Io per te sono l’altro, tu per me sei l’altro! io sono te e tu sei me! il mio male è il tuo male, il tuo male il mio male; il mio bene è il tuo bene, il tuo bene è il mio bene!. In natura, ogni cosa mia è tua, ogni cosa tua è mia!
Marco, come si può dire una tale frase? chi può dire Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή? quando? dove? perché? Non penso che possa essere stata detta da un aramaico! forse potrebbe essere espressione di un ellenizzato (antiocheno, efesino o alessandrino ) in epoca postgaluth adrianea, dopo il 135 d.C., in un clima, comunque, retorico frontoniano, sofistico, oppure sotto i severi, da uomini del Didaskaleion, origeniani. Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή, specie per l’aggiunta οὐδεὶς ἔρχεται πρὸς τὸν πατέρα εἰ μὴ δι’ ἐμοῦ/nessuno va al padre se non tramite me! non può essere frase scritta nel momento storico, secondo la datazione christiana evangelica tradizionale, prima della distruzione del Tempio e tantomeno nel lasso di tempo tra il 18 ottobre del 31 e la Pasqua del 36 d. C.!.
*Professore, lei vuole indicarmi la via per datare esattamente il Vangelo di Giovanni (Bardesane?!) ed orientarmi, dopo aver fatto la Storia di una guerra di 200 anni tra giudaismo e Roma (63-135 d.C.) in un periodo oscillante tra ultimi antonini e i primi severi, in ambienti asiatici, siriaci ed egizi, in un clima gnostico e neoplatonico, ancora dominato dalla cultura pagana e dal culto dei Cesari (Neoocoria)!.
Marco, se non hai ancora separato il Regno dei cieli dalla Basileia tou theou e non ti sei decondizionato dall‘equivoco cristiano sincretico, non puoi capire il mio pensiero sul Vangelo di Giovanni e il suo Christos !
*Professore, io sono ancora confuso dopo secoli di predicazione christiana! quando vado in Chiesa e sento il discorso sulla fede in Gesù, giovanneo, efesino, vorrei tanto chiedere al sacerdote celebrante se conosce il problema della datazione del testo di Giovanni – che non è certamente il Giovanni, discepolo prediletto del Signore, e nemmeno un suo discepolo omonimo, ma forse un alunno di quest’ultimo, dello stesso nome!-, se ha chiara la questione di un’ellenizzazione platonizzante, connessa con la celebrazione divina imperiale della neookoria, della retorica della seconda sofistica e di un cristianesimo ancora in formazione, in ambienti diversi asiatici, siriaci ed egizi!.
Marco, chi ha avuto una formazione cristiana, come la tua, crede e ripete le formulazioni del Concilio di Nicea (325 ) e di Costantinopoli( 381) senza fare storia, ritenendo che il cristianesimo sia religione rimasta sempre stabile ed eguale dal momento della predicazione del Christos e neanche pensa che vi siano stati numerosi stadi e differenti passaggi dogmatici nel corso di tre secoli, in cui è ancora religio illicita nell’impero romano, pagano.
*Professore, allora, il pensiero cristiano attuale è quello di un cristianesimo spirituale – pneumatico, passato da Antiochia ad Efeso e ad Alessandria e fissato lentamente come dimostrazione del kurios, che mostra la sua odos per raggiungere il cielo, sede del Padre, tramite il Christos, figlio di Dio, logos-verbum, seconda persona-upostasis della Santa Trinità-! allora il nostro pensiero mai potrà diventare oggetto di studio, se non dopo avere chiarito humanitas ed ebraicità di Gesù, un aramaico qain, qanah, maran, mashiah, attivo tra la Pasqua del 32 e quella del 36 d.C., un personaggio centrale nella storia ebraica di guerre antiromane, protrattesi dal 63 a.C. fino al 135 d.C., quando con Adriano viene estirpato il cancro aramaico e scompare la Chiesa stessa aramaica di Gerusalemme, sostituita da un’altra di ellenizzati, secondo quanto detto, dopo secoli, da Eusebio (Hist. Eccl. V,23 ).
