Da almeno un ventennio ogni anno il 25 aprile, faccio domande a ragazzi, ad uomini, a donne, di età oscillante tra i 20 e i 50 anni, e chiedo cosa sanno della Resistenza, della liberazione, del moto partigiano, del CLN, del CLNAI.
Sono un uomo impegnato culturalmente nella ricerca di fonti storiche, dopo la scrittura di L’altra Lingua l’altra Storia (Demian, 1995) per conoscere l’italiano medio, da me definito un bambino ancora operativo concreto, di nove o dieci anni, nemmeno avviato all’operatività astratta, data la mancata scolarizzazione da parte ministeriale.
Preciso che sono un solitario ed uomo di sinistra e che difficilmente parlo con altri e che lo faccio con riluttanza e solo il 25 Aprile, andando a sentire baristi, avventori, conoscenti in tre bar della mia città, chiedendo senza conoscere il livello culturale, senza sapere quale titolo di studio abbiano, per un totale di una ventina di persone.
Neanche mi meraviglio più: nessuno dà risposte, non dico esaurienti o positive, ma almeno frammentarie o banali. Dopo settanta anni, nonostante la festività e le celebrazioni ufficiali, il popolo italiano non si preoccupa di sapere qualcosa, ma resta assente e non ha memoria alcuna storica di quel lasso di tempo tra l’8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945.
I nostri figli e nipoti come non conoscono il nostro Risorgimento così non conoscono la Resistenza partigiana e quindi neppure i padri costituenti e la Costituzione.
Perciò in Tv domina un Roberto Benigni (bravissimo comico!) tanto da diventare il maestro, che insegna Dante, i 10 comandamenti, il Risorgimento, la Costituzione italiana.
Come è possibile un vuoto di tale natura che azzera il valore di una Nazione!
Sono sempre stato un isolato, un idealista di sinistra, uno stupido che ha sognato un mondo nuovo, laico, democratico, cosciente di essere un classico e quindi cosmopolita, appartenente ad una megale polis universale, dove o anthropos realizza la propria utopia, anche da solo.
Ho visto, dunque, il naufragio di ogni mio più caro ideale comunista .
Finita la cultura sovietica e il suo mondo, rilevata la piccineria dei comunismi orientali, esaminata la ingordigia del comunismo francese ed italiano e il funzionamento delinquenziale del sistema cooperativistico, specie tosco-umbro- emiliano, mi sento come l’ultimo classico, senza però alcuna possibilità di neppure pubblicare il mio reale pensiero, rimasto nell’ombra, nonostante i mezzi attuali di diffusione rapida, scandalistica.
Ho lavorato cinquanta anni nella ricerca socio-linguistica, religiosa e storica, ed ho trovato tante novità e le ho provate riprovate scientificamente per quanto e per come mi è stato possibile: non posso nemmeno stupirmi dell’insuccesso dei libri,
pubblicati con piccole case editrici o in E. Book, data la inconsistenza della cultura accademica italiana e la mancanza di lettori, il deserto culturale …
Sono d’altra parte uomo orgoglioso vissuto lavorando, sudando, non solo studiando e scrivendo, traducendo, senza mecenati e senza la protezione di partito o di filantropi e tantomeno del clero,: sono dunque uno sconfitto perché costretto ad essere sempre ai limiti della pseudocultura locale e della vita sociale picena, avendo scelto oltretutto di essere separato per non vivere nei compromessi politici e religiosi..
Un ricercatore storico vive cucendo i punti della storia e facendo un vestito per l’uomo contemporaneo: un vestito di sinistra, un sistema di vita antichissimo, comunque, greco-romano ellenistico, maturatosi nel cinquecento ed alimentato in senso illuministico e positivistico, rinato nel secondo dopoguerra e col sessantotto.
Mi collego metodologicamente a quanto detto da Concetto Marchesi in “Perché sono comunista” in Umanesimo e comunismo Editori. Riuniti 1974 : Il comunismo non parla di ciò che è bene e di ciò che è male, ma di ciò che avviene e che diviene nella società umana. Non parla in nome del diritto naturale o della ragione suprema, ma in nome della realtà, nell’unità e continuità di tutta la storia.
