Il nostro dovere di italiani
“Dovremo convivere col Coronarivus. Se ami l’Italia, mantieni la distanza”.
La conclusione della comunicazione di Giuseppe Conte, perentoria, propria di una necessitas fenomenale, è classicamente strutturata con un enunciato complesso, in cui risulta anancastico il dovere primario per l’immediato futuro, previsto scientificamente, di convivere col Coronavirus, a cui è strettamente legato un periodo ipotetico di primo tipo, della realtà, con protasi all’indicativo e con apodosi iussivo-prescrittiva.
Con tale enunciato comunicativo il presidente del Consiglio, avendo preso atto di un fatto, informa che il popolo italiano, insieme con lui, compartecipe della tragedia comune- da qui l’emotivo noi, non usato secondo la retorica del plurale maiestatis!- deve avere coscienza certa della situazione di un evento eccezionale – che ha propri tempi di durata, ignoti – e della necessità per il futuro di un adeguamento al fenomeno, sottendendo che, di conseguenza, ogni cittadino per il bene collettivo, debba mantenere le distanze interpersonali – da qui l’uso della funzione conativa del tu, che coinvolge ognuno, che, responsabilmente, per amore di patria, si autodelimita e si sacrifica!.
Dalla comunicazione di Conte risulta un dovere comune per noi tutti Italiani, che facciamo parte di una stessa comunità, connessa con quella europea, necessariamente collegata con quella mondiale- essendo noi creature viventi in un unicum sistema kosmico– : convivere col Coronavirus!
Il dovere è imposto da un comitato scientifico italiano, connesso con quello europeo, internazionale mondiale, ai Politici -che ora non sono di un colore partitico, ma sono solo uomini che, per caso/anagkh, sono al potere con funzioni di capi, che fanno da mediatori tra il mortale virus ancora sconosciuto e la massa popolare, gregge certamente condizionato dal Governo che, conoscendo le previsioni scientifiche di esperti, indica l’orientamento, stabilendo tempi e comportamenti.
Noi popolo, così massificato, dobbiamo essere sudditi, data la mortale situazione, obbedire, eseguire ed accettare, adeguandoci alla comune direttiva governativa, seguendo scrupolosamente quanto metodologicamente ci sarà prescritto, ognuno a seconda della categoria di appartenenza.
Non possiamo trasgredire e fare secondo volontà individuale o secondo parametri religiosi o partitici, davanti ad una catastrofe preventivata umano-animale, come abbiamo fatto per secoli, in altre situazioni e tempi, seguendo i comandi religiosi, aristocratici, dittatoriali, demagogici, di clero o tribuni fuorvianti in nome di una caritas christiana e di bisogno economico. E’ tempo ora di prendere coscienza, da una parte, della potenza distruttrice del Coronavirus e, da un’altra, di essere certi di esser maturati un poco e di essere eruditi in quanto passati da una fase infantile astratta ad una prepuberale, operativa concreta, seppure tipica di ragazzi di 11-12 anni, che necessitano di un orientamento sicuro scientifico, probabile, tuzioristico, al fine di una sopravvivenza reale naturale, non spirituale e non retorica!.
Perciò, senza puerili, femminili e bizantine discussioni, da ragazzi improvvisamente razionali ed adulti, liberi da suggestioni mitico-religiose -tipiche di clero, di mafie e di demagogie di parte- pur desiderosi di riavviarci al lavoro professionale, attendiamo con pazienza il nostro tempo di ripresa operativa, fiduciosi in un orientamento governativo – non importa se di un Conte retorico e fumoso, comunque, dignitoso e rappresentativo! – dettato da un’équipe scientifica, credibile. Questa è la strada più probabile, se vogliamo prima salvare la nostra vita e poi anche la nostra economia, ed, infine, mantenere la nostra identità di nazione, la migliore tra i popoli: se seguiamo una via sincretica, confusa, andremo irrazionalmente e naturalmente verso il baratro! : la confusione è propria di un gregge, impaurito, preda degli isterismi religiosi e demagogici! Storicamente ci siamo salvati, spesso, anche da soli e, talora, guidati da orbi, ora teniamoci questa guida, operativa, almeno, col consenso di noti virologi!
Quindi, a questo dovere, noi italiani, popolo/ragazzo, dobbiamo far seguire, per amore di patria, un comportamento quotidiano di disciplina, adeguato a paradigmi operativi, precisi e chiari, determinati da apposite commissioni professionali tecniche.