Marco, se si considera vero il discorso giovanneo 14 e 15, scritto secondo la datazione ufficiale evangelica, non si comprende l’intervento di tre apostoloi inviati/missi dominici aramaici, che hanno subito la dispersione in vari momenti, e che mai avrebbero potuto seguire, in quanto ebraicamente monarchiani, il pensiero di un Unto del Signore Messianico, trinitario, che risulta un qualcosa di inconcepibile per un vero giudeo! Tutto cambia col Vangelo di Giovanni perché, traducendo Mashiah con Christos, si forma il Regno di Dio/H basileia tou Theou trasformando la musar in paideia, automaticamente, e, quindi, viene rilevata un’altra figura di Padre col figlio, mentre vengono gettate le basi per il sistema Trinitario sull’ esempio dell’operare religioso dei neoocoroi. Senza questa considerazione e precisazione non c’è possibilità alcuna storica di spiegare il fenomeno cristiano, che viene accettato come un miracolo, giornalmente alimentato dal Christos, il cui corpo si mangia come pane e il cui sangue si beve come vino quotidianamente – e dallo Spirito Santo, che vigila col Pater, datore di vita/ζωή , sui fedeli, che, imitando Gesù, sono, come lui, figli di Dio!.
*Non ho chiaro il termine “monarchiano” anche se penso a monarchia e, quindi, ad un Dio che governa come sovrano assoluto, come il pagano Zeus o l’ebraico JHWH.
Marco, nel II e III secolo d.C. esiste il monarchianismo, un fenomeno teologico cristiano, che nega la Trinità e la natura divina del Christos, ma esisteva nel mondo ebraico da secoli la concezione di un solo Dio e padrone d’Israele, ripetuto come preghiera giornalmente con Shema Israel, Adonai elohenu, Adonai echad/Ascolta Israele, il signore è il mio signore, il signore è unico!.
*Grazie per la precisazione. Per lei le domande razionali dei discepoli neanche servono, specie quella di Tommaso/Didimo ( un apostolo che già nel nome sincretico di Thomas-gemello in aramaico-, genera confusione nella traduzione greca corrispondente a Didùmos, che ha valore di doppio in senso gemellare! ). Si tratta di quel discepolo che vuole mettere la mano sul petto del Christos risorto, scrittore di un Vangelo, considerato gnostico, e di Atti – un’opera del III secolo! -, uomo morto forse in Siria nel 72, in epoca Flavia, in una guerriglia antiromana, dopo aver fatto proseliti anche ad Edessa e dopo un viaggio in India!. Professore, anche la domanda scritta dallo Pseudo Giovanni, messa in bocca ad un aramaico, come Tommaso, razionale giudeo monarchiano, è poco chiara: signore, non sappiamo dove vai! come possiamo conoscere la via?/Κύριε, οὐκ οἴδαμεν ποῦ ὑπάγεις· ⸀πῶς ⸂δυνάμεθα τὴν ὁδὸν εἰδέναι⸃;
Tutta la spiegazione, dunque, del Signore/ Kurios – non Maran!- basata sul conoscere il Padre, tramite il Figlio, non può essere di quel momento storico, del periodo del Malkuth! Un aramaico mai avrebbe parlato di somiglianza del Figlio, generato, col Padre, non generato, né di assimilazione tra Figlio e Padre, avendo nel cuore l’esatta coscienza ebraica di essere creatura rispetto al creatore!. Non certamente Tommaso, che è un doppio del Signore, un fratello gemello, di cui ci è giunto un testo di vangelo apocrifo!.
*Allora, da chi viene questa Lezione giovannea?
Potrebbe venire dall’ufficio del neookòros! Il neookoros è un sacerdote pagano officiante culti per i Cesari, da oltre un secolo, all’epoca del trito-scriba giovanneo!
*Che tipi di riti si facevano?
In un clima di musteerion, tra fumi di incensi e particolari canti, ed orge tra mustai-iniziati, i sacerdoti mustipoleuontes, celebravano la divinità dell’imperator /autokratoor, venerato ed assimilato al theos upsistos, a Zeus datore di vita, in quanto suo figlio prediletto.