Riprendo anche il pensiero di Norberto Bobbio che ritiene la sinistra capace di contraddistinguersi in tutte le forme storiche come ethos e pathos, alla ricerca dell’eguaglianza fra gli uomini. Aggiungo che “essere di sinistra” significa essere uomo laico, pagano, scettico che cerca l’eguaglianza in ogni luogo, in ogni tempo in ogni situazione, libero da preconcetti dogmatici, assolutistici, religiosi...
L’uomo di sinistra è consapevole che, in società, non bisogna teorizzare, ma vivere secondo il proprio sentimento e la propria disciplina etica, relativamente alle vicende quotidiane, con la volontà di moderare, appianare, fondere, ponendosi alla pari con gli altri attanti, in un adeguato adattamento, continuo, seguendo i processi storici, in opposizione ai leader tirannici…
Non si può teorizzare: ogni theoria, in quanto spettacolo, risulta il contrario del vivere quotidiano e del lavoro reale…
Chi ricerca ha piena coscienza classica dell’humanitas/philanthropia, della solidarietà umana e del sistema naturalmente etico, convinto di essere elemento della natura stessa, e di poter realizzare l’armonia cosmica, data la sua proiezione verso il bene sociale.
Conosce bene la brevità vitale di percorso ma, essendo febbrilmente attivo, lascia un’orma di sé perché aggiunge il suo contributo esistenziale a quello altrui, in una catena umana senza fine, nel tentativo comune di positività naturale in senso egalitario e libertario…
Ora nella storia recente mondiale, Ebrei, cristiani e musulmani, in nome di Dio, dimentichi di essere uomini, fratelli in Abramo, uomo eccelso, ma anche padre di popoli come Abraham, non sanno trovare la via della pacificazione perché ognuno è convinto di essere scelto, erede, amato esclusivamente da Dio, Padre…
Da qui la coscienza perfino di guerre giuste fatte sempre perché Dio, deus sebaoth-dio degli eserciti, datore di nike/ vittoria ai propri fedeli, le vuole …
Questo Dio non è il Dio del giusto ebreo né quello del santo cristiano, né del sufi islamico, ma dei condottieri militari, di personaggi demagogici bramosi di potere, di opportunisti politici…di avidi palazzinari…
Non esiste elezione nemmeno da parte di un Dio (e tanto meno amore o eredità) per un uomo nato a morire, non esiste altro se non la solidarietà sociale fraterna nel vivere: esiste solo la natura della Terra e del Kosmos con cui confrontarsi e con cui vivere in sintonia per la propria realizzazione terrena, al pari di ogni altro essere vivente…
Ricordiamoci tutti che la storia di ognuno di noi (ebreo, cristiano o musulmano) ha forme di integralismo spaventose, proprie perché abbiamo creduto, crediamo, crederemo – rimanendo in confusione – che il logos e il muthos siano complementari nel “processo conoscitivo”…
Invece, se si crede, non si ragiona e, quindi, si è fuori del logos; se si ragiona, allora si è fuori del muthos: la razionalità scientifica esclude la religione e viceversa…
Noi cristiani per millenni siamo rimasti nella confusione sincretica e solo in tempi recenti siamo passati tutti al crogiuolo della storia e del razionalismo, e siamo usciti dal Medioevo, dall’età centrale tra due razionalismi, quello antico e quello rinascimentale, come voi Ebrei e voi musulmani, seppure in epoche diverse …
Noi cristiani siamo passati attraverso il fuoco divoratore della critica umanistico –rinascimentale prima e poi di quello illuministico- positivistico, tesi alla ricerca della felicità per l’uomo sulla terra, secondo linee progressistiche, fiduciosi in una società liberale, laica, democratica, convinti di essere entrati definitivamente nel terzo millennio.
La storia, dunque, ci orienta e ci ha formato già in questo senso!.
Se noi solo nel Settecento abbiamo scoperto il secolo dei lumi, ma da tempo avevano grazie alla tradizione ellenistica ed umanistica i germi di libertà eguaglianza e fratellanza, anche voi non cristiani, avendo la stessa tradizione romano-ellenistica, potete scoprire con la grande sincresi dell’illuminismo, la ragione, e con essa il procedimento scientifico di cui siete maestri, se liberi, però, dalla confusione mitica religiosa…
Noi cristiani abbiamo così potuto scoprire e conoscere non la lotta della luce contro le tenebre in forme antitetiche e manichee, ma i limiti della lezione Christiana giovannea e rileviamo la costituzione cattolica arbitraria come ecclesia una, santa, apostolica, cattolica e romana, ne studiamo criticamente il dictatus papae e la controriforma, valutiamo gli atti dello stesso Stato Vaticano e facciamo critica da liberi, in una contestazione della sfera non naturale dell’uomo, elemento costretto a vivere realmente nel kosmos umano e terreno, e non pensato come vivente in un’altra realtà sovrumana, non definibile, in quanto transeunte su questa terra.
