Noi siamo romano-ciceroniani, non giudaico-cristiani!

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מַלְכוּת/Malkut/Regno

La Chiesa romana è ancora sovrana… mentre deve essere senza malkut temporale e senza exousia spirituale, perché la Romanitas è historia senza potere divino e perché l’auctoritas celeste è usurpata, e falsa è la promessa di un premio eterno ad una creatura!

Noi che formiamo la Chiesa Corpus Christi romana, se ci togliamo la maschera di christianoivediamo con sorpresa che siamo invece latini, romani, ciceroniani. Comprendiamo finalmente che possiamo liberarci dal mostruoso uomo cristiano giudaico: scopriremo, allora, che siamo autentici, senza la Bibbia, storia non nostra, senza il Pathr hmoon, di noi, che siamo pagani, razionali e naturali, viventi terrestri!

*Professore, vuole allora smascherare, seguendo Marcione da una parte e Pelagio da un’altra, Girolamo e la traduzione biblica latina di un discepolo di Apollinare di Laodicea e di Gregorio di Nazianzo (cfr. Girolamo e la traduzione in www.angelofilipponi.com), fondamentale artefice della latinizzazione cristiana del mondo Occidentale barbarico e della sua cristianizzazione secondo i decreta di Teodosio e il credo niceno-costantinopolitano, per mille anni vissuto secondo le tautologie della Scolastica!

Marco, vorrei tanto riuscire a smascherare Girolamo, la sua presunzione ed ignoranza christiana, che poggia la falsa cultura sulla Bibbia e sulle scritture bibliche. Vorrei condannare il suo linguaggio di vanitoso, upourgico. Il linguaggio di storico che vuole insegnare – si rilevi l’anadiplosi di discant/imparino da lui, doctor – a Celso, a Porfirio, a Giuliano, cani rabbiosi contro Cristo e a tutti i loro seguaci/sectatores, invitati a cessare di provare e stabilire come falso il cristianesimo – fede nostra! – come un insieme di rustica semplicità e a smettere di pensare che la Chiesa non abbia avuto nessun filosofo né oratore, né dottore, capace di fondare, istruire ed ornare e, insegnando a conoscere piuttosto la propria imperizia rispetto ai tanti doctores, viri di grandi qualità/Discant, igitur, Celsus, Porphyrius, Iulianus, rabidi adversus Christum canes, discant sectatores eorum, qui putant Ecclesiam nullos philosophos et eloquentes, nullos habuisse doctores, quanti et quales viri fundaverint, exstruxerint, adornaverint et desinant fidem nostram rusticae tantum simplicitatis arguere, suamque potius imperitiam cognoscant

*Lei vuole evidenziare la retorica geronomiana, smascherata da Christus/Christos stesso, che gli appare bianco vestito una notte, per dirgli: mentirisciceronianus es, non christianus. Ubi thesaurus tuus, ibi et cor tuum! – cfr. Lettera ad Eustochio, XXII, 30! -, e, rilevando l’artificialità retorica, nota la innaturalezza proprio nelle citazioni, nelle affermazioni del suo umilismo caritativo!

Marco, ho mostrato la sua retorica, la sua scostumata smoderatezza, specie nel periodo romano sotto gli ultimi anni di papa Damaso (366-384) e l’integralismo religioso, entrato in lui dopo l’acculturamento orientale ebraico e greco, dopo aver interiorizzato la musar mesopotamica, congiunta con l’insegnamento greco-ellenistico platonico filoniano-plotinico-origeniano tanto da divinizzare un giudeo-galilaico, spiritualizzato ed angelicato secondo caritas paolina, morto sulla Croce, punito del crimen di lesa maestà sotto Tiberio, per la redenzione del peccato di Adamo, cacciato dall’Eden primigenio, ancora vivente in un’età aurea, mitica!

*Professore, lei dice che un nemico di Roma, un aramaico mastro e un guerriero combattente – mujahid diremmo oggi insieme ad altri, per due secoli contro l’imperium romano (63 a.C.-135 d.C.) – feroce conquistatore e ladrone -, risulta il ChristusChristos, Mashiah, un crocifisso diventato eroe latino-italico – secondo Paolo di Tarso cfr. Giacomo e Paolo in www.angelofilipponi.com -, simbolo stesso della Chiesa romana, fondata dal galileo Shimon Petrus Cefa, di Betsaida/Giuliade: un pescatore del lago Gennezareth, mai venuto a Roma, viene considerato falsamente pontifex maximus, quasi erede del nome della dea Roma e della divina dinastia imperiale giulio-claudia, sotto cui nasce Gesù/Jehoshua barnasha Figlio del Pater JHWH, Dio ebraico, Nikeths/Sebaoth mandato a redimere l’uomo dal peccato originale, Uios/figlio Verbum/parola dell’upsistos pathr e dello Spirito santo/Agion pneuma – che ispira i santi interpreti della fede, la cui base biblica è propagandata come verità assoluta, conciliare! -.

