Il Papato romano, illegittimo come istituzione statale, come patrimonium Sancii Patri et Pauli, finito con la presa di Porta Pia, è stato ripristinato, dopo la forzata prigionia di quasi un sessantennio, dai Patti lateranensi tra l’Italia fascista e il papa – tramite il card. Gasparri- nel 1929, e poi, di nuovo, legittimato da Bettino Craxi a godere di un territorio, pur minimo, nel cuore di Roma, nella penisola italiana, per poter esercitare una funzione statale religiosa, universalmente riconosciuta!. Il modernismo, per quasi un secolo e mezzo, ha tentato di riformare il papato romano con molti prelati illuminati e prestigiosi, che furono bloccati dall’enciclica Pascendi domini gregis, che ribadì quanto scritto da Eusebio di Cesarea, che seguiva l’amico Eusebio di Nicomedia ariano, in Praeparatio evangelica:
“Può essere lecito ed opportuno utilizzare la falsità come medicina, per il beneficio di coloro che vogliono essere ingannati!”…: il Concilio Vaticano II (1962-5) avrebbe dovuto, da una parte, riformare la Chiesa col dare maggiore rilievo ai laici e alle donne e, da un’altra, eliminare la retorica tipica della cultura romano-ellenistica ed avvicinare la fides alle masse dando in mano il Vangelo e la Bibbia (ora indottrinate, invece, dalle élites liberali socialiste e comuniste, allineate in senso illuministico-positivistico-naturalistica) per formare un altro sacerdozio, laicizzato, aperto verso un’altra verità storica del Christos, più umano che divino con un‘altra funzione sacerdotale universale, comunitaria e naturale.
Ora, il papato cosa vuole comunicare col Nuovo Sinodo, katholikos, veramente Universale? Vuole forse allargare a tutte le altre religioni in senso naturalistico, costretto a non considerare più il soterismo del Christos, nato morto crocifisso e risorto, base della nostra religione, secondo Paolo, che riconosce in Gesù, come tutta la tradizione dei Padri, il figlio di Dio, la seconda persona della Agia Trias? Ma così… esiste ancora il Cristianesimo?
*Professore, è vero che l’affermazione ariana del Christos- Yios -logos, creato dal nulla non è di Ario, ma è di Eusebio di Nicomedia?
Marco, Eusebio per conciliare ariani e cattolici sembra che abbia detto che il Christos-logos-verbum Theou Yios, sia creato ecs ouk ontoon/ ex nihilo /dal nulla, anche se è Unigenito (cfr. Giovanni 1.8) e Primogenito delle Creature (Paolo, Col.1,18 ), in quanto Phusis, pur lasciando invariate anche le altre conseguenze, che Ario ricavava dalle sue affermazioni – il Logos Figlio non è partecipe della ousia (essenza, sostanza) del Padre, ma estraneo, anche se è Dio, ma di una divinità non comparabile con quella di Dio Padre, in quanto è uios- Figlio, soltanto, in senso accomodato, in quanto creato direttamente dal Padre, pur se generato da Maria, vergine madre, tramite lo Spirito santo/Pneuma agion, in un dato tempo (quello augusteo della pienezza dei tempi )!.
* Professore, ora capisco perché poi Costantino diede ragione agli ariani e perché il figlio Costanzo II perseguitò i cattolici.
Marco, io non capisco il tuo capisco e ne chiedo spiegazione.
*Voglio dire che Costantino,- non essendo certamente il tredicesimo apostolo, essendo ancora pontifex maximus pagano e un profano in theologia– non può avere chiaro, in quanto non christianus, quanto detto da pneumatikoi /teleioi e, quindi, comprendo che, da ignorante e rozzo militare, si schieri coi quei monarchiani ariani, che vedono il Christos come un Dio generato e non creato!.
Marco, per te, la versione clericale cattolica di Christos -logos ex nihilo e del mondo, pure ex nihilo, è accettabile? Dovresti studiare, allora, per capire realmente Gregorio di Nazianzo e le lettere sul Christos-logos, base teologica del Concilio di Costantinopoli del 381 d.C, in cui si stabilì di credere. Καί είς ενα Κύριον, Ίησούν Χριστόν, τόν Υιόν του Θεού τόν μονογενή, τόν εκ του Πατρός γεννηθέντα πρό πάντων τών αιώνων. Φώς εκ φωτός, Θεόν αληθινόν εκ Θεού αληθινού γεννηθέντα, ού ποιηθέντα, ομοούσιον τώ Πατρί, δι’ ού τά πάντα εγένετο. Τόν δι’ ημάς τούς ανθρώπους καί διά τήν ημετέραν σωτηρίαν κατελθόντα εκ τών ουρανών καί σαρκωθέντα εκ Πνεύματος ‘Αγίου καί Μαρίας τής Παρθένου καί ενανθρωπήσαντα. Σταυρωθέντα τε υπέρ ημών επί Ποντίου Πιλάτου καί παθόντα καί ταφέντα. Καί αναστάντα τή τρίτη ημέρα κατά τάς Γραφάς. Καί ανελθόντα είς τούς ουρανούς καί καθεζόμενον εκ δεξιών τού Πατρός. Καί πάλιν ερχόμενον μετά δόξης κρίναι ζώντας καί νεκρούς, ού τής βασιλείας ουκ εσται τέλοs/anche nel nostro Signore Gesù Cristo, il figlio di Dio unigenito, quello generato dal Pathr prima di tutti i tempi, luce da luce, Dio vero generato da Dio vero, non creato, della stessa sostanza del Pathr, tramite il quale si creò ogni cosa, quello venuto dai Cieli per noi uomini e per la nostra salvezza, fattosi carne ed entrato tra gli uomini ad opera dello Spirito Santo e di Maria vergine, quello che fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato e che soffrì e fu sepolto e che risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture, che salì al cielo e siede alla destra del Pathr, quello che di nuovo viene a giudicare i vivi e i morti, il cui regno non avrà fine. Le aggiunte sul Christos sono derivate tutte da Gregorio che, all’epoca, neanche forse ricorda il periodo di regno di Tiberio (14-37 d.C.), dopo 345 anni circa dalla presunta morte del figlio della Vergine- madre Maria, viste le secolari discussioni tra gli pneumatikoi, del tutto indifferenti all‘humanitas di Gesù,se si considera esatta la data di morte , il venerdì della Pasqua del 36!. Tu ti ricordi cosa avvenne in Italia nel 1676?
