Marco, vorrei tornare a spiegare meglio il mio pensiero sugli oniadi, il loro sistema capitalistico trapezitario commerciale di Tzedaqah, il colonialismo, il loro modo di appalto di riscossione connesso con l’ Ellenizzazione e con la parentela anche con pagani.
*Professore, mi vuole dire ancora qualcosa sugli Oniadi, dal momento della loro stabilizzazione in Alessandria, quando cominciarono a fare commercio dopo aver avuto l’appoggio dei lagidi, che avevano servito come militari, come ha rilevato nelle note di libri XII e XIII di Antichità Giudaiche?
Marco, per me, essi avevano ripreso il modello dei tubiadi, con cui erano imparentati. Essi, infatti, dopo l’abbandono della lingua aramaica ed ebraica, una volta ellenizzatisi, avendo un proprio Tempio, a Leontopoli, fondano la banca/trapeza con emporion/supermercato, come sistema economico esemplare da esportare in ogni parte del mondo, dove si costituisce una comunità ebraica con assemblea di contribuli/ecclesia, democraticamente eletta, pur se dominata dall’aristocrazia sacerdotale levitica.
*Il sistema di appalto delle tasse e quelle delle doppia dramma dovettero loro procurare un grande guadagno se essi sono in grado di riciclarsi con Cesare prima, poi con Antonio ed infine con Augusto e la domus giulio-claudia, avendo una precisa funzione finanziaria?
Certo. Mi sono posto a lungo, però, il problema e, alla fine, ho concluso che era un sistema capitalistico, basato su due termini aramaici, Tarsha e Tzedaqah, la cui traduzione in greco e poi in latino non è concretamente possibile, anche se si conosce l’ideale valore e si possono trovare termini corrispondenti per il primo come prestito ad interesse, usura e quindi tokismos, mentre fenerator/feneratio/fenus per il secondo, come agape/caritas cristiana (cfr. Un sistema economico-finanziario: Tzedaqah!)!
*Comunque, per lei, il termine greco methorios, più degli altri, è fondamentale per la comprensione del fenomeno, insieme ad apoikia!
Marco, il nostro lavoro, partendo dal capitalismo oniade tramite tzedaqah e tarsha, in senso ellenistico come apoikia e methorios, rileva una precisa operazione di conquista commerciale-finanziaria, che si dilata, si allunga, si estende tanto, specie nel bacino del Mediterraneo, che appare come ingabbiato e posto sotto una ragnatela da un gigantesco ragno giudaico.
*Professore, in altre opere, ha parlato di monopolio ebraico in epoca giulio-claudia e ne ha celebrato l’epopea mercantilistica mediterranea!
Marco, ho rilevato il decuplicarsi del capitale ebraico da Giulio Cesare a Domizio Nerone, avendo visto la spinta universalistica commerciale finanziaria, destinata alla conquista del mondo conosciuto e perfino di quello classicamente ignoto, indiano-cinese, quasi fosse un avamposto della cultura militaristica romana!
*Cerchiamo, allora, professore, di spiegarci bene e di capire il fenomeno!
Proviamoci, Marco! Noi lo rileviamo nell’opera di Filone, soprattutto, nei Vangeli e nell’opera di Giuseppe Flavio e riteniamo che tale fenomeno abbia influenzato il cristianesimo, una setta giudaica che, con esso, è riuscito ad organizzarsi nel I secolo – accanto al giudaismo, inizialmente, da cui poi si separa – a creare un suo impero ecclesiale-commerciale-finanziario in tutto l’imperium romano, senza incorrere nella condanna giudaica e limitando i danni, pur essendo stato attaccato dalla burocrazia amministrativa imperiale nei vertici della gerarchia sacerdotale, troppo ricchi e potenti delle ecclesiai, dopo la Constitutio Antoniniana del 212 d.C., specie ad opera di Caracalla, che inizia la sua personale persecuzione dalla città di Alessandria, con la strage di 20.000 cittadini, a causa di futili motivi di critica alla persona dell’imperatore, megalomane imitatore di Alessandro Magno, impegnato già nella guerra parthica!
