*Monogenhs/ unigenito, collegato a Patros (del padre) nel Prologo giovanneo (14 e 18), è termine noto nella cultura classica ed ellenistica?
Marco è termine ricorrente in Filone alessandrino , che lo usa sempre riferendosi all’universo, in relazione a Platone e ad Aristotele e agli stoici.
Nel secondo secolo d. C., invece monogenhs, ha valore gnostico ed è in relazione ad una letteratura visionaria, apocalittica, epifanica, irrazionalistica giovannea, del Trito Giovanni – cfr. Io sono la via, la verità, la vita, Giovanni,14,6 in www.angelofilipponi.com -.
Lo pseudo -Giovanni, infatti, riprende, intorno al 139 d.C., un inno preesistente probabilmente gnostico, in cui si parla di Christos /Dio – inteso come logos mediatore della creazione e principio di vita/zooh, venuto sulla terra solo per dare la propria vita – e si dice 1,14: si fece carne e dimorò fra noi / abbiamo visto la sua gloria/ gloria come di unigenito dal padre/ pieno di grazia e di verità /Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν, καὶ ἐθεασάμεθα τὴν δόξαν αὐτοῦ, δόξαν ὡς μονογενοῦς παρὰ πατρός, πλήρης χάριτος καὶ ἀληθείας.·
*Professore nel testo giovanneo c’è, però, un’ aggiunta posteriore in cui si dice θεὸν οὐδεὶς ἑώρακεν πώποτε· ⸂μονογενὴς θεὸς⸃ ὁ ὢν εἰς τὸν κόλπον τοῦ πατρὸς ἐκεῖνος ἐξηγήσατο/Dio, nessuno lo ha mai visto!/ l’unigenito Dio, che è nel seno del padre /egli lo ha rivelato.
Marco, La sua funzione, non essendo stata intesa realmente, ma interpretata e fraintesa in quanto alcuni lo accettavano ed altri lo respingevano, pur essendo fonte di vita, rivelazione e grazia, è quella di logos, ma anche di kosmos, come To pan (o To olon/ Universo).
Di questa funzione veniva fatta la celebrazione nel nome dell’unigenito del padre, nel cui seno il logos era.
Questo pensiero, insito nell’inno preesistente, veniva congiunto con la testimonianza di Giovanni il battista. Infatti vi sono intercalati due brani, in cui l’evangelista (O chi per lui, il Tritogiovanni?!) mostra la funzione di testimone del Battista , non più dell’avvento del Messia, ma di quello del Verbo-logos.
Non è difficile comprendere che nel prologo giovanneo c’è il passaggio da una dottrina ad un’altra, a seguito della fine dei sogni messianici, naufragati con la sconfitta di Shimon Bar Kokba e con la distruzione di Gerusalemme, con la Galuth ebraica.
*Professore, il cristianesimo, fino ad allora, ancora connesso, seppure debolmente, in alcune zone, col giudaismo, ora cerca definitivamente una propria via-odos nel Logos, in Christos Logos, in cui sopravvive il Messia in senso spirituale, pneumatikos!?.
Marco, è questa una linea irrazionalistica, molto sfruttata da un sistema platoneggiante, che tende ad una metafisica, intesa non più in senso theologikos/ spirituale, ma, come superamento dei nomoi phusikoi, volta alla ricerca di una nuova metretica, lontano dalla realtà della misurazione normale, basata sul numero e sulla figura geometrica, in una via ultraterrena, in una dimensione microbiologica, in cui le leggi non sono simili a quelle delle vita vita animale, apparente!.
Si fa una lettura specifica, in un esame di ogni vita associativa minima (quella di termiti, formiche ed api) e si rivela un sistema non umano, ma mortale di un superorganismo!.
Specie i neoplatonici sembrano anticipare concezioni ardite microbiologiche, come se fossero intraviste, nella vita superorganizzata delle societates di microinsetti o di animaletti, appena percepibili, cioè di piccolissimi elementi quasi non percepibili, non ben misurabili ad occhio nudo, tanto da ritenerli fenomeni di un sistema diverso dalla norma.
Per contrasto, gli speculatori filosofici arrivano ad ipotizzare stesse regole nel superorganismo celeste, dimora di un theos costruttore, da cui iniziano a rilevare anche involontariamente i processi fisici, microbiologici e stellari, oltre a quelli “pensabili” sottomarini, in un’ intuizione cellulare e microcellulare.
Il theos nascosto nella natura, in qualsiasi dimensione sia, è visto come animatore del tutto, anche se si rileva che la struttura microbiologica, nella sua infinita complessità di elementi (che hanno funzioni diverse, a seconda del compito svolto e dei fini per cui operano nel lavoro associato) sfugga ad una possibile sistemazione, in relazione alla presenza di forze esterne, di un organizzatore, seppure divino.
*Dunque, professore, ogni cellula ha in in se stessa il suo telos/fine con un processo vitalistico autonomo, che si riproduce in altre forme?.
