Oggi, Marco, ti parlo del muthos della balena biblica, avendo trovato in uno storico, come Procopio, l’episodio di una balena vera nel Mare Nero all’epoca di Giustiniano.
A che mi serve, professore?
A niente, come ogni mio altro lavoro!. Può essere utile a capire forse come gli antichi usano il Muthos, a seconda dei tempi e come ogni popolo, in relazione alla propria tradizione, si serva delle favole. Un aramaico o un assiro ha un suo modo di comunicare, un greco ellenistico un altro, un bizantino un altro ancora!
*Come vuole, Professore, io ascolto e cerco di capire. Lei, comunque ci ha parlato anche di una peste -loimos in tutta l’area del Mar Nero in epoca di Giustiniano e di una “specie di glaciazione! a causa di forti esplosioni che sollevarono nubi di aria fredda e gas con polveroni tanto da oscurare il sole per oltre un anno, che procurarono rovine ai germogli ed impedirono alle piante di fruttificare e alle donne incinte di partorire normalmente: il Ponto Eusino cominciò a ritirarsi, lasciando liberi molti litorali come anche i mari della Propontide e della Grecia, mentre comparvero pesci!
Di una balena parla pure la Bibbia: conosci l ‘episodio di Giona, famoso anche ai tempi di Cristo?
*Mi ricordo, ed una volta, anni fa, lei mi ha dato anche una ricerca da fare sull’iter di Giona! Siamo però in un’epoca lontana da quella giustinianea di oltre 1000 anni.
Bene, Marco. E’ un racconto biblico, ma niente si sa del profeta. Non si conosce dove viva, né quando viva, anche se si sa che vive prima della distruzione di Ninive, avvenuta nel 612 a.C…
*Il profeta è un galileo, figlio di Amittai di Gad Hefer?
Forse. Alcuni ritengono che viva nel periodo di Geroboamo II (786-746 a C.) ma non si sa se sia lo stesso personaggio: non sembra possibile una tale identificazione, in un’epoca troppo alta (tra Anadnirari III e Tiglatpileser 745-727): forse è da porre tra Esharaddon e Assurbanipal, morto nel 626, 14 anni prima della distruzione di Ninive!
*Nessuno, comunque, professore, conosce dove si trovi Giona quando Dio gli ordina di predicare contro la città di Ninive?
Si parla, però, Marco, di una fuga a Tarsis, senza precisare la località di partenza!
*Dove si trova Tarsis? E’ una città?
Dove sia Tarsis è ignoto. A quale località corrisponda è ancora tutto da provare. Così, comunque, è scritto (Giona,1.2): Giona ! orsù vai a Ninive, la grande città, ed annuncia ad essa che le loro malvagità sono ascese fino a me.
*Secondo la Bibbia (Ibidem 3 ) , perciò, Giona si alzò, ma per rifugiarsi a Tarsis lontano dalla presenza di Dio.
Per un uomo del VII secolo a.C. non c’è luogo lontano da Dio, ma c’è la possibilità di allontanarsi dalla propria terra, dal Tempio, da Gerusalemme, dai propri correligionari!
*C’è la possibilità, professore, per un ebreo del Regno di Israele, (o di Giuda come noi pensiamo) di allontanarsi dalla patria, ormai sotto il dominio assiro, dai parenti, ma non dal proprio Dio, onnipotente, onnisciente, che vede tutto? Si può ritenere che Tarsis, lontana dalla sua patria, rifugio antico dei beniaminiti, sia terra senza Dio, alla fine del VII secolo? Tarsis è una città marittima?! Dove potrebbe essere situata?.
Marco, fai molte domande e non è facile rispondere.
La Bibbia con Isaia ( 2.16 )- un profeta attivo sotto Azaria, Jotam, Achaz, Ezechia, morto intorno al 689 – dice, dopo aver affermato che nel giorno del signore l’uomo sarà umiliato e ci sarà la gloriosa maestà divina: il giorno di Jahve Sebaot/ è contro ogni superbo ed altero/, contro ogni esaltato per umiliarlo/ contro tutti i cedri del Libano alti e sublimi/ e contro tutte le querce di Basan, / e contro tutti gli eccelsi monti /e contro tutti i sublimi colli/e contro ogni alta torre / e contro ogni inaccessibile muro/e contro tutte le navi di Tarsis / e contro tutte le navi più belle…Con Ezechiele – un altro profeta vissuto sotto Josia e Joakim, deportato in Babilonia nel 598, quando già Ninive era stata distrutta da Ciassare e da Napopolasar nel 612 – la Bibbia (27,26), in un’esaltazione dell’azione di Nabucodonosor, che attacca Tiro, vista nella sua grandiosa attività commerciale con tutte le sue dipendenze e cantata in modo funebre con un cantico (27.3-9), dice: Le navi di Tarsis navigano per il tuo commercio, così divenisti ricca e gloriosa nel cuore dei mari. La Tarsis dei due profeti non dovrebbe essere lontana da Tiro: Tarso di Cilicia sembra poter essere la città biblica lungo il Cidno: con navi un marinaio, con un paio di settimane, da Tiro ci arriva facilmente, anche da Torre di Stratone.