* No, certo. Me lo dica sono curioso!.
Viene eletto, a Roma, papa Benedetto Odescalschi col nome di Innocenzo XI!
*Torniamo a Gregorio e alle sue aggiunte, perfino storiche!.
Marco, il cappadoce, affrontando gli eretici eunomiani, ariani abili parlatori, arroganti oratori di falsa scienza, cavillosi retori, uomini anche maneschi, saltimbanchi, strani e stravaganti, abilitati a parlare del logos/ sophistai kai kubistai logoon atopoi kai paradoxoi tanto da parlare ridicolmente su un soggetto ridicolo/ geloioos peri geloiou pragmatos -Cfr. Gregorio di Nazianzo, a cura di Claudio Moreschini, Tutte le orazioni, Bompiani,2000, (Orazione 27,1)- si rivolge ad uomini, che dominano le piazze e che riescono a convincere tutti, durante le feste o durante i banchetti, rimproverandoli perché parlano di Dio, con troppa veemenza e slancio, ben sapendo di non essere purificati sufficientemente.
*Cosa vuol dire il theologos, in un momento di indiscusso predominio ariano? Vuole dire che non a tutti compete di parlare di Dio?
Marco, per Gregorio solo quelli che sono purificati davvero, possono farlo!. Il teologo dice e confessa: voglio aggiungere non sempre si può fare, né davanti a tutti, né riguardo ogni argomento, ma c’è un tempo opportuno, un uditorio opportuno e ci sono argomenti opportuni/prostheesoo de, oudè pantote, oudè pasin, oudè panta, all’estin ote, kai ois, kai eph’oson.
*Ma chi sono questi teleioi/perfetti, autorizzati a farlo?
Gregorio esclude che tutti possano parlare e dice che lo possono fare solo quelli che si sono esercitati e ed hanno fatto progressi nella contemplazione e che, prima di tutto, hanno purificato l’anima e corpo e più esattamente li purificano/ou pantoon men, oti toon exhtasmenoon kai diabebhkotoon en theoriai, kai prostoutoon kai psuchhn kai sooma kekatharmenoon h kathairomenoon, to metriootaton !
*Disputare su Dio è, quindi, necessario, ma bisogna aver già buona attitudine nella lettura esegetica per seguire le argomentazioni Peri Yiou/ sul Figlio, scritte nell’Orazione 29 e 30, che lei ben conosce.
Marco, le ho ben studiate nel corso del lavoro su Amici cristiani, perché diciamo credo? Ebook 2014 e ho compreso che come il perfetto uomo contemplativo è conforme alla volontà divina, così Gesù, uios, si conforma al thelema–volontà, come energeia divina, del Pathr! . Infatti, Gregorio, nella Orazione XXIX, mostra -dopo aver trattato della difficile condizione umana di spiegarsi la divinità sul piano di opinioni circa l’anarchia, la poliarchia e la monarchia,- evidenziando che i greci si dilettano sulle prime due, che sono l’una disordine e la seconda dissidio con disordine e con dissoluzione, inclinando per la forma della monarchia, che è delimitata da una sola persona, il Padre creatore !. Quindi, nel fare i limiti dell’unica persona divina, Gregorio mostra che essa – cosa non tipica di natura generata!- è formata da un’eguale dignità di natura, da accordo di opinione, dall’entità di movimento, dalla convergenza verso un unico punto di ciò che da essa proviene e, pur nella diversità di numero non viene recisa nella sostanza, per cui da monade, da “principio”, mossasi verso la diade, si arrestò alla triade/all’hn phuseoos omotimia sunisteesi kai gnoomhs sunpnoia kai tautoths kinhseoos, kai pros to en toon ecs autou sunneusis….monas ap’archhs eis duada kinetheisa, mechri triados esth! e ciò avviene mediante il movimento, che si arresta alla Triade completando l‘ousia divina trinitaria?
*Professore, per questo, Gregorio nel definire le Persone della Trinità ritiene, come già Filone alessandrino, che ci sia intervento divino dello Spirito Santo, che ispira chi scrive e parla di Dio, in quanto già perfetto/teleios!
Marco, il santo distingue il Padre – uno che genera in modo diverso da quello umano, in quanto esente dalle passioni umane– dal Figlio, gennema/ genitura (e non ktisma creatura come sostengono gli ariani), e dallo Spirito Santo, che è problema/ produzione, che proviene dal Padre per processione/ekporeusis!. Mi comprendi?
*Posso comprendere, solo se …sono perfetto !.io… non sono perfetto e, perciò, sono escluso dalla reale comprensione spirituale-pneumatica! lei… vada avanti: sono, comunque, curioso di sapere! la distinzione gregoriana sottende il pensiero di Enneadi, V 1,6 -8 di Plotino (cfr. Enneadi a cura di Giuseppe Faggin, testo greco a fronte, Bompiani,2000), in quanto tratta di krathr tis uperruh/di un cratere che trabocca!
Marco, sei diventato un lettore acuto, anche se… non perfetto! .Sappi che Gregorio si rifà a Giovanni, 15. 26 e si scosta dal concetto di generazione volontaria e strumentale naturale ed introduce l’essere ingenerato, l’ essere generato e quello che procede dal Pateèr, volendo porre la Trinità al di sopra del tempo, e l’upostasis del Logos- uios, come generato e non creato!.
*Professore, in questa volontà assertiva compare il termine theotokos per Maria madre vergine di Dio, molto controverso ed osteggiato da molti – che ritengono la Madonna– panagia, madre tutta santa del Christos / christotokos, caso mai- coniato dal theologos per affermare l’ esistenza del Figlio nel Padre, coeterna in quanto esiste ab aeterno, come logos uios?.
Per questo, viene ribadito che il mistero trinitario, in una ripresa del pensiero filoniano – paolino e clementino-origeniano, ben acquisito in Alessandria, in ambienti giudaico-cristiani, da secoli, per cui si crede quanto detto in un certo punto della Scrittura da Giovanni, 15,2 che il Padre il Figlio e lo Spirito santo sono della stessa sostanz -ousia, persone -upostaseis in quanto il padre generatore ed emettitore /o gennhtoor kai proboleus è esente da passione, al di fuori del tempo e senza corpo, mentre gli altri due sono uno la genitura /to men gennhma , l’altro la emissione/ to de problhma ed esclude la teoria politica di traboccamento di bontà simile/oion ad un krathr tis uperrùh.
