I parte
Logos endiathetos/logos pensiero e logos prophorikos/logos parola… Se si esamina il logos, da parte della morale, esso ha triplice valenza:
- a. È fonte e sede delle “virtù ideali” – cfr. De posteritate – principio e fonte delle azioni moralmente buone…
- b. È guida e maestro di virtù, christos, paolino, figlio del Padre e Sapienza…
- c. Suscita nelle anime, quindi, la virtù perché vivificatore in quanto spermatikos essendo la radice di ogni virtù come orthos logos cfr III libro di Allegorie: O spermatikos kai gennetikos toon kaloon logos orthos/la retta ragione è forza fecondatrice e generatrice dei beni. … Dio è bontà e sovranità/È potenza creatrice e potenza regale e come tale ha potenza legislativa punitiva creatrice, regale benefattrice.
*Nonno, ho letto “Filioque” e il concilio di Toledo (www.angelofilipponi.com) e, pur non avendo capito la questione sulla processione di Gregorio di Nazianzo, ho dubbi, comunque, sul contesto storico, in cui avviene la reciproca scomunica tra Chiesa bizantina e quella romana, e perciò, chiedo come sia l’Italia meridionale nel periodo dei normanni con Roberto il Guiscardo 1015-1085, all’epoca dello scisma tra Ortodossi e Cattolici nel 1054!
Mattia, tu vuoi conoscere la situazione dell’Italia meridionale quando arrivano i normanni? Ti mostro la cartina, da cui puoi vedere che ci sono tre themata, bizantini, quello di Longobardia, quello di Lucania e di Calabria, oltre ai domini ex longobardi del ducato di Benevento, indipendenti, a vario titolo (Capua, Gaeta, Napoli, Amalfi, Salerno e Benevento) mentre la Sicilia, da quasi due secoli è sotto gli arabi. I normanni, uomini razziatori noti da secoli con vari nomi, barbari, incolti, pagani, come pellegrini, fedeli al culto di s. Michele, vengono a contatto con le popolazioni meridionali d’Italia, agli inizi dell’undicesimo secolo ed hanno due sedi una di Ariano, della famiglia Drengot Quarel ed una di Melfi degli Altavilla, assegnate loro da duchi longobardi per i servizi militari, prestati contro i bizantini.
*Quando inizia il fenomeno normanno e come sorge una nuova potenza unitaria in un’Italia meridionale, dominata dai bizantini, da longobardi e da arabi? Nonno, dalla cartina, rilevo quanto tu dici, ma non mi è chiaro l’assetto della zona abruzzese-molisano-campano.
Mattia, tutto deriva dalla formazione statale, verificatasi sotto Arechi II (758-787), duca di Benevento, proclamatosi principe, a seguito della vittoria dei Franchi sui longobardi di Pavia e di Spoleto, fattosi ungere re dalla gerarchia ecclesiastica bizantina, come poi farà Carlo Magno con quella latina di Leone III nell’anno 800, per affermare la continuità dinastica e politica del regno longobardo nel principato beneventano.
*Nonno, mi sposti, ora, all’ottavo secolo?
Mattia, senza questo dato, non posso farti la situazione reale dell’epoca dello scisma.
*Bene. Seguita allora!
Il principe aveva sovranità su un territorio, ampio, a nord ovest, fino al corso dei fiumi Garigliano e Liri, e a nord est, fino al fiume Pescara, inglobando l’attuale Campania, il Molise e parte dell’Abruzzo, mentre, a sud, il confine del principato era precario a causa della presenza bizantina. Il suo principato, comunque, arrivava, sulla carta, anche in Lucania e parte della Calabria, fino a Cosenza, oltre ad una parte del territorio pugliese – escluso il Salento, che era, di fatto, in mano imperiale – . Alla morte del principe Sicardo (832-839), succede una grave crisi dinastica, che scinde il principato in due quello di Salerno e quello di Benevento (849), quando già da Salerno si distacca Capua, capoluogo di contea, che diventa, nel 900, un principato indipendente. Infine solo con Pandolfo I Capo di Ferro (961-981), principe di Capua e duca di Spoleto, si torna ad un’unità territoriale, per poi dividersi nuovamente in tre principati, mentre i rimanenti possedimenti bizantini nel Sud vennero riorganizzati in una nuova provincia, detta catepanato (metà X sec.), con capitale Bari, costituita dai temi di Lucania, Puglia e Calabria. Nel frattempo, l’impero bizantino riprende il controllo della costa laziale e campana, per cui sorgono i ducati di Gaeta e Napoli, e la repubblica di Amalfi, collegata coi bizantini.
*Bene. Ho capito. Devo ancora comprendere, comunque, la situazione del 1053.
