A Maria Lucia Albano e a suo padre Giovanni Albano, mio caro amico.
Oikoinomia ebraica alessandrina
Noi Cristiani, Marco, abbiamo radicato nella nostra mente l’idea di ordine e di armonia di un universo, come realtà esterna collettiva o quella di persona, perfetta – come mikrokosmos, al pari del makrokosmos – voluta da un Dio, padre onnipotente, provvidente.
E’ questa una concezione ebraico- christiana alessandrina (che è propria di una tradizione agricola arcaica, accadica ed egizia, semplificata nel mondo mediterraneo dal pitagorismo e dal platonismo) per cui una creatura, fiduciosa nel suo Creatore, si affida al suo Dio che, onnipotente e benefico, regola il flusso astrale e naturale, grandioso, ed anche il suo breve tragitto umano, la sua vita, il corso della sua storia, conformemente al suo imperscrutabile disegno segreto /oikonomia tou theou.
Il sintagma oikonomia tou theou diventa una base religiosa per un sacerdozio sia pagano che ebraico-christianos in epoca cesariana e poi augustea, e sottende una organizzazione, politica ed economica ellenistica, connessa con le strutture tolemaiche della cultura alessandrina, di cui sono espressioni gli oniadi, la stirpe sacerdotale di Onia III e della sua discendenza sommo sacerdotale gerosolomitana, insediata ad Alessandria dal 146 a. C. con un un tipico politeuma- costituzione, riconosciuto dai Lagidi.
Per capirmi, Marco, devi seguire il mio ragionamento che si basa sul genitivo soggettivo di tou theou del sintagma h tou theou oikonomia che vale cioè O theos oikonomei/oikonomos estin.
Noi, Marco, dobbiamo operare su Dio oikonomos, se vogliamo capire il valore del sintagma ebraico prima in epoca Giulio-claudia e flavia e poi cristiana in età antonina e severiana nella sua applicazione iniziale oniade!. Non ti sto a ripetere quanto detto e scritto sul dioikeths alessandrino e sull’alabarca (cfr. Alabarca) e tanto meno sul sistema economico (di cui tratto in Caligola il sublime, in L’ eterno e il regno – II capitolo- e in tanti articoli sull’Ellenismo e sul Pathr).
Professore, può procedere, seguo bene.
Dunque, Marco, il sintagma vale economia divina in quanto tou Theou è genitivo soggettivo perché o Theos è colui che regola l’oikos familiare, il patrimonio universale, cioè natura e storia delle creature, in quanto è il kosmopoiios, colui che ha creato il sistema Kosmos, lasciando parziale indipendenza ed autonomia all‘anthropos, cfr. De hominis dignitate di Giovanni Pico della Mirandola (24 febbraio 1463 – 17 novembre 1494)- .
Il theos come pathr euergeths, fonte di bene, ha un suo piano, non leggibile dall’uomo, che pur è creatura privilegiata, eletta rispetto agli altri esseri viventi senzienti e muti, vegetali ed inanimati ed ha fatto un patto di alleanza con un genos sacerdotale, a cui impone fedeltà di comportamento, che deve essere espressione di obbedienza illimitata, connessa con amore e timore, e vive nel Tempio di Gerusalemme, avendo al suo servizio 22.000 uomini, divisi in 24 casate.
Da qui, Marco, l’idea di un Dio che ha costruito il mondo per l’uomo e lo sostiene e ne fa la storia secondo la sua conduzione, pianificata sulle collettività, sui singoli, in una tensione paterna verso i singoli, verso il gruppo, secondo una visione di funzionalità makrokosmica ed una mikrokosmica.
E’ la visione platonico – ellenistica poi neoplatonica ed infine sarà idealistica, romantica, connessa col classicismo letterario, che dà una concezione di ordine e di armonia non solo universale, naturale, ma anche anthropica privata e soggettiva, secondo schemi religiosi cristiani, in cui l ‘uomo con la fede vive in Dio, seguendolo perfino nel farsi della storia, da lui imposta, in quanto elemento composto quasi fosse un bambino nell’utero materno di una natura generante divina.
