Io sono la via, la verità, la vita. Giovanni, 14.6

Io per te  sono l’altro, tu per me sei l’altro! io sono te e tu sei me! il mio male è il tuo male, il tuo male il mio male; il mio bene è il tuo bene, il tuo bene è il mio bene!. In natura, ogni cosa mia è tua, ogni cosa tua è mia!

 

 

Marco, come si può dire una tale frase? chi può dire Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή? quando? dove? perché? Non penso che possa essere stata detta da un aramaico! forse potrebbe essere espressione di un ellenizzato (antiocheno, efesino o alessandrino ) in epoca postgaluth adrianea, dopo il 135 d.C.,  in un clima, comunque, retorico frontoniano, sofistico, oppure  sotto i severi, da uomini del Didaskaleion, origeniani. Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή, specie per l’aggiunta οὐδεὶς ἔρχεται πρὸς τὸν πατέρα εἰ μὴ δι’ ἐμοῦ/nessuno va al padre se non tramite me!  non può essere frase scritta nel momento storico,  secondo la datazione christiana  evangelica tradizionale, prima della distruzione del Tempio  e tantomeno nel lasso di tempo tra il 18 ottobre del 31 e la Pasqua del 36  d. C.!.

*Professore, lei vuole indicarmi la via per datare esattamente il Vangelo di Giovanni  (Bardesane?!) ed orientarmi, dopo aver fatto la Storia di una guerra di 200 anni tra giudaismo e Roma  (63-135  d.C.) in un periodo oscillante tra ultimi  antonini e i primi severi, in ambienti asiatici, siriaci ed  egizi, in un clima gnostico e neoplatonico, ancora dominato dalla cultura  pagana e dal culto dei Cesari (Neoocoria)!. 

Marco,  se non hai ancora separato il Regno dei cieli dalla Basileia tou theou  e  non ti sei decondizionato dall‘equivoco cristiano sincretico,  non puoi capire il mio pensiero sul Vangelo di Giovanni e il suo  Christos !

 *Professore, io sono ancora confuso dopo secoli di predicazione christiana! quando vado in Chiesa e sento il discorso sulla fede in Gesù, giovanneo, efesino, vorrei  tanto chiedere al sacerdote celebrante se conosce  il problema della datazione del testo  di Giovanni  –  che non è certamente il Giovanni, discepolo  prediletto del Signore, e nemmeno un suo discepolo omonimo, ma forse un alunno di quest’ultimo, dello stesso nome!-,  se ha chiara la questione di un’ellenizzazione platonizzante, connessa con la celebrazione divina imperiale della neookoria, della retorica della seconda sofistica  e  di un cristianesimo ancora in formazione,  in ambienti  diversi asiatici, siriaci ed egizi!.

Marco, chi ha avuto una formazione cristiana, come la tua,  crede  e  ripete le formulazioni del Concilio di Nicea (325 ) e  di Costantinopoli( 381)  senza fare storia, ritenendo che il cristianesimo sia  religione rimasta sempre stabile ed eguale dal momento della predicazione del Christos  e neanche pensa che vi siano stati numerosi  stadi e  differenti passaggi dogmatici nel corso di tre secoli,  in cui è ancora  religio illicita nell’impero romano, pagano. 

*Professore, allora, il  pensiero cristiano attuale  è quello  di un cristianesimo  spiritualepneumatico, passato da Antiochia ad Efeso e ad Alessandria  e fissato lentamente come dimostrazione del kurios, che mostra la sua  odos  per raggiungere  il cielo, sede del Padre,  tramite il Christos,  figlio di Dio,  logos-verbum,  seconda  persona-upostasis della Santa Trinità-!  allora il nostro pensiero  mai potrà diventare  oggetto di studio, se non dopo avere chiarito humanitas ed ebraicità di Gesù, un aramaico qain, qanah, maran, mashiah, attivo  tra la Pasqua  del 32 e quella del 36 d.C.,  un personaggio centrale nella storia ebraica  di guerre antiromane, protrattesi dal 63 a.C. fino  al 135 d.C., quando con Adriano viene estirpato il cancro aramaico e scompare la Chiesa stessa aramaica di Gerusalemme,  sostituita da un’altra di ellenizzati,  secondo quanto detto, dopo secoli, da Eusebio (Hist. Eccl. V,23 ).