Noi diciamo che l‘uomo vive sulla terra insieme a tutte le altre creature naturali e crediamo nella democrazia e nell’ Europa, anche se rileviamo che l’UE, per come si è evoluta in 65 anni dalla fase di Ceca non ha alcun senso e valore politico e che deve essere ristrutturata con una nuova costituzione, laica, liberale, democratica con nuovo senso dell’individuo e della storia!.
Le idee fondanti di questa Europa, illuminista-positivista liberale e liberista (pace tra le nazioni compartecipi e progressivo aumento del benessere economico, in relazione alle popolazioni, coscienti di formare un corpus unicum pur nelle differenze regionali- al di là di ogni credo religioso-), positive, non hanno reale riscontro nella quotidianità del vivere in senso europeo, senza una nazionalità comune, derivata solo dalla romanitas ellenistica: l’invasiva ed eccessiva burocrazia e la stessa costituzione con i suoi complicati meccanismi allontanano gli stati componenti dall’ unità democratica sulla base di continue verifiche fiscali e finanziarie.
La crisi economica attuale con la moneta unica ha determinato il fallimento di questa politica comune finanziaria, pur dopo qualche ideale ed utopica realizzazione unitaria sociale …
Non servono neppure i finanziamenti e le geometrie variabili del sistema Schengen che autorizza alcuni stati a pontificare e impedire altri nella libera circolazione di persone , in un’ applicazione varia della carta costituzionale dei diritti fondamentali. Alcune nazioni sono paladine delle regole ed esigono i conti pubblici sani, riforme strutturali, sentendosi moderni in quanto europei del nord cresciuti per diversi motivi e situazioni economicamente…
Dalla loro angolazione superiore vedono gli altri stati minori, leggono la storia diversamente ed impongono ristrettezze sempre maggiori ai meridionali che sentono invece il bisogno, pur nelle tante contraddizioni interne, mediterranee di aumentare la spesa pubblica pur limitando le spese della politica e della dirigenza ufficiale, per stimolare l’economia anche se si fa crescere il deficit pubblico con il debito…
Con questa disparità fra i componenti non è possibile la formazione di una identità europea solo sulla base monetaria, vista la diversità di passo economico , in relazione alle differenze storiche sociali e politiche.
Italia, Francia, Spagna, Portogallo Grecia sono in condizioni diverse rispetto al cliché nordico: urge una modifica sostanziale dei trattati per un nuova Europa e servono anche nuove idee per capovolgere la situazione.
Se i musulmani si sono insediati ormai stabilmente in Europa e fanno già sentire il loro peso politico e sociale devono avere anche un peso economico e finanziario ed averne coscienza: è richiesta la loro cooperazione, visto il numero della migrazione islamica nei paesi mediterranei.
Noi europei dobbiamo considerare anche un’altra possibilità quella di un cosmopolitismo e di una graduale apertura al sistema mondo, secondo lo spirito romano ellenistico e in relazione alla regola tipica della sinistra socialista umanitaria.
L’Europa ha caratteristica cosmica in quanto è aperta da sempre verso il mondo: non più come colonizzazione ma come tentativo e volontà di far interagire gli altri in una nuova coscienza polietnica, sovranazionale e senza barriere religiose…
Voi , musulmani, anche se di diverso credo (Sunnita, Sciita, Waabbita, fatimita ecc.) avete la vostra storia, una grande storia segnata in un luogo specifico ed avete maturato una vostra cultura e un vostro sistema di vita utile e vantaggioso, direi il migliore in quella specifica situazione, con un vostro percorso culturale, segno della vostra stessa civiltà e dovete fare un’altra lettura di popolo e di nazione, un’altra storia di diritto, di morale, di religione non basata sulla ricerca del disegno di Dio e della sua ’Oikonomia sulla terra, ma secondo una nuova critica storica, secondo nuovi criteri basati sull’anthropos/uomo…
E’ un capovolgimento sistemico come una nuova lettura storica, un nuovo ordine, una nuova cultura umana e cosmica…
Bisogna partire dal principio che tutti siamo su questa terra e tutti abbiamo lo stesso diritto di essere animali, maschi o femmine, uomini, viventi.
