La libertà, vera, asciuga ogni lacrima dagli occhi
Ho riletto gli articoli di Maria Elisa Redaelli circa la mia opera, e su specifici temi, De Ioseph di Filone Alessandrino (Il politico o Giuseppe), Caligola il sublime e L’eterno e il regno.
O sono campi difficili, filosofici e storici, o materia poetica e romanzesca, lei sa dominare ogni cosa, sa dipanare la matassa ed operare criticamente avendo metodo e una composita cultura.
Sono rimasto stupito e sorpreso per la profondità di pensiero, per la capacità di giudizio e per l’eleganza stilistica. Senza dubbio Maria Elisa Redaelli è la mia migliore critica!
E’ una vera professoressa di Storia e Filosofia, una docente eccellente. E’ moglie eccezionale che ha curato il marito, il pediatra Benito Luzi, con amore e dedizione suprema fino alla morte. E’una madre sensibile ed aperta, capace di reprimere le ansie materne e i sentimenti personali per dare ampia libertà ai propri figli, al fine di una completa loro maturazione. E’una donna nobile per altezza di ingegno, per abilità tecnica linguistica, per bonomia naturale.
La ringrazio per la sua amicizia: doverosi sono gli omaggi alla sua personalità di ricercatrice, di critica e di linguista.
Su De Ioseph ha sintetizzato così il suo pensiero sull’opera filoniana e sul commentatore:
Impresa veramente grandiosa e necessaria al nostro sapere europeo, quella del professor Filipponi.
Si comprende, così, come il teologo Filone sopravanzi il filosofo e concili il pensatore con l’uomo che, nella realtà, sa giostrare fra politica ed economia, ma anche come il teologo, in senso giudaico, insegni un cammino, un metodo mistico, che ha le sue basi in Abramo e Mosè ed in una vita modello di perfezione.
Mosaicismo che appare costantemente nelle sue molteplici opere…
Dopo la parte dedicata al libro su Giuseppe, figlio di Giacobbe … l’autore conclude la sua ponderosa fatica con un commento al Perì Joseph che è un vero e proprio trattato di filosofia e di teologia, concludendo in modo agile ed assai accattivante con una riflessione sul senso pedagogico che, da sempre, il pensiero giudaico tradizionale riconosce a tutti coloro che sanno studiare e commentare i sacri libri.
Su L’eterno e il regno la Redaelli rileva – dopo una breve storia del Romanzo storico, e cenni sulle due figure principali di Gesù Barnasha e su Giulio Erode Agrippa, sulle notizie inedite e sui linguaggi diversi- lo studio dell’autore sulle costruzioni di Erode Antipa e di Filippo:
…In tale modo, ogni lettore, oltre ad acquisire notizie inedite e linguaggi diversi, latino, greco, aramaico ecc. può districare la propria attenzione seguendo le vie reali della struttura letteraria, che è costruita con precisione puntuale e rigore compositivo. I protagonisti spaziano tra i luoghi ben collocati geograficamente sicché colui che legge, accompagna con l’occhio della mente non solo i loro spostamenti, ma quasi, pare di entrare, nel procedere, per le vie, per i cardi romani, o per stradine antiche ed entrare negli edifici. E’ esemplare la ricostruzione di Cafarnao. In un contesto archeologico riprendono vita i selciati, emerge la compattazione delle strutture, gli usi degli spazi nelle varie parti della casa, gestiti con la finalità di bellezza e fruizione d’insieme. Ciò appare efficacemente anche nella costruzione di Damash …Le costruzioni sono i significativi indizi di un’abilità teatrale sia per gli attori che per i veri protagonisti. Gli spazi effondono la propria corporeità, assieme al piacere della varietà degli incontri e della assoluta compresenza dei personaggi naturali, nonché delle visioni della vita quotidiana sia degli aristocratici che degli umili, i quali trovano anch’ essi angoli ove svolgere i loro ruoli dai più grandi ai più piccoli. Belle, affascinanti, attraenti, strabilianti le ville in cui essi abitano: così con acume estetico l’autore comunica i loro fini, quali stupire, esercitare il potere, attrarre e convivere. La convivenza, infatti, esercita una larga presa sugli animi. Vi si annidano i ricordi, gli amori, i legami, i tormenti (vedasi il capitolo di L’ alabarca e i suoi ospiti …
La sua conclusione circa l’importanza del denaro nella casa dell’alabarca di Egitto, sacerdote ed etnarca giudaico, in epoca tiberiana è la seguente :
L’aspetto dell’importanza del denaro, dell’uso che ne viene fatto, del come procurarselo e del come impiegarlo suscita ammirazione per come esso sia stato studiato e reso autenticamente.Non c’è nulla in questa opera scritta che sia stato utilizzato fuori uso o travisato.