Lo dico e aggiungo che, dopo le lotte per la supremazia nella Pentarchia (specie tra Giovanni Crisostomo costantinopolitano e Teofilo alessandrino), stabilita la superiorità di Roma e di Costantinopoli su Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, in Occidente inizia un processo di latinizzazione, propagandato dalla Scolastica per circa un millennio dagli scolastici, che seguono la lezione della tradizione apostolica, degli Apologisti e dei Padri della Chiesa, che vivono secondo Vecchio e Nuovo testamento, nonostante la lezione di Marcione (90 d.C. 160) – un nauarchos che, come episkopos christianos, deposita a Roma una cifra di 200.000 sesterzi, che poi riottiene nel 144, per infine creare un suo cristianesimo, opposto a quello catholikos, a seguito di contrasti con Policarpo e a causa della sua concezione contraria alla lettura della Bibbia e del Nuovo Testamento, complementare al testo biblico -.

*Quindi, mi aggiunge che Marcione già aveva avvertito la necessità di non mettere insieme Vecchio e Nuovo testamento, che propagandano mondi diversi, uno ebraico di un Dio crudele e l’altro, christianos di un Dio buono, già noti e opposti in Italia, in Gallia, in Africa, in Grecia, a Creta, in Asia Minore ed anche in Egitto ma senza riuscire ad intaccare la supremazia orientale dominante, unitaria, come messaggio christianos: fra la metà del III e la metà del sec. IV il marcionismo segue una curva discendente della sua parabola in Occidente, mentre in Oriente, superata non ingloriosamente la prova delle persecuzioni di Valeriano e di Diocleziano, seguita a vivere, sopravvivendo soprattutto in Siria meridionale e in Palestina, ad Aelia Capitolina, dando origine ad altre sette ereticali.

Marco, ti dico questo per farti riflettere sulla sostanza cristiana occidentale, poi millantata per il predominio millenario romano dopo la fine di Romolo Augustolo e la riconsegna delle insegne imperiali nelle mani di Zenone imperatore a Costantinopoli da parte di Odoacre, che governa come patricius romano!

*Professore, prima mi ha parlato dei mille anni della scolastica ed ora di scolastici, non è bene che mi spieghi ciò che sottende con questo discorso? Non è utile che mi dica da dove deriva loro l’exousia della lettura corretta della Bibbia e della tradizione evangelica cristiana?

Marco, col termine scholasticus o coi sintagmi latini doctores scholastici o con doctrina scholae, gli umanisti designano quelli che, vivendo per circa un millennio nel Medioevo fanno da maestri/magistri delle discipline superiori, e quelli anche della scienza insegnata nelle scuole, sottendendo con tali nomi l’insegnamento di filosofia e teologia, intese come materie pedanti e astruse per gli analfabeti rustici, laboratores incolti, in quanto discipline, usanti sottigliezze dialettiche, sofisticate, quasi fossero reti per attirare ed accalappiare il popolo, reso schiavo in quanto educato con immagini pittoriche, con metafore, in modo parabolico!

*La cultura come raggiro/panourgia, come doctrina cristiana agostiniana, diventa istrumentum regni temporale e spirituale, utile al sacerdos e all‘imperator, fratres romani, ostili per la supremazia temporale, dominatori, comunque, sulla terra, in nome di Dio: il predominio si fonda sulla Bibbia e sui testi evangelici, su una cultura arcaica ebraica samuelica, sui paradigmi del sacerdote Samuele e su una epiphaneia dello Spirito santo, dopo l’avvento di un Signore redentore, nella pienezza dei tempi, augustea, che risulta predicatore divino di un messaggio di amore e di pace, mai realmente inviato e giunto al mortale homo, vincitore perfino della morte, sotto Tiberio, in un mondo dominato per secoli dal militarismo romano, fino a quando con Teodosio viene consacrato e riconosciuto come unico dio, pur essendo un nemico giudeo-galilaico aramaico, la cui sofferenza in croce risulta segno luminoso di vittoria degli umili e deboli sui grandi e forti, in un rovesciamento epocale, come inizio di una nuova storia, ancora da fissare! Per questo ha grande valore paradigmatico le vite, pur brevi del De viris illustribus di Girolamo, che, imitando Tranquillo Svetonio, celebra i grandi uomini che hanno fatto la storia cristiana, compresi Filone Ebreo egizio e Seneca latino-ispanico. Per questo Girolamo accetta l’esortazione di Destro, prefetto del pretorio, a scrivere il libro in epoca di Teodosio, stando già in Terra santa, nel territorio di Colonia Aelia Capitolina, nell’anno 393, e a distribuire ordinatamente in diverse parti – ut… digeram! – seguendo l’esempio pagano, ed esporre i nomina di quelli che sono testimoni (ed anche eretici) delle Sacre scritture dalla passione di Christos fino al quattordicesimo anno del regno di Teodosio/Hortaris, Dexter, ut Tranquillum sequens, ecclesiasticos scriptores in ordinem digeram et, quod ille in enumerandis gentilium litterarum viris fecit inlustribus, ego in nostris hoc faciam, id est, ut a passione Christi usque ad quartum decimum Theodosii imperatoris annum omnes qui de scripturis sanctis memoriae aliquid tradiderunt tibi breviter exponam.

