina meridionale a causa dello scisma tra cattolici e ortodossi e  nel confronto diretto per la lotta delle investiture nell’impero germanico, i gruppi vichinghi-normanni, hanno una reale possibilità di conquista e di stabilizzazione e in Inghilterra con Guglielmo il conquistatore e in Russia, col principato di Kiev e nel Meridione d’Italia con Roberto il Guiscardo, alla morte di Umfredo. Ho capito bene?

Mattia, dopo oltre un secolo di pirateria fluviale, come variaghi e  marittima come vichinghi, penetrati nell’impero carolingio, fattolo cadere attaccando conventi, ville e città, i normanni penetrano anche in Germania e in Francia, oltre che nelle pianure sarmatiche e russe, vivendo di razzie finché non sono regolati da trattati con re capetingi e coi basileis bizantini, pur rimanendo pagani.

*Nonno, quindi, i normanni non sono solo un fenomeno italiano, ma europeo?

Certo, Mattia.

*Stanziati nel sud, i normanni, divenuti vassalli della Chiesa, hanno la possibilità di espandersi e costituire un forte stato meridionale, lottando coi bizantini, coi longobardi e con gli arabi di Sicilia.

Mattia, i normanni già divisi in clan e bene integrati secondo il vassallaggio carolingio-capetingio, inquieti nella ricerca di nuove mete, capitati per caso come pellegrini sul Gargano, alla grotta di S. Michele mentre vanno verso il santuario di S. Michele, dopo vari tentativi si raggruppano in due punti, uno ad Ariano nel 1020 e un altro a Melfi nel 1043 – poi, suddivisosi in un altro stanziato a Mileto calabro, nel 1060 con Ruggero, fratello germano di Roberto.

 

Roberto Guiscardo incoronato Duca da Niccolò II

 

*Nonno tutto, dunque, inizia con Niccolò II che dà l’investitura al capo normanno?

Certo. Si costituisce un grande potere politico, unitario, con un nuovo stato, che riunisce tutta l’Italia meridionale in circa un quarantennio ad opera di Roberto e poi di suo fratello Ruggero, un feudatario calabro che esautora i figli legittimi e nipoti del fratello morto nel 1085 a Cefalonia, che già aveva fatto la stessa cosa con la famiglia di Umfredo. È un periodo lungo, in cui ci sono contrasti prima con Riccardo di Aversa, che aveva occupato Capua – mentre Reggio Calabria stava per essere presa dopo che Niccolò II rivendicò la libertà della Chiesa romana dall’impero bizantino – e poi anche tra i due fratelli e infine tra Ruggero e i nipoti Boemondo e Tancredi ed  anche con Guglielmo e Ruggero Bursa, figlio del Guiscardo in un momento in cui non mancano lotte col papato romano e coi bizantini, oltre  a quella con  l’imperatore di Germania.

*Nonno, mi vuoi dire che senza i decreti di Niccolò II e di Gregorio VII non sarebbe esistita la potenza normanna in Italia meridionale e in Sicilia?

Niente si può dire con esattezza, ma è certo che il concilio di Melfi col concordato e col trattato nel 1059 ha grande rilievo nella fortuna dei Normanni e specie di Roberto il Guiscardo, allora ancor principe dipendente dai parenti, progressivamente cresciuto come potere, alla morte di Umfredo, grazie a Pandolfo IV di Capua – in lotta contro Guaimaro di Salerno – dopo che si era insediato nella Piana di Sibari – tanto da poter dominare sulla via Popilia, su tutta la valle del Crati. Il potere del Guiscardo si consolida prima con gli altri Altavilla col matrimonio con Alberada di Buonalbergo, consanguinea – ripudiata sulla base delle esistenti leggi canoniche e su un decreto più rigoroso di Niccolò II nel 1058 sui matrimoni tra parenti- poi, con l’unione con Sichelgaita di Salerno, che porta come dote, tra l’altro, la Calabria, dove stanzia suo fratello minore, Ruggero, esattamente a Mileto.

*Quindi, nonno, bisogna dire che la fortuna di Roberto è connessa con quella di Sichelgaita, longobarda?

Certo. Mattia. Sichelgaita è donna colta e guerriera, amica di uomini di Chiesa come Ildebrando di Soana e di Umberto di Silva Candida e di Desiderio, abate di Montecassino, oltre che del papa, tedesco, che viene accolto trionfalmente a Melfi dalla principessa, che intercede per ottenere coram populo la remissione della scomunica al marito: accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna!

