Conversazione sulle leggi di Pericle con Alcibiade ventenne

*Professore, so di una conversazione sulle leggi di Pericle e di Alcibiade ventenne, ma vorrei sapere ogni cosa su questo avvenimento per meglio capire il valore di legge-nomos, al momento della morte di Socrate nel 399 a.C. , in un sistema democratico, che, pur sconfitto, aveva rovesciato la costituzione aristocratica dei Trenta.
Marco, vuoi, allora, conoscere l’opera di Memorabili-Commentarii-Apomnhmoneumata di Senofonte (430-355 a. C.) per sfatare la leggenda platonica e per capire il realismo storico democratico ateniese, già chiaro, in Economico? e quindi mettere in relazione la Costituzione degli ateniesi platonico-aristotelica con la Costituzione degli Spartani senofontea?

*Si. Sono certo che lei mi possa illustrare ambedue le costituzioni e finalmente mi faccia entrare esattamente in merito al nomos e all’oikos familiare , secondo Senofonte, che, come, poliths, aristocratico, conosce la sua patria, democratica, ed anche la politeia spartana – che ha determinante influenza in Giudea, dopo l’impresa di Alessandro Magno, sovvertitore della cultura achemenide, zaratustriana – e che sa evidenziare il sistema economico, mediante la figura di Iscomaco, ateniese, interrogato da Socrate ed esaltato per la sua ottima conduzione di un oikos!.

Bene, Marco, vedo che hai seguito le mie lezioni sul Medismo e su Ellenizzazione, in Giudea, a seguito della vittoria di Alessandro Magno su Dario III. Dunque, cominciamo. Ti segnalo la politeia spartana (cfr. Senofonte, Costituzione degli Spartani. Agesilao, a cura di G. D’alessandro, Mondadori, 2009) e la Costituzione degli Ateniesi (cfr. Aristotele, la Costituzione degli ateniesi a cura di G. Lozza, Mondadori, 2018).

*Vorrei capire come un cittadino ateniese, aristocratico, nato e vissuto in un sistema democratico, possa essere mercenario filospartano in Asia, combattere per il persiano Ciro minore a Cunassa contro il fratello Artaserse II, proprio mentre la sua patria combatte contro Sparta e viene vinta? Vorrei chiarire come, poi, possa essere un elogiatore entusiasta della costituzione spartana ed accettare di vivere per un ventennio a Scillunte, una tenuta agricola regalata dagli spartani, al suo ritorno dall’ Asia, per poi ritornare in patria, dopo la battaglia di Mantinea- in cui muore combattendo lo stesso figlio Grillo contro Atene-? Vorrei contemporaneamente spiegarmi come possa essere stata scritta la Costituzione di Atene aristotelica in epoca di Alessandro Magno, vincitore sui persiani? ed infine quale grande equivoco esiste nella memoria storica democratica che celebra , mitizzando, il tiranno o i pochi, quando rievoca la lotta tra i pochi e i molti e quando mitizza, livellando oi polloi-i molti democratici con l’universalismo religioso-politico di tutti/ pantes.

Marco, ormai sei un altro, uno come me!. Cercherò, perciò, di parlare come se parlassi con me stesso, e ti risponderò, cosciente di comunicare col mio intimo io, mentre ti parlo del dialogo tra Alcibiade e Pericle, evidenziando come sia prevalente il militarismo spartano, identificato all’epoca come macedone, non ben noto in Oriente, nonostante l’impresa del re Alessandro, vincitore di Dario III!.

*Mi dica, prima, però, qualcosa su Alcibiade per entrare nella situazione di quel periodo di guerra ateniese-spartano?.

Alcibiade, di Clinia, nato nel 450 a.C., ha venti anni nel 430 a.C., quando, secondo Senofonte, avviene il dialogo tra il giovane e il suo tutoreepitropos, che era stato strategos per 30 anni, come democratico eletto, senza interruzione, dal 461 a.C. dall’epoca di Cimone, figlio di Milziade, aristocratico successore di Aristide, fondatore della Lega delio-attica. Essendo sotto la tutela di Pericle, il giovane era amato dal popolo-plhthos per la potenza retorica demagogica e per il suo fascino personale- subìto anche da Socrate, che lo amò e gli salvò la vita a Potidea nel 432, contraccambiato, otto anni dopo, nella battaglia di Delio-.

*Una bella philia tra due etairoi, viventi l’uno per l’altro, in battaglia!