La critica è stata abile nel rilevare la figura umana del Christos, anche se non ha seguito il protagonista come tekton/kain e come Maran eletto dagli aramaici e dagli esseni in epoca tiberiana (cfr. Il Gesù Christos www.angelofilipponi.com )
Su Caligola il sublime la Redaelli ha ben individuato la methodos dello scrittore e rilevato il merito di aver scoperto un altro Caligola e di averne colto la sublimità di mente, la grandezza delle riforme politiche, compresa la divinizzazione, rispetto agli altri imperatori della domus giulio-claudia:
L’indagine storica del prof. Angelo Filipponi sul personaggio di Caligola ha più di un merito.
Anzitutto il professore fornisce al lettore, chiunque egli sia e qualunque sia la sua preparazione culturale, una metodologia di indagine, che è raro reperire nei testi di critica e di analisi storica.
Filipponi si avvale di un metodo cadenzato e raccoglie ogni sorta di eventi, collocati in ordine cronologico, in modo conseguenziale, per cui non solo il lettore acquisisce il quadro storico inconfutabile degli avvenimenti, ma inizia anche a vederne la esatta collocazione fattuale.
Inoltre il lettore apprende ad allargare ogni analisi agli accadimenti, agli ambienti in cui essi si svolgono, alle persone, agli eventi storici capaci di influire sul corso della ricerca. La lettura accurata e costante dei fatti, inoltre, si giova del supporto degli storici dell’epoca, ne vaglia la obiettività e pone le basi per gli esatti approfondimenti delle critiche che si sono riscontrate nei secoli, infine rende ragione solo a quelle scritture che sono del tutto plausibili.
L’autore insegna così al lettore ad aprirsi a plurimi orizzonti, i quali, sistematicamente riferiti, abituano al gioco dell’ incastro degli avvenimenti e dei ruoli, come per abilitarlo al lavoro, facendolo partecipe, tanto da inserirlo nei fatti e fargli, quasi, rivivere le varie vicende. Riesce così che i primi paragrafi del libro preparino il reticolo dei futuri eventi quasi che lo ineluttabile decorso storico di Caligola sia stato già intessuto e basti, solo, dare l’avvio affinché tutte le vicende prendano corpo e diventino esse stesse le protagoniste
La Redaelli ha compreso la grandezza di Caligola il sublime e lo dimostra addentrandosi nell’esame tecnico della Neoteropoiia, (opera di un giovane rivoluzionario, innovatore), e dell‘ Ektheosis, (un progressivo processo di indiamento, utile ai fini della monarchia assoluta, progettato e pianificato per l’anno 40 per l’assimilazione con Zeus dell’imperatore, nomos empsuchos ) e così si esprime:
Caligola fu Il sublime perché fu imperatore e Dio, signore del destino di Roma e suo mentore: egli fu grande uomo di cultura vasta e solida, artista multiforme e geniale, erede della magnificenza di Cesare, di Augusto, Germanico e di Druso suo nonno, legato tuttavia al passato di Roma, senza condividerne i limiti.
Ed infine la professoressa valuta il lavoro critico del collega e la lettura storica fatta su una base classica etimologico-filologica:
Il lavoro critico del Filipponi, ricco e ponderoso, è scritto in lingua concisa essenziale, scorrevole, tipica della concinnitas latina.
L’interpretazione etimologica e filologica delle varie attribuzioni, date all’ augusto imperatore, costituiscono la vera ricchezza di questa opera storica dell’autore che esplica le verità storiche, basandosi anche sul significato delle argomentazioni linguistiche e sulla presentazione dei fatti che costituiscono un affresco completo ed indimenticabile degli ambienti, dei personaggi e della vita multiforme che si svolgeva sotto il potere di Roma.
Grazie di cuore, Maria Elisa.