Egesippo

 

In memoria di Frére Luc Brésard, un grande studioso, un vero monaco 

 

Gerolamo così  descrive Egesippo in De viris illustribus,22 ( Cfr. Gli uomini illustri a cura di Aldo Ceresa-Gastaldo, EDB 2014):

22.1 Egesippo, vicino al tempo degli apostoli, scrivendo tutta la storia degli avvenimenti della Chiesa, dalla passione del Signore fino alla sua epoca, e  raccogliendo, da ogni parte, molte  notizie  miranti all’utilità dei lettori, compose cinque libri con stile semplice così da rendere anche il modo di dire di coloro di cui seguiva la vita,

Professore è vera questa affermazione del Santo sulla composizione di un  libro in 5 volumi e sulle notizie  raccolte per l’utile dei lettori cristiani ?

Certo, Marco, Gerolamo sa da Eusebio (St. Eccl. IV,22,3). che Egesippo da Corinto va  a Roma, dove sotto Aniceto, scrive  le  memorieupomnhmata, di cui non si sa bene se sono sue testimonianze o notizie tratte da Bellum Iudaicum di Flavio, con aggiunzioni personali.

Mi può dire qualcosa sul personaggio Egesippo?

Marco, si sa poco di Egesippo, la cui opera non ci è giunta se non tramite allusioni o  citazioni o trascrizioni di altri autori  specie da parte di Eusebio, che lo segue  preferendolo a Papia di Ierapolis.

E’ un giudeo,  nato forse intorno al 110, in una località  giudaica non precisata,  cresce in ambiente giudaico ed è incerto- è da escludere se è già Christhianos!- se partecipa alla impresa di Shimon bar Kokba, il messia secondo rab Aqivà: è probabile che come cristiano si sia tenuto lontano dal conflitto!.

Dopo la Galuth adrianea- che risulta non solo  cacciata definitiva dall’impero romano del giudaismo ma  una quasi totale eliminazione popolare   (oltre 850. 000 furono i morti), con la cessazione del nome stesso di Gerusalemme ora chiamata Helia Capitolina e con la cancellazione dalla cartina geografica di Iudaea, sostituita con Palestina- Egesippo (Hegesippus -Iooshpos greco-Iosippus latino, attestato anche come Yosippon nel X sec. in una parafrasi di Bellum Iudaicum, da cui derivano, oltre ad  una duplice versione armena, una versione araba e una forse slava cfr. Eisler) sembra vivere  per qualche tempo  a Corinto.

Mentre la Palestina  ha nuovi cives stanziati  al posto dei giudei, uccisi o profughi,  e nuovi vescovi a Gerusalemme,  non più uomini  della famiglia del Signore,  che erano stati sicuramente ostili ai romani ( cfr. Giustino apologista, Apologia I ed  Eusebio che indica i   nuovi vescovi gerosolomitani ), Egesippo, come cristiano, evita  la strage, a seguito di una guerra durata 200 anni tra Romani e giudei, iniziata con la presa di Gerusalemme nel 63 a. C. da Pompeo  e finita con la morte di Shimon e di Aqiva, dopo la sconfitta  di Bethar nel 135.

Ma, allora, professore il materiale  di  5 libri  come parafrasi del bellum civile in  Codex Ambrosianus C 105 o  in quello Cassedianus  del VI-VII secolo  in latino,  perché è riconducibile a Iosippus  o  alla mano perfino di Ambrogio?

Io seguo V. Ussani (critica di Hegesippus, Bellum Judaicum, in Corpus ScriptEcclesLatin., Vol.LXVI, Vienna 1932)  che  ne ha contestato l’attribuzione. Comunque, ancora oggi, si dice che sia di Iosippus, sulla base di indicazioni di Gerolamo di Stridone, (331-420) uomo occidentale per cultura, che segue la via tracciata da Eusebio, nonostante il sodalizio con  Evagrio  e la sua esperienza eremitica in Calcide e il suo perfezionamento in  lingua greca  ed ebraica. Infatti egli conserva intatto l’ interesse alla cultura latina  insieme a Damaso e a Rufino  e a Pammachio, essendo legati tutti alla corte di Treviri e  connessi col vescovo di Aquilea.

Lo studio di Eusebio   e i commenti alle Homeliae in Hieremiam e quelle  in Ezechielem di Origene sono indice ancora di un costante interesse latino  da parte di Gerolamo anche quando è in sede costantinopolitana  nel periodo del concilio  di Costantinopoli, a cui la sua partecipazione risulta stranamente  insignificante rispetto a quella di Gregorio di Nazianzo, suo maestro. Le notizie  geronomiane su Panteno Vita36, su Clemente,38 e su Origene 54, congiunte con le informazioni di Eusebio  dànno un ‘idea dell’origenismo  come  pietra di inciampo nel primo cristianesimo, come eresia da confutare- Eppure  Origene dovette avere rapporto e forse qualche legame con Iosyppus  nel periodo, pur breve, trascorso  a Roma sotto il pontificato di Zefferino…