Mattia, si può dire che la comparsa di gruppi di guerrieri normanni, venuti in Italia come mercenari dalla Normandia (cfr. S. Michele arcangelo, www.angelofilipponi.com) ad ondate – prima i Drengot, poi i fratelli Altavilla, figli di Tancredi e di Muriella (Guglielmo Braccio di ferro, Drogone, Umfredo e Goffredo ) poi i figli di Tancredi e di Fressenda (Roberto il Guiscardo e Ruggero, legati come vassalli ai fratellastri) origina una nuova divisione di potere, dopo un decennio circa, essendosi affermato da una parte Umfredo d’Altavilla a Melfi e, dall’altra, Rainulfo Drengot ad Aversa (cfr. G.I. Norwich, I normanni nel Sud: 1016-1130, traduzione di Elena Lante Rospigliosi, Sellerio, 2021).
*Nonno, in un’Italia meridionale, già divisa, si moltiplicano le suddivisioni territoriali, anche per opera dei nuovi venuti mercenari, ricompensati con benefici feudali.
Certo, Mattia. I capi normanni venivano pagati con piccoli feudi, vincolati in vassallaggio tra loro e i principi longobardi e bizantini, in una opposizione solo al papato romano, che faceva una politica antilongobardica ed antibizantina ed aveva grande influenza grazie al monastero benedettino di Montecassino, quando ancora i rapporti tra Leone IX e l’imperatore germanico Enrico III sono regolati da un reciproco rispetto, essendo i papi, tedeschi, eletti dalla casa Franconia. Il nome di papa Leone IX, infatti, è Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg, che è il quarto papa tedesco, il cui predecessore si chiama papa Damaso II – Poppo von Brixen, che ebbe un pontificato di soli 23 giorni, a seguito del papato triplice, tormentato, di Benedetto IX, un Teofilatto che per tre volte prese il titolo di papa ed una volta se lo vendette nel 1045 – amando vivere come un sultano orientale – dopo dodici anni di regno (1033-1045), per infine riprenderselo per il triennio 1046-48. Anche papa Vittore II (1054-1057) è un tedesco di nome Gebhard von Calw-Bollendstein-Hirshberg, il cui successore è il francese Niccolò II (dicembre 1058-1061), Gerard di Borgogna- un militare che aveva cacciato con le truppe da Roma l’antipapa Benedetto X – .
*Nonno, è un brutto periodo per la Chiesa, anche se ci sono papi tedeschi riformatori.
Mattia, forse il più brutto della storia per la condotta morale dei papi (la cui elezione è sottoposta alle potenti famiglie romane dei Crescenzi-Colonnesi, dei Teofilatto-Frangipane e di Pierleoni-Frangipane, che rispettivamente, a Roma, eccellono per negotia, castella, e pecunia). I papi sono eletti in relazione alla loro consociazione e all’avvento dell’imperatore di Germania che, servendosi del Privilegium Hothonis dà il titolo di pontefice, anche nel periodo della riforma cluniacense, nel clima di uno scisma tra ortodossi e cattolici, nel contrasto e nella lotta per le investiture tra papato cattolico e il sacro romano impero germanico, e sfrutta la particolare conversione dei normanni che, in un territorio bizantino di culto ortodosso, si dicono fedeli del papato romano, che predica il celibato, contro il nicolaitismo, abiura alla simonia, proclamando anche la crociata contro gli arabi e perfino contro i bizantini e i loro riti, cancellando di colpo la storia secolare delle popolazioni meridionali, abituate a vedere i preti sposati e con figli, soggetti al potere imperiale di Bisanzio, nuova Roma. La chiesa romana, così, con i papi tedeschi che si oppongono alla famiglia dei Teofilatto e al papato dissoluto di Benedetto IX, grazie all’aiuto congiunto della famiglia di origine ebraica, romana dei Pierleoni, e a Goffredo il barbuto di Lorena (che propone ed impone suo fratello Stefano IX, con l’intenzione di farsi eleggere imperatore al posto di Enrico III di Franconia, avendo sposato Beatrice di Bar, vedova di Bonifacio di Lorena e di Canossa, padre di Matilde di Canossa), inizia una moralizzazione di costumi, grazie ai princìpi degli abati di Cluny e al pensiero riformistico di Ildebrando di Soana – che è consigliere dei papi per un venticinquennio – sostenuto a Roma dai parenti della madre, figlia di Leone di Benedetto Christiani (cfr. Chronicon mauriniacense in MGH, SS, XXVI, 39 e in Mirot, Parigi, 1908; W. Martens, Gregor VII. Sein Leben und Wirchen, Lipsia 1894; P. Fedele, Archivio Soc. Rom. ST. Patr., XXVIII, 1905; R. L. Poole, Studies in Chronology and History, Oxford, 1934; Pier Fausto Palumbo, lo Scisma del MCXXX, Roma, 1942; Liber pontificalis, ed. Duchesne, Parigi, 1888-92 e F. Gregorovius, Storia di Roma nel Medio evo, Torino, 1925) – .