Marco, se si considera vero il discorso giovanneo 14 e 15, scritto secondo la datazione ufficiale  evangelica, non si comprende l’intervento di tre apostoloi inviati/missi dominici aramaici, che hanno subito la dispersione  in vari momenti, e che mai avrebbero potuto seguire, in quanto ebraicamente  monarchiani, il pensiero di un Unto del  Signore Messianico, trinitario, che risulta  un qualcosa di  inconcepibile per un vero giudeo! Tutto cambia col Vangelo di Giovanni perché, traducendo  Mashiah con Christos, si  forma il Regno di Dio/H basileia tou Theou trasformando la musar in paideia, automaticamente,  e,  quindi,  viene rilevata un’altra figura di Padre col figlio, mentre   vengono gettate le basi per il sistema Trinitario  sull’ esempio  dell’operare religioso dei neoocoroi. Senza questa considerazione e precisazione  non c’è possibilità alcuna storica di spiegare il fenomeno cristiano, che viene accettato come un miracolo, giornalmente alimentato dal Christos, il cui corpo si mangia come pane  e  il cui sangue si beve come vino  quotidianamente – e dallo Spirito Santo,  che vigila col Pater, datore di vita/ζωήsui fedeli, che, imitando Gesù, sono, come lui, figli di Dio!.

*Non ho chiaro il termine “monarchiano”  anche se penso a monarchia  e, quindi, ad un Dio che governa come sovrano  assoluto, come il pagano  Zeus o  l’ebraico JHWH.

Marco,  nel II e III secolo d.C. esiste il monarchianismo, un fenomeno teologico cristiano,  che nega la Trinità e la natura divina del Christos,  ma esisteva nel mondo ebraico da secoli la concezione di un solo Dio e padrone d’Israele, ripetuto come  preghiera giornalmente con Shema Israel, Adonai elohenu, Adonai echad/Ascolta Israele, il signore è il mio signore, il signore è unico!.

*Grazie per la precisazione.  Per lei le domande razionali dei discepoli neanche servono, specie  quella di Tommaso/Didimo ( un apostolo che già nel nome sincretico di Thomas-gemello in  aramaico-, genera confusione  nella traduzione greca corrispondente a  Didùmos, che ha valore di doppio in senso gemellare! ). Si tratta  di quel discepolo che vuole mettere la mano sul petto del Christos risorto, scrittore di un Vangelo,  considerato gnostico, e di Atti  – un’opera del III secolo! -,  uomo morto forse in  Siria nel 72, in epoca Flavia, in una guerriglia antiromana,  dopo aver fatto proseliti anche ad Edessa e  dopo  un viaggio in India!. Professore, anche la domanda scritta dallo Pseudo Giovanni, messa in bocca ad un aramaico,  come Tommaso,   razionale giudeo   monarchiano,  è poco chiara: signore, non sappiamo dove vai!  come possiamo conoscere la via?/Κύριε, οὐκ οἴδαμεν ποῦ ὑπάγεις· ⸀πῶς ⸂δυνάμεθα τὴν ὁδὸν εἰδέναι⸃;

Tutta la  spiegazione, dunque, del Signore/ Kurios – non Maran!- basata sul conoscere il Padre, tramite il Figlio,  non può essere  di quel momento storico,   del periodo del Malkuth! Un aramaico mai avrebbe parlato di somiglianza del Figlio, generato, col Padre, non generato,  né di assimilazione tra Figlio e Padre, avendo nel cuore l’esatta coscienza ebraica di essere creatura rispetto al creatore!.  Non certamente Tommaso, che è un doppio del Signore,  un fratello gemello, di cui ci  è giunto un testo di vangelo apocrifo!. 

*Allora, da chi viene questa Lezione giovannea?

Potrebbe venire  dall’ufficio del neookòros! Il neookoros è un sacerdote pagano  officiante culti per i Cesari, da oltre un secolo, all’epoca  del trito-scriba giovanneo!

*Che tipi di riti si facevano?

In un clima di musteerion, tra fumi di incensi e particolari canti, ed orge  tra mustai-iniziati, i sacerdoti mustipoleuontes,  celebravano  la divinità  dell’imperator /autokratoor, venerato ed assimilato al theos upsistos, a Zeus datore di vita, in quanto suo figlio prediletto.