Lo stretto sodalizio di Gerolamo con le donne romane, la morte di Damaso e il suo iter verso la Terra Santa con la sua stabilizzazione in Palestina dopo un viaggio  d’istruzione in Egitto, sono solo  occasioni di conoscenza non di  una svolta culturale:  non per nulla non è visto con rispetto dagli orientali e  neppure dal vescovo di Gerusalemme Giovanni,  suo superiore, e neppure da Palladio( la storia Lausiaca, cit) …

Cosa è capitato, Professore, nel 393, che fa orientare Gerolamo in modo contrario ad Iosippus  e contro il suo vescovo Giovanni, antiorigeniano, tanto da farlo  abiurare all’origenismo  a cui fino ad allora era stato legato?

Non è facile spiegare quello che succede.

Si sa solo che tutto inizia con la denuncia al vescovo Giovanni di Epifanio di Salamina (Cfr Ep. 51 ed ep.57) che invia la traduzione della lettera geronominiana  con la sintesi delle accuse mosse ad Origene.

Si ritiene che Origene sia un pericolo per la teologia cristiana per la sua cultura greca , che non è traducibile in lingua latina. Da qui  l’ordine di Giovanni a Rufino e a Gerolamo, occidentali di schierarsi in un senso o nell’altro di  abiurare o di acconsentire  all’origenismo.

Rufino rifiuta,  Gerolamo acconsente e perciò si formano due Partes che si contrastano  in nome di Origene  e della tradizione poi  origeniana latina, sostenuta da  Rufino e da Giovanni gerosolomitano.

In effetti già da tempo in Egitto si lotta  per la fides al pensiero di Origene e ci sono scissioni tra i  i monaci di Nitria  che ne sono entusiasti mentre quelli  di Scete sono ostili specie per quanto riguarda la theoria   della natura del Logos,  della eternità della creazione  la preesistenza delle anime e l’apokatastasis.

Che cosa,  professore suscita alla fine del IV  sec. la prima crisi  origeniana. Lei ne parla in molte parti della sua opera (Cirillo e Nestorio , Cirillo e Porfirio, ed Apokatastasis ed Origene) ma non ne ha fatto mai la reale situazione. Lo potrebbe fare in questa sede?

Marco, è un questione complessa che riguarda il primo cristianesimo al  momento della sua vittoria e del trionfo teodosiano  e perdura per oltre un trentennio investendo le chiese di Alessandria, di Gerusalemme,  di Salamina, quella di Costantinopoli, di Antiochia  toccando anche la sede romana, marginalmente.

Tutta la Pentarchia è lacerata dal fenomeno improvviso della prima crisi origeniana, accesa dal vescovo  di Salamina, nel momento del trionfo cristiano, di confisca dei beni pagani ed ebraici con basiliche e sinagoghe  cristianizzate come chiese, di esaltazione dei martiri cristiani con ricerca delle loro reliquie…

In tale  situazione  trionfalistica l’integralismo domina, specie quello alessandrino e molti cambiano di schieramento e lo fanno anche improvvisamente. Gerolamo e Teofilo di Alessandria ne sono due esempi.

Epifanio di Salamina, innescata la miccia,  chiede, come ricompensa  una formale abiura da Origene a Gerolamo, il cui fratello Paoliniano è stato eletto  sacerdote dal prelato in una zona palestinese sotto il potere di Giovanni di Gerusalemme, non di sua spettanza.

Perciò, Gerolamo si inimica con Rufino, da sempre amico- che resta origeniano ( quando ancora  vive nel Getsemani mentre lui è a Betlem, accusati entrambi  dal monaco egizio  Aterbio di origenismo), e poi, tornato a Roma traduce Peri archoon i principi in latino- e si schiera con Epifanio, antiorigenista.

Il contra Iohannem Hieroslomitanum è  un testo utile per la comprensione  della sua posizione  dottrinale  di Gerolamo e per lo scontro con Rufino  che insieme ad Apologia in Hieronimum dà una reale visione dei fatti: viene mostrata  non solo la posizione dottrinale di Gerolamo ma anche quella del patriarca di Alessandria, Teofilo.

Questi è un noto origenista  che coi suoi monaci di Nitria propaganda il pensiero di Origene  ed invia alcuni Lunghi fratelli da Giovanni di Gerusalemme per aiutarlo contro Epifanio, denunciato perfino al papa romano Sisinnio. Improvvisamente c’è un voltafaccia di Teofilo che diventa antiorigenista:  sembra che il patriarca sia costretto ad una palinodia pubblica cioè ad una ritrattazione  (cfr. Palinodia in Filone), a seguito di accuse di avidità finanziaria, di stragi di ebrei, di  mal conduzione del patrimonio episcopale da parte di monaci di Scete che lo tengono perfino prigioniero e  lo torturano.