*Perciò, Gregorio, rimanendo nei confini umani, afferma di introdurre l’essere ingenerato to agennhton, l’essere generato- to gennhton , Yios , e quello che procede/ekporeuomenon dal Padre, Pneuma.
Marco, ripeti e capisci o ripeti solo per memorizzare?!
*Professore, per fare tali affermazioni, secondo me, profano, il santo cappadoce vuole e deve necessariamente separare la Trias eterna dal tempo in quanto essa, essendo eterna, è coeterna nelle Tre persone, anche in quella generata e quella che procede, rilevando che la genitura non sottende nascita nel tempo di uno che è già Dio eterno, e che la processione non deriva dal Figlio, che pur generato, con lo Spirito, non ha principio ed è , come il Pathr, coeterno al Padre, come la procedura-ekporeusis dello Pneuma agion non intacca l’eternità sua divina, che è quella stessa del Padre, anche se viene vista dall’uomo nel tempo, come la stessa genitura?
Marco, sono sorpreso dal tuo ripetere e dal tuo ragionare secondo lo stile del cappadoce: mi sembra che tu subisca il fascino della retorica, propria della Scuola di Atene, di Proairesio (276-368 d.C. ), maestro anche di Basilio, Giuliano l’apostata e di Libanio!. Si procede, di norma, mediante interrogative dirette retoriche, a cui si dà una concreta risposta, verisimile teologica, tipica di una Scuola, che fa esercitare i propri alunni, retoricamente. Alle domande si risponde facendo altre domande!. Tu… non perfetto, cosa risponderesti a queste?: 1.Poos oun sunanarcha, ei sunaidia;/come possono non essere senza principio, se sono coeterni? 2.Come è che la generazione non è soggetta a passioni?/ Poos oun ouk empathees h gennhsis; 3. Chi è, dunque, il Padre, che non ha iniziato ad essere Padre? /Tis oun esti Pathr ouk eergmenos; 4.Bouletheis ..gegennhse ton Yion, h mh boulomenos/il padre ha generato il Figlio perché lo ha voluto o senza volerlo?5.Kai tis o turanneesas;/Chi lo ha costretto? 6. Boulei ti prospaicsoo kai ton Patèra;/vuoi che faccia giochi anche sul Padre ? 7. Come la volontà e la parola hanno capacità operativa?/Poos ergou dunamin eschen h bouleesis kai o logos; 8. Come allora è stato generato?/Poos oun geghnnetai; 9.Onta oun gegennhsen, h ouk onta;/ha generato uno che esisteva o uno che non esisteva? 10. Ti gar tou ap’archees presbuteron, in’ekei thoomen to einai pote tou uiou, h to mh einai;/Cosa è infatti anteriore a ciò che è da principio per potervi collocare l’essere o il non essere del Figlio?
*Io, biblicamente, suggellerei le labbra, sapendo di essere stupido, essendo nella nebbia !
Birbone , citi Proverbi, 13, (Anche lo stolto, se tace, passa per saggio…) e ti salvi!. Non si salvano loro due, fanatici , – Basilio e Gregorio, combattenti antiariani, come precedentemente Atanasio!- che hanno operato per due anni ed hanno compreso il mysterion da Origene, nello studio, fatto sotto Costanzo II, da eremiti, su Philocalia– cfr. Origène, Philocalie 1-20,21-27, Sources Chrétiennes tome 302, Paris (1983)-! La spiegazione che Gregorio fa sul Figlio generato e non creato è la seguente, in relazione alla domanda postasi come possa essere Dio il Figlio, che è creatura. Amico mio, fai attenzione ai termini e sappi che sono discorsi inutili, vaneggiamenti/leereemata: è un girare su se stessi proprio di un cane che, rabbioso, cerca di mordersi la coda, in una situazione di pericolo! eppure il santo sa come il suo interlocutore ariano, che, pur sfrontato e deciso a mostrare grande passione per cose inutili, non può non conoscere cosa sia la generazione! Perciò lo invita a rigettare le emanazioni e le separazioni e i troncamenti e quella consuetudine di riferire sulla natura incorporea, in termini di natura corporea, apostrofandolo con un tu!.
*Professore, il santo è logorato nella lotta contro gli ariani, che hanno facile campo nella dimostrazione di un essere generato, ed essendo moralmente depresso, non ha più forza per competere su un campo difficile come quella della generazione di un Dio e della sua eternità e coeternità col Pathr, nonostante la nascita nel tempo e da una creatura pur madre vergine!.
Marco, nota come, comunque, si difende, da retore, sulla richiesta di come sia stato generato il figlio. Egli, dopo aver affermato che non è comprensibile da creatura la generazione di Dio e che il suo interlocutore neanche comprende la sua propria generazione, dice espressamente: Palin gar to auto phthegcsomai duscherainoon/ voglio di nuovo gridare indignato: la generazione di Dio riceva l’onore del silenzio/ theou gennhsis sioophi timasthoo e conclude: mega soi to mathein, oti gegennetai/grande cosa è per te sapere che è stato generato
*Professore, Gregorio è cosciente che la cosa sia non di portata terrena ed umana e nemmeno celeste ed angelica!
Marco, il santo dottore ritiene che neanche gli angeli possono intendere ciò e tantomeno noi mortali, che neanche lo possiamo immaginare, in quanto è celato da una nube,- allusione ad Esodo,14,20- e vorrebbe chiudere il problema. Asoomatos … empathees, theos ou gar theos to ktizomenon; se il Theos, che è generazione senza corpo … non avendo passioni, è dio Figlio di natura incorporea , esente, come Dio -figlio di Dio Pathr, non può essere creatura/ktisma!. Per il nazianzeno ciò che è creato non può essere Dio perché avrebbe tutto quanto è umano e terreno (tempo, passioni preoccupazioni, speranze, desideri, dolori, insuccessi ) proprio di uno che è generato, seppure con una differente generazione/Diaphoros he gènnhsis , relativamente alla carne/kata sarca, in quanto, nato da una vergine madre di Dio /theotocos parthenos, avendo avuto bisogno di una generazione spirituale/h pneumatikh gennhsis, diversa!. Ha coscienza, comunque, nonostante il velleitarismo sentimentale, che non riesce a spiegare a suo avversario come possa realmente avvenire.
*Irrisolvibile, impossibile, indicibile come il Figlio sia stato generato!. Musterion?!