Certo, Marco. Alcibiade è considerato, però, da Senofonte(Memorabili, con un saggio di Antonio Labriola. Introduzione,traduzione, note di Anna Santoni, Testo greco a fronte. Bur,1989) philotimatatos pantooon Athenaioon / molto desideroso di gloria, oltre che il più sfrenato, arrogante e violento tra tutti i democratici / toon en thi dhmocratiai pantoon kleptistatos, te kai ubristotatos kai biaiotatos. Per questo, non si recò più da Socrate, appena credette di essere superiore a quelli che si occupavano di politica, democratici, politici retribuiti dallo Stato con un misthos-salario, perché non desiderava essere rimproverato, in caso di amartia – errore, pur facendo politica attiva.

*Quindi, professore, solo i veri amici di Socrate rimasero con lui (come Critone, Cherofonte, Cherecrate, Ermogene, Simmia , Cebete, Fedonda) e lo frequentavano non per diventare bravi a parlare nelle assemblee e in tribunali, ma per diventare veri kaloi te kagathoi veri cittadini e poter ben governare casa, servi, familiari, amici, città e cittadini e mai commisero qualcosa di male né da giovani né da vecchi e, quindi, non furono mai inquisiti, essendo esemplari politai, comunque pagati in caso di sevizio politico – ibidem, 48-

Certo. Invece, Crizia, da aristocratico superbo ed ambizioso ed Alcibiade, democratico smodato in tutto, non essendo buoni alunni di Socrate, non seguivano disciplina, né facevano esercizio, cose che Socrate ammirava in Iscomaco da lui definito come kalos kai agathos in quanto bello di corpo a vedersi e buono dal punto di vista morale – cfr. Senofonte, Economico, con un saggio di Diego Lanza, Introduzione e traduzione di Fabio Roscalla, Testo greco a fronte. Bur1991- capace di spiegare non solo l’economia alla sua compagna ma anche di rimproverare lo stesso maestro-didaskalos troppo legato all’ agorà e alla conversazione!

*Quindi, ll comportamento illegittimo di questi due e di altri come loro, pseudo discepoli di Socrate, autorizza l’accusa di Meleto, Anito e Licone, di corrompere i giovani- dopo la sconfitta di Egospotamos, congiunta con la presa della città da parte di Lisandro, e con la conseguente costituzione di un governo aristocratico in Atene- dopo il ritorno di una democrazia imperfetta, in cui si verifica la condanna a morte di un buon cittadino democratico.

Le accuse a Socrate di ateo e di corruttore dei giovani sono compatibili con il tempo democratico di una ristrutturazione sociale in atto, al momento della formazione di un nuova costituzione

* Bene. Professore. Mi dica, allora, le precise domande, fatte da Alcibiade a Pericle, che, allora, era ancora strategos onnipotente, anche se era iniziata la guerra peloponnesiaca, funesta per Atene democratica, come la devastante peste?

Marco, ecco la prima, che inizia con un confidenziale eipe moi/ dimmi, seguito dal vocativo, o Pericle!. Mi sapresti insegnare cosa è legge/echois an me didacsai ti esti nomos? Pantoos dhpou /Certo, dice Pericle.

*Lo strategos dà la sua spiegazione?

Ad Alcibiade – che aggiunge entusiasticamente, insegnamelo, per gli deididacson dh, pros toon theoon, affermando: Io, infatti, sento che alcuni sono lodati come uomini rispettosi delle leggi,! io mi immagino che non potrebbe ottenere un tale elogio, a buon diritto, chi non sa che cosa sia legge– Pericle spiega il termine nomos (da nemoo/distribuisco come regola che regge ogni cosa quasi come un re, che l’attribuisce assegnandola, come propria, all’uomo) insegnando ad uno che non sa.

*Professore, dunque, all’epoca, Alcibiade, democratico, si considera uomo giovane / neos, che non sa cosa sia legge/ ton mh eidota ti esti vomos?

Sembra. Infatti, Pericle risponde: o Alcibiade, non desideri affatto una cosa difficile, volendo tu conoscere che cosa è legge: sono, infatti, leggi tutte queste che la massa di popolo, riunendosi ed approvando, ha fatto scrivere, precisando ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare /ous to plhthos sunelthon kai dokimasan egrapse, phrazon a te dei poiein kai a mh. Marco, nota bene i termini!. Qui, si parla di desiderare-epithumein e di voler conoscere-boulesthai gnoonai, mentre si sottendono due elementi, contradditori normalmente in un giovane; poi, si tratta di plhthos che, formato da 40.000 politai, riunito in assemblea – ecclesia nell’agorà, decide sulla pace e sulla guerra, su alleanze e leggi, su condanne a morte o all’esilio, sull’elezione dei magistrati e sull’amministrazione delle finanze.

