Perfidia giudaica

Papa Benedetto XVI  nel suo Gesù di Nazaret, pur dando rilievo al pensiero di Jacob Neusner, non modifica affatto la sua posizione nei confronti di Gesù ebreo, uomo che cerca Israel eterno.
Il papa non può riconoscere la persona di Gesù come normale giudeo alla ricerca spirituale di una via tradizionale: egli conosce la via cattolica di fede e quindi crede in lui come fondatore di una nuova religione  e, di conseguenza, pur allineato alla tradizione medievale (da dove proviene il pensiero della perfidia giudaica, dei perfidi giudei, dell’accecamento del popolo giudaico) avendo ristabilito la messa in latino, avrà  qualche difficoltà a tagliare  totalmente il pesante giudizio sull’ebraismo,  anche se già modificato dal Concilio Vaticano II.

La storia di questa preghiera, antigiudaica, codificata e semantizzata per secoli in questo senso è lunga: il pensiero, radicato nei pregiudizi del II e III  secolo (aumentati nel IV e V, specie con Giovanni Crisostomo, in Costantinopoli e con Cirillo in Alessandria,  sedimentati nel VI e VII secolo, presenti  nelle Decretali dello Pseudo Isidoro) si è concretizzato  col Dictatus Papae (Gregorio VII,1075) e poi con Innocenzo III ed, infine, si è fissato secondo le formule del Concilio di Trento ed oggi è parzialmente emendato, ma ancora resiste nella forma originale di condanna antiebraica, pontificale, senza più la sostanza concettuale.
Il testo è nella liturgia del Venerdi Santo e quindi in relazione alla morte di Gesù, addebitata ai perfidi giudei, rei di un deicidio  per la loro perfidia congenita: eppure questi erano del tutto incolpevoli di aver ucciso un loro correligionario, che, da giudeo,  di fatto aveva inizialmente lottato combattuto e vinto i romani ed, infine, sconfitto dai nemici era stato necessariamente  immolato dai capi, sadducei (che pur lo avevano eletto maran/ re) per la salvezza di tutto il popolo, dopo l’aut aut dato alla città di Gerusalemme assediata, da  Lucio Vitellio, prefetto di Siria….
Il testo è segno dell’ ambiguità cristiana (cattolica), che pur setta ereticale, nata dal giudaismo,  in nome di un deicidio (inventato successivamente, in quanto Gesù risulta Dio dopo il 325),  ha condannato alla dispersione e alla ghettizzazione l’ unico  vero  popolo  spirituale che ha tracciato nel corso dei secoli una via alternativa alla vita animalesca dell’uomo, corporale, pur con profonde contraddizioni e in modo non sempre lineare, secondo  forme costituzionali,  determinate da  dolorose decisioni, laceranti, tipiche di un faticoso cammino verso la luce, intravista secondo la Legge.
Il testo è condanna del giudaismo, che, invece, non ha colpa alcuna e non ha ucciso il proprio Christos, ma è stato costretto  dalla Romanitas tiberiana vittoriosa  alla consegna del maran, re illegittimo: il testo latino, eredità di una tradizione latino-greco- ellenistica è segno del pregiudizio successivo di una definita natura divina di un individuo, all’epoca dei fatti, solo  figlio dell’uomo (barnasha), successivamente definito Dio, della stessa natura del Padre (omoousios), connesso anche con lo Spirito Santo, sulla base di interpretazioni allegoriche filoniane.
Dopo o nel corso dell’eresia monotelita, grazie a Massimo il confessore,  si era costituito un forte e saldo  sistema cristiano cattolico (a Roma ormai non più sede dell’impero, ma ancora velleitaria nemica di Costantinopoli), che aveva favorito e poi condizionato  la formulazione di una cultura antiebraica, di cui questa preghiera della passione di Cristo è espressione: questa formulazione fu sancita dal Concilio di Trento, su proposta di Pio V,  in un clima antiorientale ed antislamico, e poi parzialmente ridefinita da Giovanni XXIII poco prima del Concilio Vaticano II, in senso di preghiera ecumenica, anche a favore degli ebrei.
Leggiamo il testo originale: Preghiamo anche per i perfidi giudei  perché il Signore Nostro Dio tolga il velo dai loro cuori in modo che possano conoscere il Nostro Signore Gesù Cristo, Dio onnipotente ed eterno, che non scacci dalla tua misericordia neanche la perfidia giudaica, ascolta le nostre preci che ti rivolgiamo per l’accecamento  di quel popolo affinché, riconosciuta la verità della tua luce,  che è il Cristo, sia sottratto dalle sue tenebre.
Il cambiamento  con la soppressione di perfidi, di  perfidia e di accecamento, presente nel messale, italiano,  post Vaticano, autorizzato da papa Paolo VI,  rivoluziona il testo originale  e, già di per se stesso, è bandiera di un altro messaggio, venuto fuori dalla politica del II dopoguerra, dopo la condanna del Nazifascismo, dopo la conoscenza dell’eccidio ebraico e la necessità di cambiare rotta nei confronti del giudaismo, ora sublimato come martire, riconosciuto universalmente. 
La chiesa cattolica, che, nelle formulazioni decretaliste, aveva detto che essa non ha mai errato né mai errerà per tutta l’eternità secondo le sacre scritture, ha dovuto cancellare quanto proclamato per secoli e fare marcia indietro.
E’ questa un’ operazione dovuta, come quella della condanna della guerra e del Dio degli eserciti (Deus Sabaoth), tramutato in Dio dell’universo….
Non sorprende, dunque, il nuovo testo della pagina del Venerdi santo, semplificato ed opportunamente corretto: Preghiamo per gli ebrei. Il signore nostro Dio, che li scelse primi tra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire  sempre nell’amore del suo nome  e nella fedeltà alla sua alleanza. 
Non dovrà sorprendere se fra qualche decennio scompaia del tutto la preghiera per gli ebrei: non occorre pregare per gli Ebrei, che pregano per conto proprio già abbastanza e progrediscono da secoli nella via dell’amore e nella fedeltà all’alleanza senza Gesù, con la sola alleanza con Dio!