*Nonno, io ti ho visto, fin da bambino, sempre leggere testi antichi, codici latini e greci, ma da quali fonti hai tratto le notizie semplificate e sintetizzate per me ragazzo di 14 anni, per parlarmi dei normanni e dei papi e della riforma gregoriana nella società medievale?
Mattia, ho sempre cercato di capire la vera identità del civis europeo e comprenderne la sua reale natura romano-ellenistica, secondo due diverse cristianizzazioni, quella catholica occidentale e quella bizantina orientale, in lotta col paganesimo scandinavo-normanno e con l’islamismo, che contemporaneamente nel IX secolo iniziano la penetrazione nel mondo cristiano (che, in modo diverso, ingloba ed integra in circa due secoli il primo fenomeno, mentre il secondo rimane una civiltà tipica, monoteista della stessa radice greco-romano-giudaico-cristiana, separata, antichristiana in lotta per la supremazia nel Mediterraneo a lungo, per secoli, anche dopo alcune integrazioni in territori come la Sicilia e la penisola iberica). Il mio lavoro di approfondimento è risultato una ricerca totale, religiosa: ho dovuto operare sui decreta papali, sui regesta, sui codici per la storia del papato e della Chiesa, ma anche sulle cronache e sulle leggi e costituzioni feudali; ho lavorato molto sugli acta, mentre per il papato e la riforma cluniacense ho operato anche sul Liber pontificalis – ed. L. Duchesne, Parigi, 1880-84 – ed ho tenuto presente le lettere di S. Pier Damiani e di S. Bernardo di Clairveaux in Patrologia Latina – Migne, vol. 144-145 – mentre sui normanni e la loro impresa in Italia mi sono fidato di Amato di Montecassino -L‘histoire de li Normanni, edito da De Bartholomaeis oltre a De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis di Goffredo Malaterra, a cura di E. Pontieri.
*Nonno, hai fatto lunga ricerca, specie su Gregorio VII (1015-1085) e sui papi riformatori? ho letto anche il tuo Filone e Gregorio VII
Da tempo ci lavoro, da almeno 30 anni, da quando dimostrai in una tesi la legittimità dell’elezione a papa di Anacleto II Pierleoni rispetto a quella illegittima di Innocenzo II Papareschi, ritenuto vero papa alla morte del rivale nel gennaio del 1138, anche se sostenuto dall’imperatore, dalla casata regia di Francia, da Bernardo di Clairveaux e dal segretario pontificio Aimericus. Anche in lavori precedenti il 1130, quelli relativi l’anno 1045, quando il papa Benedetto IX vende a 3000 libbrae il papato a Gregorio VI, tal Johannis Gratianus di Leone, figlio di Benedetto Christiani, che, accusato di simonia, viene condotto in esilio in Germania col suo giovane segretario Ildebrando di Soana, suo nipote – cfr. Studio sui manoscritti – Ms. vaticano n. 85, 86, cod. 11; Ms. vatic. barberin. n. 4846 cod. 37 e 3210 cod. 237 – oltre alla lettura di testi del Seicento,- come F. Zazzera, Della Nobiltà di Italia, II, Napoli, 1628 – e di T. Amayden, Storia delle famiglie romane con le aggiunte di C. A. Bertini, Ed. rom., Colosseum, 1987 e nello specifico l’opera di Gertrud von Le Fort, Der papst aus dem Ghetto, Die legende des Pierleone, Berlino, 1930.
*Nonno, forse, è bene fermarsi circa lo studio… e sintetizzare e precisare per uno, ragazzo ancora, non disciplinato come i tuoi alunni!
Certo. Mattia. Allora affermo e chiudo la questione con P. P. Palumbo – cit pag.103 – : risulterebbe dai dati raccolti che Gregorio VII, essendo avunculus/nipote di Pietro di Leone, lo era per essere lui, figlio di una figlia di Benedetto cristiano e sorella di Pietro. Anacleto II figlio – Pietro iunior – di quest’ultimo ad essere cugino in primo grado del grande pontefice, morto quando lui era forse bimbo, e Gregorio VI sarebbe un altro figlio di Benedetto fratello di Leone e zio di Ildebrando!
*Nonno, ora, proprio non capisco niente! Sono confuso a sentire tanti nomi, anche se comprendo che inizia un periodo di riforma della Chiesa romana grazie ad Ildebrando di Soana, un discendente ebraico dei Pierleoni, proprietario di banche e della zona di Trastevere – Isola Tiberina – . Forse bisogna procedere con ordine, altrimenti mi perdo! Io desidero specificamente sapere la politica di Niccolò II, papa tedesco, e quella dei suoi successori, tesi ad una riforma cluniacense morale!