*Quindi, Pericle parla del Plhthos come Dhmos ateniese ed attico, che, avendo costituzione democratica, ha organo sovrano la boulh, un consiglio di 500 membri, diviso in pritanie di 50 membri per ogni tribù, che governa per un decimo dell’anno, con un proprio epistaths -capo politico?

Certo, Marco. Pericle parla di plhthos e sottende dhmos plenario, che, diviso in 10 tribù, in una suddivisione territoriale di 30 dhmoicircoscrizioni dipartimentali attiche, raggruppati tre a tre, secondo trittie, da Clistene,- legislatore dopo Solone e la tirannia dei Pisistratidi- in modo che ogni tribù, avendo una porzione di montagna, di pianura e di costa, fosse mescolata in relazione corografica ed anche crematistica, tanto da poter esprimere col proprio voto elettivo 1 strategos – comandante militare, con mille uomini, 1 arconte, 50 pritani , così da governare la città per un decimo dell’anno mediante un epistaths. Pericle precisa- dopo aver negato l’esistenza di chalepon pragma, se c’è epithumia – al giovanotto, che la legge scritta deve prescrivere ta agatha, nh Dia,…ta de kakà ou.-/il bene, per Zeus , … non il male! volendo inculcare in Alcibiade (che aveva fatto la domanda Poteron de tagatha nomisan dein poiein h ta kaka;/pensano che si debba fare il bene o il male?) , il valore di legge-nomos come invito al miglioramento dell’ individuo, che accetta la normativa assembleare come espressione di una volontà comunitaria, positivo!. Lo strategos anticipa la successiva affermazione di Alcibiade – che cosa sono queste decisioni/ tauta ti esti; – che sa che si può legiferare non solo democraticamente, ma anche oligarchicamente!.

*Certo il giovane, aristocratico eupatrida, ora è democratico come il suo tutore, che avendo bisogno del sostegno e del consenso del popolo, volutamente cercato, poiché non aveva spazio politico tra i protoi ateniesi, si era schierato dalla parte del riformatore Efialte, che allora inquisiva i magistrati aristocratici congedati, invitati a rendere conto del loro pubblico servizio davanti all ‘Heliea !

Bravo Marco! ecco perché Pericle. allora, risponde che al di là delle costituzioni- democrazia o oligarchia – domina chi realmente comanda in situazione, ed afferma panta …osa an to kratoun thes poleoos bouleusamenon, a xrh poiein, graphhi, nomos kaleitai/tutto quello…che chi comanda nello stato prescrive, deliberando che cosa si deve fare, tutto ciò si chiama legge.

*Quindi, per Pericle, è chi politicamente ha il kratos-forza come potere politico solido popolare, ha possibilità di governare, legiferare, giudicare?

Marco, vedo che hai ben chiaro il valore di kratos, per cui puoi comprendere anche la successiva risposta dello strategos al giovane, che chiedeva se è nomos kai osa turannos archoon, kai tauta kaleitai nomos …graphei/ anche quello che un turannos in carica prescrive si chiama legge.

*In pratica, professore, Pericle insegna ad Alcibiade che, al di là della forma politica oligarchica o democratica, a cui aggiunge anche quella tirannica, la sacralità della legge, come pragma stabile nella sua facilità espressiva di stampo popolare è parola vuota, ambigua ed equivoca, in quanto varia a seconda dei fruitori e delle situazioni di fatto!?

Sembra così. Infatti , Alcibiade incalza, affermando: cosa sono la violenza e l’illegalità, o Pericle?/ bia de …kai anomia ti estin, o Pericleis; ed aggiunge: anche quando il più forte senza persuadere il più debole, ma facendogli violenza, lo costringe a fare ciò che lui vuole?/ otan o kreittoon ton httoo mh peisas, alla biasàmenos , anagkashi poiein ot ti an autoooi dokhi; Alla risposta positiva di Pericle, il giovane, allora, dice: sono, dunque, illegalità le cose che un tiranno costringe i cittadini a fare, prescrivendole senza persuaderli?/kai osa turannos mh peisas tous politous anagkazei poiein graphoon, anomia estin;

*Professore, il giovane costringe lo strategos a ritirare quanto detto circa le prescrizioni dei tiranni?

Certo, Marco. Infatti, Pericle afferma che a lui sembra che sia così e dice: ritiro/anatithemai ..to, osa turannos mh peisas graphei, nomon einai/quanto il tiranno prescrive, senza persuasione, sia legge. Alcibiade, ottenuto questo, mostra che è violenza, come quella tirannica, anche quella dei pochi sui molti, se questi, senza persuasione, sono costretti all’esecuzione.