E’ un’idea perfetta, espressa da mens sacerdotale, già all’epoca di Ezra, applicata in vari momenti, ebraicamente, e poi rivista dai christianoi didaskaloi alessandrini e dai cappadoci orientali, di nuovo selezionata in Occidente sulla base del sistema di pensiero di Agostino ed applicata, in epoca barbarica, da Cassiodoro, dal venerabile Beda e dai monasteri benedettini, eredi del sistema agricolo di villae romane prima e poi, in epoca carolina, da Alcuino e dai tanti abati palatini (Novalesa, Farfa, Bobbio),ripresa alla fine del Quattrocento dall’ accademia ficiniana…
Marco, per secoli l’idea dell’oikonomia di Dio si fissa nelle menti di popolazioni sia orientali che occidentali, anche se le prime ancora sotto il legittimo Basileus bizantino e le seconde sotto un illegittimo potere barbarico, dominato da un’ Ecclesia romana – che si consolida a scapito di quella costantinopolitana dominata dal sovrano, incapace di mantenere saldo l’imperium sull’Esarcato e sui domini italici – che si fonde con quello pure illegittimo di Potestas carolina, in una usurpazione del nomen romanum!.
Sotto questa etichetta, i sistemi religiosi e politici occidentali, convinti di avere la stesso funzione ebraica, grazie alla sede romana, del Tempio gerosolomitano, sviluppano una comunicazione diretta tra Theos ed anthropos, tra creatore e creatura, per cui possiamo dire cristianamente che ci si conforma alla volontà divina, accettando il destino umano in una fiducia nella oikonomia /economia del Creatore, padre ed onnipotente.
Professore, lei ha dato il titolo all’articolo di Tzedaqah ,che per quanto ne so io, significa comportarsi da Tzadik, da giusto, di un uomo che applica sulla terra la giustizia, che cioè sa vivere giustamente tra terra e cielo, amando il prossimo, per cui opera, e temendo e amando il theos, di cui asseconda l’oikonomia divina, secondo giustizia-dikh. Perciò chiedo – se ho capito bene!- come può cucirsi l’idea di giustizia con l‘oikonomia divina?
Marco, molte volte ho spiegato che essere giusti significa in Iudaea al tempo di Cristo, donare, dare cioè metà del suo patrimonio al fratello!.
Ho mostrato il sistema trapezitario-bancario, come centrale in questa visione economica ebraica e l’ho puntualizzato poi con Il politico o Giuseppe: forse qualcosa ti è sfuggito, anche se vedo la tua completa generale visione del problema.
Ho letto attentamente quanto ha scritto ed ho capito che quando la Trapeza è stracolma (talenti, mine, dracme ) deve sdoppiarsi e il trapezita, detentore del banco/ trapeza madre alessandrina, deve inviare un gruppo con un fiduciario in modo da stabilirsi in altra località con una metà del fondo bancario, trasferendo lì la metà della moneta liquida, scortata da milites armati o su navi.
Bene Marco! E sai pure che quanto resta cioè la metà col surplus resta in sede!
Dunque, la trapeza madre lascia tutta l’amministrazione dioikhsis ad un altro che come Dioikeths-amministratore opera in modo autonomo applicando tassi in relazione alla situazione commerciale, in cui si trova la nuova sede e crea una colonia ebraica, che vive separata dagli altri, pagani, secondo un proprio sistema di vita, garantito dalle autorità locali, secondo editti non solo lagidi ma anche dell’imperium romano.
Filone e Flavio nelle loro opere evidenziano la stretta connessione col potere romano delle trapezai ebraiche, che si decuplicano nel periodo giulio-claudio, nonostante un episodio persecutorio di Caligola (cfr. In Flaccum).
Filone, il filosofo neoplatonico, fratello dell’ alabarca, avendo grande competenza commerciale ed economica, sembra indicare una precisa direzione non solo emporica, specie nelle città con porto, ma anche nell’entroterra sia africano che asiatico, mostrando una rete di uomini, che operano, come impiegati nel lavoro bancario ( Cfr. Alabarca)
Filone parla di oikonomia giudaica continuamente nella sua opera ed anticipa Paolo, Apollo, Plotino, Clemente ed Origene…
Oikonomia deriva da Oikonomeoo amministro la casa in quanto ho diritto secondo una consuetudine patriarcale di guida del clan familiare e del patrimonio/oikos (cfr Economico di Senofonte).
