Luca narra la guarigione di 10 lebbrosi in 17,11-19.
Il racconto di Luca non è una testimonianza di un miracolo paradoxon, di Gesù, che si trova a passare, al confine tra la terra di Samaria e quella di Galilea, mentre va a Gerusalemme, ma è spia di un telos, quello lucano, di mostrare cioè la riconoscenza di un Samaritano -rispetto all’ingratitudine degli altri nove, giudei – e la sua fede nel Regno di Christos venuto.
Il racconto di Luca non è storia, ma è una dihghsis narrazione di un normale scrittore ellenistico, impegnato cristianamente secondo la scuola antiochena: Luca non conosce la toledot giudaica e neanche la torah/nomos legge, sia giudaica che samaritana…
D’altra parte già Luca aveva parlato della guarigione di un solo lebbroso in 5, 12-16 , raccontata anche da Marco 1,40-45 e da Matteo 8 1-4.
Dunque, il racconto di un Gesù Methorios- che con una comitiva attraversa il confine tra Galilea e Samaria per prendere decisamente il cammino lungo il Giordano fino a Gerico, prima di salire alla Città Santa- fa parte del sondergut lucano, di quel materiale speciale tipico del mestiere di Luca medico e scrittore, che ha lo skopos di rivalutare la cultura e il popolo samaritano, coinvolto nella stessa comune sconfitta, dopo la distruzione del tempio, dopo la fine di Simon Mago a seguito del pagamento della doppia dracma al tempio di Zeus, a Roma, di tutta la Iudaea capta (Idumea, Samaria e Giudea) secondo gli ordini di Vespasiano (69-79 d.C).
Nel disegno lucano grande rilievo ha la parabola del buon samaritano 10.30-37, paradeigma di uomo che ama il prossimo, esempio di uno che ha compassione/eleos, che si ferma, anche se ha impegni di lavoro, vedendo un altro soffrire, perché ferito da lesthai/ladri, che si accosta premurosamente, che fascia le ferite, che versa sopra olio e vino, che lo fa montare sulla sua cavalcatura, che lo conduce all’albergo/csenodochion, che cava dalla borsa due denari,(8 sesterzi cioè 32 assi, poco meno di 40 Euro), che li dà all’albergatore, a cui affida il ferito, con la raccomandazione di curarlo, aggiungendo che al ritorno restituirà (il verbo sottende che c’è già rapporto tra i due) quanto avrà speso di più.
Per capire quanto il samaritano dà concretamente all’albergatore aggiungo per il mio lettore che un romano compra con due assi un kg.di pane (poco più di un due Euro ) e con un sesterzio cioè con quattro assi (quattro/ cinque euro circa ) può scopare una scadente prostituta.
E’ un racconto ellenistico, filantropico, comunitario che tratta di un civis romano incappato nei briganti, che turbano l’ordine del Kosmos imperiale in Iudaea nei trenta chilometri circa, che dividono Gerusalemme (città a 750 metri sul livello del mare) da Gerico (località a 250 metri sotto il livello del Mare), lungo sentieri tortuosi, impervi, aridi e desertici, a volte dirupati…
C’è sottesa la denuncia del precedente sistema di vita, giudaico, (anche se Luca, probabilmente, non lo sa!), perché non associa a lesthai gli zeloti, i partigiani, integralisti religiosi antiromani del periodo erodiano e posterodiano …
Chiaramente, comunque, Luca marca i semeia di un comportamento caritatevole nei confronti di uno sconosciuto da parte di un samaritano che, secondo Giovanni (4,9), è animato da ostilità verso gli ebrei, che lo considerano eretico e scismatico.
L’attenzione alle azioni del samaritano è in relazione contrapposta al comportamento dell’élite sacerdotale ebraica (sacerdoti e leviti) condannata perché gira alla larga (antiparerchomai significa passo oltre e vado dalla parte opposta), anche se non più esistente perché non esiste più il tempio…
La domanda di Gesù al dottore della legge- uno scriba, un fariseo, un laico che chiede cosa fare per ottenere la vita eterna -è volta da Luca non nella direzione della legge mosaica e quindi secondo le Scritture (Deuteromio.6,5 e Levitico 19,18) a dire cioè amerai il signore Dio tuo da tutto il tuo cuore , con tutta la tua anima e con tutta la tua forza, con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso, ma a referenziare con un esempio pratico l’idea astratta di prossimo/o pelas, secondo parabola...