*Nonnp, nel concilio di Melfi si concede il feudo di Puglia, Calabria e Sicilia a Roberto, che ha il compito di una duplice guerra e contro i bizantini e contro i saraceni diventando la spada della Chiesa, che è, comunque, in lotta contro la casata imperiale di Franconia per le investiture episcopali.

Si Mattia. Sichelgaita è abile diplomatica nel preparare il trattato e il concordato, dopo la riuscita del concilio e le riforme conciliatorie circa la latinizzazione del clero bizantino, a cui sono imposte regole sul nicolaitismo con l’obbligo del celibato, sulla simonia, sul cambio dei riti bizantini ora soggetti alla liturgia cattolica: i normanni sono considerati i salvatori della Chiesa, i difensori della fede cattolica contro bizantini e saraceni ed hanno la benedizione papale per la conquista definitiva del catapanato barese e della Sicilia cfr. Filone e Gregorio VII, in www.angelofilipponi.com.Sappi che  nel Complesso della  SS. Trinità di Canosa, Roberto è definito in un’iscrizione terror mundi!

*Nonno, tutto, però, è ancora sulla carta, perché, di fatto, bisogna conquistare le zone ancora bizantine di Calabria e quelle di Sicilia in mano agli arabi da secoli.

Certo, Mattia. Roberto è seguito nella conquista del continente greco e delle isole settentrionali dell’Eptaneso dalla moglie, che è presente anche nella battaglia di Durazzo nel 1081, come guerriera al comando di un’ala di cavalleria, armata di mazza, tanto che è descritta nell‘Alessiade di Anna Commena,principessa bizantina, come un’altra Pallade. Inoltre su suggerimento della donna, il marito torna in Italia per aiutare Gregorio VII, assediato a Roma sulla Mole adrianea, da Enrico IV nel 1083 e a liberarlo dalle truppe germaniche e – dopo un saccheggio della città eterna – a portarlo a Salerno, dove il papa muore, poco prima del marito, ammalatosi e morto il 17 luglio, nel corso della campagna di Cefalonia nel 1085.

*Nonno, quindi, Roberto, pur raggiungendo la massima potenza con Gregorio VII, non vede la conquista definitiva della Sicilia intrapresa con Ruggero e portata avanti, con qualche contrasto, insieme, fino alla conquista militare, congiunta, di Catania nel 1071 e di Palermo nel 1072?

La conquista della Sicilia è opera del fratello, che raccoglie tutta la sua eredità, esautorando i parenti, anche i diretti figli del fratello, legandosi ad Urbano II, che si affida per la crociata, oltre ai compatrioti francesi, anche ai fidati normanni, convinto che essi siano sotto la protezione di S. Michele e di S. Nicola contro le forze del male maomettane, a seguito del terzo Concilio di Melfi e della legittimazione del potere di Ruggero I. IL papa francese, anche se non visita la chiesa della SS. Trinità di Venosa, già consacrata nel 1059 da Niccolò II, consacra, però, la chiesa di S. Nicola, a Bari dove depone le reliquie del santo, e fatto il proclama di Clermond, concorda un’azione antislamica con tutte le forze cristiane, dopo l’accettazione della richiesta di aiuto del basileus  bizantino Alessio Commeno!

*Le crociate nascono in questo clima di coesione cristiana, nonostante le usurpazioni territoriali latine ?!

Così facendo, Urbano II scatena una guerra religiosa, convinto che il Dio degli eserciti sia favorevole ai buoni! In questo modo la feccia di Europa – specie i figli della nobiltà, cadetti, militari arroganti e senza terra, morti di fame, avidi di nuove terre – va alla conquista dell’Oriente e dei mercati orientali in nome di Dio, favorita da Venezia e dalle altre repubbliche marinare, che vanno in guerra con precisi interessi commerciali, in difesa della fede e con la benedizione papale: in caso di morte, ogni morto è celebrato come eroe e martire, e se, invece sopravvive, ognuno si conquista un regno per sé e la famiglia, in una guerra giusta! Anche è benedetta l’impresa di riconquista della Sicilia di Ruggero I, fratello di Roberto, modesto signore di Melito in Calabria. Infatti il papa usurpa le funzioni del potere imperiale, assumendo potestas ed auctoritas, impropria per il sacerdotiun/ierosousune, e nel suo viaggio nel meridione italiano, prima a Melfi, poi a Bari durante la celebrazione dell’arrivo delle reliquie di S. Nicola di Mira, concede benefici e un insperato mandatum ai due fratelli normanni, congiunti militarmente: al duca di Puglia e Calabria riconosce le funzioni egemoniche e concede al fratello l’autorità di governare la Sicilia, strappata ai musulmani con l’aggiunta di un beneficio pontificio – cosa negata agli imperatori di Germania- di nominare vescovi, di raccogliere le rendite della Chiesa, riservandosi il diritto della decima da inviare successivamente a Roma, e di svolgere interventi anche in questioni di materia religiosa, d’accordo coi vescovi locali sottoposti, comunque, alla autorità laica dei normanni, devoti e pii fideles Sancti Michaelis, e di trapiantare in Sicilia coloni lombardi – cfr. F. Chalandon-A. Tamburrini, Storia della dominazione normanna in Italia e e in Sicilia, Cassino, Ed. Ciolfi, 2009 -.