*Professore, in democrazia, quello che conta, dunque, è peithoo – persuasione, aver consenso, essere capace di saper gestire il pensiero altrui, mediante convincimento razionale, senza fare violenza di nessun genere?. essere democratico, quindi, è saper comunicare sofisticamente e predominare culturalmente in un sistema apparentemente paritario, ambiguo, in cui la coerenza, basata su un modus aristocratico con coscienza personale morale daimonica, può portare perfino al martirio di uno che dice di sapere di non sapere, di un Socrate, lacerato tra insegnamento aristocratico ed orientamento individuale di uomo desideroso di rimanere esemplare maestro di doctrinasophia, fedele, comunque, ai principi basilari della legge, in una volontà servile cittadina!.

Certo. E’ questo che Pericle confessa, dicendo che è piuttosto violenza che legge tutto quello che qualcuno, costringendo un altro a fare senza persuasione, prescrive per iscritto o per qualche altro modo, rispondendo al giovane che aveva chiesto in forma interrogativa disgiuntiva-con anadiplosi di phoomen,- che anche quelle cose che i pochi prescrivono, non col consenso dei molti, in quanto sono più forti, risultano violenza (poteron bian phoomen einai h mh phoomen;-diremmo forse che sono violenza o no?).

*Professore, Senofonte, mediante Alcibiade, vuole dimostrare che il sistema commerciale plutocratico e crematistico in quanto democratico è ambiguo ed equivoco per cui in esso è possibile che accada qualsiasi evento, anche la morte di cittadini onesti, democratici, giustiziati in momenti di anarchia di predominio aristocratico, a seguito dell’euforia post persiana o di quella successiva alla vittoria di Lisandro, alludendo e alla condanna di Socrate e alla uccisione di Efialte nel 461 a.C.

Marco, tu vuoi dire che Senofonte giustificando il comportamento dignitoso di morte di Socrate giustifica anche la morte precedente di Efialte di oltre un sessantennio prima, che, essendo democratico radicale voleva l’istituzione dell ‘Euthuma e della Nomophulakia in opposizione all’Areopago, costituito dagli ex arconti, corrotti, insindacabili nel loro operato, come magistrati.

*Professore, se Efialte con l’ euthuma e con la nomophulakia non riesce a frenare l’illegalità mediante l’inquisizione dei magistrati oligarchi e scompare grazie alla violenza ed illegittimità di altri democratici-compreso lo stesso Pericle – è segno che la democrazia non è il sistema migliore specie quando si inizia a pagare il misthos anche ai heliastai – cioè ai componenti aventi età di oltre trenta anni, facenti parte dell’Heliaia , che ben retribuiti, ora, si arricchiscono con la politica, corrompendo il sistema voluto da Aristide il Giusto, su cui si basava la democrazia delio- attica, che aveva il suo gazophulakion tesoro nell’isola di Delo, sacra ad Apollo, ora, invece trasferito ad Atene, in mano degli avidi ateniesi che diventano turannoi delle altre genti, paritariamente consociate nella confederazione.

Marco, le defezioni graduali dei summachoi indeboliscono la confederazione delio-attica, per cui si giungerà alla sconfitta di Atene nella guerra con la Confederazione peloponnesiaca che, dominata da Sparta, ha ancora possibilità di mostrare il valore equivoco della democrazia greca seppure in forma di dominio aristocratico lacedemonico, nella lotta propagandata come fraterna liberazione dalla tirannia persiana in Ionia – cioè nelle colonie asiatiche greche- per ancora quasi un trentennio fino alla pace di Antalcida (387-6)-.

*Professore, lei mi vuole spiegare che è sottesa nel pensiero di Alcibiade senofonteo, oltre alla morte di Socrate, la memoria di Efialte, ucciso forse per ordine da Pericle , connessa con l’autorità di giudicare affidata ora all’Eliea popolare e alla Bulè cittadina, ambedue ree di aver fatto uccidere o esiliare, dopo inquisizione, i protagonisti politici aristocratici?.