Ogni categoria, grazie ad organismi costituiti propri, dovendo assicurare l’obbedienza e la responsabilità dei soggetti – attivi, non elementi passivi- dovrebbe creare un protocollo comportamentale – ad esempio per ingegneri, per professori e studenti, per i gelatai, parrucchieri, fornai, ecc., senza generalizzazioni olistiche, generanti confusione – di cui è garante allo Stato con propri delegati comunali, provinciali e regionali!.
Questo, però, implica e sottende una società con popolo adulto non ragazzo! Perciò che Dio- io non Credo in Dio!- ce la mandi buona!
Lo slogan temporaneo, comunque, di una dittatura governativa, necessaria davanti alla straordinarietà del fenomeno del Coronavirus, è: mantenere la distanza tra noi, anche coi parenti, servendosi di mascherine e guanti, all’occorrenza!.
L’articolo, letto, segue il precedente, scritto come commento a Zuppa di Porro.
Signor Porro, lei denuncia e condanna giustamente la mancanza di un piano normale, amministrativo–politico-socio-economico di Giuseppe Conte, manifesta nel vuoto della tautologia comunicativa di un uomo di formazione democristiana, sorpreso in una situazione letale universale, imponderabile. Ma, lei, apparentemente bravo, a parole, si è letto all’ atto della sua valutazione, da giudice? La comunicazione è un’arte, mentre lei, emotivamente, utilizza solo l’informazione, rabbiosa!
Io sono un vecchio, di 81 anni, che condivide con lei che la comunicazione globale di Giuseppe Conte è retorica informazione, priva di indicazioni procedurali, pur elementari, per il riavvio alla normalità di un’Italia, sprofondata nella sua massima crisi repubblicana, in senso economico-finanziario, morale e politico-sociale.
Comunque, a lei, prima di fare un esame, con valutazione della parola di un altro, da avvocato, conviene una ponderata organizzazione strutturale e sistemica, non segno di una perizia linguistica tecnica, ma di una precedente operazione concreta e professionale, scientifica, già provata e riprovata, sperimentata per un reale lavoro, personalmente verificata.
Il suo esame, attuale, è quello di uno della parte politica, avversa, difettoso in vari punti, fuorviante ed unilaterale- come sempre accade quando si è all’opposizione-: Lei non trova equilibrio – nel suo contrasto corpo a corpo, tumultuoso, dilettantesco e demagogico – e nemmeno conosce la reale situazione italiana da decenni compromessa, acuita già da tempo con la fine della democrazia cristiana e poi dalla politica autoritaria di Craxi, a seguito del giurisdizionalismo paesano di Di Pietro ed infine precipitata con Berlusconi e con Monti (cfr L’altra lingua, l’altra storia, Demian 1995), fino alla farsa del Pd renziano e gentiloniano, alla tragi-commedia dei due governi Conte, complicata in modo abnorme dal Coronavirus.
Perciò lei, non avendo un organico sistema di valutazione, come gli altri, argomenta su basi strutturali logiche, risultando un informatore non affidabile, mal informato, utile solo per le curiosità e per la notifica di semplici dati, nonostante la fumosa animosità, anche se puntuale nelle osservazioni.
Poveri noi italiani, che stiamo a casa impauriti dal Coronavirus, obbligati a sorbirci i sapienti virologi, i commentatori, gli intrattenitori e i giornalisti di regime, i politici – che dovrebbero realizzare i nostri sogni!-, ignoranti e inadeguati perfino a comunicare il pensiero partitico, del tutto incapaci di orientare paradigmaticamente e di guidare con cautela nei prossimi mesi i concittadini, decisi a riprendere la quotidiana fatica professionale, nonostante i pericoli del male incombente, pur senza regolare protezione! Forse, da soli, noi, popolo italiano, senza capi, con o senza l’aiuto europeo, pur come un figlio senza padre, orfano, ma di nobile origine, decaduto, grazie al proprio sacrificio, educato dai propri errori, erudito senza i falsi maestri, e maturato –finalmente!- grazie al Coronavirus, sappiamo sopravvivere- lo abbiamo fatto per secoli perfino con l’aiuto nefasto della Chiesa!- e procedere in relazione, alla nostra storia e alla sottesa cultura, di gran lunga superiore a quella altrui!.