Gregorio si trova di fronte alla realtà di una non comprensione del come sia stato generato il Figlio-logos incarnato, che ha liberato l’uomo dal peccato di Adamo, originale, e storicamente lo ha redento restituendolo all’antica dignità edenica, morendo, grazie al suo sangue divino, versato per molti. Perciò dice: la generazione del Figlio, come quella del Padre ecs ontoon h ecs ouk ontoon corre il rischio di essere doppia cioè di chi è precedentemente e di chi è contemporaneamente, per cui facilmente si giunge a dire di arrivare all’assurdo tanto da affermare, in I persona, di non poter accettare alcuna di queste due possibilità/ egoo men oun oudeteron toutoon dechomai, pheemi thn eroothsin to atopon echein, dico che la stessa domanda ha dell’assurdo oukhi to aporon thn apanthsin/e che neppure la risposta sia assurdo – ripetizione di termine-!.
Professore, so che Gregorio a questo punto, incalza l’avversario che crede di conoscere, invece, tutto e che tratta anche dell’omonimia facendo l’esempio di cane terrestre e marino, pensando di poter, in relazione alla comunione di nome, autorizzare una reale partecipazione in eguale misura, pur nella differenza di natura.
Marco, al di là della complessità della questione sul come si sia generato il Figlio di Dio, bisogna dire che ogni uomo deve faticare prima di trovare spiegazione precisa della generazione di uomo, del come siamo stati concepiti, come abbiamo preso forma e siamo venuti alla luce e di come l’anima si unisca al corpo, l’intelletto all’anima, la parola all’intelletto, prima di spiegarci il movimento, la crescita, l’assimilazione del nutrimento, la sensazione, il ricordo, la reminiscenza e tutte le altre cose, di cui siamo costituiti.
*Da qui, perciò la spiegazione sul Figlio-logos incarnato, che è della stessa natura del Pathr come lo Pneuma agion essendo tre upostaseis persone ed un Unico Dio allo stesso tempo, della stessa sostanza in un tentativo di mostrare che dire essere ingenerato e essere generato sottende non reale sostanza, ma indica relazioni in quanto non è concepibile un maggiore rilievo del Pathr rispetto al Figlio.
Marco, allora, il santo afferma che ha capito la divinità del Figlio/tou yiou thn theothta e la proclama -keerussei, facendosi forte delle parole grandi e sublimi/ek megàloon kai upseelooon toon phonooon del Nuovo testamento e del Vecchio senza porsi alcun problema storico sul testo citato a cominciare da Giovanni 1,1 e dal Salmo 109,3.
*Restano, però, dubbi sull’umanità del Christos, vero uomo destinato a morte anche lui, in quanto nato!. Come risolve il problema?
Non lo risolve, ma afferma che, pur se il Christos ha assunto il corpo, è superiore, comunque, all’uomo in quanto continua ad essere Dio e fa l’elenco della sua realtà umana – Orazione 29,19-20-. Infatti comincia ad esaminare la creatura dal momento dell’accoppiamento e del concepimento, di un possibile aborto, in una vergine-madre theotokos /pou en sois egnoos theotokon parthenon;/dove hai conosciuto nei tuoi testi una vergine madre di Dio? Poi, seguitando, dice che fu generato come un umano da una donna, ma da un vergine , essendo all’inizio senza causa – Qual ‘è la causa di Dio?– ma poi la sua origine è in relazione alla salvezza umana. Nota come ragiona: dia mesou voos omilhsas sarki/ unendosi alla carne per mezzo dell’intelletto e divenendo Dio l’uomo qui in terra /kai genòmenos anthroopos o katoo theos , poiché si unì con la carne a Dio, anche divenne uno/epeidh sunanekrathee theoooi kai gegonen eis, avendo trionfato la parte migliore/ tou kreittònos eknikhsantos, al fine che io divenissi Dio nella misura in cui Dio divenne uomo/ina genoomai tosouton theos, oson ekeinos anthoopos egennethee men, per cui, il Christos, fu uomo, da una parte, Dio da un’altra e qui in terra fu senza padre -apatoor ma lì, in alto senza madre-amhtoor. Si rilevi l’efficacia del passaggio dalla funzione referenziale a quella emotiva e al paralellelismo simmetrico in relazione all’opposizione uomo-dio e terra-cielo per comunicare che tutto questo è proprio di una natura divina!
*Professore, è una grande scuola, quella di Proairesio!
Se mi segui nella lettura, capirai meglio la grandezza retorica della scuola di Atene. Nota come afferma che il Christos fu portato nel seno di una donna/ ekuophorhthee! per mettere in opposizione l’ essere ingravidata di Maria-theotokos ad opera dello Spirito Santo usa men da una parte e de dall’altra, in cui si afferma che fu riconosciuto dal profeta (Giovanni battista) anche lui portato in grembo dalla madre-umano lui ed umana lei!- e che balzò/proskirtoonti davanti al logos, a causa del quale venne al mondo/di’on egeneto per mettere in luce le due diverse gravidanze!. Il successivo fu posto in fasce ha la stessa impostazione contrastiva , per cui vengono messe in relazione le fasce della nascita con quelle della resurrezione dalla tomba/Esparganootee men, all’a’apod men etetheeprganoutaita ths taphees anistamenos. Ripete lo stesso procedimento in fu messo in un mangiatoia/En phatnhi men etethee, ma fu glorificato/edocsasthee dagli angeli e fu indicato/ emhnuthee da una stella e fu adorato-prosekunethee dai magi . Facendo questo, ci tiene a precisare ad un tu-interlocutore ariano- come puoi trovare ostacolo nella parte visibile e non considerare quella che si concepisce solo col pensiero?/poos su prosptaieis tooi blepomenooi, mh skopoon to nooumenon:
*Acuto il cappadoce!.
Marco, Gregorio seguita con lo stesso sistema a dire che fu costretto a fuggire in Egitto, come uomo, ma ha in mente che mette in fuga, come Dio, gli Egizi. Circa il fatto che il Christos non ebbe forma né bellezza tra i giudei, gli serve per citare il Salmo 43,3 ( per David era perfetto nella bellezza al di sopra die figlii degli uomini) e Matteo,17,2 , perché risplende sul monte e diventa più luminoso del sole mentre rivela i misteri futuri!. Che dire della retorica di uomo che fu battezzato e che fu messo alla prova? non si parla di una realtà umana di fatto, ma di una giustificazione morale di un Dio che, da una parte, libera dai peccati e purifica le acque santificandole/ebaptisthee men oos antroppos all’amartias elusen oos theos , all’ina agiashi ta udata e, da un’altra, risulta vincitore /enikesen, in quanto Dio, in una esortazione per l’uomo ad avere fiducia in chi ha vinto il mondo, in un discorso parenetico ( cfr. Origene e Paolo in www.angelofilipponi.com )!
