Risposta di un alunno di A. Filipponi ad Hard-Rain/Gianluigi Bastia (30 ottobre 2008) – STUDI SUL CRISTIANESIMO PRIMITIVO

Qanaah, corrispondente a zeloths e a sicarius, quindi, ha valore di partigiano che combatte contro i romani secondo lo schema di una guerriglia montana e desertica o urbana, determinata da santoni (esseni!) e da asceti, come Giovanni il Battista, che battezzano secondo un rito iniziatico penitenziale e militaristico!

Mi sembra opportuno precisare l’equivoco, in cui sembra essere caduto Hard quando parla di calderone.
Il professore non fa confusione e tanto meno mette in uno stesso calderone fenomeni ben diversificati e studiati attentamente in specifici momenti storici!
In Il buco storico (che fa parte di Giudaismo romano), Filipponi, trattando della situazione, creatasi dopo il settanta nell’impero romano, a seguito della Ioudaea capta e dell’ascesa al potere di Vespasiano, dopo i commenti fatti sul XVIII, XIX e XX libro di Antichità giudaiche, e ben rapportati con gli ultimi libri di Guerra Giudaica, esamina i termini usati da Flavio, storico ufficiale dei Flavi, che scrive la storia dei vincitori e ne giustifica il potere illegittimo rispetto a quello giulio-claudio, derivato proprio dalla vittoria sul suo popolo.
Forse sarà opportuno precisare meglio il suo pensiero e dare le risultanze di tutti questi lavori (connessi anche al saggio Caligola il Sublime).
Proverò a sintetizzare quanto ho capito.
Il professore, mettendo in relazione il testo di Flavio con quello di Plinio il Vecchio, Musonio, Tacito (e sue pagine pervenute in altre autori, es. Sulpicio Severo) ed altri, specie Plutarco e le orazioni di Dione, rileva che il termine aramaico vale sia zelota che sicario, per definire la figura complessa dell’integralista giudaico popolare di epoca giulio-claudia, e lo separa anche da eroi e testimoni di patriottismo nazionale sadducei, oniadi, ellenistici in genere di lingua greca, riservando una precisa connotazione solo ad un gruppo di uomini di formazione e cultura aramaica, ben relazionati con il sistema parthico, non solo per lingua, ma anche per costumi e modi di combattere (cfr. Sistema traconita).
In effetti l’uso di qanaah ha valore di una testimonianza patriottico- religiosa aramaica come volontà di non trasgredire la legge e come scelta di vita fatta al seguito di giusti, che predicano la necessità di purificazione morale e l’avvicinarsi degli ultimi tempi, coincidenti con la venuta del Messia.
Il professore marca la tipicità di questo gruppo aramaico che lotta per 200 anni contro la Romanitas che, in nome della libertà (secondo i princìpi quiritari) della modernità ellenistica, della koinonia e della philantropia, tende a distruggere il culto del Tempio e ad annullare la Torah!
Viene marcata, quindi, una corrente antiromana in un mare giudaico di adesione alla romanitas e all’ellenismo, di cui il sommo sacerdote, l’alto clero e gli erodiani sono già da tempo ferventi servitori, gratificati dal potere centrale e periferico (Roma, Cesarea ed Antiochia) insieme ai 2.500.000 di ellenisti, che, con gli oniadi, dominano ogni porto e città del bacino del Mediterraneo con le banche/trapezai, e con i centri commerciali/emporeia.
Questo gruppo integralista dà una testimonianza popolare palestinese combattendo contro i propri connazionali filoromani, contro gli stessi ellenisti e contro i romani, e, morendo, scrive una pagina dimenticata e nascosta perché la storia letta dai latini vincitori e dai greci adulatori offende il vinto stravolgendo i significati, per cui diventa ladro il combattente, mago e ciarlatano il saggio interprete della legge e maestro di vita; da qui l’uso negativo di perfidi iudaei (cioè uomini estremamente pii, zelanti della fede, e perciò capaci di sacrificare la propria vita per la torah!) e il giudizio di taeterrima gens esteso poi a tutta l’etnia giudaica con tanti altri equivoci.
Chiaramente il fenomeno dei lhistai flaviani (termine vago greco per indicare ladri/uomini dediti al saccheggio di cose non proprie, in quanto i giudei antiromani rubavano gli averi dei sacerdoti e degli erodiani in vari modi, e li davano ad uomini pii, hasidim, popolari) era antico, ma in epoca giulio -claudia presenta una connotazione ben precisa distinta in due strategie diversificate, in relazione alle diverse strutturazioni della Ioudaea e alle predicazioni di sofisti (ermeneuti) e di santoni (tipo Giovanni, Teuda, Banno) e a precisi momenti storici.