*Ne deriva che il giudaismo e il cristianesimo sono le fonti del capitalismo antico, connesso col sistema religioso e politico: mentre il primo, però, è cacciato dall’ecumene romano, in cui comunque mantiene, dopo il 135 d.C. un qualche rilievo secondario, il cristianesimo, invece, consolida la stessa base giudaica con l’elemento pagano attirato dalla struttura capitalistica dell’amministrazione commerciale.
Da questo benessere economico christiano deriva la sua potenza ideologica e teologale che giustifica il tokismos e la feneratio, come caritas, seguendo le linee che erano state della tradizione giudaica tubiate ed oniade.
*Gli oniadi con le rotte verso la Nubia e verso l’India, oltre a quella mediterranea, pontica, caspica ed atlantica e alla via terrestre della seta, attraverso l’impero parthico, avevano conseguito un potere economico finanziario immenso ed avevano colonizzato ogni parte del mondo anche religiosamente, mettendo depositi alimentari e facendone la distribuzione secondo regole conformi al monopolio finanziario e religioso mosaico!
L’applicazione differenziata dell’interesse, col tokos, ha una precisa normativa, che varia secondo il Deuteronomio sacerdotale, che era quello arcaico mosaico. I chahamim, interpreti della legge/torah, avevano discusso a lungo sulla liceità o meno di Tarsha!
*Cosa significa esattamente Tarsha?
Significa silenzioso ed indica un qualcosa di tacito, implicito che è sotteso, nelle transazioni o nei prestiti.
A noi sembra che il termine sia da leggere in connessione con la volontà ebraica di essere giusto. Infatti Deuteronomio 23, 20-21 dice: non farai a tuo fratello prestito ad interesse né i denaro né di viveri, né di qualunque cosa che si presta ad interesse. Allo straniero potrai prestare ad interesse, ma non a tuo fratello!
Gli oniadi, ellenisti, applicarono questo, dopo lungo studio del brano e dopo aver stabilito il valore del termine e la necessità di servirsi dello straniero e del fratello, contribulo, con due modularità diverse, secondo il precetto deuteronomico.
Infatti, verso il fratello bisogna fare atto di giustizia, carità come donazione a metà di patrimonio paterno in modo che il ricevente possa vivere bene come colui che presta, senza applicare interesse: solo così si aiuta e si sistema il fratello, secondo tzedaqah!
*È richiesto qualcosa a chi riceve il beneficio?
Certo, non deve rimanere nello stesso luogo, ma deve spostarsi lontano dalla sede del fratello: si richiede il sacrificio dell’allontanamento dalla sede di origine, per evitare la concorrenza fraterna anche se non è stabilita la distanza che deve esserci tra i due, che dipende anche dalla popolazione limitrofa.
*Avvenuta la separazione, in pieno accordo, dopo la divisione patrimoniale dell’oikos, degli addetti finanziari e dei commessi commerciali, vengono installati nella nuova colonia emporion e trapeza di tipo giudaico, che iniziano a funzionare allo stesso modo di quella centrale da cui in effetti ha ancora vincoli di una certa dipendenza nonostante la reale autonomia comunitaria, che dal momento del trasferimento ha un propria oikonomia. Ho capito bene?
Certo. Il beneficato fratello, inviato lontano dalla sede centrale, inizia l’attività propria, servendosi anche di mezzi di trasporto specie navali, anch’essi divisi a metà, con tutte le commesse e le marinerie, obbligati, però, ad operare altrove anche se è contemplato il reciproco aiuto con assistenza, in caso di pericolo
*Dunque, professore, il fratello, fornito di denaro, dato gratuitamente, si stanzia in altra località, pur mantenendo la connessione sempre con la sede centrale fraterna, da cui dipende, inizia il suo corso di faro, irradiando la sua azione bancaria emporistica e mercantile nella nuova zona con una propria applicazione di tarsha, stabilita coi clienti, in relazione ai frutti e agli interessi di interessi.