L’uomo e la sua humanitas, l’uomo e la sua naturalitas, l’uomo che vive realmente è oggetto di studio, l’ uomo che prima della storia stessa e prima della civiltà, al momento della legislazione e della religione, mostra il suo modo di essere razionale, il suo modo di porsi in natura…
Non si tratta di una lotta di luce e di tenebre, né di principi di bene e di male, ma solo di una storia progressiva di viventi che vivono realmente in un preciso sistema e in un determinato ambiente e si adattano nel loro tipico acclimatarsi organizzativo…
Nemmeno si vuole parlare di conflitto né di uno scontro tra generazioni, di giovani inesperti e di vecchi esperti, ma della ragione umana contro ogni forma di autoritarismo in modo da diffondere il migliore modo di procedere verso il progresso in ogni settore della vita, in un processo di secolarizzazione della scienza politica, senza il muthos religioso sulla base del logos...
Si tratta di ragionare e di comprendere in effetti come l’uomo ben precisato come essere naturalis, razionalmente scientificamente cerchi di progredire e tenda alla ricerca di una scienza per un benessere e felicità personale e comunitario…
E quindi bisogna riscoprire, mediante la tecnica illuministica, che ogni vivente tende alla soluzione dei suoi problemi con lo studio e con la scienza con metodo razionale, con i mezzi naturali e quindi segnare gli aspetti nuovi e i momenti del progresso storico, in ogni epoca…
Ora le philosophe illuminista è un ma^itre à penser pienamente cosciente, però, di non poter svolgere il suo compito di educatore se non ha uomini di ragione: lui ha funzione formatrice se ci sono uomini razionali, naturali, cosmopoliti.
Perciò, è arrivato alla razionalità sistematica metodologica tramite gli errori, che sono incidenti formativi di percorso personale storico, sociologico, culturale, in un ricerca epistemica che consente ed ingloba ogni aggiramento e superamento dei limiti naturali ai fini di un miglioramento e di una positiva tuzioristica soluzione: è cosciente di produrre progresso anche se con procedure inesatte, nonostante le deficienze strutturali, anche se scartate nel lavoro… insomma è uomo che segue il novum organon ed è popperiano…
L’illuminista non predica, non impone se stesso all’altro, ma opera insieme con l’altro, in una comunicazione sempre paritaria ed orienta l’altro in senso razionale nella direzione della felicità e del progresso verso la meta dell’orizzonte filosofico…
La sua utilità come orientamento per dare un proprio contributo all’uomo, a rendere funzionale ogni struttura dello stesso sistema, tetragono contro ogni forma di tirannia religiosa morale e politica, è connessa con la coscienza della comune e concreta vita umana, in senso comunistico, operativo, come indicazione dei segni, dei passi lungo un iter sempre da definire, verso una prassi più costruttiva, con gradualità, seppure con lentezza e fatica…
Infatti l’illuminista tiene presente il minore, non perché tale per natura (gli uomini nascano eguali!) ma solo per età o che è rimasto atrofizzato nell ‘educazione e formazione, condizionato dal contesto cioè in quanto è uomo che non è passato dall’erudizione alla cultura, perché rimasto sotto un tutor ( padre, chiesa, padrone, signore, re)…
Non per nulla Kant rispondendo alla domanda Was ist Aufklaerung? dice in relazione al valore della chiarificazione del termine di Illuminismo in lingua tedesca: è l’uscita dell’uomo da una minorità che va imputata a lui stesso, perché incapace di servirsi del proprio intelletto, senza la guida di un altro.
Dunque, I’ illuminista ha (crede!) una funzione sociale, quella di portare l’uomo ad un nuovo ordine, segnato da felicità e paritarietà.
Tutti gli uomini, viventi sono mondo – kosmos e sono partecipi di esso come pars del tutto perché sono naturali.