*Professore, si serve anche della parènesi!
Gregorio è di esempio magistrale a Girolamo e ad Agostino in quanto mette in evidenza ogni figura retorica, avendo ben appreso la lezione platonica, filoniana e quella neoplatonica di Plotino e di Origene, dilettevole, ben coniugata e collegata con quella utilitaristica aristotelica di Alessandro di Afrodisia. Nell’esame di bisogni naturali del Christos, Gregorio raggiunge il massimo della retorica mediante la forma antinomica e contrastiva. Perciò dice ebbe fame, ebbe sete, fu stanco, fu oppresso dal sonno, ed usa il presente piange//dakrouei e prega-proseuchetai nella coscienza di esaudire, anche se sono utilizzabili al fine di generalizzazione, non su una base di degeneralizzazione, ma solo per evidenziare l’antitesi di terra -cielo, in quanto il Christos diventa nutrimento celeste zootikos kai ouranios per il vivente terreno, un pane vivente sceso dal cielo (senza però spiegarci il valore di ton epiousion rispetto a ton arton-pane matteano, datoci ogni giorno in quanto umana richiesta al Pathr hmoon-padre nostro!), acqua perenne,in un invito ad andare a berla dalla fonte viva/phgazein, facendo fonte anche chi bene / mentre risulta riposo per chi è stanco e gravato da angoscia, ed è insonne in quanto va leggero sul mare dando ordine ai venti e solleva Pietro sommerso dall’acqua e se ha pianto arresta il pianto e chiede dove sia stato posto Lazzaro, imponendo, da Dio, alla morte di lasciare la preda umana, destinata alla resurrezione!.
*Professore, ma…Gregorio sa che sta facendo giochetti retorici?
E’ un maestro di retorica, che vuole vincere la battaglia con gli ariani …anche loro maestri agguerriti retoricamente, dilettevoli e popolari. Lo dice perfino- boulei ti prospaizoo kai ton patèra – e sa di trovarsi davanti ad aporia, che è in difficoltà/en aporiais estin, di fronte alla domanda come volontà e parola hanno medesima capacità?/poos gar ergou dunamin eschen h boulhsin kai o logos;
*I giochetti retorici non.. servono perché ad ogni poos/come si sottendono operazioni concrete e le idee astratte… cadono!
Gregorio è l’alfiere del cristianesimo cattolico, orientale, più dello stesso Basilio, esemplare maestro di Regola monastica, il sophos, incaricato di concludere con un nuovo Concilio nella stessa città di Costantinopoli, i 56 anni di lotte tra ariani e cattolici, in modo pacifico e definitivo, a qualsiasi costo, e di far cessare i contrasti teologici circa la gennhsis umana del Christos, per ordine di Teodosio che, ha riunificato le due partes, quella Occidentale ed Orientale, in un’Unità statale rinnovata, dopo aver

Moneta di Teodosio 379-395
debellato e sistemato i goti ariani e gli usurpatori Magno Massimo ed Eugenio, a seguito del suo matrimonio con Galla e la vittoria cattolica di Ambrogio, a Milano, essendo Giustina madre di Valentiniano II, ancora ariana!
*Professore può ampliare questa piccola sintesi in modo che io capisca esattamente il compito ideologico di Gregorio in Oriente, quando in Occidente ci sono imperatori che si alternano con usurpatori e generali barbarici, che fanno la storia in un momento di contrasti tra ariani e cattolici, ma anche tra christianoi e pagani a Roma?.
Non mi è facile farti un sunto, comunque, ci provo.
*Grazie.
Graziano (359-383), imperatore sedicenne di Occidente dal 375, in un clima di contrasti tra pagani e cristiani e tra ariani e cattolici, condizionato dall’ideologia di Ambrogio a Milano, rinuncia alla carica di pontifex maximus e fa togliere a Roma la statua della Nike, avendo l’immediata reazione senatoria ad opera di Aurelio Simmaco e di Virio Nicomaco Flaviano. Dopo la sua proclamazione imperiale insieme a Valentiniano II, bambino sotto la tutela della madre ariana Giustina, a seguito della sconfitta di Adrianopoli di Valente, Graziano nomina nel 379 Teodosio, cattolico magister equitum imperatore di Oriente e trasferisce la capitale da Treviri a Milano. Con un editto fa cessare le questioni religiose, inglobando i beni dei pagani nel fisco, determinando la nomina dell’usurpatore Magno Massimo in Spagna, Gallia e Britannia che, solo , alla sua morte nel 383, Teodosio sconfigge e cattura a Lione, e favorisce, così, il ritorno a Milano di Valentiniano II, ora divenuto cattolico, nonostante l’opposizione della madre e la presenza del suo magister militum Arbogaste, ariano. Teodosio, nei sedici anni di potere, vinti e sistemati i goti, riprende la politica religiosa costantiniana filocattolica, si riserva il diritto di censura sull’elezione ed operato dei vescovi, e ha sotto tutela Valentiniano II, che scompare nel 392 misteriosamente, mentre si proclama imperatore Eugenio, un cancellarius , un funzionario amministrativo, usurpatore pagano, sostenuto dall’esercito di Arbogaste e dal Senato romano, desideroso di ripristinare il culto della tradizione pagana, che, però, è vinto dall’imperatore orientale christianos a Frigido nel 394.
*Dunque, Teodosio, militarmente, e , teologicamente, Gregorio, insieme agli altri cappadoci, sono determinanti ai fini di una Unità statale, ammnistrativa, politica e militare!?
Non so, Marco. La lezione religiosa di Gregorio e le formule dogmatiche del Concilio di Costantinopoli non assopiscono e pacificano subito gli animi: troppe tensioni, troppe scontri, troppe morti avevano diviso ariani e cristiani per decenni ed ora la supremazia cattolica non è accettata e spesso si ricorre alla violenza usuale tra le due schiere, in ogni città orientale.