Marco, posso dire che quest’opera è significativa ed esemplare per la latinizzazione dell’Occidente, fatta da un uomo, educato da orientali al cristianesimo cattolico e conciliare, capace di rafforzare quanto già predicato a Roma e a Treviri da Atanasio, papa alessandrino in esilio, e ad orientare definitivamente in senso ecclesiale ortodosso cattolico occidentale, poi ben delineato e definito da Ambrogio, da Agostino e forse anche, seppure contraddittoriamente, da Sinesio, cirenaico discepolo di Ipazia e da Prospero di Aquitania, fervente agostiniano ed antipelagiano convinto!

*Forse devo sapere qualcosa sulla sua formazione a Roma, come allievo di Gaio Mario Vittorino (290-364) e di Elio Donato, del suo battesimo a circa 20 anni, del suo trasferimento a Treviri, città ancora piena dell’insegnamento anacoretico di Atanasio, e del suo successivo soggiorno ad Aquileia, impegnato in un ascetismo con amici illirici, invidiosi l’un l’altro.

Marco, se si accetta la datazione di Prospero di Aquitania sulla nascita di Girolamo nell’anno 331, le date si sfalsano un po’. È comunque possibile rilevare che la sua maturazione avviene proprio nel periodo operativo di Aquileia, dopo le varie esperienze studentesche e le sue iniziali forme anacoretiche cristiane, prima di formarsi effettivamente in Oriente, ad Antiochia, a Costantinopoli anche a seguito delle esperienza eremitica a Calcide di Siria e quindi alla sua nomina di presbitero sacerdotale da parte di Paolino di Antiochia. Per Prospero (uomo nato nel 390, morto presumibilmente intorno al 460, che segue e propone la teoria agostiniana nelle polemiche sorte nella Gallia meridionale – e soprattutto nei monasteri di Marsiglia e di Lerins – sulla questione della predestinazione e sull’efficacia del volere umano sull’initium fidei), Girolamo mette in pratica quanto ha sperimentato nel periodo romano, solo con Damaso quanto appreso in Oriente specie nel momento conciliare costantinopolitano.
Dobbiamo, dunque, operare sul biennio romano e capire cosa effettivamente accada in quel 382 e 383 d.C., quando sorge il pontificato romano ecclesiale nell’Urbe.
Girolamo pensa di poter succedere a Damaso, avendo l’appoggio della nobiltà romana e specie della matrona Marcella e di Paola, madre di Blesilla, vedova ventenne e di Eustochio, ambedue seguaci ferventi del giovane presbitero, un monaco speciale, che predica la verginità sacerdotale, Maria ttheotokos, e che ha legami culturali con Nettario, successore di Gregorio di Nazianzo, un fidelis del credo niceno-costantinopolitano
Morto Damaso, morta Blesilla per i tanti digiuni, Girolamo è costretto dall’ostilità dell’ambiente romano aristocratico, che lo incrimina, ad allontanarsi dalla capitale, per cui il presbitero si imbarca ad Ostia, ma è seguito dalla corteo di donne, fedeli all’insegnamento, fino a Cesarea marittima e poi a Gerusalemme e a Betlemme, mentre è eletto papa Siricio (384-399)! È un momento terribile per Girolamo, che mostra la sua sofferenza, scrivendo ad Eustochio il celebre Libellus de custodia virginitatis, che, insieme col Liber adversus Helvidium in difesa della perpetua verginità di Maria, è fonte di tanti malumori, divenuti infamie e illazioni per la morte di Blesilla, per cui il santo è costretto a rinunciare alla competizione al papato romano, in quanto l’accusa lo costringe a rinunciare all’ascesa al pontificato, e a lasciare in fretta l’urbe a causa dei tanti equivoci moltiplicati dai rumores popolari!