Le philosophe dall’esame analitico dell’economia rileva che le classi privilegiate (nobiltà e clero) detengono un 1/5 dei territori nazionali con rendite e esenzioni, protetti dal regime e dalla legislazione vigente regale ed ecclesiale perciò, dopo titubanze , appoggia le richieste dei borghesi , che considerano i ceti dominanti parassiti e ne diventano informatori e poi educatori…
Questa forma di illuminismo è ancora oggi da chiarire e da precisare secondo valutazione critica…
La resistenza comunista, fenomeno anomalo giovanile francese ed italiano-per non parlare di quello di altri popoli europei (polacco, estone, finlandese ecc.) con la sua versione pragmatica della storia interpreta la funzione del philosophe come possibilità educativa e formativa nella lotta di classe tra padroni e lavoratori, ed evidenzia un pensiero progressivo rosso, basato più sulla comunanza di lavoro che in senso classista…
I comunisti si appropriano degli ideali illuministici in una volontà di trasformare il mondo in opposizione alle filosofie idealistiche e mitiche conservatrici della storia…
Infatti queste ritengono che nel mondo non si consegue la vera perfezione, che si incarna nell’ideale, nella sfera sovrasensibile; il comunismo, invece, negando ed evitando perfino l’ideale nella creazione pragmatica storica è attento alla realtà e ne migliora l’attività umana, secondo valutazione critica.
Perciò il comunismo con la sua concezione materialistica e meccanicistica tende ad individuare le forze motrici della storia in un distacco netto dal mondo sovrasensibile cercando di dominare natura e storia con la ragione, abolendo ogni forma spirituale sovranaturale: da qui la sospensione di giudizio di fronte all’assurdo inspiegabile con le attuali conoscenze e con la filosofia della scienza…
Dunque, in questo modo, l’illuminismo colorito dall’ applicazione classista comunista è diventato filosofia della scienza per cui il comunismo non parla di ciò che è bene e di ciò che è male, ma di ciò che avviene e che diviene nella società umana.
Non parla in nome del diritto naturale o della ragione suprema, ma in nome della realtà, nell’unità e continuità di tutta la storia… Vittorini col suo Politecnico, più e meglio di Togliatti aveva intuito questo…
Nell’illuminismo, dunque, si dà informazione la più vasta possibile e si fa discussione nei salotti, si diffondono pamplets e ci si apre alla comunicazione in varie forme.
Per questo l’Europa ha in Parigi il suo centro, la città dell’eguaglianza che attira gli esuli di ogni parte del mondo: illuminismo diventa ogni espressione di libertà civile e sociale.
Dovunque penetri il pensiero illuminista, c’è un clima di innovazione o volontà di riformismo, nonostante il conservatorismo…che, comunque, innova conservando ed operando paternalisticamente…
In ogni parte di Europa c’è illuminismo ed ogni re esprime un proprio atteggiamento illuminato adeguando il proprio spirito ed aprendosi alla novità riformatrice della borghesia…
A seconda dal momento storico si ha un primo illuminismo con specifiche caratteristiche ed un secondo illuminismo della generazione successiva che produrrà la rivoluzione americana e quella francese.
Se la prima è dominata da teorici, la seconda genera i principi basilari del cittadino .
Se la prima traccia le linee scientifiche, operative in senso economico ponendo problemi tra gli strati sociali e mirando a rilevare gli aspetti finanziari, terrieri, oltre che politici in un tentativo di entrare a corte ed avere potere, metodologicamente con i grandi enciclopedisti francesi (Diderot, Voltaire) col tedesco Lessing e coi teorici delle riforme giuridico-politiche milanesi, intorno a Pietro Verri e con quelli napoletani, intorno ad Antonio Genovesi, grazie anche al contributo del pensiero di Pietro Giannone (1776-1748).
Questi paga di persona la sua audacia nel voler scavare sugli interessi del potere ecclesiale, nel tentare di conoscere la realtà del latifondo terriero, dell’economia diocesana controriformistica nel saggio Storia civile del regno di Napoli...
Infatti, preso dai Savoia nei loro territori, viene imprigionato per 12 anni per ordine di Clemente XII e di Benedetto XIV (Cosa gli sarebbe accaduto se fosse stato vivo all’atto della pubblicazione del Triregno a Ginevra!)…
Di fatto ogni illuminista è in relazione al potere e là dove c’è un principe illuminato si tenta di svecchiare, di innovare, di riformare insomma di migliorare il tenore di vita popolare e di portare progresso in senso fisiocratico e democratico; là dove non c’è partecipazione, dato l’assolutismo, in attesa di iniziare riforme applicate, si parla e si diffonde il pensiero enciclopedico e le idee di libertà, eguaglianza e fratellanza.