*Quindi, professore, il neookoros celebrando Cesare come theos e come figlio di Zeus datore di ζωή da oltre un secolo, crea modelli di divinità, per gli antonini – Adriano, Antonino il pio, Lucio Vero e Marco Aurelio, fino a Commodo – e dopo la pausa del 193, seguitano i riti per i Severi, a cominciare da Settimio Severo?!
Marco, vuoi dire che hai capito che lo pseudo trito-Giovanni, è un orientale come Bardesane osroeno, che utilizza una terminologia sacra, che sottende hayym al termine greco, dandogli un valore più esteso in quanto plurale rispetto al singolare femminile di ζωή !. Mi vuoi comunicare che ti ricordi lezioni sul Vangelo di Tommaso, trovato in forma completa, in lingua copta a Nag Hammadi e che hai ancora presente l’ altra opera sulla sua Infanzia, in lingua siriaca, di altra epoca, diversa da quella precedente gnostica e che hai letto attentamente gli articoli su Bardesane e Mara bar Serapion?.
* Professore, io sono sorpreso anche nel leggere la domanda, fatta da Filippo e da Giuda Taddeo/Lebbeo – taddajja significa in aramaico chi combatte, avendo cuore/ libba!– . ben distinto da o Iskariooths – il traditore/prodoths -( Il termine , usato senza l’apposizione, è certamente posteriore alla galuth adrianea!). So bene che nel periodo del Malkuth, Gesù è mashiah e maran, non rabbi, figlio di Dio! conosco anche il ruolo di Giuda Iscariota, che ha il compito di consegnare ai romani il maran dal nuovo sinedrio filoromano!
Marco, all’epoca gli aramaici hanno coscienza zelotica di un unico Dio e padrone nella guerra antiromana, mentre, cento anni dopo circa, in Efeso, è possibile parlare, da ellenizzati, e dire Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή, in quanto Iesous Christos è ora sapienza stessa divina, logos, il rabbi per antonomasia!. L’ apostolo Filippo con le sue tre figlie, vergini, è attivo ad Hierapolis, la città santa di Frigia, oggi Pamukkale- Denizli, ricordato come aramaico fervente da Eusebio, che riporta una Lettera a Papa Vittore, scritta da Policrate vescovo di Efeso (130-196 d.C.) che, difendendo il suo parere circa la Pasqua quartodecima, ricorda, disputando sulla data appropriata per celebrare la festività cristiana e i grandi efesini come Giovanni evangelista, come Filippo, volendo mostrare anche se stesso, allora sessantacinquenne, come uno rimasto nella stessa fede dei padri, in quanto ha seguito il loro sistema di calcolare le date della Pasqua (Eusebio, Hist. eccl., V, XXIV, 1-8, cfr. III, XXX1, 3), cosa, poi, riportata che anche da Girolamo in De viris inlustribus, 45.
*Professore è chiaro dalla testimonianza di Policrate (che, in epoca giovannea, ancora si ricorda il sistema monarchiano aramaico, la storia del marturion di Filippo, un aramaico di Betsaida come Shimon Pietro, antiromano, che chiede Κύριε, δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα, καὶ ἀρκεῖ ἡμῖν ) che, al momento manca la fede in Dio uno e trino e che ci sono varie forme di cristianesimo, il quale, non avendo un’unica autorità ed unicità di credo, tende a ulteriori divisioni nel secolo successivo, fino a superare il numero di 300 eresie!.
Marco, ad un uomo come Filippo, un pescatore semianalfabeta, certamente può bastare la testimonianza di un Christos, che parla, da ellenizzato, in modo retorico e che risponde facendo domande: da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo? chi ha visto me, ha visto il Padre – Non credi che io sia nel Padre e il Padre in me ?/λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· ⸂Τοσούτῳ χρόνῳ⸃ μεθ’ ὑμῶν εἰμι καὶ οὐκ ἔγνωκάς με, Φίλιππε; ὁ ἑωρακὼς ἐμὲ ἑώρακεν τὸν πατέρα·;
*Professore, Gesù giovanneo insiste nell’assimilazione di figlio-padre, rispondendo al discepolo che chiede di mostragli il padre: come puoi dire mostraci il padre !?, non credi che io sono nel Padre e il Padre in me?⸀πῶς σὺ λέγεις· Δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα; οὐ πιστεύεις ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί ἐστιν;
Marco, la successiva spiegazione secondo la tradizione cristiana ecclesiale è del II secolo!. Infatti le parole dette da Gesù, ellenistico, sono quelle di un maestro che vuole fede/ pistis e che, poi, cambiando registro, preferisce erga al posto di ῥήματα, come azioni fatte dal Padre: le parole che io dico non le dico da me stesso, il Padre che dimora in me, fa le sue opere / τὰ ῥήματα ἃ ἐγὼ ⸀λέγω ὑμῖν ἀπ’ ἐμαυτοῦ οὐ λαλῶ, ὁ δὲ ⸀πατὴρ ἐν ἐμοὶ ⸀μένων ποιεῖ τὰ ἔργα ⸀αὐτοu!.