Certo Mattia, ti capisco. Forse potrai capire meglio se rifletti su quanto ho già scritto e tu hai letto: “In Occidente nell’XI secolo, sotto il pontificato di papi riformatori e poi specificamente sotto il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) si determina il dictatus papae che con le lettere ad Ermanno di Metz, sancisce il principio della teocrazia…
Infatti tra le formulazioni del dictatus papae (Quod solus romanus pontifex iure dicatur unversalis; quod solus possit uti imperialibus insignis. Quod solus papae pedes omnes principes deosculentur; quod hoc unicum est nomen in mundo, quod a nemine ipse iudicari debeat, quod romnaus pontifex si canonice ordinatus meritis beati Petri indubitabiter efficitur sanctus, testante sancto Ennodio papiensi episcopo et multis sanctis patribus faventibus, sicut in decretis beati Symmaci papae continetur) non risulta esistere un reale valore probante giuridico.
La testimonianza di Ennodio vescovo di Pavia e i decreti di papa Simmaco non hanno valore legittimo: il favore dei padri della chiesa non è norma giuridica, ma solo un’attestazione tradizionale generica.
Le affermazioni, poi, fatte nella prima e nella seconda lettera al vescovo di Metz sono ripetizioni di quanto affermato precedentemente: chiaramente Gregorio, uomo di curia, vuole creare una base per dimostrare che la libertà della chiesa è in relazione alla superiorità rispetto agli altri vescovati e perfino all’impero in una ripresa del pensiero ebraico (non per nulla ha del sangue ebraico, dalla linea materna, quello dei Pierleoni)…
Inoltre nel dictatus si ribadisce che la Chiesa romana è fondata dal solo Signore e perciò essa non errò mai né prima né in seguito errerà secondo quanto attestato dalla scrittura (quod romana ecclesia nunquam erravit, nec in perpetuum, scriptura attestante, errabit).
La formulazione poi che chi non concorda con la romana chiesa non può essere stimato Catholicus sottende che il papato è la chiesa cattolica e che la chiesa, in quanto corpo mistico di Cristo, è sposa di Cristo ed è madre di ogni fedele. È chiaro che per ecclesia si intende la chiesa romana, il seggio apostolico e la gerarchia ecclesiastica e i fedeli… e che dunque l’adesione alla comunità della chiesa comporta un credere nella Chiesa romana ed apostolica, nella sua infallibilità di magistero, fondata direttamente da Dio, a differenza delle altre sedi episcopali, e sottende il dovere di combattere per la libertà della città di Roma e del mondo cattolico e degli interessi di S. Pietro”.
*Che valore immenso ha la figura di S. Pietro, nonno!
Vero. Gregorio con la bandiera di Pietro, grazie alle due chiavi petrine… fa il bando della guerra santa, benedice i conflitti e concede le indulgenze e la remissione dei peccati e delle pene ai militari. Gregorio è un Pietro con la spada che cavalcava riccamente bardato ed andava fiero in battaglia, deciso ad uccidere seguendo il detto di Mosè (Filone, Vita di Mosé, II, 104: …Ciascuno di voi, presa una spada, uccida quelli che hanno compiuto opere degne di mille morti… uccideteli, dunque, anche se parenti ed amici: sia amicizia e parentela solo la santità dei buoni!) o quello di Geremia: Maledetto chi trattiene la spada dal sangue… Al papa interessa solo l’obbedienza di Bisanzio e quindi la conquista di Gerusalemme per poter risolvere lo scisma d’Oriente…Le formulazioni del dictatus, perciò, sono spia di un programma di liberazione della sede apostolica romana dai laici, dalle casate nobiliari romane, che brigano per l’elezione papale, e specie dalla supremazia dell’imperatore, seppure già contenuta entro i termini di una paritarietà...
Infatti già dalla metà dell’XI secolo, anche se si seguitava a pregare sia per il papa che per l’imperatore, frater sacedotis, viene minato il potere imperiale che viene considerato di origine diabolica…
Ora dunque, anche se nelle preghiere del canone della messa sono uniti i nomina del papa e dell’imperatore, si è rotta la concezione cristiana del sacro romano impero carolingio e quella stessa del sacro romano impero germanico che avevano idealmente ripreso il pensiero costantiniano.
Col dictatus l’imperatore non essendo più fratello del sacerdote può perfino essere deposto dal papa che può sciogliere dal giuramento di fedeltà i vassalli soggetti.
