Leggiamo insieme… Ungaretti
a. prefazione metodologica
La scuola ha perso da anni la sua funzione di educare e di costruire. da quando ha dovuto dividere il suo magistero con la tv e con i comitati dei genitori e non ha saputo più gestire il consiglio di Classe.
La tv educa quotidianamente al niente con programmi spazzatura con slogans anglosassoni e con fumetti giapponesi e i suoi presentatori semianalfabeti, più o meno accettabili come conduttori, peccano decisamente sul piano linguistico e danneggiano irrimediabilmente il bambino, fruitore passivo, che interiorizza proprio il pessimo di ogni cosa.
I maestri elementari, dopo la miniriforma, non hanno più una responsabilità effettiva in quanto ognuno ha un'area e nessuno si assume l'onore e l'onere di educare effettivamente alla comunicazione linguistica l'alunno, che risulta uno sconosciuto , esaminato, suddiviso tra tre esperti, che però non attirano e coinvolgono unitariamente il bambino, emotivamente assente, dissociato dalla realtà agricola, che è la base di ogni lingua.
Inoltre l'alfabetizzazione e la codificazione in un bambino sono avvenute in una famiglia, non attenta al codice linguistico e nemmeno conscia della necessità di semantizzazione in relazione al referente per una significato contestualizzato.
Infine i maestri hanno dato solo i rudimenti lessicali senza tenere presente il forte squilibrio vigente nel settore linguistico tra la cultura agricola ormai superata e la nuova cultura industrializzata e computerizzata: ne è venuto fuori un alunno che non ha alcuna conoscenza del significato perché non ha la conoscenza dei referenti, che sostanziano quell'idea.
Su questa base lessicale si è innestato un sistema grammaticale e morfo-sintattico,superficiale, per cui l'allievo non ha competenza(forse solo conoscenza) delle parti del discorso né delle parti logiche e sintattiche in quanto non si è operato funzionalmente, dopo il necessario lunghissimo lavoro di analisi e di appropriazione dei sistemi minimi grammaticali(di solito non ben l impressi).
I professori della Scuola Media prendono un alunno già con gravi lacune linguistiche e con disturbi nell'apprendimento e fanno una serie di lezioni frontali o di pseudo-letture testuali, insegnando una linguistica afunzionale, appresa da manuali anch'essi raccogliticci e fumosi, di nessuna praticità.
Concludendo, dunque, i nostri figli vanno alla Scuola Media e non apprendono niente, anzi imparano solo le furbizie scolastiche, i modi per sfuggire al controllo dell'adulto, disimparano quel poco di grammatica e di logica apprese nel periodo elementare, imitando i peggiori elementi, che hanno successo scolastico col minimo lavoro.
E proprio nel momento in cui la mente è vivace, creativa ed aperta, la si imprigiona con schemi di lettura coercitivi e la si abitua ad una ripetizione inutile di esercizi: sarebbe stato, invece, necessario operare sull'analisi in qualsiasi disciplina e comporre e ricomporre testi, formule, disegni, insiemi per una personale ricostruzione sulla base dei paradigmi linguistici, matematici, scientifici , al fine di rilevare i differenti stadi di ogni ragazzo per un' effettiva valutazione iniziale di base per una graduale crescita linguistica, connessa con competenze reali tradotte in pratica operativa.
L'insegnante, inoltre, per come è formato, non ha alcuna abilità né sul piano orientativo né su quello didattico, nè su quello strutturale, nè analitico né sintetico né critico e quindi dà una cultura generica e libresca simile, per provvisorietà e superficialità, a quella della tv con un minore tasso di piacevolezza.
Sarebbe necessario orientare l'alunno nella Media puntando alla comunicazione, facendo interagire tutte le discipline in modo che coordinatamente si faccia uno sforzo comune per radicarlo nella realtà, che ha la sua base nel lessico, nel termine che usa propriamente e nella parola che adopera nel rapporto quotidiano.
Allora il ragazzo potrebbe prendere coscienza della convenzione linguistica ma anche della stretta connessione tra parola e significato, relato al referente del contesto, precisato nei suoi componenti, nelle sue differenze e nelle sue diversificazioni infinite, connesse con la varietà e molteplicità linguistica.
Tutti insieme, insegnanti di ogni disciplina, potrebbero fare una programmazione comune, di massima, con precisi obiettivi con procedimenti eguali, con scadenze fisse in modo da confrontare le differenti risposte dei singoli alunni e, su questa base differenziata, attivare un percorso individuale per ogni singolo alunno, studiato in tutta la sua personalità, così da personalizzare l'iter operativo.
Il piano attuativo, allora, individualizzato, potrebbe servire per conseguire gli obiettivi linguistici fondamentali per la crescita dell'alunno: la comunicazione orale e scritta.
Nel fare questo, gli insegnanti devono esprimere la loro professionalità tramite il lavoro con l'alunno: in questo essi sicuramente si aggiornano in quanto devono operare concretamente sulle risposte sbagliate dell'allievo.
