Michelangelo ed Ascanio Condivi
Ascanio Condivi (1525-1574) scrittore di La Vita di Michelangelo (1475-1564).
Ascanio Condivi, nato a Ripatransone, si trasferisce a venti anni a Roma, sotto il pontificato di Paolo III (1534- 1549) e diventa discepolo di Michelangelo Buonarroti.
Vivendo per quasi un ventennio accanto a Michelangelo, impara il mestiere di pittore e di scultore, seguendolo anche negli spostamenti.
Roma è città corrotta da secoli, ma dalla fine del Quattrocento è diventata patria di prostitute che, in quanto honestae, cioè educate secondo le buone maniere, grazie alla nobiltà di famiglia o alla educazione ricevuta, sanno conversare piacevolmente,poetare, danzare sobriamente, cantare, recitare e stare alla pari delle dominae/signore, rivaleggiando con loro nei salotti.
Esistono nella corte pontificia, cortigiane – letterate, poetesse, musiciste pittrici di talento, che hanno al loro fianco amiche ed amici, (come Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, 1490-1547), che non disdegnano rapporti di qualsiasi genere – o vere prostitute (come Imperia la divina, 1486-1512, la Venere papale, innamorata del popolano Angelo del Bufalo e protetta dal banchiere Agostino Chigi) che hanno ammiratori ed amanti cardinali come Iacopo Sadoleto e come Pietro Bembo o il papa stesso, o artisti come Raffaello Sanzio (cfr.Amore e Psiche e Il trionfo di Galatea).
Lutero, venendo a Roma nel 1510, rileva l’ immoralità della curia romana, gli illeciti commerci dei romani coi pellegrini, la scadimento della religiosità perfino nelle messe, dette in fretta e furia, la simonia cardinalizia.
Eppure subito dopo i papi Medici ( Leone X e Clemente VII), già con Papa Paolo III ci sono i primi segni di un riformismo religioso – che si concluderà con il concilio di Trento- e viene stabilita la Regola dei Gesuiti e si ripropone l’Indice dei Libri proibiti.
Nei primi anni di pontificato di Papa Farnese, Michelangelo è a Firenze ad eseguire ancora in obbedienza agli ordini di Clemente VII, mentre Ascanio Condivi, agli inizi, sembra turbato davanti a tanta corruzione in Roma!
L’immoralità, infatti, non cessa se, sotto Paolo IV, vi sono casi di preti, inquisiti come simoniaci e concubini, e se il nepotismo raggiunge i vertici tanto che Pio IV incrimina e condanna a morte i nipoti di papa Carafa e deve subire una congiura contro la sua persona.
Papa Pio V, poi, deve sopprimere ordini, sia maschili che femminili, e regolare i costumi depravati del clero, col sostegno di Ignazio di Loyola e di Roberto Bellarmino.
A Roma si vive in un clima di paura e di inquisizione, mentre il vizio fiorentino dell’omosessualità, avendo contaminato la corte e i ceti abbienti, spaventa con la sifilide( il temuto morbo gallico)dell’amante .
Lo stesso Vasari e il Tasso, infine, sono casi di coscienze turbate, in crisi, che arrivano ad eccessi parossistici. Il primo, uomo vicino a Michelangelo, temendo provvedimenti a causa dello scandalo di una vita condotta con Maddalena Bacci, da cui ha avuto due figli illegittimi, si sposa con la sorella,una bambina di undici anni, per regolarizzare il suo stato! Il secondo, dopo palesi segni di pazzia, muore in S. Onofrio sul Gianicolo, mentre attende di essere incoronato poeta per ordine di Clemente VIII!
In un contesto romano così malato, Michelangelo, il grande artista, ormai settantenne, tornato da poco da Firenze – dove ha ripristinato e riorganizzato il disegno della Biblioteca Laurenziana per ordine mediceo – lavora, avendo commissioni da Paolo IV ed anche da Pio IV, pur dovendo ancora completare la tomba di Giulio II Della Rovere, per il quale aveva dipinto la Cappella Sistina.
Ascanio segue il maestro, che ha abbandonato la pittura e la scultura, avendo avuto l’incarico dal papa di sistemare architettonicamente la facciata di Palazzo Farnese e la fabbrica della Basilica di S. Pietro, dopo la morte di Antonio Sangallo .
Dopo la morte di Vittoria Colonna e del suo amico Luigi Del Riccio e del fratello, si stringe ancora di più l’amicizia dello scultore col discepolo ripano, col qual revisiona il gruppo del Cristo con la Vergine e con Nicodemo (suo autoritratto).
Michelangelo sfrutta anche la perizia letteraria del discepolo nel mettere in ordine le sue poesie, già ben valutate dal Domenico Varchi.
In occasione dell’ uscita di Vite dei più eccellenti pittori scultori ed architettori da Cimabue insino ai nostri giorni di Giorgio Vasari nel 1550, Michelangelo non apprezza la descrizione di alcuni episodi della sua biografia, considerati inesatti a causa dei maneggi dei nipoti di Giulio II e della polemica sulla Tomba del papa, in relazione alla doppia commissione e per altre questioni, ed incarica Ascanio di scrivere la sua Biografia ufficiale, che viene pubblicata nel 1553.
Il ripano, avendo le carte del grande artista, seguendo il suo stesso pensiero, scrive la sua opera con sommo gradimento di Michelangelo.
Lo stesso Vasari, nel 1566, riscrivendo la sua opera, si attiene a quanto scritto da Ascanio Condivi e la pubblica con Giunti editore.
Morto Michelangelo, Ascanio torna a Ripatransone, dove si sposa con Porzia, figlia di Giovanni, una nipote di Annibale Caro, traduttore dell‘Eneide, anche lui piceno (Civitanova).
Non si sa se Ascanio, vissuto accanto a toscani, a Roma, conosca Giulio, il figlio naturale di Alessandro il Moro, duca di Firenze che, dato in adozione ad una famiglia picena, ha fatto carriera religiosa tra i Francescani ed è noto come Padre Gesualdo, il quaresimalista, che vive in un monastero a Ripatransone ed è confessore, sembra, presso un ordine femminile agostiniano, poi inquisito e soppresso.
A Ripatransone ci sono molti sacerdoti e frati che trovano in Ascanio il personaggio che può portare avanti con successo la richiesta alla Curia romana di avere il titolo di Diocesi (cfr. Alfredo Rossi, Vicende Ripane, 2002).
Infatti, alla città di Ripatransone viene concessa la diocesi, istituita ufficialmente da Pio V nel 1571, grazie anche alla intercessione del cardinale Felice Peretti (divenuto, poi, papa Sisto V nel 1595), molto stimato all’ epoca anche dal Cardinale Ugo Boncompagni (poi Gregorio XIII, suo predecessore nel papato), che sottoscrive la petizione.
La morte di Ascanio a 49 anni avviene per un disgraziato incidente alla ruota del suo calesse, nel corso dell’attraversamento del torrente Menocchia, in piena, ingrossato dalle piogge.
E’ il 10 dicembre del 1574.