 

Cartina dell’epoca

 

*Nonno, alla morte del francese Urbano II non si interrompe la riforma cluniacense, di cui sommo interprete era stato Gregorio VII col suo dictatus papae? e nemmeno finisce la lotta per le investiture tra il papato e l’impero?

Mattia, alla morte di Urbano nel 1099, i suoi successori sono attaccati da Enrico V, che impone l’antipapa Gregorio VIII al papa Pasquale II, costretto a cedere i diritti di elezione episcopale, anticipata, in Germania all’imperatore, il quale poi è contrastato da Callisto II, che scomunica il sovrano anche se mantiene segreti rapporti diplomatici e fa patti per un accomodamento duraturo tramite legati, come il cardinale Papareschi – poi divenuto papa col nome di Innocenzo II -. Infine il papa, indetto il concilio di Vienne, tolta la scomunica ad Enrico V, firma il trattato di Worms, nel 1122, avendo intenzione di bandire una nuova crociata – cfr. G. Calmette, Le monde feudal, Parigi, 1951 -. Inizia, allora, il processo di latinizzazione del Meridione d’Italia, con la reggenza di Adelaide del Vasto, terza moglie di Ruggero I, aleramica, il cui figlio Ruggero II (1095-1154) crea un regno unitario, imponendosi ai potentati arabi di Africa e di Spagna, mantenendo inalterate le tradizioni delle popolazioni bizantine e saracene, che si integrano nel tessuto socio-economico e religioso del nuovo stato. Stando così le cose,  il papato , dopo la vittoria sull’imperatore bizantino e germanico, tenta invano di limitare i diritti di un privilegio, concesso ad un rex iustus normanno, la cui sovranità, rogeriana, è riconosciuta dai Drengot ed anche dalla discendenza dei fratellastri di Roberto il Guiscardo e dai suoi stessi figli. È questo un particolare momento da me seguito a lungo, per anni, tramite l’opera di Alessandro di Telese, un abate del monastero S. Salvatore, che essendo amico di Matilde, sorella di Ruggero II e moglie di Rainulfo II di Alife, scrive in quattro libri le gesta del re di Sicilia, dopo lo scisma del 1130, al fine di mostrare la lotta coi suoi feudatari normanni, conscio ormai che la fondazione della Monarchia è avvenuta senza intervento di Roma, come voluta da Dio.

*Nonno, io non ti seguo più, anche se dici cose belle su Bernardo e Ruggero II!

Scusami, Mattia, ma, fammi finire il pensiero, che pur ho già espresso, come conclusione in Filone e Gregorio VII: “Così ragiona Bernardo nel 1130 nella vicenda dello scisma di Anacleto II Pierleoni che, favorito da Ruggero II, creato re di Sicilia… è di ostacolo ad Innocenzo II, per lui legittimo pontefice, riconosciuto anche dall’imperatore Lotario di Supplinburgo… Nel suo epistolario per sette anni maledice e condanna l’azione superba, diabolica, tyrannica di Ruggero che, poi improvvisamente dopo la morte di Anacleto nel 1137 e la fine di Lotario, risulta uomo perfetto, nonostante i vizi morali, perché rex iustus in quanto ora obbediente al papa e favorevole al suo ordine, tanto da permettere l’insediamento di due monasteri cistercensi nel suo regno…Bernardo ora fa una celebrazione del regnum di Ruggero, difensore della fede, signore capace di creare un paradiso sulla terra, divenuto, improvvisamente, da pessimo, il migliore uomo vivente…

*Nonno, questa è un’altra storia, che, per ora, non voglio seguire, perché sono stanco. Scusami. Una tua lezione stanca!

Grazie, Mattia, e …a presto. Scusami, la storia è… pesante!

 

Bibliografia

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