Infatti Luca fa rispondere il dottore della legge a Gesù – che chiede Chi di questi tre (Sacerdote, Levita, Samaritano) è stato prossimo di colui che incappò nei predoni?- : Chi gli ha usato misericordia.
Chiaramente il telos di Luca è quello di un cambio di destinatari e di fruitori del Vangelo: non più gli ebrei (sacerdoti e leviti, sadducei e farisei) ma samaritani (e pagani) sono ora i cleronomoi gli eredi del pathr, senza il patriottico hmoon (Lc.11,1-4) molto diverso da quello di Matteo (Cfr. Una lettura del “padre nostro “)…
In questo disegno lucano la Guarigione dei dieci lebbrosi è un altro segno dell’intento sotteso di Luca, già mostrato nella parabola della dramma perduta 15,8-10, del figliuol prodigo 1511-32, del fattore infedele 16,1-12, e del ricco eupolone e del povero Lazzaro 16 19-31., della scelta dei posti al banchetto 14,7-11.
Prima di parlare del paradoxon del miracolo della guarigione dalla lebbra,- su cui non entriamo in merito- è opportuno chiarire che secondo la legge giudaica, il lebbroso, guarito, deve essere reintegrato nella società dei viventi, e deve avere una certificazione per poter abbandonare l ‘isolamento (o la vita comunitaria con altri lebbrosi) da un sacerdote da presentare al suo eparco/nomarco, capo civile della zona di residenza.
Detto questo, il racconto lucano ha una sua logica, non di un uomo vivente nel periodo prima della distruzione del tempio (70 d. C) ma di uno che vive e scrive nell’epoca dei Flavi.
Infatti Luca fa dire a Gesù (morto nel 36 d.C.), uomo conforme alla Legge: andate e mostratevi ai sacerdoti dimostrando che conosce l’obbligo per un giudeo di purificazione e di espiazione secondo la valutazione sacerdotale.
Il seguito del racconto,invece, tratta del ritorno di uno, -un samaritano, che, vistosi guarito, torna indietro, glorifica Dio a gran voce- si prostra con la faccia a terra- fa la proskinesis che si deve ad un re o a un Dio – ringrazia (impossibile, in situazione di fatto, la vicinanza ai piedi di qualcuno, da parte di un lebbroso, senza una certificazione legittima sacerdotale, pena la morte!) il maestro, che dice: non furono mondati tutti e dieci. Dove sono gli altri nove? e che aggiunge: non s’è trovato alcuno che tornasse per rendere gloria a Dio, se non questo straniero.
Non sono congruenti i due enunciati iniziali e tanto meno l’aggiunta! un Gesù, Christos o no, dopo aver obbedito alla Torah, non può parlare in questo modo.
Gesù, Christos , attivo tra terzo e quarto decennio del I secolo in terra giudaica avrebbe dovuto sapere che la prescrizione della legge impediva il ritorno ai 9 giudei per almeno otto giorni!
Quel Gesù, secondo noi, in quell’epoca, non può non conoscere la procedura per la reintegrazione sociale secondo le forme e le disposizioni mosaiche, che impongono purificazione ed espiazione dei peccati-dopo i giorni di cammino da luogo di residenza dei lebbrosi al Tempio- tramite la figura del sacerdote e poi dell’addetto ufficiale politico!
D’altra parte lo dice espressamente… ogni giudeo dell’epoca conosce il Levitico e la procedura (da seguire per la lebbra) per la purificazione e per l’espiazione.
Non per nulla minuziosa è la prescrizione per la riammissione di un lebbroso in comunità in Levitico 13,1-59 e 14 1-56, da cui stralciamo alcune prescrizioni, che riguardano il purificatore e il purificando.