Si tratta, quindi, di un’ azione di un pathr, che amministra l’oikos familiare e che regola in quanto legifera, avendo diritto poiché padrone assoluto come il theos creatore della phusis natura e delle sue creature.
Al termine oikonomia, che vale nomos oikou cioè la legge dell’oikos del patrimonio familiare, cioè legge del padre, Filone – che ha impero economico familiare in Alessandria coi fratelli, da oltre un secolo, basato sul plerooma / quello che si riempie di qualcosa, sulla pienezza di denaro che avanza e trabocca- ha necessità di smistare, di dividere, creare filiali, succursali e di dipanare la rete trapezitaria in tutta l’ oikoumenh, mediante una schiera di agenti commerciali, di addetti al cambio di valuta, methorioi, guidati da un membro della famiglia oniade, che fa da congiunzione con la casa madre e che tiene costantemente i rapporti, nonostante le distanze e l’autonomia della cellula, capace di generare col tokos /interesse, a sua volta, surplus.
C’è uno smisurato sistema bancario, i cui vertici sono legati con i governatori provinciali dell’impero romano e con la corte imperiale giulio-claudia in quanto solo tutti iulioi /iulii, familiares dei Cesari, degli imperatori, liberti che portano il nomen/onoma di Iulios/Iulius!
Anzi l ‘alabarca è epitropos / epimeleths/ therapeuoon /Curator della domus di Antonia Minor, nonna di Caligola, che è in concorrenza con quella della suocera Giulia Livia e di Tiberio, legata ad Argentarii e nummularii latini!
Il sistema finanziario-commerciale-economico è così complesso tanto che invade progressivamente il mondo romano e quello parthico, raggiungendo anche il mondo barbarico germanico, lungo la via danubiana e il Ponto Cimmerico e giunge fino a colonizzare l’India, l’isole indiane, l’Indonesia e perfino la Seria/ Cina.
Ad un tale colosso economico conviene una decentrazione, nonostante la centralità alessandrina: gruppi di addetti ai banchi, emporoi, naucleroi, agenti di cambi girano da una regione ad un’altra e tengono bassi i tassi, formano un esercito di operatori commerciali, che, in concorrenza coi pubblicani romano-latini , hanno il monopolio dei trasporti e delle merci da esportare, imponendo il cambio delle monete a loro esclusivo vantaggio, sempre tesi ad una moltiplicazione delle trapezai, specie nel Mediterraneo (cfr. Methorios).
Professore, ho capito che, secondo lei, l‘oikonomia ebraica è una catena di S. Antonio che autorizza ogni dioicheths a svolgere una propria libera azione a seconda della propria funzione e professionalità, a seconda anche della distanza da Leontopoli, sede templare dell‘alabarca, che guida da Alessandria, sede della banca centrale insieme ai funzionari templari.
E risulta anche una ragnatela di trapeziti e di emporoi che dominano ogni settore della vita romana, soffocando il commercio greco e quello romano-italico- gallico!
Più c’è diffusione delle sedi in regioni lontane e più cresce l’economia ebraica, basata sul fare un atto di Giustizia per il fratello!.
Professore, vanno di pari passo proselitismo, economia giudaica e distribuzione della ricchezza?
Certo.
La colonizzazione ebraica sottende, perciò, un arricchimento per la regione con trapezai giudaiche non solo per i giudei, ma anche per i pagani, specie se chiedono di essere circoncisi?
E’ così la ricchezza si ridistribuisce tra i pagani circoncisi che diventano elementi attivi nella conduzione di un magazzino/emporion, di un arsenale navale, di un’attività commerciale, connessa con la trapeza giudaica.
C’è una ricaduta positiva sul territorio in cui c’è apoikia?
Sicuro, Marco.
Il giudeo non è allora, separato dagli altri, farisaicamente, ma partecipa con i pagani, timorati di Dio, all’attività commerciale e dà al nuovo fratello la stessa possibilità economica, che concede al contribulo.