Certo Marco, specie la frase finale di Alcibiade, giovane ardente, che avrebbe desiderato essere compagno di Pericle nelle lotte anticimoniane, in cui si era espresso Efialte col suo radicalismo politico, sottende anche la sua stessa morte in ambiente medo- persiano, oltre all’impresa di Agesilao, mitizzato come re democratico che combatte contro la tirannide persiana a favore della libertà greca in Oriente quando invece è invasione greca del territorio persiano, in una volontà militaristica di espansione con propaganda di pax ellenica, tesa all’annientamento del nemico, quasi una prova per una futura conquista di tutto l’impero achemenide, quella macedone!. Perciò mi sembra che il giudizio su Socrate di Senofonte sia il risultato di una trasfigurazione di una figura di uomo predicatore di cose ovvie, contraddittorie spesso, opposta a quella platonica , in quanto è fatta da un aristocratico, bandito da Atene e richiamato dopo Mantinea , teso a mostrare un cittadino pio, giusto patriota , uomo che sacrifica agli dei ed interroga gli oracoli, sempre al servizio degli amici, perfetto nel servizio, nel suo dovere civico, obbediente alla legge anche dopo la condanna degli Undici a bere la cicuta, capace di accettare la morte, nonostante i tentativi orditi di fuga dei discepoli, desideroso di evidenziare che la democrazia ha come sbocco unico nella guerra e nell’aggressione e non nella colonizzazione ed integrazione in quanto in essa prevale una volontà di divisione delle terre conquistate, fatta dai vincitori.

*Professore, si tratta di una figura inventata, non reale, di perfetto democratico ateniese, che non può essere esistito?

Marco, Senofonte ha già scritto Anabasi e le Elleniche ed ha già esaltato il militarismo greco e specie spartano con Agesilao, convinto che, comunque, ogni conquista deve essere di breve durata e che solo in certe situazioni può avere valore il sistema democratico ellenico, confuso e collegato con quello aristocratico, perché il militarismo necessariamente decade – non si può procedere militarmente all’infinito, cosa compresa già da Ciro e Cambise , da Dario I e Serse, che facevano tesoro della lezione assira e poi babilonese e meda, ed infine anche da Alessandro Magno e dai Romani con Augusto-: non sono sufficienti le virtù guerriere lacedemoniche/aretai, che poggiano sul diritto di guerra, sui titoli di aristocrazia, sulle ricchezze conquistate con la violenza, sui territori occupati e neppure vale la mitizzazione della sobrietà, frugalità sacrificio, coraggio del re Agesilao -patetica figura di sovrano bellicoso povero che dorme per terra insieme ai suoi-!

*Professore, secondo lei, quindi, se i colonizzatori democratici, diventano avidissimi dei beni altrui e sono corrotti e corruttori delle popolazioni sottomesse, risultando perfino peggiori dei conquistatori predecessori, in quanto pensano che tutto sia loro, in quanto ritengono il mondo diviso in governanti amati dagli dei e in governati secondo volontà divina, esiste solo il destino, che segna la vita naturale dell’ uomo?

Marco, non si tratta solo di destino o di pietas con rassegnazione dei vinti, ma di un particolare sistema apparentemente democratico che ha nel militarismo aggressivo la soluzione ad ogni crisi economica e sociale: il procedere per diritto di guerra, acquisito con la forza, dopo la vittoria sul più debole vicino, decimato come popolazione, derubato dei suoi capitali e beni, anche se aiutato nella ricostruzione, risulta azione utile per l’integrazione, ai fini di un annessione territoriale, con allargamento della politeia-civitas all’aristocrazia locale, di norma sacerdotale, che si vincola con lo straniero, traendone benefici, come compartecipe alla cultura dei vincitori!

* Per lei, dunque. ad ogni fine guerra, si ripete, dopo un foedus iniquum, un’ ipocrita pax stabilita secondo ius, latino che sintetizza la concezione di giustizia giudaico-persiano-greca, proprio così come hanno fatto i vincitori della II guerra mondiale, che si sono divisi il mondo in due sfere una controllata dagli alleati occidentali ed una sovietica (cfr. L’altra lingua l’altra storia, Demian, Teramo 1995), facendo trionfare gli imperialismi, favorendo ognuno nella sua pars una pacifica convivenza di popoli, a cui viene lasciato una parvenza di libertà e di autonomia, secondo le proprie tradizioni anche religiose, seppure condizionata e vincolata dalla cultura imperialistica di vincitori. Per lei, quindi, occorrono – specie ora che si affermata la potenza cinese imperialistica anche su basi commerciali in un sistema globalizzato di un mondo/villaggio grazie alla computerizzazione- nuovi paradigmi operativi e non quelli medo- giudaico-persiano e greco-romano-germanico, che sono modelli tipici di una cultura barbarica, basata sulla guerra.

Marco, come ogni uomo è tipico nella sua unicità, così ogni nazione ha la sua tipicità, che va rispettata e nessun estraneo può contaminarla o orientarla secondo la propaganda dei vecchi canoni democratici, in nome di una falsa superiorità culturale, invasiva e lesiva dell’organico progressivo procedere storico di ogni singolo popolo.