Insomma l’illuminismo di per se stesso non è un movimento originale ma è un sincretismo ideologico -che ha radici nell’ellenismo, nell’umanesimo e nel rinascimento – che tende a valori reali, concreti, precisati poi grazie al positivismo in senso operativo.
La ricerca tende ad una pratica realistica, in una utilizzazione delle conquiste della scienza che sperimenta e dà sicurezza e fiducia al valore umano del lavoro in un uso tecnico dei sistemi razionali…
L’operazione illuministica è fondamentalmente antiautoritaristica contraria al tomismo e al sistema deduttivo poiché si basa su quello induttivo e si dà valore di postulati scientifici a quanto è evidente, non bisognoso di spiegazione alcuna: i postulati scientifici in quanto risultanze sono il fondamento razionale del processo logico funzionale…
Dalla scienza applicata inizia ogni operazione che produce verità elementari indubitabili, affermate categoricamente in modo cartesiano, tanto da derivarne una lezione nuova non basata sulla parola vuota, ma sulla prassi operativa, sperimentata che dà sostanza al dire, in quanto concede concreta felicità ed autorizza fiducia per il futuro delle generazioni in una coscienza partecipativa.
C’è chiaramente già nell’informazione l’invito ad un impegno euristico, secondo una revisione della tradizione e della storia, con indicazioni paradigmatiche secondo precise logiche strutturali, tipiche degli audaci...Cfr. www.angelofilipponi.com Nuova Scuola ).
L’attività umana (perfino quella patetico-sentimentale) è sezionata per investigare ogni patto storico e naturale, in un rilievo dei procedimenti meccanicistici e deterministici o materialistici, proprio da alcuni francesi (La Mettrie e D’Holbac)…
In questa indagine in Francia, ma ancora di più in Italia si opera in certi settori della filosofia giuridica e si pone come fondamento del diritto la natura e quindi si tratta di diritto naturale che esclude il soprannaturale, in uno studio naturale ed umano della ragione, essenza dell’uomo.
Il giusnaturalismo ( lo ius naturale) è una forma di indagine del Seicento sorta come opposizione alle espressioni formulate dal conservatorismo del Concilio di Trento 1545-1563, che sottende il predominio naturale rispetto alla forma legislativa nella ricerca scientifica dell’humanitas nel percorso progressistico dalla barbarie alla civiltà, dalla preistoria alla storia, dallo status ferino a quello legislativo.
In effetti il giusnaturalismo si sviluppa dalla dottrina stoica di Cicerone del De legibus , del De Officiis e del De republica, connessa con il platonismo e lo stoicismo, in un rifiuto dell’impostazione di Tommaso di Aquino, teologica, e da quella di Guglielmo di Occam che ritiene come fonte di legittimità dell’autorità politica la volontà divina e con essa la Sacra Scrittura…
In De iure belli et pacis Ugo Grozio (1583-1645) afferma invece che il diritto naturale è dato da ragione ed è indipendente non solo dalla volontà divina ma anche dalla sua esistenza…
La lezione groziana insieme a quella di J. Locke (1632-1704) e alle teorie costituzionaliste inglesi , determina, in clima illuministico, la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti nel 1776 e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 ed infine lo stesso codice napoleonico, basato sul diritto naturale.
La precisazione del diritto naturale è in termini, però, filosofici cioè di legge naturale in cui il termine natura/phusis da nascor phuoo indica l’azione del generare della terra che dà vita ad ogni cosa senza considerare nessuno altro elemento al di fuori di essa stessa.
Natura non ha in sé nessuna idea di soprannaturale, ma sottende solo ogni vivente naturalis.