Questi deve essere orientato in modo diverso e continuamente incanalato nella giusta via linguistica e con questa operazione l'insegnante deve procedere anche sul referente corrispondente e quindi funzionalizzare ogni singola operazione, che deve essere lentamente interiorizzata.
Inoltre il lavoro così impostato, avendo l'ausilio dei mezzi attuali di ricerca, può risultare effettivamente aggiornato, vivo e significativo.
Nell'operare in questo sistema il docente si accorge di essere non un insegnante di cattedra, ma un artigiano che insegna ad un apprendista il mestiere, per cui deve cercare di recuperare anche le tecniche della propria tradizione e le strutture, proprie degli artigiani, che sono l'effettiva ed unica cultura del popolo italiano, in quanto capaci e creativi
Noi italiani non abbiamo conseguito, sviluppato e potenziato creativamente nessun altro livello se non questa forma artigianale, avendo avuto per secoli coem base culturale il sistema agricolo: non lasciamoci ingannare dalle punte geniali della nostra tradizione culturale, che sono il risultato di una creazione, maniacale, artigianale!
Il compito del docente, allora, è insegnare mostrando i passi da fare, la via da seguire marcando i signa, spiegando i segnali che formano un iter sempre nuovo in una evidenziazione delle proprie capacità decisionali in relazione alla situazione storica, culturale e letteraria.
L'allievo intuisce e comprende il lungo processo che è sotto la decisione, come capacità individuale di tagliare, di troncare qualcosa e di abbandonare un percorso e di iniziare un nuovo processo in una precisa situazione operativa, ben analizzata e valutata.
E' forse necessario staccarsi dalle idee e lavorare sulle cose, comprendendo che noi stessi insegnanti non abbiamo mai verificato i temini della lingua e non abbiamo effettivamente compreso il reale significato perché non abbiamo conosciuto la referenza sottesa, rilevabile, grazie ad una semplice operazione etimologica, ed abbiamo perso un grande patrimonio culturale sotteso ed, a volt,e stratificato nel termine.
Da qui viene l'invito a tornare ad essere artigiani abili a proporre paradigmi concreti per abilitare a costruire ma anche a smontare le costruzioni con un insegnamento, dapprima analitico, poi sintetico ed infine critico decisionale.
Il dovere di un insegnante parte da un meticoloso decondizionamento della sincresi infantile propria e di quella dell'alunno, in quanto ogni uomo ha qualcosa di confuso, che è in relazione con la confusione linguistica , per diventare poi lungo e paziente lavoro analitico, che solo può permettere un sintetico giudizio provvisorio, da cui è possibile sulla base di molti altri, concludere con una valutazione sommativa.
Compito dell'alunno è andare a scuola come apprendista artigiano, che nella bottega- scuola impara il mestiere, conoscendo gli strumenti, le tecniche di lavoro, di composizione, di lettura seguendo l'esempio del magister-mastro, facendo tentativi costruttivi.
Questi diventano la testimonianza reale del livello di apprendimento, proprio sulla base della varietà e grandezza dell'errore: l'umiltà e la docilità nell'apprendere, la diligenza nel seguire i paradigmi magistrali, la costanza nel tentativo di miglioramento, la continuità di lavoro sono le virtù che permetteranno la crescita personale e la realizzazione compiuta dell'opera da parte dell'alunno, che ha illimitata fiducia nel suo insegnante, non più professore, ma guida ed orientatore paziente e disponibile, propositore di sempre nuove mete.
b. indicazioni metodologiche
Leggere una poesia diventa così un momento educativo e formativo completo perché è UN LAVORO CHE RIASSUME OGNI FORMA DI INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO E DIVENTA UNA VERA COMUNICAZIONE TRA DUE ELEMENTI PARITARI , COSCIENTI DELLA LORO RECIPROCA FUNZIONE E DEL RISPETTIVO COMPITO.
Leggere diventa così un paradigma che indica esattamente le azioni da fare in modo graduato e serio, che segna le fasi operative, calcolando anche i tempi di interiorizzazione, e che propone specificamente un iter procedurale, avendo di mira obiettivi tecnici, pur tendendo ad una impostazione metodologica unitaria.
E così leggere una poesia di Ungaretti diventa un paradigma- termine sfruttato, specie in questi ultimi tempi, da linguisti, che non significa exemplum latino e medio latino (i due si riferiscono a modelli comportamnetali etici, formativi e quindi sottendono una volontà di formare secondo perconcette formule, secondo un procedimento classico di alonatura per l'emittente e si basano sulla imitazione del ricevente)-: il paradigma è indicazione fedele di un percorso operativo concreto, adatto solo alla specifica situazione, variabile a seconda del lavoro, positivo solo nelle procedure ed imitabile solo metodologicamente.
Esso stimola in effetti un fare personale sulla base di precise e funzionali operazioni concrete.
Esso può essere utilizzato in qualsiasi disciplina, a qualunque livello, in quanto mutevole e modificabile, poiché ha valore scientifico come strumento di ricerca.