*Per Giona, galileo, la fuga verso Tarsis, pur lunga, è possibile e probabile: Tarso dista dal lago di Tiberiade, poco meno di 700 km. non sembra possibile, invece, una fuga verso il Mediterraneo occidentale.
Tarso/ Tarsis è più probabile di Tarsis sul Quadalquivir (nuova Cartagena) o di Tarsis in Sardegna che molti studiosi hanno voluto vedere come possibili rifugi occidentali del profeta, sulla base di Erodoto (St. I,163) o di Polibio (3, 24.2,5). Sembra da preferire chiaramente la versione di Isaia e di Ezechiele in relazione alla attività comune mercantile e alla epopea commerciale, stroncata non da Nabucodonosor ma da Alessandro Magno. E’ da escludere- data la figura di un Galileo aramaico, che ha una conoscenza scarsa in epoca assira del Mediterraneo occidentale-, quella direzione, mentre gli è più familiare quella orientale e, specie, la costa Cilicia.
*Dunque, professore, Giona un galileo può allontanarsi tanto ed arrivare a Tarso di Cilicia?
Si pensa che per sfuggire a Dio possa essersi spostato nel Mediterraneo orientale, forse a Tarso di Cilicia, e da lì costeggiando la penisola anatolica sia giunto con navi alla stretto dei Dardanelli, attraversato il Mar di Marmara, e possa essere entrato poi, attraverso il Bosforo, nel Ponto Eusino.
*Comunque, Giona si allontana da Dio per non obbedire alla sua volontà: sembra che il profeta, divenuto marinaio, desideri vivere da sconosciuto in un paese straniero.
Come può essere arrivato sul Bosforo, visto che i marinai giurano secondo un sistema tipico di quella zona? cosa significa giurare su Zeus lithos (to Dia lithon)?
Marco, sorprende che ci sia un giuramento tra i marinai, descritti dalla Bibbia sulla base della sorte, secondo un procedimento noto anche a Polibio.
Chi scrive il libro di Giona dice che da Tarsis il profeta va verso una destinazione sconosciuta e che è sorpreso da una bufera con un gran vento, che sfascia la nave, pur sgravata da pesi.
Allora i marinai, prima di affondare, iniziano a lanciare oggetti e poi tirano le sorti.
Tirare la sorte è un sistema tipico della cultura marinaresca babilonese, che rimanda quindi ad una tradizione aramaica, presente in Ezechiele 27,21,26 e in Isaia in 22,16.
Comunque non è certa neppure la identificazione di Tarsis con Tarso di Cilicia (Flavio, Ant Giud IX, 208), né con Tartesso di Sardegna . Cfr. Erodoto, St., I,164; Polibio, St., III,24,2 e5).
*Si sa, comunque che è imbarcato su un nave non del Mediterraneo ma del Ponto Eusino: e come è arrivato in quella zona?
Secondo me, Marco, mediante navigazione: da Tarso all’imbocco dei Dardanelli ci sono molte migliaia di Chilometri. E da lì al Bosforo ci sono 600 km.
*E che ci fa un Galileo nel Ponto Eusino?
Non so. Ninive si trova sulla sponda sinistra del fiume Tigri ed è in una pianura non lontano da Arbil attuale: Il profeta non può esserci arrivato per un cammino terrestre, ma può aver sfruttato anche il corso di fiumi.
La nave, su cui si imbarca Giona, è sballottata dalle onde ed i marinai, allora, lo buttano in acqua perché sanno che è un uomo non pio, un disobbediente a Dio…
E Jahve fece venire un gran pesce per inghiottire Giona e Giona rimase per tre giorni e tre notti nel ventre del pesce.
Professore, è Il muthos della balena!, Niente di strano. L’autore Biblico scrive per un popolo di ignoranti! Sa risolvere ogni problema col prodigio: Giona prega Dio e il pesce lo rigetta sulla terra a nord di Ninive, senza indicare il luogo.