Nel I periodo post-Archelao (6 d.C.- Pasqua 32) e nel II periodo (44-66) la costituzione della Ioudaea è diversa sul piano amministrativo e diversa è la riposta zelotica anche perché ci sono state tra le due costituzioni due fasi (in cui sono esistiti due Regni uno illegittimo, quello di Jehoshua ed uno legittimo, quello di Giulio Erode Agrippa I), interrotta la prima dall’imprese da Vitellio contro Artabano III e dall’ascesa al potere di Gaio Caligola (o antekeimenos, la Bestia) e la seconda dalla morte improvvisa del re Agrippa I.
Senza entrare in merito ai due Regni, per ora, si rilevano due diversi sistemi di guerriglia e due diverse predicazioni nei due periodi, ambedue, comunque, di matrice aramaica, la prima ramificata in tutto l’ex regno di Erode il grande, anzi più marcata in Galilea e Perea e nelle zone confinanti tra le due tetrarchie di Erode Antipa e quella di Filippo, oltre che lungo il Giordano e in una zona franca tra l’amministrazione romana e quella nabatea, non lasciando immune neppure l’Idumea, la seconda più limitata alla Città santa e dintorni.
I termini lhistai-ladroni e goetes/maghi sono negativi in un clima di euforia romana e di trionfo flavio: Giuseppe, storico ufficiale di corte tra il 74 e 94 d.C., diventa il modello per l’ebraismo ellenistico filoromano in genere, indicando un modo di comportarsi per avere rispetto tra i pagani e per riprendere respiro dopo la distruzione del Tempio e per gli evangelisti cristiani: per il primo diventa paradigmatico ai fini di una collaborazione proficua, ai secondi insegna il metodo dell’aggiunzione di termine e di ampliamento di significato, di adattamenti lessicali, insomma la tecnica di mistificazione al fine di una progressiva integrazione alla romanitas, secondo linea già chiara nella comunità di Antiochia e in alcune succursali occidentali (le quali in modo diversificato si allineano in senso ellenistico-platonico secondo i principi di filantropia e soterismo e evergetismo applicati a Christos).
Giuseppe Flavio, utilizzato dai cristiani, come Filone, è rifiutato dagli aramaici che lo bollano come traditore, condannato d’altra parte dalla scuola di Iammia, ed è rimasto per secoli enigmatico per il giudaismo!
Le risultanze di questi lavori storici sui due periodi sono le seguenti, per come ho capito: nella Ioudaea di epoca augusteo-tiberiana (Giudea, Samaria ed Idumea) l’ellenizzazione procede a stento per l’insofferenza e la ribellione continua del ceto medio-basso sacerdotale, degli artigiani e del popolo minuto più o meno ierodoulos-servo del tempio.
Questi, riprendendo la guerriglia di Giuda il gaulanita, essendo in contrasto con i romani e con la classe sacerdotale, a seguito della apotimesis/pagamento, dopo il censimento/anagraphé per la volontà popolare di mostrare di essere indipendente e di aver un solo padrone, insistono nella lotta partigiana in tutto l’ex regno di Erode il grande, creando focolai in punti strategici, insorgendo e facendo staseis, sconvolgendo il kosmos ellenistico con improvvisi attacchi ai milites romani e alla a proprietà sacerdotale interrompendo anche il traffico delle offerte, non solo provenienti dalla regioni della diaspora, compresa nell’impero romano, ma anche in quelle della Parthia.
Lo zelotismo di Giuda il gaulanita e dei seguaci tende a danneggiare l’amministrazione romano-erodiana ad impoverire il clero, screditando l’auctoritas dei tetrarchi, Erode Antipa e Filippo, e di Capitone governatore della fascia costiera, mentre vengono favoriti Areta IV ed Artabano III, che, perciò, finanziano la guerriglia zelotica che, oltre tutto, rende precaria la comunicazione tra il Tempio e gli ellenisti e gli stessi parthi, in modo da isolare i romani, impedendo il lavoro dei telones/pubblicani.
Compito specifico di questi sembra che sia la distruzione delle registrazioni e quindi degli archivi oltre che di lotta armata scoperta contro i sebasteni (socii di origine samaritana) e contro le cohortes romane con i mezzi della guerriglia, divenuta più acre dal 26 d.C. in poi per la persecuzione di Elio Seiano (23-18 ottobre 31 d.C.) il pretoriano, potente ministro tiberiano, che detta le regole a Ponzio Pilato e a Pomponio Flacco (governatore di Siria), che reagiscono, determinando una rivolta e forse favorendo, così, il malkuth ha shemaim!