*Quindi , professore, ogni popolo ha diritto ad un proprio progresso culturale, alla conservazione delle proprie tradizioni, e fare la sua storia, anche se procede con un passo più lento in relazione al suo status, in linea, comunque, con la propria identità, chiara nella propria lingua, nei propri costumi e nella propria religione.

Marco, non è più il tempo delle invasioni, di colonizzazioni, di theorie dell‘élite bianca e delle classificazioni su base darwinista che, per secoli, hanno depauperato il territorio del vicino, considerato bambino, selvaggio, incapace di razionalizzare il proprio processo, bisognoso di tutore: i paradigmi operativi attuali anglo-americani, russi e cinesi sono di matrice giudaico- greco-romana, come quelli nazifascisti, espressione di una superiorità millantata culturale, tipica di chi, proclamandosi eurgeths e soothr , impone coi tributi leges e facendo prestiti finanziari, filantropicamente, vantandosi come liberatore dalla tirannide, inizia con la ricostruzione, un processo di integrazione sociale che determina con l’asservimento, la soggezione culturale, facendosi, in nome della libertà data, l’unico garante dei diritti dell’uomo, della natura del kosmos intero, atrofizzando le capacità creative dei governati.

*Quindi, professore, aveva ragione Aristotele che, in Costituzione degli Ateniesi, condanna il militarismo spartano, anche se vede attuato ed instaurato quello macedonico, molto simile a quello lacedemonico, e scrive: I popoli non dovrebbero impegnarsi nell’arte della guerra al solo scopo di dominare sui vicini, che non meritano di essere sottomessi…Ogni sistema sociale dovrebbe avere come telos- fine essenziale la creazione di istituzioni, la cui validità non scompaia in tempo di pace, allorché i soldati hanno terminato il loro servizio ...Gli stati militaristi non durano in vita che per il tempo in cui sono in guerra e crollano non appena le loro conquiste sono cessate. L’errore è in un sistema sociale che non insegna ai suoi soldati a vivere al di fuori dell’esercito e della guerra. Secondo me, la lezione di Aristotele che ha visto anche le lotte dei diadochi e la divisione in partes dell’impero di Alessandro Magno sembrerebbe soluzione positiva, ma in effetti rimanda ad qualcosa di diverso rispetto alla forma lacedemonica, ancorata al Legislatore Licurgo.

Certo Marco. Il suo pensiero idealistico è, comunque, solo una formale applicazione, equivoca come theoria, perché presuppone, sempre, una sovranità di alcuni sugli altri e si passa facilmente da una concezione popolare ad una universalistica scambiando improvvisamente oi polloi con pantes, lasciando, però, campo di dominio ad un’ oligarchia, progressivamente dilatata.

*Professore, secondo me, si tratta sempre e solo di un mutamento dei pochi– oligoi aristocratici che , per secoli considerati privilegiata élite del mondo, in quanto eccellenze agricolo- religiose, bancarie, militari, politiche, figli di Dio, ampliatisi in certe situazioni, moltiplicatisi e divenuti oi polloi a causa di precisi episodi o accadimenti naturali imprevisti, dominano tutti gli altri esseri, avendo potere assoluto quasi fossero i giudici del mondo/ to pan rispetto alla universalità umana, detenendo il patrimonio mondiale universale, diviso non equamente, ma secondo parametri 1/100.000, come padroni che possono gestire con retorica demagogica gruppi umani più o meno grandi, tenuti illusi da magoi religiosi, anche loro elitari, predicanti il Regno dei cieli, come promessa, a compenso della fatica e della sofferenza terrena!.

Marco, allora hai capito il grande equivoco che sta nel progressivo storico passaggio dai pochi ai molti, da molti a tutti, per cui si arriva ad un’imprecisata democrazia che invece risulta un predominio non popolare universale, ma potere unico di élites politico- commerciali, che sanno imporre sulle masse fameliche il loro prodotto reclamizzato, essendo i padroni dei mass media?

*Per questo, professore, noi di cultura giudaico-cristiana, abbiamo cambiato il Christos, figlio di Dio venuto sulla terra a versare i proprio sangue per molti in un redentore di tutti!

Marco, Marco,! non sei più un christianos!?. Ora ti ricordi e contesti Matteo 26,28 (τοῦτο γάρ ἐστιν τὸ αἷμά ⸀μου ⸀τῆς διαθήκης τὸ περὶ πολλῶν ἐκχυννόμενον εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν·/  questo, infatti, è il mio sangue, dell`alleanza, quello versato per molti, in remissione dei peccati)e la lezione cattolica universalistica di Paolo di Tarso cfr. La conversione di Paolo?! un messinscena aramaica?!, Amazon, 2022- .