*Quindi, professore, il neookoros celebrando Cesare come theos e come figlio di Zeus datore di ζωή  da oltre un secolo, crea modelli di divinità, per gli antonini –  Adriano, Antonino il pio, Lucio Vero e Marco Aurelio,  fino a Commodo – e  dopo la pausa del 193, seguitano i riti  per i Severi, a cominciare da Settimio Severo?!

Marco, vuoi dire che  hai capito che lo pseudo trito-Giovanni, è un orientale  come Bardesane osroeno,  che utilizza una terminologia sacra, che sottende hayym  al termine greco, dandogli un valore più esteso  in quanto plurale  rispetto al singolare femminile di ζωή !.  Mi vuoi  comunicare che ti ricordi  lezioni sul  Vangelo  di Tommaso, trovato in forma completa,  in lingua copta a Nag Hammadi e che hai ancora presente  l’ altra opera sulla sua Infanzia,  in lingua siriaca, di altra epoca, diversa da quella precedente gnostica e che hai letto attentamente gli articoli su Bardesane e Mara bar Serapion?. 

* Professore, io  sono sorpreso anche nel leggere la domanda, fatta da Filippo e  da Giuda Taddeo/Lebbeo – taddajja  significa  in aramaico chi combatte, avendo cuore/ libba!– .  ben distinto da  o Iskariooths – il traditore/prodoths -( Il termine , usato senza l’apposizione,  è certamente posteriore  alla galuth adrianea!).  So bene che  nel periodo del Malkuth,  Gesù è mashiah e marannon rabbi, figlio di Dio! conosco anche il ruolo di Giuda Iscariota, che ha il compito di consegnare ai romani il maran dal nuovo sinedrio filoromano! 

Marco, all’epoca gli aramaici  hanno coscienza zelotica di un unico Dio e padrone nella guerra antiromana,  mentre, cento anni dopo circa,  in Efeso,  è possibile parlare, da ellenizzati, e dire Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή, in quanto Iesous Christos è  ora sapienza stessa  divina,  logos, il  rabbi  per antonomasia!. L’ apostolo Filippo con le sue tre figlie, vergini, è  attivo ad Hierapolis, la città santa di Frigia, oggi Pamukkale- Denizli, ricordato  come aramaico fervente da Eusebio, che riporta una Lettera  a Papa  Vittore, scritta da Policrate vescovo di Efeso (130-196 d.C.) che, difendendo  il suo parere circa la  Pasqua quartodecima,  ricorda,  disputando sulla data appropriata per celebrare la festività cristiana e  i grandi efesini come Giovanni evangelista, come  Filippo,  volendo mostrare anche  se stesso, allora sessantacinquenne, come uno  rimasto nella stessa fede  dei  padri,  in quanto ha  seguito il loro  sistema di calcolare le date della Pasqua (Eusebio, Histeccl., V, XXIV, 1-8, cfr. III, XXX1, 3), cosa, poi, riportata che anche da Girolamo in  De viris inlustribus, 45.

*Professore è chiaro dalla testimonianza di Policrate (che,  in epoca giovannea,  ancora si ricorda  il sistema monarchiano aramaico, la storia del  marturion  di Filippo, un  aramaico di Betsaida come Shimon Pietro,   antiromano, che chiede Κύριε, δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα, καὶ ἀρκεῖ ἡμῖν ) che, al momento manca la fede  in Dio uno e trino e che ci sono varie forme di cristianesimo, il quale,  non avendo un’unica autorità ed unicità di credo, tende a ulteriori divisioni  nel secolo successivo, fino a superare il numero di 300 eresie!.

Marco,  ad un uomo come Filippo, un pescatore  semianalfabeta, certamente  può bastare la testimonianza di un Christos,  che parla, da ellenizzato,  in modo retorico  e che risponde facendo domande:  da tanto tempo sono con voi  e non mi hai conosciuto, Filippo?  chi ha visto me, ha visto il Padre – Non credi che io sia nel Padre e il Padre in me ?/λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· ⸂Τοσούτῳ χρόνῳ⸃ μεθ’ ὑμῶν εἰμι καὶ οὐκ ἔγνωκάς με, Φίλιππε; ὁ ἑωρακὼς ἐμὲ ἑώρακεν τὸν πατέρα·;

*Professore, Gesù giovanneo insiste nell’assimilazione  di figlio-padre, rispondendo al discepolo che chiede di mostragli il padre: come puoi dire mostraci il padre !?, non credi che io sono nel Padre e il Padre in me?⸀πῶς σὺ λέγεις· Δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα; οὐ πιστεύεις ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί ἐστιν;