Non so. Marco. Comunque, il mondo antico classico del II secolo, pur derivando da formule filoniane, sembra cercare un’altra metretica, un altro sistema di relazione e di valutazione, in tutto ciò che è piccolissimo e sembra ipotizzare una stessa vita non solo nei sistemi cellulari microbiologici sia dell’aria che dei corpi piccolissimi, composti, ma anche nelle armonie spaziali e siderali.
La speculazione ellenistica, coeva, stoica, medioplatonica, chiara in Plutarco e manifesta in Luciano di Samosata, mostra che il termine monogenhs è tipico per indicare l’universo, che è figlio di Dio, in cui viventi esseri sono le stelle e gli spiriti stessi, manifestazione della luce cosmica.
Essendo incapaci di misurazione effettiva, i filosofi ipotizzano armonie astrali e creano il modello paradisiaco celeste con la presenza divina, già conosciuta in epoca sumerico-accadica, assiro-persiana, da cui si rileva la differenza di cieli /oi ouranoi e di cielo/o ouranos nel mondo giudaico: Oi ouranoi/ i cieli sede di Dio Shaddai/l’altissimo, sono, infatti, altra cosa rispetto ad o ouranos, che è la rakiqa /il firmamento visibile e naturale, come sfera che circonda il mondo terreno, soggetto alle leggi fisiche, diversamente da quello uranico al plurale, che ha leggi/nomoi proprie.
Ora Filone in Vita di Mosé III, 68- 69 (II 134.135), parlando dell’entrata nel tempio del sommo sacerdote, vestito del logeion e dell’ efod per offrire sacrifici e pregare con i simboli dell’universo, tanto da far entrare con lui nel santuario il Kosmos stesso, afferma: anagkaion gar hn ton ieromenon too tou kosmou patri paraklhtoo khresthai teleiotatooi thn arethn uiooi pros te amnhstian amarthmatoon kai khorhgian aphthoonatatoon agathoon/ era infatti, necessario che chi è consacrato al padre del Kosmos, si servisse del figlio come patrono, perfetto nella virtù per l’amneestia /per il perdono totale dei peccati e per l’accaparramento dei più abbondanti beni.
Ed aggiunge che, visto che non è possibile imitare il padre creatore, si cerchi almeno di imitare l’universo (di cui il sommo sacerdote porta i segni scolpiti nel suo abito), essendo lui in questo modo, una copia, in piccolo, del Kosmos stesso (brachus kosmos eivai).
*Spiegare quanto pensa Filone non è semplice per nessuno! io sono in difficoltà anche se comprendo il valore diverso di i cieli e di il cielo. Comunque, il kosmos umano, animale e vegetale è un musterion come quello divino, quindi, ineffabile: oggi noi con la scienza sperimentale potremmo chiarire a Filone come ogni essere vivente sulla terra è in un certo senso imparentato e che il segreto della vita, biologicamente parlando, è eguale per tutti quelli che vivono in uno stesso ambiente e sistema, che cioè ognuno o infinitesimale insetto visibile o formica o uomo e albero, o qualsiasi materiale ha in sé diecine di miliardi cellule che hanno istruzioni diverse a seconda della posizione in cui sono, in modo da nascere, crescere e riprodursi ( e apparentemente morire) senza intermediari esterni, in quanto dotato di un orologio proprio, che scatta al momento opportuno infallibilmente. Noi oggi parliamo di DNA composto da soli 4 caratteri- A, G, C, e T , che creano un testo unitario lineare leggibile, in cui ogni elemento ha un patrimonio genetico suo irripetibile, tipico, per cui può vivere riprodursi e completare ogni fase del suo ciclo, mediane processi automatico, non psichici, ma elettro-chimici …
Noi oggi sappiamo leggere (ancora puerilmente -meglio dire infantilmente -) i nostri codici genetici, ma quando avremo letto da adulti, il testo non solo degli individui ma anche del macrokosmos, la realtà non sarà più quel fenomeno fisico della nostra tradizione e noi saremo divini senza il bisogno di una presenza divina ed allora le locuzioni essere a somiglianza di Dio o essere figlio di Dio e perfino Gesù figlio di Dio, saranno solo metafore vecchie di un testo umano storico di età antiche!
Marco, io, profano, ti ringrazio. Forse ho capito, grazie alla tua scientifica spiegazione, qualcosa del pensiero medio platonico.
*Professore, Noi non siamo in grado, oggi, di dire qualcosa di positivo e se Filone è un ciarlatano, nel suo tempo.
Filone! Sappi che Filone, che parla di natura come figlio unigenito di Dio, eguale a se stesso, è considerato un profeta/nabi.
*Professore, la natura se vogliamo chiamarla Dio, chiamiamola Dio, ma non dobbiamo pensare ad un Dio in natura, immanente, ma neppure ad una singolarità personale e ad un’anima o ad un’autenticità dell’io, secondo la concezione platonico-filoniana!
Io ho poca competenza scientifica, comunque, ritengo che Heinstein quando disse non credo che Dio giochi a dadi, non abbia pensato ad un Dio, il cui figlio unigenito fosse Logos, poihths...ma kosmos , perché so che leggeva Moralia di Plutarco cfr. Plutarco, Tutti i Moralia , Bompiani, 2017.