In questo clima è posto il Regnum illegittimo di Jehoshua e, dopo la fine di questo, quello legittimo di Erode Agrippa I, re di Iturea e zone limitrofe (37-41), di Perea e Galilea (39-41) e di tutta la Ioudaea riunita (41-44), che, per ingraziarsi l’elemento popolare e pacificare, dopo l’amnistia, il suo popolo, autorizza, servendosi degli esseni, spaventati dalla morte del Messia, da loro riconosciuto, e gratificati nella loro aspirazione ad un nuovo sacerdozio, opposto a quello sadduceo, un doppio sacerdozio con un doppio sistema levitico, con due Pasque e due calendari differenti, creando un nuovo sistema, integrando nel culto templare anche gli esseni, fino ad allora separati.
La morte improvvisa di Erode Agrippa I impedisce la verifica di tale sperimentazione in quanto i sadducei specie Anania e gli Anano prendono il sopravvento sull’elemento popolare che riprende le ostilità, guidato da un capo riconosciuto, Giacomo, fratello di Gesù.
Il sistema dei sicari già precedentemente sperimentato, diventa pratica nel II periodo romano prefettizio della Ioudea: i sicari (che sono sempre degli zeloti, che agiscono in Gerusalemme e dintorni) uccidono i nemici il sommo sacerdote Gionata, distruggono i villaggi, dove predomina l’elemento sadduceo, durante le feste, creano caos tra i pellegrini, uccidendo a tradimento elementi loro ostili, fanno sequestri, si fanno pagare i rapimenti per ottenere la liberazione dei prigionieri, obbligano al pagamento i sacerdoti, costretti al negoziato, perfino con i romani!
Non so se sono stato chiaro fino a questo punto, ma aggiungo che i lavori del professore sono dettagliati e diversificati in varie opere, in quanto si riferiscono a precisi momenti…
Tutto il lavoro su Giacomo (morto nel 62 d.C.) è stato fatto perché al professore risulta che il fratello di Gesù, probabilmente fu eletto sacerdote (veste di lino) da Agrippa I, anche se era di formazione essenica: la sua aramaicità indiscussa, sia per la pietà che per la giustizia, era per il re garanzia di fedeltà del popolo nei confronti suoi e della romanitas: da qui il possibile accordo tra Agrippa I e Giacomo specie dopo la morte del presunto Messia (risorto, asceso al cielo!).
Il re giudaico era garante della funzionalità del Tempio per i romani e Giacomo garantiva al re, grazie anche alla autorizzazione essenica, il regolare funzionamento del tempio, data la sua integrità morale.
Egli doveva essere l’anima del movimento dei sicari in quanto uomo del Tempio, opposto alle potenti famiglie sadducee, capace di organizzare, di punire di mantenere la legge secondo le formule più pure farisaiche, secondo la giustizia, ben collegato con la cultura mesopotamica ed adiabene, da cui ha protezione e denaro (cfr. regina Elena, Izate e Monobazo, Asineo e Anileo) abile ad imporsi a giudei ellenisti e a romanizzati, tipo Paolo di Tarso, allontanato dal Tempio, condannato a morte a Listra, ucciso, non morto, pero perché curato dal medico Luca e… dai romani (cfr. Giacomo e Paolo).
La sua morte ad opera di Anano II – che approfitta dell’assenza di Albino, non ancora arrivato a Gerusalemme, dopo la morte di Festo, per ripristinare l’unico sistema sacerdotale sadduceo – rende ingovernabile il popolo, che ora va sempre più verso la propria rovina e la guerra antiromana.
Mi auguro, Hard-Rain, che lei possa rivedere il suo giudizio, sotteso in un “simile calderone di gruppi religiosi e partiti giudaici del I secolo d.C.”
Se fossi stato più bravo, avrei certamente potuto evidenziare meglio le problematiche e rilevare molte altre figure di goetes del sessantennio, studiato dal professore, come Giovanni il Battista (cfr. Commento al XVIII libro di Antichità giudaiche): spero solo di aver offerto un minimo di utile a chi effettivamente fa ricerca storica, senza fini!

N.B. L’alunno conosceva, comunque, il giudizio di Hard Rain sul professore – considerato a  parte rispetto agli altri – del 09/06/2010:
Tra di essi andrebbe considerato a parte il professor Filipponi il quale, per la verità, è un professore di greco del Liceo, avrà un’ottima conoscenza della lingua greca (ottima cosa per questo genere di studi) e di Filone di Alessandria che studia da una vita, ma non è uno specialista di storia del cristianesimo, né un biblista, che io sappia!