Tarsha così diventa una transazione, in cui l’interesse non è esplicitamente dichiarato in quanto la sovrattassa non è esplicita, seppure le parti tacitamente sappiano che ci sarà un pagamento extra per il credito concesso per il deposito e per ogni altra forma finanziaria. Insomma l’inviato/apostolos con il credito concesso, dopo aver piazzato banca, depositi, emporia, inizia la sua attività, servendosi anche di dettaglianti o di impiegati o operai, oltre che di professionisti trapezitai e di dioichetai. Soprattutto, è curato l’acquisto di merci, il cui costo è basso, in luoghi lontani, dove sono reperibili a buon mercato, poi, rivenduti altrove, fatto il trasporto, così da avere quasi il monopolio di quei prodotti, specie orientali, acquistati in Occidente, essendo l’unica fonte del commercio, in cui ha rilievo la figura del Methorios (cfr. Methorios).
*Su questo termine lei ha operato a lungo ed ha concluso che esso, come elemento al confine tra due stati, risulta il mediatore in quanto compra e vende avendo banco di cambio di moneta, stabilendone il giornaliero valore.
Marco, questo sistema comporta una grande ricchezza che si concretizza in poche persone, che formano un’oligarchia sacerdotale oniade commerciale, che, però, per la tzedaqah sa far partecipare anche altri, di norma parenti stretti, ora divenuti fiduciari di altre trapezai-banche e di altri emporia, di altri naukleroi/imprenditori navali per cui il mondo romano è in mano giudaico in epoca imperiale!
*In relazione ai trasporti e alle persone ingaggiate, ai trasportatori navali ed anche a quelli delle vie terrestri, fornitori di asini e cammelli, che, incentivati dal guadagno, chiedevano di diventare giudei e di sposare donne ebraiche accettando le condizioni della circoncisione (il vincolo sicuro di una fedeltà, non solo alla torah, ma anche al sistema bancario e commerciale!) si costituiva, quindi, una nuova comunità – ecclesia oniade, in terra straniera!
Marco. Dietro un’attività così complessa, chiaramente gravita un gran numero di uomini tutti rigorosamente giudei, che hanno il monopolio del commercio in ogni area del mondo conosciuta, quella dell’impero romano e parthico, ed anche sconosciuta perché sottoposta ad altri sovrani, ignoti, di India e di Seria, di isole oceaniche, mai viste e sentite.
*Il momento dell’epopea commerciale oniade è tempo di proselitismo intenso, che, però, è frenato da Claudio con La lettera agli alessandrini?
Molti pagani che aspirano a compartecipare agli utili e che si fanno circoncidere, ora ci ripensano, come ad esempio il figlio di Antioco di Commagene, destinato al matrimonio con una figlia di Giulio Erode Agrippa I – cfr. Filopappo -.
*Claudio, mettendo al bando il proselitismo giudaico, determina una crisi nel commercio giudaico, che per qualche anno ristagna, mentre gli oniadi cominciano ad essere soppiantati e sostituiti da capi delle chiese christiane, dipendenti da Antiochia, che ben conoscono lo stesso sistema operativo giudaico, fino ad occupare la stessa sede centrale di Alessandria, dove convivono pacificamente, prima, con i resti dirigenziali della famiglia oniade, per, infine, esautorarli con l’ecclesia dei seguaci del Christos? È così?
Marco, i christianoi di origine giudaica e quelli pagani noetici, timorati di Dio, incirconcisi, svolgono ora quella stessa attività di feneratio secondo i criteri oniadi di banca e di emporion, come ecclesia anche in Alessandria, dove gli eredi oniadi hanno perso valore per aver favorito gli aramaici nella guerra di Kitos e nella rivolta di Shimon bar Kokba, annientata da Adriano, e sono sorvegliati speciali dal governatore di Egitto, di nomina antonina.
*Professore, non è facile, comunque, dire quando finisce il capitalismo oniade ed inizia quello cristiano, neppure da lei?
Marco, dopo un periodo confuso, subito dopo Claudio, con Nerone e poi con Vespasiano, dopo la fine del Tempio quando c’è una ripresa del commercio pagano a seguito della crisi giudaica, dovuta alla guerra, si manifestano diversità di forme, che sembrano di matrice giudaico-cristiana, in quanto si procede, secondo l‘agaph, ma solo, sotto gli ultimi antonini e agli inizi della dinastia dei Severi, si può realmente parlare di una probabile egemonia christiana bancaria anche in Alessandria…