Secondo la ideologia eccesiastica il potere imperiale in quanto è carnalis e quindi corporalis risente dell‘humanitas gravata del peccato originale e presenta i vizi connaturati ed è soggetto alle passionalità, superbia, avarizia, immoderazione, ingiustizia. Infatti se l’imperatore, ben guidato dal sacerdote, rimane nella retta via risulta un rex iustus e quindi è degno di potestas che gli viene conferita dall‘auctoritas papale che è legittimata direttamente da Dio, grazie ai meriti di S. Pietro; se invece il re disobbediente al papato, e in preda alla superbia, subisce l’influenza diabolica, come ogni altro uomo, diventa rex iniustus e tyrannus e quindi è pericoloso per il kosmos/ordo universale e perciò il papa può deporlo per il bene dell’uomo…Gregorio VII arriva alle stesse conclusioni farisaiche ed esseniche: ogni potere, essendo divino, può essere autorizzato da Dio che, tramite il sacerdozio, può anche deporre con una condanna chi risulta indegno, a causa della superbia tirannica, dell’onore avuto: Saul deposto e David eletto al suo posto diventano paradigmi del rex iniustus e del rex iustus e Samuele è il sacerdos legittimato a compiere l’unzione che appare il perfetto esempio del Pontefice romano che ha le due chiavi..”.
*Nonno, mi aumenti il lavoro e non mi faciliti la comprensione. Ti dimentichi che io sono solo un bambino curioso che ti segue, giocando, per sapere qualcosa di meno libresco.
Bene Mattia, Allora per prima cosa ti dico che papa Ratzinger, Benedetto XVI, è il quinto papa tedesco, dopo altri quattro papi, succedutisi tre nel l’undicesimo secolo, avendo regnato il primo nel X secolo con Ottone III, figlio di Theofano – te la ricordi? – che elesse suo cugino confessore imperiale, Brunone di Carinzia, col nome di Gregorio V (998-999)!
*Si certo. Bene. Questo mi è chiaro. Procediamo e torniamo ai fatti del 1053, all’esito della battaglia di Civitate sul Fortore.
Dunque, Mattia, vincitori della battaglia risultano Rainulfo Drengot signore di Aversa, ed Umfredo Altavilla di Melfi, che, rafforzati militarmente dall’arrivo di Roberto il Guiscardo, valoroso vassallo disciplinato agli ordini del fratellastro, sono ben remunerati per il servizio mercenario dal longobardo, Guaimario IV di Salerno, in lotta coi bizantini – specie col catepano di Bari, che era il comandante di tutti i themata – come colui che è al di sopra degli altri/kata epànoo – .
*Dunque, nonno, si può dire che la morte di Guglielmo Braccio di Ferro e di Drogone non determina la fine degli Altavilla che, anzi con la venuta di Roberto, al servizio di Umfredo, hanno maggiore rilievo per l’ascesa dei normanni, che si segnalano nella battaglia di Civitate nel 1053, contro le truppe imperiali e papali, intervenute per ristabilire l’ordine nella lotta contro i bizantini. La battaglia di Civitate è un evento fondamentale per il definitivo stanziamento in Italia dei normanni, che, a vittoria ottenuta, si schierano dalla pars papale in senso antimperiale germanico e antibizantino, convertendosi al cattolicesimo: il papa Leone IX, prigioniero, riceve l’omaggio feudale e dichiara i vincitori vassalli, invertendo totalmente la loro politica!
Mattia, la conversione normanna nel meridione d’Italia è stata un momento storico irripetibile ed unico da connettersi con quello dei vichinghi di Rollone (860-932) nel suo insediamento in Normandia ad opera di Carlo III di Francia – che frena l’espansionismo della pirateria scandinava verso l’oceano Atlantico Occidentale, deleteria per gli ultimi carolingi – e con quello dei rus variaghi di Vladimir di Kiev (958-1015) figlio di Svjatoslav, che, sposando Anna, la sorella di Basilio II, cristianizza il suo popolo, secondo il rito bizantino e abbandona i costumi tradizionali dei popoli razziatori scandinavi, che, invece, prendono la direzione delle isole britanniche, puntando anche verso l’Islanda, la Groenlandia e l’America settentrionale, scrivendo un’epopea ancora da decifrare nelle sue forme più ardite, con altri capi clan, marinai eccezionali, mentre i loro parenti vengono inseriti nel sistema copto-ortodosso da una parte e latino-cattolico da un’altra, europeizzandosi, secondo gli schemi di una comune civiltà romano-ellenistica, nonostante le dottrinali divisioni e la penetrazione religiosa musulmana.
*Nonno, è un grande fenomeno quello vichingo-normanno, durato secoli!?