*Professore, concludendo la nostra breve ricerca sulla democrazia e sul pensiero senofonteo – che ha influenzato il mondo giudaico nel IV secolo a.C., che ha subito una preellenizzazione, poi divenuta ellenizzazione nel periodo successivo alla venuta di Alessandro Magno, come rilevato nell’ XI libro di Antichità giudaiche di G. Flavio – di prossima pubblicazione- anche la morte di Socrate, vittima del sistema democratico, di nuovo introdotto dopo la parentesi aristocratica ha, comunque, contorni aristocratici condannabili come l’impresa di Alcibiade contro Siracusa – specie prima della notizia dello sfregio delle Hermes e cittadine, in quanto demagogo che violenta l’opinione pubblica con la retorica sofistica, avendo il plauso universale di tutti i popolari, ingannati dalla parola e dal militarismo-.

Perciò, Marco, io leggo da questa angolazione la figura artificialis di Socrate, volutamente costruita, rilevata sostanzialmente da T. Gomperz ( Griechische Denker, Leipzig 1869-1909 , trad. it., Firenze 1933) ed anche da F.Nietzsche (Frammenti postumi, 1876-78, n.18 , trad. it. Milano, 1965) che parlano di un Socrate platonico come di una caricatura. Il secondo in effetti aggiunge:( quella di Platone ) è una caricatura fluida in quanto risulta un sovraccarico di qualità, mentre quella di Memorabili è immagine fedele realmente, che è esattamente intelligente come era il modello, ma è letta da filologi in modo differente … in quanto ritengono che Socrate non abbia nulla da dire loro, perciò, si annoiano alla lettura di questo libro; per altri, invece, è una lettura che trafigge il cuore e, insieme, rende felice…

*Per lei, dunque la lettura di Socrate senofantea è simile a quella stessa successiva di Plutarco che, in Cimone,15 , rievocando le lotte tra gli aristocratici e i democratici Efialte e Pericle, ambedue desiderosi d’ inquisire gli ex magistrati sembra alludere anche alla uccisione di Socrate in ambiente democratico.

Non è difficile, Marco, rilevare in ambiente democratico seppure in situazioni diverse, che portano a comportamenti simili, che hanno uno stesso risultato di morte!. Sappi, comunque, che Senofonte è un avventuriero che ha combattuto in Persia con gli spartani– pur fidando nel vaticinio delfico, su consiglio di Socrate!- e con loro ha combattuto contro la sua patria ed è stato ricompensato e premiato con la tenuta di Scillunte, dopo aver esaltato Agesilao e la costituzione spartana, l’areth greca militare più di quella morale e sociale, facendo un’opera propria di un uomo che scrive dopo anni di silenzio( cfr. W.Jaeger, Paideia.Die Formung des griechischen Menschen, Berlin-Leipsig 1954 trad.it-1954).Ti aggiungo che Pericle, secondo Senofonte, è costretto a riflettere su logoi e sul logismos, su sophismata dal giovane che confessa di aver sognato di poter di essere compagno di battaglie con lo strategos, neos democratikos nel lotte contro Aristide e Cimone, in cui avviene la morte di Efialte, il riformatore politico, in una condanna sottesa della politica periclea, che era stato un modello per i giovani ateniesi. Infatti, Pericle dice: o Alcibiade noi, alla tua età, eravamo davvero tremendi in questo tipo di ragionamenti; infatti mi dedicavo ad essi e facevo sofismi come quelli, in cui mi pare che anche tu ora ti eserciti / mala toi, o Alkibiadh, kai hmeis thelikounta ontes deinoi ta toiauta hmen, toiauta gar kai emeletoomen kai esophizometha oiaper kai su emoi dokeis meletan.