Perciò, con diritto di natura si comprende un corpo di norme giuridiche universali ed immutabili…
C’è in natura la lex naturae e, quindi, la ratio di distribuzione, che è la ratio universalis ma anche ratio humana…
Il problema, comunque, è nel fatto che gli illuministi volendo creare un corpo di norme giuridiche universali ed immutabile cadono nello astrattismo per costituire il principio di costituzione vigente… e restano sul piano teorico…
Ed allora bisogna dire che la natura. pur astratta, pur se modificata dalla civiltà, ha comunque in se stessa uno status naturae anteriore alla civiltà, i cui principi umani salvaguardano la dignità dell’uomo…
Bisogna dire con i francofortesi ( Horkheimer ed Adorno) che la conoscenza illuministica è come quella del dittatore che conosce i cittadini, e che dalla conoscenza ha possibilità manipolatrice che implica una trasformazione dell’essenza delle cose in ostacolo, messe sotto un totale dominio…
IL dominio della natura si paga col prezzo dell’alienazione dalla natura stessa, in un allontanamento dall’armonia…
Di conseguenza l’illuminismo è un paradigma storico che, però, ha bisogno di correttivi…
Comunque con l’illuminismo, nonostante i limiti e le contraddizioni, si ha la messa a punto dei diritti naturali e si stabilisce tra questi quali siano quelli inalienabili per l’uomo e per la costituzione dello stato.
Conosciuti i diritti di natura. perciò, si parla di moralis naturalis e di religio naturalis: si opera cioè con lo stesso procedimento nel tentativo di trovare in natura una moralis prima della civiltà, di una religio prima della costituzione legislativa…
Allora la morale ebraica legislativa cade con tutta la teorizzazione legalistica…
Da qui la nascita di una antropologia e di una psicologia tese a rilevare la ineluttabilità delle passioni/Pathemata e la loro necessarietà e la loro stessa bontà in una condanna della religione cristiana che le nega e mortifica, nella coscienza che, senza il pathos non sia possibile realizzare compiutamente l’uomo che altrimenti viene atrofizzato perché condizionato dalla legge imposta da altri e non dalla natura.
Da qui la grandiosità del processo del sublime che è in relazione alla insorgere dell’emozione passionale e alla armonia stessa naturale Cfr Angelo Filipponi, Caligola il Sublime Cattedrale, 2008))…
Diderot, infatti, dice in l’uomo e la morale:“ Volete che vi racconti un bel paradosso? Io sono convinto che la specie umana può essere veramente felice solo in uno stato sociale nel quale non vi siano né re, né magistrati, né preti, né leggi, né tuo, né mio, né proprietà mobiliare, né proprietà fondiaria, né vizi, né virtù; e questo stato sociale è maledettamente ideale“
Auguste Compte non diverge molto da Diderot e nel Discours sur l’esprit positif (1844) e dimostra che ricerca il reale e non il chimerico, l’utile non l’ozioso mediante l’indagine sull’ armonia logica nell’ individuo e sulla comunione spirituale della specie nel suo compito selettivo, sulla precisione, in contrasto col vago soprannaturale, sul positivo rispetto al negativo: il filosofo vuole indicare che la filosofia positiva non ha la funzione di distruggere, ma quella di organizzare…
La sua definizione di stadi è fatta in relazione alla scientificità metodologica e al progresso.
Tali definizioni possono valere come caratterizzazione dello stadio più avanzato dello sviluppo intellettuale (e storico) dell’uomo, il raggiungimento della sua piena maturità.
Questo stadio viene chiamato da Compte appunto ‘positivo, ed è il terzo stadio dopo quello teologico e quello metafisico.
Tale successione è per Compte la legge dei tre stadi che ha validità universale ed è verificabile sia nel corso storico (con riferimento particolare alla storia europea), sia nello sviluppo delle scienze, sia infine nello sviluppo psicologico individuale. Raggiungere lo stadio positivo significa, dunque, liberarsi da criteri non scientifici nella considerazione dei fenomeni; significa non ricorrere più a entità immaginarie soprannaturali, come nello stadio teologico o ad astrazioni personificate, come nello stadio metafisico.
Nello stadio positivo l’intelletto si limita rigorosamente ai fatti e alle loro relazioni: alla causa subentra la legge, alla ricerca del perché la ricerca del come, all’assoluto subentra il relativo...
Il nuovo mondo comptiano realizza l’imperativo dell’altruismo, della necessità sociale, in una apertura ad una religione il cui dio è l’Umanità senza lasciare alcun posto al trascendente.