* E’ vero che in pieno concilio di Nicea il vescovo cattolico di Myra, Nicolao -poi S. Nicola di Bari-schiaffeggia Ario, reo di avere idee contrarie alle sue circa la divinità del Christos! E’ vero che all’epoca i vescovi orientali sono contestati, e ariani e cattolici, e spesso vengono uccisi orrendamente dalla folla?.
Si. Marco, la situazione richiede una pacificazione generale, considerata la supremazia numerica dei pagani!.
*C’è necessitas impellente di creare formule unitarie per eliminare i dissidi; bisogna imporre un Credo nuovo sull’Unità e Trinità di Dio, sull’incarnazione del Figlio-logos -verbum, misteriosa in una Madre vergine ad opera dello Spirito Santo, che procede solo dal Padre ed aggiungere la memoria storica augustea e tiberiana della nascita, crocifissione, morte e resurrezione, con ascensione al cielo del Signore, redentore del mondo.
Bisogna affermare che la generazione del Figlio non deve essere intesa in termini umani: se il Figlio è generato, chi ha generato o ha generato uno che esisteva o uno che non esisteva, perciò si ritiene sciocca la domanda e, senza operare sul come sia possibile, si accetta il fatto dell’esistenza, misteriosa, di un Dio-figlio,logos eterno e coeterno, generato e non creato, senza rispondere alla domanda se non che Padre e Figlio, essendo della stessa natura, sono ambedue Dio, ma aggiungendo che dire essere ingenerato ed essere generato non indica sostanze ma relazioni, per cui non è pensabile considerare il Pathr maggiore per valore dell‘Yios-lohgos .
*Professore, Gregorio considera i suoi avversari Ainigmatistai, consapevole, comunque di essere pure lui ainigmatisths se afferma che il Christos, pur avendo assunto sooma -corpo è Theos- dio della stessa natura del Pathr e dell’Agion Pneuma?.
Marco, il suo parlare è enigmatico e misterioso specie quando tratta del Christos che paga il tributo/didosi telos quando ormai tutti sapevano che di dover dare a Cesare quel che di Cesare a Dio quel che è di Dio– cfr.Matteo,24,15-22- prendendo uno statere dalla bocca di un pesce, in quanto è Dio ed è re di quelli che chiedono i tributi/basileuei toon apaitountoon e sembra alludere enigmaticamente ad un regalità aramaica, sostenuta anche dai samaritani che erano i sebasteni,- truppe ausiliarie romane dal periodo di Erode il grande- perciò, fu detto Samaritano-samairiths ed indemoniato
*Per questo, lei ha scritto Gesù meshiah aramaico, methorios e politikos nel 2016? Lei, allora, considerava Gesù aramaico un fedele della legge, seguace dei farisei e degli esseni, amico di samaritani che, comunque, dovendo regnare nel periodo 32-36, in una zona, soggetta ai romani da quasi un secolo, cercava compromessi col potente nemico invasore, nonostante la sua adesione alla Confederazione parthica di Artabano III (cfr. Il Gesù Christos, Premessa al al romanzo L’eterno e il regno in www.angelofilipponi.com ), da cui aveva avuto il titolo di Maran.
Marco, tu conosci il mio pensiero su Gesù aramaico e sulla bisecolare lotta aramaica contro Roma conclusasi con la Galuth -dispersione di Adriano, e lo distingui da quello sul Gesù paolino-origeniano e perciò, puoi capire il valore umano negativo di samaritano ed indemoniato /samairiths kai daimonoon nella lettera XXIX , in cui Gregorio mostra , come, però, Gesù salva chi discende da Gerusalemme e si imbatte nei briganti – come se fosse reale l’episodio della parabola – e che è riconosciuto in quanto Dio dai demoni, di cui affonda un’intera legione!.
*E’ vero, professore, che Gregorio parla di una lapidazione di Gesù, senza cattura? la lapidazione era la pena, secondo il nomos mosaico, per il reato di un uomo che si assimila pazzamente a Dio!
Gregorio allude a Giovanni 10,31-39 , ma precisa che non è catturato, perché Gesù, in quanto Dio, si eclissa, senza indicare il come.
*E’ una sparizione come quelle di Apollonio di Tiana, che si dissolve come figura e che ricompare intatto nell’immagine a distanza di molti chilometri!? cfr. Musonio Rufo ed Apollonio di Tyana , Apollonio di Tyana e Gesù di Nazareth in www.angelofilipponi.com .
No. Gregorio dice che Gesù non è catturato per il momento. Riferisce altri particolari, tratti dall’evangelista, parlando di un Messia che passeggia sotto il portico di Salomone ed è avvicinato dai giudei che gli chiedono di dire apertamente se è il Christos. Questa è la risposta di Gesù: io ve l’ho detto e voi non credete; le opere, che faccio in nome del Padre mio, esse mi rendono testimonianza, ma voi non credete perché non siete mie pecore!.-enigma del pastore e delle pecore!-Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non periranno mai! Nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno le può strappare dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno!.
*I giudei, sentendo una creatura proclamarsi figlio di Dio e simile al Creatore, devono lanciare pietre, per legge, contro l’infedele, che, però, scompare dimostrando, secondo Gregorio, la propria divinità!.Quindi, Gregorio, proprio nella descrizione della vita umana e naturale del soothr, procedendo nella direzione di una dimostrazione, divina, di solito nominale e biblica, nobilita l’humanitas con la divinitas, creando la figura umano-divina del Messia.
Marco, per Gregorio, tutti i fatti umani della Passione (paura nel pericolo, sofferenza fisica, crocifissione morte, risurrezione, ascensione al cielo alla destra di Dio Padre) sono mostrati al fine di evidenziare la natura divina del Sofferente, che è simbolo della redenzione stessa dell’uomo dal peccato di Adamo, secondo le Scritture, come agnello sacrificale. Da qui una lettura umana ed una divina, una letterale ed una allegorica, per cui la seconda sublima l’altra, come si rileva facilmente dalla diretta lettura testuale, che fedelmente citiamo, a cominciar da Come un agnello senza voce, che è, però. logos annunciato da chi grida nel deserto. Seguono le asserzioni con i ma: è diventato debole ed è ferito, ma guarisce ogni malattia ed ogni fiacchezza; è sollevato sul legno, viene crocifisso, ma ci fa tornare allo stato originario col legno della vita , salva il ladrone, che era stato crocifisso con lui e fa calare e tenebre su tutto quello che si vede; viene dato da bere aceto e da mangiare fiele, ma a chi? a colui che trasforma l’acqua in vino, a colui che ha eliminato il gusto amaro, a colui che è dolcezza e tutto intero desiderio -citazioni scritturali!-; offre la sua anima/paradidosi thn psucheen, ma ha la potenza-exousia di prendersela di nuovo e squarcia il velo -infatti le cose celesti si manifestano- , le rocce si rompono, i morti vengono risuscitati prima del tempo; muore, ma dà la vita e con la sua morte e libera dalla morte; è sepolto, ma si leva in alto; scende nell’Ade, ma ne conduce fuori le anime risale i cieli e verrà a giudicare i vivi e i morti.