*Ci sono prove effettive contro Girolamo? Esiste qualche memoria sulla sua fuga ad Ostia e poi in Palestina?

No. C’è solo l’iscrizione per papa Damaso con memoria di Destro: “Liberium lector mox et levita secutus / post Damasum, clarus totos quos vixit annos, / fonte sacro magnus meruit sedere sacerdos, / cunctus ut populus pacem tunc soli clamaret. / Hic pius, hic iustus felicia tempora fecit; / defensor magnus, multos ut nobiles ausus / regi subtraheret ecclesiae aula defendens; / misericors, largus, meruit per saecula nomen./ Ter quinos populum qui rexit in annos amore. / Nunc requiem sentit, caelestia regna potitus” (Inscriptiones Christianae urbis Romae septimo saeculo antiquiores, a cura di G. B. de Rossi, II, Roma, 1888, p. 102 – Praefatio ad Dextrum praetorio praefectum -). Siamo su un campo già agiografico, utile ai fini edificatori del fidelis!

Immagine del soggetto
S. Girolamo nello studio. Affresco di Vitale da Bologna

Si sa, comunque, che Girolamo si stanzia in una zona betlemita, posta tra le cisterne e gli stagni di Salomone, vicino alla cittadina, in posizione più elevata rispetto alla vecchia sede/Bet del pane/Lahmi, in un convento, fatto costruire da Paola – una cornelia i cui beni sono al servizio della Chiesa romana! – dove il santo – venerato, appare già vecchio studioso col teschio e col leone di Gerasimo ! – traduce la Sacra scrittura a cominciare dal 385 d.C.

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G. Bellini, 1505, S. Girolamo leggente nel deserto!

*Mi vuole quindi dire che Girolamo rimane per 35 anni in Betlemme, dove muore e che, però, il suo pensiero rimane sostanzialmente sempre quello espresso nel periodo romano?!

Marco, Girolamo betlemita è uomo già formato, un doctor famoso che ha anche una corrispondenza epistolare con Agostino, che ha un dibattito con Pelagio e i pelagiani, i quali perfino assaltano il suo convento, che ha questioni dottrinarie con Rufino circa l’origenismo, che va contro l’episcopato gerosolomitano! Dovrei perciò fare un preciso lavoro, non solo sul traduttore, ma anche sul suo procedere antiorigeniano e antipelagiano, mostrando il suo strano anacoretismo col mito del leone e del teschio. Cose che comunque diventano basilari come struttura anacoretica per i monaci, detti poi gazei (cfr. Barsanufio), impegnati nella preghiera/euchh, nella meditazione/skepsis, nell’astinenza/egkràteia e nel far penitenza/timoorian tinein, al fine di ottenere l’esuchia, imperturbabilità con tranquillità di animo avendo imposto il celibato per i monaci, la venerazione della Madonna/theotokos e vinto la polemica contro le agapete (cfr. Agapete in La Chiesa del IV e V secolo d.C., maggio 2015)… È il caso?

Albrecht Dürer, San Girolamo nello studio (col Leone e il teschio), 1514


*Professore, la lettura di quell’articolo è sufficiente! Forse è bene ricordare che, storicamente, siamo dopo il 378, anno della funesta battaglia di Adrianopoli nella quale muore Valente, zio di Graziano e Valentiniano II, quando la necessitas impone la nomina di Teodosio ad Augustus orientale per frenare i goti vincitori.

Certo la situazione successiva alla sconfitta, costringe Graziano, pressato dai christianoi ad una politica antipagana ed antiariana, già necessaria alla morte dell’imperatore Giuliano…

*Ambrogio, a Milano, è a capo dei consiglieri che vogliono fare un tentativo reazionario contro la fanteria – considerata fino ad allora invincibile – idolatrica, sconfitta dalla cavalleria gotica, ed è uomo che sa sfruttare anche la complicità della moglie dell’imperatore, Costanza, figlia di Costanzo II!