L’uomo, solo l’uomo, è soggetto ed oggetto di studio…
La ricerca, quindi, per un uomo di sinistra diventa infinita in relazione al progresso sociale dell’uomo e al mantenimento dei rapporti con la natura e al miglioramento stesso umano e naturale…
Ora, dunque, in questa visione positivistica l’uomo (non il cristiano o ebreo o musulmano o buddista o altro ) ricerca il migliore modo per vivere su questa terra, in una universale cooperazione sulla base razionale e naturale, della ricerca scientifica…
Certamente noi cristiani abbiamo forse maturato un maggiore tasso culturale e abbiamo fatto fruttare la superiorità nel corso delle colonizzazioni otto-novecentesche e con processi presunti di democraticizzazione, ritenendo di essere l’élite razionale mondiale perché bianchi (Teoria dell’élite in Angelo FILIPPONI, L’altra lingua l’altra storia) : abbiamo dominato i minori applicando la teoria di Darwin in campo sociologico (America del Sud e Africa, Cina India, Australia ecc.) ci sentiamo superiori e ci siamo sentiti tali, mentre voi musulmani (e ,in un certo senso, anche voi ebrei) avendo sperimentato la modernità come una forza occidentale invasiva, connessa col colonialismo britannico e francese, avete rilevato giustamente la logica della prevaricazione: i pochi hanno dominato i molti e hanno avuto un tenore di vita altissimo rispetto a quello degli altri, viventi nella estrema miseria; lo sfruttamento naturale è stato a tutto profitto della civiltà occidentale (Europa e Stati Uniti) che è risultata una lobby economico-finanziario-politica cristiano-ebraica.
Avete, però, reagito in modo aggressivo e violento alla grave invasione democratica ed avete innescato un processo di Jihad e di integralismo religioso …
Essere di sinistra significa capire la vostra condizione senza giustificarla e senza condannarla, studiando il proprio percorso, specie nell’area mediorientale, facendo autocritica …
In altra sede ho trattato il problema di una terra e due popoli e di un paese e due nazioni (anche se ora esiste solo Lo Stato di Israele)..
Ora Essere di sinistra significa capire la retta ratio dei governanti dello Stato di Israele, ma anche quella legittima di uno Stato ancora da riconoscere, quello palestinese e sottende la volontà di condannare maggiormente Israele che, avendo ottenuto il riconoscimento e che avendo occupato la Cisgiordania , La Striscia di Gaza, il Golam e Gerusalemme Orientale grazie al favore occidentale e alla superiorità militare, ribadita continuamente, per decenni, tradisce lo stesso spirito sionista, socialista dei fondatori, per favorire l’integralismo della destra ebraica, ferocemente desiderosa di estirpare i palestinesi dalla loro terra…
Essere di sinistra comporta la decisione di propugnare il riconoscimento dello Stato di Palestina, legittimo (inizialmente destinato ad essere Stato unico secondo le dichiarazioni di Balfour e di Churchill, in cui Israele poteva avere un focolare domestico), pur non accettando nessuna forma di terrorismo, anche se nato da una serie impressionante di soprusi, di stragi, di soverchierie ebraiche e di continuate ruberie, in nome di un millantato patto eterno tra un Dio Sebaoth e il suo popolo…
Israele deve prima non tradire la sua storia socialista e sionista e far luce sull‘integralismo della sua destra (Sikirim, Netanei Carta, e tutti i fondamentalisti ebraici ancora viventi secondo Muthos , convinti che Dio sia con loro nella crudele volontà di sterminio dei palestinesi, in attesa del Messia) ed agire di conseguenza, dopo aver fatto autocritica …
Israele sia contento di essere stato legittimo e viva in pace con i fratelli palestinesi, che hanno subito infiniti torti, costretti al terrorismo per far conoscere la loro infima condizione di uomini senza terra, di stranieri in patria, di prigionieri di guerra…
Meglio la pace con attuazione dei trattati che il possesso di Gerusalemme est…
Ogni giovane ebreo ( non estremista) ama la sua terra, il suo prossimo, la vita da libero … riconosce gli stessi diritti ai coetanei palestinesi convinto di poter realizzare una vera koinonia: ai politici, degni seguaci di Joseph, figlio di Giacobbe, sia il compito di realizzare il sogno della pacifica convivenza secondo il razionalismo classico ellenistico di creare di più popoli un solo popolo, al di là dei credi, in relazione ai loro padri costituenti, uomini veri di sinistra...