Filone e Gregorio VII
Filone in Vita di Mosè, dopo aver definito il ruolo del re legge vivente e la funzione della legge, mostra come l’auctoritas sacerdotale sia superiore alla potestas regia.
Il filosofo ebraico, in quanto uomo di stirpe sacerdotale, usa termini greci impropriamente, non giuridicamente, (exousia,dynamis) senza il tecnicismo legalistico romano, anche se dissente dalla cultura romano-ellenistica su cui è conformata la regalità giudaica dal periodo asmoneo fino alla nuova monarchia filoromana di Erode il grande e dei suoi figli.
Non si serve, dunque, di auctoritas, termine latino collegato con augustus /sebastos, il cui significato indica un aumento di potere in un potente che ha dunamis, data la venerabilità dovuta a threscheia, una serie di riti compiuti con devozione (sebeia) e neanche usa potestas, il cui valore lessicale rimanda all’area semantica di kuros e di dunatos per indicare persona prestante fisicamente e capace di affermarsi su altri per doti naturali.
Anche ad Alessandria il sacerdozio oniade, di norma anche alabarca, carica fiscale ma anche sacerdotale, aspira alla congiunzione col potere dell’etnarca, a fondere sacerdotium/ieroosùnh e il potere temporale.
Insomma Filone ha modelli storici sincretici, sia in Palestina che in Alessandria, ma ha potuto constatare di persona il lungo e travagliato cammino di divisione intrapreso dai farisei e poi portato avanti dagli esseni , che, aspirano in nome del messianismo, alla superiorità della sfera spirituale.
A lungo farisei ed esseni si opposero all’unificazione voluta dagli asmonei della regalità con il sacerdozio: la basileia doveva essere distinta dall’ieroosùnh .
Infatti sulla base della venuta del messia occorre la separazione del sacerdozio e quindi c’è il dovere della libertà spirituale dallo stesso potere diabolico romano, che è la base dei poteri illegittimi locali dei reguli, che derivano la potestas dall’imperator/autocrator.
Ora Filone e l’ebraismo si trovano al centro della lotta contro il potere centrale romano e le potestates/ arcontati convinti di essere parte eletta, cleronomos, figli di Dio, assaliti da Belial, il diavolo, il maligno.
La luce e le tenebre coprono metaforicamente l’azione divina e quella diabolica.
Con Caligola esplode il mondo del male con la forza militare e con la superiore organizzazione politica imperiale e con la propaganda culturale ellenistica che s’irradia in ogni parte del mondo ed ha velleità universalistiche, data l’intenzione di conquista del Regno partho, di un ulteriore ampliamento della civiltà romano-ellenistica.
Per secoli il giudaismo nelle sue due anime aramaica ed ellenistica o subisce la violenza della tirannia imperiale satanica e si dibatte in una guerra contrassegnata da continue sconfitte, culminanti prima con la distruzione del Tempio e poi con la fine di Gerusalemme e con la costruzione di Elia Capitolina o si adatta in un ridimensionamento finanziario–economico e comunitario, in una diaspora acefala, in una riduzione dei politeumata in ecclesiai senza più la ricchezza commerciale oniade.
E’ un duro colpo che costringe il giudaismo a chiusure rispetto alla cultura greca, dominante, seppure in crisi di recessione specie alla fine del secondo secolo e per tutto il terzo secolo…
Proprio all’ inizio del quarto secolo, dopo una cruenta persecuzione si afferma una propaggine del giudaismo ellenistico, il cristianesimo, sopravvissuto in modo acefalo, anche se distinto in tante forme ereticali, disseminato specie in Africa, in Asia Minore, in Siria, con qualche penetrazione, ben circoscritta nella penisola ispanica e gallica ed anche in quella italica.
La basileia tou theou, strettamente connessa, dapprima, col pensiero spirituale ebraico, divisasi, poi, dal ceppo ebraico e indisturbata, nonostante le sfuriate popolari locali in zone anatoliche e siriache, dopo le persecuzioni del terzo secolo e di quella dioclezianea, a causa dell’ inaffidabile reclutamento militare dei cristiani, (di norma renitenti alla leva) -che si considerano cittadini di un altro Regno in quanto desiderosi di entrarvi col martirio il più presto possibile-, accetta la propaganda del Cesare occidentale e risulta vincitrice con Costantino contro Licinio, difensore della tradizione pagana, a Crisopoli, nel 324 d.C.