L’ebreo non può fare la caritas christiana, che risulta elemosina, deve invece, dividere il suo oikos, per essere veramente fratello e tzadik!
Dunque, Marco, la bontà paterna, che è fonte del dare, sottende tzedaqah, cioè agaph, che risulta in Oriente, fonte amorosa e ha connotazioni figurali paterne, mentre in Occidente diventa caritas di stampo paolino.
Ho cercato di far comprendere ai profani nello studio su Giuseppe o il politico, l’oikonomia ebraica, ma invano: mi sembra che solo un accademico, uno studioso di Paderborn, abbia capito qualcosa!.
Ora, dopo molti anni, ci riprovo cercando col tuo aiuto di dare indicazioni migliori in modo da mostrare l’epopea commerciale e mercantilistica dei giudei in epoca romana, da fare vedere le connessioni religiose economiche, e sociali e politiche così da rilevare le strutture oniadi, ancora oggi presenti nella Chiesa Romana.
Tzedaqah ebraica, Marco, funziona dall’epoca babilonese ed è un sistema economico templare che fa la differenza tra le economie templari achemenidi, prima, e greco- romane poi, con il trasferimento dell‘oikos del Tempio, che diventa anche una scissione religiosa con una forma ereticale, quando Onia IV chiede asilo ai Lagidi, ed ottenutolo, ha la possibilità di creare il Tempio di Leontopoli, che concorre per la riscossione della doppia dracma con quello gerosolomitano.
Marco, ti è chiara, dunque, la mia lettura di Tzedaqah?
Certo, professore: l’essere figlio di Padre, comporta fratellanza e comune sistema di vita, in quanto l’azione del padre, che amministra, è benevola in modo eguale verso i propri figli, anche se il cleronomos -eredità è del figlio primogenito!.
Il padre è colmo di amore come anche il primogenito verso i fratelli nella suddivisione dei beni familiari, sufficienti a vivere dignitosamente, se spartiti equamente!.
Mi sembra che hai capito, Marco, ma non so se ti è chiaro il fatto che la possibilità di equa ripartizione dei beni è in rapporto al plhrooma, alla fonte di bene iniziale.
Ho capito bene, professore: Dio padre, essendo colmo, trabocca in quanto sorgente e genera altri se stesso in una continua emanazione: l’applicazione mercantilistica e trapezitaria ne è un chiaro esempio come quella plotinica e gnostica!.
Tu fai di me, caro Marco, un uomo felice perché ormai disperavo di riuscire a far capire il mio pensiero!
Un Theos plhrooma- fonte in effusione e traboccamento, nella sua emanazione continuata, crea la varietà delle forme di vita, comprese quelle intermedie ed è in relazione più o meno diretta ai figli, vincolati dall’oikos comune…
Professore, a questo punto, non so più valutare l’apporto culturale di Amartya Sen, premio Nobel nel 1998, che, a mio parere, aveva indicato nuove forme di distribuzione economica, auspicandosi una revisione economica su differenti basi.
E, perciò, le chiedo: ha qualcosa di ebraico la sua impostazione economica?.
Non posso valutare, non avendo competenza tecnica, settoriale, anche se stimo moltissimo l’opera di un grande studioso, figlio e nipote di uomini di Cultura Sanscrita, gran lavoratore ed abile nelle teorie commerciali, aperto ad una comunicazione plurima, pur privilegiando quella ebraica!.
Tu, ingegnere, meglio di me, potresti arrivare ad una conclusione pertinente su Amartya Sen, i cui tre matrimoni sono stati importanti al fine della sua carriera accademica: il secondo matrimonio nel 1971 con Eva Colorni, compagna amata e fedele per un ventennio e il terzo, quello con Emma Giorgina Rothschild, sposata nel 1993, potrebbero aver indirizzato il suo corso di studio in una lettura comunistica dell’economia secondo parametri giudaici, senza, comunque, intaccare la sua originale ricerca…
Neanche io, da ingegnere, posso dire qualcosa di preciso su una ricerca, capitalistica, globalizzata, così originale come quella di Amartya Sen!.