*Professore, sembra una traduzione tratta dalla lettera di Giacomo, il fratello nella carne, il cugino di Lebbeo, anche se Gesù chiede di essere creduto; credetemi, io sono nel padre e il Padre è in me. Almeno credete a causa delle opere stesse/πιστεύετέ μοι ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρrὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί· εἰ δὲ μή, διὰ τὰ ἔργα αὐτὰ ⸀πιστεύετε. La sua conclusione, infatti, è solenne e retorica, con anadiplosi/ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν/in verità, in verità vi dico, Chi crede in me, anch’egli farà le opere, che io faccio e ne farà ancora più grandi, perché io vado al Padre /ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ τὰ ἔργα ἃ ἐγὼ ποιῶ κἀκεῖνος ποιήσει, καὶ μείζονα τούτων ποιήσει, ὅτι ἐγὼ πρὸς τὸν ⸀πατέρα πορεύομαι·
Marco, quindi, il Gesù giovanneo è un Christos antonino, che basa tutto sull’ amore dei suoi fedeli, che devono osservare i suoi comandamenti, se vogliono, che si attui la promessa del Padre, quella dell’invio dello Spirito santo – il paraclito.
*Professore, la frase di Lebbeo per me, che ho studiato attentamente Oralità e scrittura dei Vangeli in www.angelofilipponi.com esprime la musar aramaica, che consiste in un innalzamento della creatura al cielo, grazie al cuore/ lev-libba, centro sensibile affettivo!.
Quindi, per te, Marco, c’è meraviglia nello zelota Lebbeo, perplesso di fronte ad un Gesù che vuole manifestare il Padre a loro, discepoli e non al mondo! in Giuda c’è lo stesso stupore degli altri suoi parenti che, nel viaggio ad Emmaus, neanche riconoscono il Christos crocifisso, delusi dalla fine cruenta del regno messianico ad opera dei romani, disorientati dal nuovo indirizzo ebraico verso una soluzione spirituale, in una ricerca di una basileia tou theou, ancora da conseguire, quando la loro attesa era di un trionfo messianico!
*Per me, professore, nel II secolo l’ecclesia efesina comincia a procedere verso questo nuovo indirizzo, voluto dalla gerarchia che va verso una storia christiana , basata sulla fede e sul fedele, che obbedisce ai comandamenti e segue la via verso il Padre celeste!. La frase di Giuda Taddeo-Lebbeo è un nuovo monito nell’ incertezza storica post adrianea! Κύριε, ⸀τί γέγονεν ὅτι ἡμῖν μέλλεις ἐμφανίζειν σεαυτὸν καὶ οὐχὶ τῷ κόσμῳ; cosa è successo che tu stai per rivelarti a noi e non al mondo? E’ questa, dopo la fine del maran-messia, la nuova strada da percorrere, poi, abbandonata, dopo la distruzione del Tempio, ma ora necessariamente ripresa, dopo un secolo di sconfitte e dopo la distruzione etnica romana con sterminio! Rimane solo questa unica odos, percorribile, se si vuole sopravvivere nell’impero romano!.
Il nuovo nomos/legge, secondo i christianoi, è vivere da pneumatikoi, in una continua tensione alla teleioosis, come i Terapeuti di Alessandria Cfr. A.Filipponi, De Vita contemplativa, I terapeuti, ebook Hoepli .it 2015!