*Mi sembra di aver capito la lezione del nazianzeno, che è convinto di saper spiegare i nodi e gli enigmi grazie al Signore uomo-dio.
Quindi, il Santo chiude la sua lettera ringraziando chi gli ha fatto venire l’idea di slegare i lacci dagli insegnamenti violenti, sperando che sia anche colui che possa mutare questi uomini e farli credenti/pistoi, trasformandoli da tecnici della parola /technologoi, in christianoi anth’oon vun onomazontai/al posto di quelli che così ora sono detti!. La sua conclusione ha un’aggiunta – ulteriore per purificare l’interlocutore, chiuso nell’ ambiguità discorsiva – del Signore, destinato ad esaminare siffatti discorsi/ tous toioutous basanisai logous, volendo precisare che se alcune parole ti creano il motivo per commettere errore, altre rimuovono il tuo errore/ ei tauta empoiei soi ths planhs thn aphormhn, ekeina sou luei thn planhn.
*Professore, la vittoria retorica di Gregorio su retori, comunque, è solo una celebrazione della fede sulla ragione, in definitiva?
Certo. Marco. Gregorio afferma H gar pistis tou kat’hmas logou plhroosis/la fede, infatti, è compimento della nostra ragione, citando Paolo, dopo aver rilevato che la debolezza del nostro ragionamento umano appare come debolezza del mistero e di conseguenza la scaltrezza del discorso/to tou logou kompson risulta l’annientamento della croce/ khsoosis tou stautou (I Corinzi,1,17).
*Professore, a mio parere, la sua ambiguità e la sua esegesi umano-divina, nonostante la sublimazione della realtà col divino, sono dimostrazione vera di una mancanza di coscienza storica di un Gesù, galileo, aramaico, realmente vissuto, di un maran filoparthico, crocifisso, in quanto si è formato paolinamente ed origenianamente con una concezione di una morte, resurrezione ed ascensione al cielo di un redentore dell’umanità– un eroe divinizzato dalla cultura ellenistica alessandrina- .
Marco, tu pensi che nel nazianzeno ci sia una frattura tra storia e mutos, in quanto è uomo formato neoplatonicamente, educato da una scuola platonico-aristotelica, per cui la sua produzione christiana, cattolica risulta retorica pura, sebbene ben supportata da citazioni bibliche vetero-neotestamentarie, -come si vedrà nella XXX Orazione- ed azione fallimentare, tanto da confessare il proprio stato di uomo moralmente depresso, subito dopo il concilio costantinopolitano, che pur manterrà tutte le sue dogmatiche aggiunte alle tre persone della Trinità: Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amiamo Dio e Cristo e ci siamo mentiti a vicenda a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’ Amore, ci siamo disgregati in difesa della Pietra angolare ed abbiamo perduto la stabilità della Roccia poiché più del giusto abbiamo combattuto per la pace /dieilometha ton Xriston oi lian philotheoi kai philoxristoi, kai uper ths alhteias allhloon katepseusametha , kai dià thn agaphn misos emeleteesamen kai uper tou akrogooniaìou dielutheemen, kai uper ths petras eseistheemen oti pleon h kaloos eiken uper ths eirhnhs (Orazione VI,3,cit.).
*Professore, nonostante la delusione, il santo è convinto di aver sufficientemente scosso i raggiri e le astuzie del suo interlocutore grazie alla potenza dello Spirito Santo e di aver distrutto gli ostacoli e le obiezioni attinte dalle scritture, sicuro che il suo avversario sa saccheggiare il testo biblico in modo sacrilego privandolo del suo originario significato e guadagnandosi il plauso popolare, oscurando la verità!.
Certo. il theologos cattolico crede che attribuendo alla divinità le parole più sublimi e più convenienti ed usando quelle modeste per l’uomo,-che per i nostri peccati è diventato nuovo Adamo / neos Adam e si è sottoposto alle passioni/ tas men upshloteras kai anthroopikooteras tooi neooi di’hmas Adam kai theooi patheetooi kata ths amartias– abbia risolto il problema anche se, come gli ariani, lui ha fatto la stessa lettura biblica ed evangelica, desiderosi ognuno di far trionfare la propria verità sul Christos.
*Pur nella comunanza della lettura dei testi, differiscono, dunque, nella scelta testuale e nella interpretazione in relazione al proprio pensiero circa l’Umanità o la Divinità del Christos?
Marco , nel frattempo, Gregorio è stato messo alla gogna non solo dagli ariani, ma anche dagli ebrei e dai pagani, che hanno rilevato gli errori circa la divinizzazione del Christos, come eroe-semidio prima, divinizzato poi, ed, infine, asceso al cielo, secondo una lettura poetica. Eppure lui si aspettava un misthos una ricompensa alla sua fatica!. Per questo si lamenta: Lasciatemi riposare dalle mie lunghe fatiche, abbiate rispetto dei miei capelli bianchi … Sono stanco di sentirmi rimproverare la mia condiscendenza, sono stanco di lottare contro i pettegolezzi e contro l’invidia, contro i nemici e contro i nostri. Gli uni mi colpiscono al petto, e fanno un danno minore, perché è facile guardarsi da un nemico che sta di fronte. Gli altri mi spiano alle spalle e arrecano una sofferenza maggiore, perché il colpo, inatteso, procura una ferita più grave … Come potrò sopportare questa guerra santa– polemos ieros ? Bisogna parlare di guerra santa così come si parla di guerra barbara. Come potrei riunire e conciliare questa gente? Levano gli uni contro gli altri le loro sedi e la loro autorità pastorale e il popolo è diviso in due partiti opposti … Ma non è tutto: anche i continenti li hanno raggiunti nel loro dissenso, e così Oriente e Occidente si sono separati in campi avversi (Orazione 42, 20-21).