La nike imperiale è frutto del valore cristiano e della finanza delle ecclesiai e dei loro oculati dioichetai ed epitropoi, che per decenni non avevano pagato il dovuto al fisco imperiale …
Costituitasi la basileia costantiniana, basata sui dodici apostoloi e sul tredicesimo vescovo-imperatore Cfr Amici cristiani, perché diciamo Credo? E Book Narcissus 2014) che a Nicea riunifica le varie anime scismatiche e sancisce anche l’unità ecclesiale seppure lacerata al suo interno dalla divisione sottesa con l’arianesimo, dopo oltre un cinquantennio di lotte, con i discendenti costantiniani, il cristianesimo diventa unitario e cattolico, universale, religio trumphans con Teodosio.
La supremazia cristiana affermatasi con Onorio e i suoi figli in Occidente e con Arcadio e la sua discendenza in Oriente, nonostante la nuova divisione dell’imperium romano in due partes, si esplica in una persecuzione contro ebrei e pagani, come trionfo del Christos, in una spietata difesa della libertà ecclesiale, in una rivendicazione della superiorità dello spirito rispetto al corpo e quindi in una ricerca della propria autonomia contro il prepotere imperiale orientale …
In Occidente nell’XI secolo, sotto il pontificato di papi riformatori e poi specificamente sotto il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) si determina il dictatus papae che con le lettere ad Ermanno di Metz , sancisce il principio della teocrazia…
Infatti tra le formulazioni del dictatus papae (Quod solus romanus pontifex iure dicatur unversalis; quod solus possit uti imperialibus insignis. quod solius papae pedes omnes principes deosculentur; quod hoc unicum est nomen in mundo, quod a nemine ipse iudicari debeat, quod romanus pontifex si canonice ordinatus meritis beati Petri indubitabiter efficitur sanctus, testante sancto Ennodio papiensi episcopo et multis sanctis patribus faventibus , sicut in decretis beati Symmaci papae continetur/perché il solo romano pontefice di diritto è detto universale, perché è il solo che può servirsi delle insegne imperiali, perché i piedi del solo papa tutti i principi devono baciare, perché questo nome è unico nel mondo, perché lui non deve essere giudicato da nessuno, perché il pontefice romano, se ordinato canonicamente, diviene santo senza dubbio, secondo l’attestazione di Ennodio, vescovo di Pavia, sol favore di molti santi padri, come è contenuto nei decreti del beato papa Simmaco ). non risulta esistere un reale valore probante giuridico.
La testimonianza di Ennodio vescovo di Pavia e i decreti di papa Simmaco non hanno valore legittimo: il favore dei padri della chiesa non è norma giuridica, ma solo un’attestazione tradizionale generica.
Le affermazioni, poi, fatte nella prima e nella seconda lettera al vescovo di Metz sono ripetizioni di quanto affermato precedentemente: chiaramente Gregorio, uomo di curia, vuole creare una base per dimostrare che la libertà della chiesa è in relazione alla superiorità rispetto agli altri vescovati e perfino all’impero in una ripresa del pensiero ebraico ( non per nulla ha del sangue ebraico, dalla linea materna, quello dei Pierleoni)…
Inoltre nel dictatus si ribadisce che la Chiesa romana è fondata dal solo Signore e perciò essa non errò mai né prima né in seguito errerà secondo quanto attestato dalla scrittura (quod romana ecclesia nunquam erravit, nec in perpetuum, scriptura attestante, errabit).
La formulazione poi che chi non concorda con la romana chiesa non può essere stimato Catholicus sottende che il papato è la chiesa cattolica e che la chiesa, in quanto corpo mistico di Cristo, è sposa di Cristo ed è madre di ogni fedele.
E’ chiaro che per ecclesia si intende la chiesa romana, il seggio apostolico e la gerarchia ecclesiastica e i fedeli …e che dunque l’adesione alla comunità della chiesa comporta un credere nella Chiesa romana ed apostolica, nella sua infallibilità di magistero, fondata direttamente da Dio, a differenza delle altre sedi episcopali, e sottende il dovere di combattere per la libertà della città di Roma e del mondo cattolico e degli interessi di S. Pietro.
Che valore immenso ha la figura di S. PIetro!
Con la bandiera di Pietro , grazie alle due chiavi petrine, Gregorio fa il bando della guerra santa, benedice i conflitti e concede le indulgenze e la remissione dei peccati e delle pene ai militari.