Il sacerdote per la purificazione – dopo aver costatato la guarigione ordinerà di portare: due uccelli vivi e puri, del legno di cedro, del panno scarlatto e dell’issopo… e fatte i sacrifici necessari, inizierà il rito di espiazione al cospetto di Jhwh… e dopo le operazioni richieste … gli permetterà di entrare nell’accampamento o città nel luogo dove abita, dopo l’autorizzazione del toparco, senza entrare in casa o tenda…(da purificare anche esse) per sette giorni.
All’ottavo giorno il purificando, (a seconda delle sue possibilità) prenderà un agnello per il sacrificio di riparazione, l’offrirà ….prenderà anche un decimo di un’efa (13kg, quindi 1,3Kg) di fior di farina intrisa in olio, come oblazione e un log di olio, due tortorelle o due colombi, di cui uno come sacrificio di espiazione e l’altro come olocausto…
Non ho la minima voglia di mostrare i tanti atti rituali che sono compiuti dal sacerdote per la purificazione di un lebbroso, mi preme però, far capire che Luca o non conosce il costume, pur facendo parlare Gesù in tal senso, oppure non essendoci più il sacerdote sadduceo ( essendo stato distrutto il Tempio) segue la sua logica di Christianos antiocheno, del periodo flavio, desideroso solo di mostrare la fede in Christos.
Ecco dunque il vero messaggio di Luca : La fede nel Cristo venuto è salvezza per il samaritano e per tutti gli uomini che credono nel suo messaggio secondo Paolo e Luca, ma non per gli ebrei.
Invece la lettura del passo evangelico, se in linea con i tempi di Gesù sarebbe stata diversa e non ci sarebbe stata possibilità di mostrare la gratitudine di un samaritano, anche lui vincolato dalla stessa legge – anche se legge propria di scismatici, ma univoca per la procedura della lebbra – e costretto a seguire il rituale di reintegrazione sociale con altri sacerdoti, quelli del Monte Garizim, vincolati anch’essi dalla Bibbia Samaritana (che comprende oltre al Pentateuco- Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio-anche Giosuè) …
In epoca Flavia tutto è azzerato : un narratore, di formazione ellenistica, può dare significato nuovo ed aggiungere altri valori, secondo il proprio credo e la propria inventiva creativa …
All’epoca , la condizione di Samaria è diversa rispetto all’Idumea e alla Giudea, molto più coinvolte nella guerra giudaica, perché tutelata maggiormente da Roma, data la consistenza dell’elemento militare, sicuramente filoromano da quasi un secolo, da quando Erode fondò Sebaste in onore di Ottaviano, Augusto/Sebastos, e netta è la distinzione tra l’ebreo vinto infidus, taeterrimus secondo Tacito, perfidus nella sua accezione negativa, e il samaritano quasi un confederato, un auxiliarius sebastenus nell’esercito romano….
Da questa angolazione il passo di Luca ha altro valore e significato: il ritorno del samaritano è quindi segno di gratitudine di un individuo che diventa simbolo di un popolo che venera il Christos venuto, come benefattore e come Dio …
Luca, comunque, non ha buone conoscenze né giudaiche né samaritane, ma solo generiche informazioni bibliche derivate (sembra) da 2 Re 5, 14-17 , dove viene presentata una figura parallela a quella del Samaritano: un lebbroso, un militare, lo straniero Naaman il siro, che quando si vede risanato, torna dal profeta Eliseo, pieno di fede verso l’unico Dio, dopo che si è lavato sette volte nel Giordano secondo l’ordine del profeta …
Luca è un ellenista che ama inventare parabole, fare aggiunzioni, propagandare il Christos– in quanto discepolo di Paolo- uomo dio venuto, ucciso dai romani, risuscitato, destinato a tornare presto per instaurare il Regnum…
Il fatto del Miracolo dei dieci lebbrosi, quindi, per come scritto, è una riqualificazione dei samaritani, che divenuti da barbari-scismatici e quasi idolatri, assimilati agli assiri, ai babilonesi, ai persiani, ai siriaci considerate le tante deportazioni dal periodo di Sargon- cives romani, degni di essere nel Kosmos imperiale, perché conformati all’imperium, alla iustitia e pax romana…