La presenza normanna con stanziamento, di tipo feudale, risulta un innesto nella cultura biznatino- longobardica! Ogni innesto, Mattia, è difficile e ha un lungo periodo prima di attecchire e diventare altro albero fruttifero! Può anche non riuscire, se l’agricoltore non è abile ad innestare e le condizioni di base non sono ottimali. Dopo la battaglia di Civitate l’innesto riesce ai pontefici romani, date le condizioni e la situazione antibizantina, verificatisi subito dopo nel 1054, e considerato l’acuirsi della lotta per le investiture tra il piccolo erede imperiale Enrico IV e il consigliere papale, Ildebrando, factotum pierleonesco ebraico, finanziatore della politica pontificia fino al al 1073, anno della sua elezione popolare, nonostante le prescrizioni della bolla In nomine domini di papa Niccolò II.
*Dunque, in questa difficile situazione bizantina meridionale a causa dello scisma tra cattolici e ortodossi e e nel confronto diretto per la lotta delle investiture nell’impero germanico, i gruppi vichinghi-normanni, hanno una reale possibilità di conquista e di stabilizzazione e in Inghilterra con Guglielmo, il conquistatore e in Russia, col principato di Kiev e nel Meridione d’Italia con Roberto il Guiscardo, alla morte di Umfredo. Ho capito bene?
Mattia, dopo oltre un secolo di pirateria fluviale, come variaghi e e marittima come vichinghi, penetrati nell’impero carolingio, fattolo cadere attaccando conventi, ville e città, i normanni penetrano anche in Germania e in Francia, oltre che nelle pianure sarmatiche e russe, vivendo di razzie finché non sono regolati da trattati con re capetingi e coi basileis bizantini, pur rimanendo pagani.
*Nonno quindi, i normanni non sono solo un fenomeno italiano ma europeo?
Certo, Mattia.
*Stanziati nel sud, i normanni, divenuti vassalli della Chiesa, hanno la possibilità di espandersi e costituire un forte stato meridionale, lottando coi bizantini, coi longobardi e con gli arabi di Sicilia
Mattia, i normanni già divisi in clan e bene integrati secondo il vassallaggio carolingio-capetingio, inquieti nella ricerca di nuove mete capitati per caso come pellegrini sul Gargano alla grotta di S. Michele mentre vanno pellegrini sul Gargano verso il santuario di S. Michele, dopo vari tentativi si raggruppano in due punti, uno ad Ariano nel 1020 e un altro a Melfi nel 1043 – poi, suddivisosi in un altro stanziato a Mileto calabro, nel 1060 con Ruggero, fratello germano di Roberto.
*Nonno tutto, dunque, inizia con Niccolò II che dà l’investitura al capo normanno?
Certo. Si costituisce un grande potere politico, unitario, con un nuovo stato, che riunisce tutta l’Italia meridionale in circa un quarantennio ad opera di Roberto e poi di suo fratello Ruggero, un feudatario calabro che esautora i figli legittimi e nipoti del fratello morto nel 1085 a Cefalonia, che già aveva fatto la stessa cosa con la famiglia di Umfredo. È un periodo lungo, in cui ci sono contrasti prima con Riccardo di Aversa che aveva occupato Capua – mentre Reggio Calabria stava per essere presa dopo che Niccolò II rivendicò la libertà della Chiesa romana dall’impero bizantino – e poi anche tra i due fratelli e infine tra Ruggero e i nipoti Boemondo e Tancredi ed in anche con Guglielmo e Ruggero Bursa, figlio del Guiscardo in un momento in cui non mancano lotte col papato romano e coi bizantini oltre con l’imperatore di Germania.
*Nonno, mi vuoi dire che senza i decreti di Niccolò II e di Gregorio VII non sarebbe esistita la potenza normanna in Italia meridionale e in Sicilia?
Niente si può dire con esattezza, ma è certo che il concilio di Melfi col concordato e col trattato nel 1059 ha grande rilievo nella fortuna dei Normanni e specie di Roberto il Guiscardo, allora ancor principe dipendente dai parenti, progressivamente cresciuto come potere, alla morte di Umfredo, grazie a Pandolfo IV di Capua – in lotta contro Guaimaro di Salerno – dopo che si era insediato nella Piana di Sibari – tanto da poter dominare sulla via Popilia, su tutta la valle del Crati. il potere del Guiscardo si consolida prima con gli altri Altavilla col matrimonio con Alberada di Buonalbergo, consanguinea – ripudiata sulla base delle esistenti leggi canoniche e su un decreto più rigoroso di Niccolò II nel 1058 sui matrimoni tra parenti,- poi, con l’unione con Sichelgaita di Salerno, che porta come dote, tra l’altro, la Calabria, dove stanzia suo fratello minore, Ruggero, esattamente a Mileto.
*Quindi, nonno, bisogna dire che la fortuna di Roberto è connessa con quella di Sichelgaita, longobarda?