*Professore, mi sembra di aver capito che Senofonte in Memorabili rievoca la figura di Socrate mitizzandola e con essa, trattando delle leggi, mostra il reale significato di democrazia, indicando nella convenzionalità del termine un fare politica nel momento stesso degli inizi della guerra tra le due opposte confederazioni, che, pur con due costituzioni diverse -quella spartana aristocratica e quella ateniese democratica- quasi dimentiche della presenza del grande impero persiano predominante in Oriente:lo storico con la memoria del didaskalos ateniese mitizzato come modello di poliths, kalos kai agathos -aristocratico, ucciso dalla democrazia per la sua difformità di vivere rispetto al plethos, sembra tratteggiare una tipologia umana, fedele alle leggi, ma stritolata tra dhmos e plhthos, quando già al particolarismo greco si opponeva l’universalità medo-persiana. Per me la democrazia rea dell’uccisione di Socrate è simile a quella di nostri padri costituenti e di quelli europei, che tennero conto della fine del nazi-fascismo nel subito dopo la II guerra mondiale e accettarono la divisione diella Conferenza di Yalta (4-11 febbraio 1945) del mondo in due orbite quella franco angloamericana occidentale e quella orientale sovietica, in una incerta coscienza universale- cfr. L’altra lingua l’altra storia, Demian, Teramo 1995; e l’ articolo Essere di sinistra in www.angelofilipponi.com – nella scelta dapprima repubblicana in senso antisabaudo monarchico e, poi, in senso democratico-cristiano anticomunista, europeo e cristiano anglosassone, antisovietica.

Marco, forse parli così perché condizionato dal mio insegnamento che propone un sistema naturale, umano, pacifico, neutro, che va al di là di ogni manicheismo politico e religioso.

*Professore, nel sentire il discorso pericleo sulle leggi, penso ai nostri politici, che operano secondo l’equivoco senofonteo, sotteso al ragionamento tra Pericle ed Alcibiade, due democratici contraddittori mitici, come il Socrate di cui si fa apologia. Io, seguendola, ho rilevato che ogni imperialismo tende a tiranneggiare e quindi è deleterio per l’uomo che deve tendere ad un progressivo storico miglioramento culturale e procedere secondo propri parametri per acquisire una civiltà autentica senza invasione da parte della cultura di un altro che deve fare il suo corso indipendentemente dal cammino altrui : Non devono esserci leaders nel mondo! ognuno fa come può a seconda dei propri bisogni e necessità in campo socio-economico e politico e religioso, vivendo in un sistema globalizzato e computerizzato! ognuno sia indipendente ed autonomo nelle proprie scelte! E’ insensato parlare di democrazia quando c’è grande confusione sul termine stesso e noi italiani , cattolici, ancora di più dobbiamo astenerci dai modelli, specie ora che abbiamo problemi di identità nazionale ed europea e riflettere sulla nostra tradizione.

Marco, anche Alcibiade fa lo stesso  errore di voler tornare indietro. Infatti dice: eithe soi, o Pericleis , tote sunegenomhn ote deinotatos euatou tauta hstha/ oh, come vorrei, o Pericle,  essere stato insieme a te, allora, quando, essendo terribilissimo,  superavi te stesso in queste cose!

*Secondo me, professore, le parole di Alcibiade, riportate da Senofonte, esprimono la volontà di un giovane democratico che vorrebbe essere imitatore di Pericle nel momento dello scontro tra democratici e aristocratici dopo la guerra antipersiana e dopo la costituzione della lega delio- attica, quando già sorgevano problemi sulla giustizia e quindi si voleva indagare da parte democartica sulle operazioni fatte dagli aristocratici vincitori dei persiani subito dopo l’esilio di Temistocle nel periodo in cui Pericle giovane fa la sua ascesa democratica contro gli aristocratici Aristide e Cimone, quando Atene era al vertice della sua potenza e dettava legge tra i confederati delio -attici, dopo l’uccisione di Efialte democratico, la cui riforma fu abolita solo dal governo aristocratico dei Trenta: Senofonte, il giovane Alcibiade e Pericle neos risultano figure aristocratiche, che hanno fatto anche politica democratica, a seconda dei momenti storici in cui la loro lettura di nomos, non è univoca ma equivoca come anche la lettura di Socrate e del suo magistero morale e politico che è frutto di una memoria storica individuale tesa a costituire già un mito, dopo neanche due generazioni. La Democrazia formale, e non sostanziale, diventa emblema di una non cultura, di violenza, di aggressione verbale e non, educando non ad una graduale crescita umana, ma stoppa l’individuo, atrofizzandolo nelle sue facoltà razionali, e lo immette in una spirale competitiva, nel formalismo di successo dei gruppi elitari, prototipi del ben fortunato vivere. Non avviene più, secondo lei, quindi il passaggio all’adultismo, tramite l’erudizione, la fase di una maturità raggiunta grazie all’ esperienza, a seguito di cadute e di errori, progressivamente migliorata con l’esercizio continuato, tanto più necessario in relazione a cadute, ad errori e a scontri frontali.

Marco, Marco le tue conclusioni … restano potenti elucubrazioni e sono, comunque, … più tue che mie!