Quello testuale è uno strumento utile per una lettura di una parola, di un pensiero, di una poesia di una collana, di un libro: è la chiave che permette la lettura ed autorizza certe risultanze e quelle formulazioni.
Il paradigma conclusivo è la formulazione di un giudizio derivato da un esame dettagliato, sinottico, del testo come prodotto di un autore che ha tessuto i fili in un certo senso, in un dato momento sotto una precisa urgenza, in un contesto, con una volontà comunicativa, secondo la forma più a lui consona, come espressione di quella situazione, ma anche di tutta la sua cultura.
La ricerca di quel messaggio tramite i segni formali diventa una ricostruzione sincronica e di quel momento storico e di quella situazione ideativa e del reale significato di quel sistema, relata all'epoca e connessa con la formazione dello scrivente, che diventa unico soggetto di indagine evidenziante quel piano di contenuti e quel piano dell'espressione come risultanza integrale di tutta la personalità umana e poetica connessa con la letterarietà e con la cultura coeva.
I termini usati, le strutture adoperate, l'insieme del sistema linguistico creano un tessuto, tramato in un certo modo per dare un preciso significato, segnato più o meno marcatamente come espressione fantastica, chiusa nella lettera: ritrovare quei valori tipici significativi è il compito di chi interpreta i segni, ricreando i fili verticali ed orizzontali dell'ordito rilevando il disegno e comprendendo tutta la creazione artistica, il kosmos poetico.
La ricerca della poetica diventa basilare per la definizione del valore dello scritto e dell'autore: poetica è quel particolare incontro del piano dell'espressione con il piano dei contenuti, che si verifica in chi scrive all'atto dello scrivere, quando traduce in prodotto artistico ciò che pensa con il suo specifico e tipico stile, con quell' unico ed irrepetibile sistema ordinato lessicale e sintattico, che è la veste che contiene in sé il tesoro culturale del poeta: saper leggere unitariamente sotto la retorica testuale la forma, come contenitore della cultura dello scrittore, è opera del vero critico.
Il sistema artistico, perciò, deve essere esaminato, dopo la fedele traduzione e parafrasi decodificatoria, che permette di sintonizzare il proprio vocabolario di lettore con quello dello scrittore, di comprendere il ritmo metrico e di inserirsi nel messaggio specifico della poesia, in una individuazione della tematica e quindi della poetica tramite parole-chiavi o sememi (quei segni cioè portanti significato specifico e capaci di organizzare l'insieme significativo e il sistema articolato lessicale morfosintattico, semantico,referenziale appositamente posti come segnali, la cui congiunzione permette la ricostruzione generale della poesia e della poetica dell'autore).
Da qui la triplice lettura del segno linguistico che viene studiato contemporaneamente a livello superficiale, per una prima sommaria comprensione sul piano del significante, esaminato con le strutture fonemiche, morfosintatiche e retoriche e su quello del significato, letto con le strutture semantiche che rinviano a precise operazioni specifiche sul linguaggio e sulla sua articolazione e su quello del referente con le struttuire referenziali, che rimandano ad una concreta collocazione dell'opera e dello scrittore nelle coordinate storico-geografiche e socio-culturali.
Ad ogni esame seguono pertinenti conclusioni, che permettono una valutazione sommativa delle risultanze, da cui è possibile procedere grazie ad altre risultanze di altre letture di altre poesie della stessa collana e definire sinteticamente le tematiche e la poetica dello scrittore come pensiero e forma unitariamente rilevati: il paradigma conclusivo -sintetico chiude la situazione testuale con una formulazione che sintetizza le risultanze di quella poesia e le inserisce nel quadro delle altre poesie coeve, con una valutazione tanto più precisa quanto più attento è stato l'esame.
Sulla base della poesia letta, dell'inserimento della singola lirica nel quadro dell'opera, viene rilevato lo specifico momento poetico di un uomo che ha prodotto, ma che ancora produce e che, grazie alla sua storia letteraria e culturale, ha possibilità esplicative nuove e quindi tende verso probabili itinera, in una ricerca infinita poetica e personale, sollecitata da istanze sociali e politiche, variabile a seconda della propria tipica vita.
Insomma il puntuale lavoro su una poesia può dare possibilità concrete di comprensione di una poetica in un dato momento, la cui lettura totale richiede altri lavori puntuali, altri esami e studi per una valutazione generale dell'opera e dello scrittore.
Noi presupponiamo un lavoro di tal genere nel Paradigma Critico, che tiene presente, inoltre, le risultanze di altri studiosi e che cuce gli studi specifici, fatti sulle singole collane: la valutazione critica diventa la summa di parziali lavori in un tentativo di ritrovare uomo e poeta nella storia del suo tempo: la lunga e paziente schedatura di numerose poesie, la scelta (pur arbitraria) sulla base della significatività di una rispetto ad altre, la lettura dei documenti storici -e specie dell'epistolario – costituiscono e, in un certo senso, autorizzano quel giudizio e non un altro.