Certo. Mattia. Sichelgaita è donna colta e guerriera, amica di uomini di Chiesa come Ildebrando di Soana e di Umberto di Silva Candida e di Desiderio, abate di Montecassino, oltre che del papa, tedesco, che viene accolto trionfalmente a Melfi dalla principessa, che intercede per ottenere coram populo la remissione della scomunica al marito: accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna!
*Nonno, nel concilio di Melfi si concede il feudo di Puglia, Calabria e Sicilia a Roberto, che ha il compito di una duplice guerra e contro i bizantini e contro i saraceni diventando la spada della Chiesa, che è, comunque, in lotta contro la casata imperiale di Franconia per le investiture episcopali.
Si Mattia. Sichelgaita è abile diplomatica nel preparare il trattato e il concordato, dopo la riuscita del concilio e le riforme conciliatorie circa la latinizzazione del clero bizantino, a cui sono imposte regole sul nicolaitismo con l’obbligo del celibato, sulla simonia, sul cambio dei riti bizantini ora soggetti alla liturgia cattolica: i normanni sono considerati i salvatori della Chiesa, i difensori della fede cattolica contro bizantini e saraceni ed hanno la benedizione papale per la conquista definitiva del catapanato barese e della Sicilia cfr. Filone e Gregorio VII, in www.angelofilipponi.com
*Nonno, tutto, però, è ancora sulla carta, perché, di fatto, bisogna conquistare le zone ancora bizantine di Calabria e quelle di Sicilia in mano agli arabi da secoli.
Certo, Mattia. Roberto è seguito nella conquista del continente greco e delle isole settentrionali dell’eptaneso dalla moglie, che è presente anche nella battaglia di Durazzo nel 1081, come guerriera al comando di un’ala di cavalleria, armata di mazza, tanto che è descritta nell‘Alessiade di Anna Commena, principessa bizantina, come un’altra Pallade. Inoltre su suggerimento della donna, il marito torna in Italia per aiutare Gregorio VII, assediato a Roma sulla Mole adrianea, da Enrico IV nel 1083 e a liberarlo dalle truppe germaniche e – dopo un saccheggio della città eterna – a portarlo a Salerno, dove il papa muore, poco prima del marito, ammalatosi e morto il 17 luglio, nel corso della campagna di Cefalonia nel 1085.
*Nonno, quindi, Roberto, pur raggiungendo la massima potenza con Gregorio VII, non vede la conquista definitiva della Sicilia intrapresa con Ruggero e portata avanti, con qualche contrasto, insieme, fino alla conquista militare, congiunta, di Catania nel 1071 e di Palermo nel 1072?
La conquista della Sicilia è opera del fratello, che raccoglie tutta la sua eredità, esautorando i parenti, anche i diretti figli del fratello, legandosi ad Urbano II, che si affida per la crociata, oltre ai compatrioti francesi, anche ai fidati normanni, convinto che essi siano sotto la protezione di S. Michele e di S. Nicola contro le forze del male maomettane, a seguito del terzo Concilio di Melfi e della legittimazione del potere di Ruggero I, il papa francese, anche se non visita la chiesa della SS. Trinità di Venosa, già consacrata nel 1059 da Niccolò II, consacra, però, la chiesa di S. Nicola, a Bari dove depone le reliquie del santo, e fatto il proclama di Clermond, concorda un’azione antislamica con tutte le forze cristiane, dopo l’accettazione della richiesta di aiuto del basileus Alessio Commeno!
*Le crociate nascono in questo clima di coesione cristiana?!
Così facendo, Urbano II scatena una guerra religiosa, convinto che il Dio degli eserciti sia favorevole ai buoni! In questo modo la feccia di Europa – specie i figli della nobiltà, cadetti, militari arroganti e senza terra, morti di fame, avidi di nuove terre – va alla conquista dell’Oriente e dei mercati orientali in nome di Dio, favorita da Venezia e dalle altre repubbliche marinare, che vanno in guerra con precisi interessi commerciali, in difesa della fede e con la benedizione papale: in caso di morte, ogni morto è celebrato come eroe e martire, e se, invece sopravvive, ognuno si conquista un regno per sé e la famiglia, in una guerra giusta! Anche è benedetta l’impresa di riconquista della Sicilia di Ruggero I, fratello di Roberto, modesto signore di Melito in Calabria. Infatti il papa usurpa le funzioni del potere imperiale, assumendo potestas ed auctoritas, impropria per il sacerdotiun/ierosousune, e nel suo viaggio nel meridione italiano, prima a Melfi, poi a Bari durante la celebrazione dell’arrivo delle reliquie di S. Nicola di Mira, concede benefici e un insperato mandatum ai due fratelli normanni, congiunti militarmente: al duca di Puglia e Calabria riconosce le funzioni egemoniche e concede al fratello l’autorità di governare la Sicilia, strappata ai musulmani con l’aggiunta di un beneficio pontificio – cosa negata gli imperatori di Germania- dinominare vescovi, di raccoglierele rendite della chiesa, riservandosi il diritto delladecima da inviare successivamente a Roma,e di svolgere interventi anche in questioni di materia religiosa, d’accordo coi vescovi locali sottoposti, comunque, alla autorità laica dei normanni, devoti e pii fideles Sancti Michaelis, e di trapiantare in Sicilia coloni lombardi – cfr. F. Chalandon-A. Tamburrini, Storia della dominazione normanna in Italia e e in Sicilia, Cassino, Ed. Ciolfi, 2009 – .