L’arrivo dei Lunghi fratelli – i monaci di Nitria perseguitati ora da Teofilo- in Costantinopoli alla corte di Arcadio e l’accoglienza da parte del patriarca Giovanni Crisostomo.  che è protetto dalla regina Eudossia,  sono segno dell’origenismo imperante a corte. Teofilo va, allora,  anche lui a Costantinopoli e briga con Eutropio e con il sovrano, servendosi di una munificenza regale,   corrompendo i cortigiani  tanto da far mandare in esilio Giovanni Crisostomo  e far vincere l’antiorigenismo.

Tornato in patria non insiste nella sua posizione integralista  e lascia che  il dissidio origeniano svanisca da solo. Alla sua morte, infatti, a distanza di quasi nove anni dal sinodo della Quercia  costantinopolitano, la questione  sembra dissolta durante già i primi atti del patriarcato del nipote Cirillo.

Da quanto  detto, professore, si può dedurre che la linea iosippiana occidentale è in relazione con la crisi origeniana?Forse che  Teofilo, Epifanio e Gerolamo nelle loro  opere mostrano  col loro antiorigenismo,  svanito dopo il sinodo ad quercum del 403, un pensiero teso alla difesa dell’apostolicità delle sedi patriarcali  e quindi accettano la linea  storica di Eusebio e la sua scelta di Iosippus, al posto di Papia?

Marco, mi è difficile rispondere: Epifanio ha mostrato in Panarion le eresie del primo cristianesimo, Teofilo ha fatto il carnefice dei pagani e degli ebrei per potenziare la sede papale di Alessandria ed ha vinto perfino su quella di Costantinopoli,  oscurando la voce stessa di Innocenzo I papa romano (401-417),  pur riconosciuto alla pari del patriarca di Costantinopoli  da Teodosio I; Gerolamo ha la gloria della Vulgata e risulta il paladino degli oppressi, mostrando l’aspetto mistico. Sono uomini che hanno, dopo il loro antiorigenismo,  una funzione grande nella chiesa cattolica  ed hanno tramandato il loro pensiero  con la scaltrezza della retorica frontoniana!.

Il fatto, però, che il papato romano non abbia voce nel sinodo della quercia lascia perplessi sul valore della chiesa romana e sul rispetto verso Rufino  e la chiesa di Aquileia allora potente, connessa anch’essa al nome dell’ecista  Marco evangelista.

Comunque,  Marco,  si può dire che  poi col patriarcato di Cirillo inizia ad Alessandria un momento magico di euforia e di supremazia sulla cultura orientale, a cui è legata anche Roma, che  già dal periodo Atanasiano, risulta  alquanto dipendente dal pensiero alessandrino cristiano, anche se  con Teodosio è diventata   principale sede occidentale.

E’chiaro, Marco, che Iosippus,  essendo garanzia di apostolicità anche per Roma Petrina, resti autore  importante per la sede romana rispetto alle sedi episcopali  orientali,  riconosciute come apostoliche.

Gerolamo infatti scrive 22,2 : Egli afferma di essere andato a Roma sotto Aniceto che fu il decimo papa, dopo Pietro  e di essersi  essersi fermato fino ad Eleutero, vescovo della medesima città il quale a suo tempo era stato diacono di Aniceto.

Ed aggiunge 22.3 :inoltre disputando contro gli idoli  per mostrare da quale errore si iniziarono a svilupparsi compose una storia in base alla quale rivela in che epoca egli fiorì.

Sembra che  per Gerolamo Iosippus fiorisca al tempo di Adriano, che è  imperatore innamorato di Antinoo,  che è indicato  come deliciae e cura cioè  favorito (22,4-5).

Si sa che Antinoo muore in Egitto e che ha un culto divino con giochi e  sacerdoti  oltre  alla fondazione in suo onore di una città Antinopoli non lontano da Ermopoli. Sorprende che proprio in questo lasso di tempo Adriano, mentre potenzia il culto di latria per Antinoo, assimilandolo anche a Dioniso ed a Hermes,   sconfigge i Giudei e li stermina.

Il tacere di un tale fatto eclatante  è per me equivoco ed ambiguo per un cristiano del IV secolo che vive  proprio in una località palestinese in uno stato romano ufficialmente cristiano: è comprensibile, però,che  Gerolamo betlemita  non indichi i segni ancora presenti nella zona. Parla, invece, diffusamente della Roma Cristiana petrina, inficiata da  gnosticismo,   di  Aniceto (155-166) e di Eleutero(,175-189) due papi  di scarso valore , orientali, come Sotero (166-175), omesso dal santo,  per indicare il lungo tempo di fermata nella città eterna di Iosippus (oltre un trentennio!).

Anche per me, professore,  la voce di Gerolamo  non suona come reale memoria, perché condizionata da auctoritas esterna sia ecclesiale che imperiale!

Professore, la storia è scritta dai vincitori!I christianoi vincitori hanno scritto la loro storia! In nome di Christos, uomo- dio, nato, morto  e risorto!