Gregorio è un Pietro con la spada che cavalcava riccamente bardato ed andava fiero in battaglia, deciso ad uccidere seguendo il detto di Mosè ( Filone, Vita di Mosé, II, 104 …Ciascuno di voi, presa una spada , uccida quelli che hanno compiuto opere degne di mille morti…uccideteli, dunque, anche se parenti ed amici: sia amicizia e parentela solo la santità dei buoni! ) o quello di Geremia: Maledetto chi trattiene la spada dal sangue… Al papa interessava per il momento la supremazia sui vescovi conti e quindi sulla chiesa, anche se accettava ancora che l’imperatore fosse caput ecclesiae grazie al fatto di essere unto e rappresentante di Dio per cui i vescovi erano divisi fra le due potestà tanto da non accettare le pretese monarchiche papali all’ordine canonico ecclesiale: per loro l’imperatore rex et sacerdos con regno investito di proprietà sacerdotali era un naturale centro di raccolta di ogni resistenza ecclesiastica in cui comunque stavano tradizioni , convinzioni profonde e ragioni di convenienza politica …
Al papa interessa solo l’obbedienza di Bisanzio e quindi la conquista di Gerusalemme per poter risolvere lo scisma d’Oriente…
Le formulazioni del dictatus, perciò, sono spia di un programma di liberazione della sede apostolica romana dai laici, dalle casate nobiliari romane, che brigano per l’elezione papale, e specie dalla supremazia dell’imperatore, seppure già contenuta entro i termini di una paritarietà...
Infatti già dalla metà dell’XI secolo, anche se si seguitava a pregare sia per il papa che per l’imperatore, frater sacerdotis, viene minato il potere imperiale che viene considerato di origine diabolica…
Ora dunque, anche se nelle preghiere del canone della messa sono uniti i nomina del papa e dell’imperatore, si è rotta la concezione cristiana del sacro romano impero carolingio e quella stessa del sacro romano impero germanico che avevano idealmente ripreso il pensiero costantiniano.
Col dictatus, l’imperatore non essendo più fratello del sacerdote, può perfino essere deposto dal papa, che può sciogliere dal giuramento di fedeltà i vassalli soggetti. Il lamento di Enrico IV è accusa contro il papa, che non lo vede come frater, osando profanare la sua figura e perciò gli scrive- voi avete osare toccare me che, sebbene indegno, sono stato innalzato al Regno in virtuù della sacra unzione e che, secondo la tradizione dei santi padri, posso essere giudicato solo da Dio/Me quoque, qui licet indignus inter christos ad regnum sum unctus, tetigisti, quem sanctorum patrum traditio soli Deo iudicandum docuit …
Secondo la ideologia ecclesiastica il potere imperiale, in quanto carnalis e quindi corporalis, risente dell‘humanitas, gravata dal peccato originale, e presenta i vizi connaturati ed è soggetto alle passionalità di superbia, avarizia, immoderazione, ingiustizia.
Infatti, se l’imperatore, ben guidato dal sacerdote, rimane nella retta via, risulta un rex iustus e, quindi, è degno di potestas, che gli viene conferita dall‘auctoritas papale, che è legittimata direttamente da Dio, grazie ai meriti di S. Pietro; se, invece, il re, disobbediente al papato, e in preda alla superbia, subisce l’influenza diabolica, come ogni altro uomo, diventa rex iniustus e tyrannus e, quindi, è pericoloso per il kosmos/ordo universale e, perciò, il papa può deporlo per il bene dell’uomo…
Gregorio VII arriva alle stesse conclusioni farisaiche ed esseniche: ogni potere, essendo divino, può essere autorizzato da Dio che, tramite il sacerdozio, può anche deporre con una condanna chi risulta indegno, a causa della superbia tirannica, dell’onore avuto: Saul deposto e David eletto al suo posto diventano paradigmi del rex iniustus e del rex iustus e Samuele, che è il sacerdos legittimato a compiere l’unzione, appare il perfetto esempio del Pontefice romano, che ha le due chiavi…
Così ragiona Bernardo di Clerveaux, un cinquantennio dopo, nel 1130, nella vicenda dello scisma di Anacleto II Pierleoni che, favorito da Ruggero II, creato re di Sicilia, grazie al papa, è di ostacolo ad Innocenzo II, per lui legittimo pontefice, riconosciuto anche dall’imperatore Lotario di Supplinburgo (1133-1137)…
Nel suo epistolario per sette anni maledice e condanna l’azione superba, diabolica, tyrannica di Ruggero che, poi, improvvisamente, dopo la morte di Anacleto nel 1137 e la fine di Lotario, risulta uomo perfetto, nonostante i vizi morali, perché rex iustus, in quanto ora obbediente al papa e favorevole al suo ordine, tanto da permettere l’insediamento di due monasteri cistercensi nel suo regno…
Bernardo, ora, fa una celebrazione del regnum di Ruggero, difensore della fede, signore capace di creare un paradiso sulla terra, divenuto, improvvisamente, da pessimo, il migliore uomo vivente…