*Dunque, le interpretazioni di Bibbia e di Vangeli della XXX Orazione sono specifici passi esaminati secondo allegoria teologica e poetica, al fine di una precisa dimostrazione della lettera di un testo ?
Si Marco. L’interpretazione del testo di Proverbi 8,22, 2 e di I Corinti 15,15 – ben connessa con quella di Atti 3,21 – serve per dire che il Padre è maggiore del Figlio rispetto alla causa, ma è eguale per natura, in uno studio aristotelico di Pathr e Yios, in un lavoro lessico-semantico su maggiore-meizoon e su eguale-isos, sulle definizioni di causa-aitia e di natura-phusis: l’ambiguità produce equivoco terminologico non solo per la sottesa implicita umana parentela relazionale dei nomina, ma anche per l’uso quotidiano di maggiore che indica superiorità di età e venerabilità rispetto ad un minore, di cui si afferma l’isooths-eguaglianza per la comune ousia -sostanza di natura, pur nella differenza triplice, funzionale di persona–upostasis. Il lavoro del nazianzeno consiste nel dimostrare che la sottomissione del Figlio, servo-doulos umano, al Padre despoths divino, ha significato in un discorso storico episodico, della Missione di redenzione del Figlio, romana, che annulla la sua volontà di uomo e si conforma come Dio alla volontà-thelema del Pathr, a cui non può non conformarsi, essendo della stessa ousia, di pari grado personale anche con lo Pneuma Agion: viene spiegato il significato di to dunasthai-potere e di to mh dunasthai, in una relazione di uno che ha capacita per età e di un altro che non ne ha, operativi però, nello stesso tempo, in un dato momento storico augusteo-tiberiano, del loro esistere paterno e filiale, l’uno come se fosse adulto maggiore divino, celeste e l’altro minore umano-divino, vivente sulla terra.
*Professore, l’equivoco relazionale di Pathr essere maturo celeste, creatore, e di Yios essere immaturo terreno, generato, diventa senza storia e geografia, un vincolo che automaticamente crea idea di superiorità e di inferiorità, quando invece si vuole negare perché sono una stessa cosa con lo Spirito santo e formano l’Agia trias con distinzione in persone autonome della stessa natura, volontà ed energeia . Dico bene?
Certo. Nella Trinità non esiste diseguaglianza, essendoci tra le persone un rapporto unitario di Conoscenza e di Amore in quanto il Creatore pathr, conosce ab aeterno sé, e, quindi, è logos-Figlio, generato per la Redenzione umana ed incarnato storicamente, e si ama e da questo amore precede lo Spirito santo dal Padre, secondo gli ortodossi, dal Padre e dal Figlio/ a patre filioque, secondo la lezione latina leonina cattolica, contrapposta al Credo di Cerulario nel 1054 d.C. cfr. Niccolò II e I normanni in www.angelofilipponi.com
*Quindi il fare la volontà del Padre da parte del Christos, non è segno di dipendenza e d’inferiorità, ma indica conformità al thelhma ed energeia la volontà operativa del Padre e dello Spirito santo da parte del Figlio incarnato per la Redenzione umana !
Certo, il Figlio fa la volontà del Padre, essendo lui Dio che non non può se non conformarsi all’unitario volere divino, in quanto essere della stessa natura, che non può essere definito servo secondo il detto salomonico che lo indica come principio delle sue strade in vista delle sue opere: sono termini che possono produrre effetti diversi, sottendendo valore di uno, che serve un dominus /despoths, in quanto logos, ma si eleva al cielo per giudicare la terra! Lo stesso grido Dio mio, Dio mio, assistimi, perché mi hai abbandonato? (Salmi 21,2) non è grido di un Dio, ma di un uomo che soffre, simbolo degli uomini, come noi, che siamo stati inizialmente abbandonati e poi assunti e salvati proprio dal Dio Yios -logos sofferente, che ha scelto di vivere e morire per noi sulla croce per redimerci col suo sangue divino!
*Professore, mi sembra strano che non si renda conto di dire… falsità e di non comprendere che un cosa significa dire un uomo muore, un’altra un dio muore, quando sa bene che uno non può morire, in quanto Dio increato, immortale, ineffabile!
Se sapessi quanti problemi, quante distinzioni, quante discussioni terminologiche sono sorti nel corso dei secoli sulla Morte dell’uomo-Dio, sulla sua natura e sulla sua volontà? neanche immagini cosa sia stato il monofisismo ( eresia di Eutiche, che crede che nel Christos ci sia una sola natura, quella divina, e che nega la doppia natura umana e divina e viene condannato al Concilio di Calcedonia, nel 451! ) e il monotelismo movimento ereticale che dilania l’Oriente, per un sessantennio, tra il 619 e 679! )!
Ogni affermazione di Gregorio è al servizio di una idea theologica, non di una reale convivenza tra due sistemi religiosi ora dominanti, uno fra i barbari e pagani e l’altro destinato a imporsi sugli ariani ed ebrei, oltre che sulla maggioranza ancora idolatrica, a cui è cara la figura umista eroica, umano-divina del Christos nuovo Heracles e nuovo Dionysos!
Si Marco. Anche l ‘interpretazione di Giovanni 5,19 è detta al fine di dimostrare che quanto appartiene al Padre è anche del Figlio, per diritto, e che Padre e Figlio hanno una medesima ed unica volontà operativa, che non è di uomo, che può divergere da quella divina perché l’anima umana in quanto pars del logos, non può non essere partecipe dell’oikonomia divina unitaria!. In questa operazione, Gregorio cerca di evidenziare come il termine Figlio nel Vangelo ha un valore in relazione alla sua umanità e alla sua divina natura, che differiscono dai detti profetici, che, comunque, sono unitari nell’ appellativo di Dio Pathr Creatore definito colui che è. Sono vari quelli di Figlio, differenti a seconda se sono riferiti alla natura divina, in quanto contemplato come Logos, Figlio unigenito, Giustizia, Redentore, Luce, Sapienza,- o se in riferimento alla natura umana, in una definizione del Christos superiore rispetto a noi uomini, cioè nella visione di uomo – dio come Figlio dell’uomo, Unto del signore, Strada, Porta, Pastore, Pecora, Agnello, Melchisedech,- in quanto privo di di genealogia e re giusto di Salem /pace -.
Professore, tutto mi sembra un busillis retorico più che un mysterion!
Un busillis …per l‘ignorante amanuense, cristiano latino, incapace di leggere e trascrivere correttamente in die…bus illis!