Dove ?! Marco, Nella zona di Trebisonda?. Ma da Trebisonda a Nivive la distanza è di quasi mille km, percorribile in quasi due mesi di cammino ? o deve fare una viaggio fluviale?.. quando c’è Muthos tutto è possibile come nella storiella di Luciano di Samosata che racconta di una balena che inghiotte il protagonista insieme con la barca… tornato da un viaggio lunare, dopo che era andato oltre le colonne di Ercole ed era stato assalito da un vento tempestoso …
Così scrive Luciano, amico mio, quando la barca tocca l’acqua, dopo aver navigato verso le nuvole tanto da vedere l’isola di Nefelecoccigia ..oos de tou udatos epsausamen quando toccammo acqua ci rallegrammo e provammo un’immensa gioia .. ci tuffammo in acqua e e nuotavamo perché c’era bonaccia e il mare era calmo: ogni cambiamento in meglio risulta principio di mali maggiori di solito: allora dopo aver navigato per due giorni col tempo bello, allo spuntare del terzo giorno, al sorgere del sole improvvisamente oroomen theeria kai khth polla men kai alla, en de megiston apantoon oson stadioon chilioon kai pentakosioon to megethos/ vediamo bestie e cetacei e tra le altre una balena la più grande di tutte della lunghezza di 1500 stadi (uno stadio 178 mt cioè 267.000 mt 267 Km!).
*Professore, E’ il solito Luciano iperbolico, che descrive il fatto favoloso senza garantirne la veridicità, lasciando al lettore la libertà di valutare come vorrà (cfr. Come si debba scrivere la storia)!
Certo Marco, tu ricordi allora anche le frasi successive:
Essa veniva contro di noi con la gola aperta, sconvolgendo il mare già a grande distanza ed avvolta di schiuma tutto all’intorno e digrignando i denti molto più lunghi dei falli in uso tra noi, tutti aguzzi come pali e bianchi come l’avorio… essa con una sola sorsata ci inghiottì con tutta la nave che senza essere maciullata finì nell’interno..(Cfr. Storia Vera, I, 30).
Lasciamo da parte l’incredibile storia di Luciano, professore, e mi parli invece di una reale balena, arenata nel Ponto Eusino secondo la descrizione esatta di Procopio di Cesarea nell’anno 548 d.C. (Storia Gotica, III, XXIX).
Procopio, in modo preciso e scientifico, da storico, scrive: allora fu presa una balena che quei di Bisanzio chiamavano Porfirione…
Questa balena aveva infestato il Ponto Eusino per cinquanta anni ma in modo non continuo, comparendo ad intervalli. Molte furono le navi che ella affondò e molti i naviganti che sbatté violentemente e che mandò a Kore in lontananza. Giustiniano aveva a cuore che questa balena fosse presa, ma non si trovava nessun mezzo adatto a compiere tale impresa e perciò nessuno portava a termine quanto l’imperatore ordinava.
Procopio afferma che, comunque, alla fine fu presa e lo racconta: Il mare era in perfetta bonaccia ed una grande quantità di delfini si era radunata alla bocca del Ponto Eusino.
Questi, vista la balena, subito fuggirono alla rinfusa e i più giunsero alla foce del Salgari, un fiume della Bitinia (cfr Strabone, Geografia, XII, 2). La balena ne prese alcuni e voracemente inseguiva gli altri finché senza accorgersene si trovò a ridosso della terra ferma, in una zona dove c’era mota grande e profonda, per cui con violenza la balena si agitava facendo grandi sforzi per potersi tirare fuori dalla melma, senza però riuscirci perché più si agitava e più sprofondava. Gli abitanti del luogo, visto ciò , e sentito il rumore, di corsa vennero con le asce e la colpivano da ogni parte incessantemente, finché non la ebbero uccisa.
La tirarono poi su, a pezzi e con grosse funi la posero su carri: era lunga trenta cubiti (cm 44,45) e larga dieci.(circa 13 metri e larga un 4,5 metri- un Capidoglio spiaggiato in questi giorni è di circa 9,50 metri-). Infine la spezzarono e se la divisero in parti e se ne cibarono subito mentre misero sotto sale le parti restanti.
Questa, Marco, la conclusione dello storico: altri facciano le loro disquisizioni, io penso che l’uccisione della balena fece cessare ben molti mali...
Una cosa è la descrizione storica, una quella mitica!.