Marco, viene accentuata la politica antipagana e viene consigliata la deposizione del titolo di pontifex maximus, e vengono tolti i privilegi alle corporazioni sacerdotali dei feziali e si arriva perfino a togliere, a Roma, dal senato la statua della vittoria/nikh, simbolo pagano, dell’eterna protezione divina sull’Urbe, suscitando contrasti coi nobili pagani, specie con Quinto Aurelio Simmaco (340-402) – cfr. Epistolario, I, 64; VII, 51 -…

*Professore, Girolamo anche se promette di non essere più ciceroniano, ha ormai una formazione da ellenizzato e seppure voglia essere latino occidentale, in quanto illirico romanizzato a beneficio della Chiesa cattolica romana, è un doctor di cultura romano-ellenistica, il cui cristianesimo risulta un servitium alla Ecclesia di Shimon Petrus, sorella di quella costantinopolitana di Andrea, pur rimanendo in ambiente gerosolomitano, che, come ecclesia, è anch’essa ellenizzata e romanizzata cfr. La storia di Colonia Aelia Capitolina; Eusebio e La Gerusalemme cristiana su www.angelofilipponi.com.

Il predominio delle due chiese, ambedue romane, espressione la prima di Roma antica e la seconda di Costantinopoli, nuova Roma, sulla Pentarchia è segno non di unità cristiana ma di una divisione tra le due partes come un tempo tra hllenes e barbaroi, in quanto l’Oriente di molto superiore all’Occidente, anche come potere temporale, oltre che culturale ed economico, divenuto bizantino, ha l’autokratorimperator, che è legittimo ed unico erede della dea Roma!

*Dunque? A cosa gli serve nominare gli autori greci e latini? Che utilità possono avere gli autori citati se non quella di trattare della sua opera, cosciente che tutti hanno saputo fare quasi una non piccola/ grande ghirlanda da un vasto campo/de ingenti prato non parvam opusculi sui coronam texere, anche se lui si considera – sembra! – il peggior maestro/pessimum magistrum?

Marco, i nomi di scrittori greci (Hermippus peripateticus, Antigonus Carystius, Aristossenus musicus) e latini (Varro, Santra, Nepos, Hyginus, oltre a Tranquillus) servono ad aumentare il suo prestigio: si tratta di umiltà pelosa cristiana, che sottende invece una grande considerazione del suo scritto, per di più opera fatta senza guida alcuna!

*Infatti, Girolamo cita Eusebio e la sua opera di Storia ecclesiastica in 10 libri e Cicerone col suo Brutus e si scusa se passa sotto silenzio altri a lui ignoti, in quanto vive in un angolo della terra/in hoc terrarum anguloBetleem -. Il santo ha coscienza del suo essere pessimo magister ma anche di essere destinato a fare/acturus pur, da solo, il suo compito magistrale

Perciò, essendo bisognoso dell’esortazione divina nell’elencare gli scrittori della Chiesa/in eius Ecclesiae scriptoribus enumerandis, c’è la supplica al Signore/Dominum Iesum Christum precor, per opporre io/ego a Cicero tuus – cioè di Destro – che ha fatto nel Brutus il catalogo degli autori di lingua latina, rimanendo sempre al culmine dell’eloquenza latina!

*Quindi, professore, il prologo è per lei un manifesto della latinizzazione cristiana dell’Occidente al di là della datazione certa dell’opera di cui lei mi ha parlato in altre occasioni e di cui ricordo qualcosa insieme al problema origeniano: Theodosii principis quartum decimum annum haec scripsi mi sembra che sia una testimonianza personale del Santo in Commento al libro di Giona ed anche nel II libro Contra Rufino, suo amico nel periodo di Aquileia ed anche in Terrasanta per qualche tempo! 

Per me, Marco, ogni tentativo agiografico sottende una volontà di edificazione morale dell’altro, non un orientamento, per come pensiamo noi, oggi, laici razionali, naturali, che non siamo uomini di parte, impegnati in un solo senso e in una sola direzione! 

*Quindi, chi siamo… noi, che siamo non christianoi-giudaici, che non abbiamo vincoli prescrittivi religiosi e morali, che abbiamo un‘eredità storica polietnica classico-barbarica, di base, giuridica, romano-ellenistica, diciamo, ciceroniana?!

Noi siamo Europei, uomini di formazione secolare non solo del continente di Europa ma anche di quello classico afro-asiatico, mediterraneo, sovranazionale, pontico-caspico, atlantico, liberi di procedere laicamente secondo ragione e natura, di vivere paganamente ed umanisticamente secondo scientifici principi libertari, popolari davvero cattolico-universali, areligiosi, senza monoteismi, di nessun genere (né monarchiano né trinitario), e di seguire la storia di uomo mortale terrestre, cosciente del proprio destino in qualunque punto del sistema Terra, solare, debba respirare in mezzo ad altri animali viventi, destinati a morire!