 Marco, la successiva spiegazione secondo la tradizione cristiana  ecclesiale è  del II secolo!. Infatti   le parole dette da Gesù,  ellenistico,  sono  quelle di un maestro che vuole fede/ pistis   e che, poi, cambiando registro,  preferisce erga al posto di ῥήματα,   come azioni fatte dal Padre: le parole che io dico  non le dico da me stesso, il Padre  che dimora in me,  fa le sue opere / τὰ ῥήματα ἃ ἐγὼ ⸀λέγω ὑμῖν ἀπ’ ἐμαυτοῦ οὐ λαλῶ, ὁ δὲ ⸀πατὴρ ἐν ἐμοὶ ⸀μένων ποιεῖ τὰ ἔργα ⸀αὐτοu!.

*Professore, sembra una traduzione tratta dalla lettera di Giacomo, il fratello nella carne, il cugino di Lebbeo, anche se Gesù  chiede di essere creduto; credetemi, io  sono nel padre e il Padre è in me. Almeno credete  a causa delle opere stesse/πιστεύετέ μοι ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρrὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί· εἰ δὲ μή, διὰ τὰ ἔργα αὐτὰ ⸀πιστεύετε. La sua  conclusione, infatti, è solenne e retorica,  con anadiplosi/ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν/in verità,  in verità vi dico,  Chi crede in me,  anch’egli farà le opere, che io faccio e ne farà ancora più grandi, perché io vado al Padre /ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ τὰ ἔργα ἃ ἐγὼ ποιῶ κἀκεῖνος ποιήσει, καὶ μείζονα τούτων ποιήσει, ὅτι ἐγὼ πρὸς τὸν ⸀πατέρα πορεύομαι·

Marco, quindi, il Gesù giovanneo è un  Christos antonino,  che basa tutto sull’ amore dei suoi fedeli, che devono osservare i  suoi comandamenti, se vogliono, che si attui la promessa del Padre, quella dell’invio dello Spirito santo il paraclito.

 *Professore, la frase di Lebbeo  per me, che ho studiato attentamente Oralità e scrittura dei Vangeli  in www.angelofilipponi.com esprime la musar aramaica, che consiste in un innalzamento della creatura al cielo, grazie al  cuore/ lev-libba,  centro sensibile affettivo!.

 Quindi, per te, Marco,   c’è meraviglia nello zelota Lebbeo,  perplesso di fronte ad un  Gesù  che vuole manifestare il Padre a  loro, discepoli  e non al mondo! in Giuda c’è lo stesso  stupore degli altri suoi parenti che, nel viaggio  ad Emmaus,  neanche riconoscono il Christos crocifisso, delusi dalla fine cruenta del regno messianico ad opera dei romani, disorientati dal nuovo indirizzo ebraico verso una soluzione spirituale, in una ricerca di una basileia tou theou, ancora da conseguire, quando la loro attesa era di un trionfo messianico!

*Per me, professore,  nel II secolo l’ecclesia efesina  comincia a procedere  verso  questo nuovo indirizzo, voluto dalla gerarchia che  va verso una storia christiana ,   basata sulla fede  e  sul fedele,  che  obbedisce ai comandamenti e  segue la via verso il Padre celeste!.  La frase di Giuda Taddeo-Lebbeo  è un nuovo monito  nell’ incertezza storica post adrianea!  Κύριε, ⸀τί γέγονεν ὅτι ἡμῖν μέλλεις ἐμφανίζειν σεαυτὸν καὶ οὐχὶ τῷ κόσμῳ; cosa è successo che tu stai per rivelarti a noi  e non al mondo? E’ questa, dopo la fine del maran-messia,  la nuova strada da percorrere, poi, abbandonata, dopo la distruzione del Tempio, ma ora necessariamente ripresa,  dopo un secolo di sconfitte e dopo la distruzione etnica romana con sterminio! Rimane solo questa  unica odos,  percorribile, se  si vuole sopravvivere nell’impero romano!.

 Il nuovo nomos/legge,  secondo i christianoi, è vivere da pneumatikoi, in una continua tensione alla  teleioosis, come i Terapeuti di Alessandria Cfr. A.Filipponi, De Vita contemplativa, I terapeuti, ebook Hoepli .it 2015!