*Nonno, alla morte del francese Urbano II non si interrompe la riforma cluniacense di cui sommo interprete era stato Gregorio VII col suo dictatus papae? e nemmeno finisce la lotta per le investiture tra il papato e l’impero?
Mattia, alla morte di Urbano nel 1099, i suoi successori sono attaccati da Enrico V, che impone l’antipapa Gregorio VIII al papa Pasquale II, costretto a cedere i diritti di elezione episcopale, anticipata, in Germania all’imperatore, il quale poi è contrastato da Callisto II, che scomunica il sovrano anche se mantiene segreti rapporti diplomatici e fa patti per un accomodamento duraturo tramite legati, come il cardinale Papareschi – poi divenuto papa col nome di Innocenzo II – . Infine il papa, indetto il concilio di Vienne, tolta la scomunica ad Enrico V, firma il trattato di Worms, nel 1122, avendo intenzione di bandire una nuova crociata – cfr. G. Calmette, Le monde feudal, Parigi, 1951 – . Inizia, allora, il processo di latinizzazione del Meridione d’Italia, con la reggenza di Adelaide del Vasto, terza moglie di Ruggero I, aleramica, il cui figlio Ruggero II (1095-1154) crea un regno unitario, imponendosi ai potentati arabi di Africa e di Spagna, mantenendo inalterate le tradizioni delle popolazioni bizantine e saracene, che si integrano nel tessuto socio-economico e religioso del nuovo stato, nonostante il papato che, dopo la vittoria sull’imperatore bizantino e germanico, tenta invano di limitare i diritti di un privilegio, concesso ad un rex iustus normanno, la cui sovranità, rogeriana, è riconosciuta dai Drengot ed anche dalla discendenza dei fratellastri di Roberto il Guiscardo e dai suoi stessi figli. È questo un particolare momento da me seguito, per anni, tramite l’opera di Alessandro di Telese, un abate del monastero S. Salvatore, che essendo amico di Matilde, sorella di Ruggero II e moglie di Rainulfo II di Alife, scrive in quattro libri le gesta del re di Sicilia, dopo lo scisma del 1130, al fine di mostrare la lotta coi suoi feudatari normanni, conscio ormai che la fondazione della Monarchia è avvenuta senza intervento di Roma, come voluta da Dio.
*Nonno io non ti seguo più anche se dici cose belle su Bernardo e Ruggero II!
Scusami, Mattia, ma, fammi finire il pensiero, che pur ho già espresso, come conclusione in Filone e Gregorio VII: “Così ragiona Bernardo nel 1130 nella vicenda dello scisma di Anacleto II Pierleoni che, favorito da Ruggero II, creato re di Sicilia… è di ostacolo ad Innocenzo II, per lui legittimo pontefice, riconosciuto anche dall’imperatore Lotario di Supplinburgo… Nel suo epistolario per sette anni maledice e condanna l’azione superba, diabolica, tyrannica di Ruggero che, poi improvvisamente dopo la morte di Anacleto nel 1137 e la fine di Lotario, risulta uomo perfetto, nonostante i vizi morali, perché rex iustus in quanto ora obbediente al papa e favorevole al suo ordine, tanto da permettere l’insediamento di due monasteri cistercensi nel suo regno…Bernardo ora fa una celebrazione del regnum di Ruggero, difensore della fede, signore capace di creare un paradiso sulla terra, divenuto, improvvisamente, da pessimo, il migliore uomo vivente…“
*Nonno, questa è un’altra storia, che, per ora, non voglio seguire, perché sono stanco. Scusami. Una tua lezione stanca!
Grazie, Mattia, e …a presto. Scusami, la storia è… pesante!
Bibliografia
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F. Chalandon-A. Tamburrini, Storia della dominazione normanna in Italia e e in Sicilia, Cassino, Ed. Ciolfi, 2009 – . (Histoire de la domination normande en Italie et en Sicilie, Parigi, 1907. Ed. it: Storia della dominazione normanna in Italia ed in Sicilia, trad. di Alberto Tamburrini).
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