*Per lei, dunque, monogenhs ha valore plutarchiano, come per lo scienziato?
In Opinioni dei filosofi sulla natura, Plutarco dice cosa è la natura, come si è formato il mondo, discutendo se l’uno sia il tutto e chi sia Dio. Marco, cerchiamo di seguirlo e di vedere la sua angolazione in relazione alla sua formazione di ierofante e di procurator augusti, che comporta una precisa azione sui neookoroi.
*Mi dica allora? io ascolto?
Marco, Plutarco riporta, parlando della fisica, le affermazioni degli stoici, che dicono che la sapienza/sophia è conoscenza delle cose divine ed umane mentre la filosofia è esercizio/askhsis dell’ arte appropriata ad essa. e che la virtù è la più alta tra le suddette arti e che tra le virtù le più nobili sono tre: naturale/phusikh, morale/ hthikh, logikh discorsi. Da qui la fisica che fa ricerca circa il mondo peri kosmou e su ciò che si trova nel mondo, da qui l’etica, che studia la vita dell’uomo e la logica, che studia i discorsi.
*Professore, ma questi non sono in controversia con Aristotele e Teofrasto?
Certo. I peripatetici ritengono necessario che l’uomo perfetto/ o teleios anhr contempli, in quanto theoretikos, le cose che sono e faccia quel che deve, essendo praptikos!.
*Sorge, quindi,la divisione in due vie /odoi per due tipologie di uomini, quella teoretica che indaga sulla natura del sole come essere vivente e sul mondo infinito /komos apeiros e quella praptica che indaga su come condurre la vita reale, come educare i figli , come esercitare i comando come legiferare allo scopo di un concreto agire.
Bravo, Marco dopo aver precisato il concetto di natura e rilevata la differenza fra principio/archh ed elementi stoicheia (gh, udoor, ahr e pur), fattane specifica spiegazione, viene mostrata la formazione del mondo secondo una configurazione curva /perikeklasmenooi schhmati, a seguito di una osservazione tecnica di un moto accidentale, senza intervento esterno e senza interruzione ad altissima velocità, nello stesso luogo, tanto da arrivare a propendere se l’uno sia il tutto , cioè che to somatikon sia un solo mondo /eis kosmos!
*Da qui per gli uomini, professore, viene l’idea di Dio?
Marco, ricordati che io non sono dogmatico e che sta parlando Plutarco, un ierofante, che segue la spiegazione stoica dell’essenza divina /thn tou theiou ousian. Sembra che gli uomini abbiano la nozione di Dio dalla bellezza del visibile, convinti che l’ente supremo sia soffio dotato di intelligenza e di fuoco,/pneuma noeron kai puroodes, privo di figura, capace, comunque, di trasformarsi in ciò che vuole e rendersi simile a tutto.
*Professore, dalla bellezza dello splendore del cielo stellato derivano il mondo visto come colore, grandezza, varietà degli astri e sfericità, ll valore del cielo, connesso con l’ornamento del tempo
Marco chi ha trasmesso il culto degli Dei ricorre a tre tipi di esposizione: il primo è basato sulla natura, il secondo sul mito e il terzo sulla testimonianza di usi e costumi/prooton men tou phusikou, deuteron de tou mutikou, triton de tou thn marturian ek toon nomoon eilhphotos. Plutarco indica, allora, i filosofi come maestri del primo, i poeti del secondo, del terzo, invece, le costituzioni delle città stesse , dopo aver mostrato la suddivisione della dottrina divina in sette parti.
In sette parti?!
Si Marco. Inizia con la prima sui fenomeni del cielo e la loro armonia sull’alternanza di notte e giorno, di inverno ed estate, del sorgere e tramontare del sole, sui prodotti della terra per cui il cielo è padre e la terra è madre e quindi guardando gli astri, li chiamano Dei, vedendone il perpetuo movimento, distinguendo poi, in secondo e terzo luogo le divinità dannose da quelle utili. Nella quarta e quinta categoria vengono distinte, invece, quelle divinità, considerate sentimenti passionali – Amore Afrodite Desiderio,- rispetto a quelle ritenute cose pratiche,- Speranza, Legalità Giustizia -; la sesta è detta invenzione mitica perché si introducono dei generatori procreatori di dei generati , come Ceo, Crio,Iperione e Giapeto, mentre la settima ed ultima è quella delle divinità, che sono state onorate per le buone azioni, fatte per il bene comune , che hanno origine umana, come Eracle, Dioniso e i Dioscuri, i quali hanno sembianze umane perché l’uomo, adorno di virtù, ha intelletto -nous ed è superiore agli altri animali, come l’Intelletto supremo, che risiede nell’etere, dove vive in felicità e al culmine della beatitudine /eis eudaimonian… .en makariothti
*Professore, grazie. Ora forse devo meditare che, se per caso esiste un Theos, la natura e non Christos è monogenhs , e confessare che probabilmente tutto è materia e che il resto è interpretazione filosofico- poetico-sacerdotale di to soomatikon, che è uno e tutto, come in effetti dicono gli epicurei!.