Dopo molti anni di ricerca mi si impone di affrontare il problema cruciale del cristianesimo alessandrino e quindi del rapporto tra il didaskaleion e gli oniadi.
Prima di tutto, però, una volta accertata la connessione diretta in Alessandria tra il fare scuola cristiano nel II e III secolo d.C. in collaborazione o per lo meno, non in antitesi con il fare scuola ebraico, bisogna porsi la domanda se ancora esistono in città i diretti discendenti degli oniadi che portano avanti, da una parte, il sistema trapezitario e da un’altra l’interpretazione della Bibbia in senso allegorico, filoniano…
In caso negativo, di dispersione o di fuga, a seguito della guerra di Kitos o della rivolta di Shimon Bar Kokba o dopo la cosiddetta persecuzione di Marco Aurelio, si dovrà rilevare solo il pesante condizionamento dell’esegesi filoniana sulla tradizione cristiana alessandrina, che aveva letto ed interpretato Esodo come tupos della libertà dal peccato e dal male, assimilando il popolo ebraico al popolo cristiano e considerando Mosè come liberatore e salvatore al pari di Christos, ambedue re, nomotheta, gran sacerdote e profeta …
In caso affermativo, bisogna rilevare, da un lato, la presenza oniade e il suo sistema ancora vigente ebraico e da un altro l’influenza che subisce effettivamente il cristianesimo come struttura economico-finanziaria e come pensiero, sorto accanto ad una cultura di così potente tradizione scismatica ebraica e del suo prestigio ancora nel mondo ebraico, seppure disperso, dopo la galuth adrianea e seppure massacrato dalla lex romana, ostile all’ebraismo aramaico, ma paternalistica con quello ellenistico, specie in Occidente…
Fatte correttamente queste operazioni, bisogna rilevare come Origene sulla base della tradizione cristiana, elaborata a fianco, abbia raccolto tutta l’eredità cristiana del mondo giudaico ellenistico scismatico, seguendo la lezione di Panteno, di Clemente Alessandrino, suoi maestri e predecessori al Didaskaleion, ma anche tenendo presente il contributo del messaggio cristiano di Apollo.
Secondo Atti degli Apostoli (18, 24) Apollo veniva da Alessandria.
Egli era stato prima ad Efeso (At 18, 24), avendo lì incontrato Prisca e Aquila (At 18, 26), li aveva convertiti e poi giunto in Acaia, si stanziò a Corinto (At 18, 27).
Si trovava ancora a Corinto al momento dell’arrivo ad Efeso di Paolo, poi è ad Efeso nel momento in cui l’apostolo scrive la Lettera (1 Cor 16, 12).
Ora Apollo non solo era un seguace di Giovanni Battista, come lo stesso Gesù, ed essendo alessandrino, (dobbiamo pensare) vicino al pensiero filoniano, di conseguenza faceva allegoria secondo anche il sistema greco (cfr. Platone, Fedro)…
Comunque, Paolo dice che a Corinto si formò un “partito” di Apollo (1 Cor 1, 12; 3, 4), che battezzava con acqua secondo Giovanni Battista e predicava secondo i libri sapienziali, interpretati (cfr. 1 Cor 1, 17-23; 2, 1-9; 3, 18-20).
Apollo”era già un predicatore del primo cristianesimo, essendo stato istruito nella via del Signore” (At 18, 25) e veniva da Alessandria, dove probabilmente prima del 50, già c’era probabilmente un altro cristianesimo, quello che noi chiamiamo oggi cristianesimo, ma non eguale a quello antiocheno…
Dalla Lettera di Claudio ai cittadini di Alessandria (P. Lond. VI, 1912 = SP II, 212), spedita nel 41 d.C., ( cfr Caligola iL Sublime) si conoscono e la proibizione d’immigrazione di giudei palestinesi (Cfr. Giudaismo romano I ) e il divieto di fare proselitismo…
Ci sembra necessario rilevare, comunque, anche il sistema teologico di Basilide di Alessandria, intorno al 125, connesso con quello degli Ofidi o naasseni).
Nel fare questo, però, senza contrapposizione rispetto a quello di Valentino anch’esso operante in Alessandria, è necessario liberarlo dalla lettura e dalla lezione di Ireneo e di Clemente Alessandrino, in modo da capire il clima alessandrino ereticale gnostico nella prima metà del II secolo, senza il quale l’impostazione paolina e quella clementina sembrano improvvise folgorazioni, quando invece sono espressioni tipiche del I e II secolo.
Vivere katà sarka e vivere kata pneuma erano due modi distintivi: l’uno proprio dell’eretico gnostico(sia basilidiano che valentiniano) che accusava il cristiano di essere moròs/pazzo, l’altro del cristiano che, conformandosi allo skandalon della croce, trovava nel Cristo crocifisso e nella pazzia della croce, la sapienza vera…
Ora noi vorremmo cucire, in relazione alle fonti, Apollo, la cultura oniade, Basilide e la regula fidei dell’ ape sicula Panteno (morto nel 200) in modo da rilevare il particolare sistema didattico alessandrino e cogliere i punti di contatto ancora esistenti tra giudaismo e cristianesimo in un momento, in cui è forte l’influenza gnostica e comincia a dominare il pensiero neoplatonico di Plotino …
Lo studio su Basilide mi autorizza a dire che Filone è basilare per lo gnostico alessandrino e per i naasseni per quanto riguarda il resto in un vaso o in un otre – cfr Ippolito, Philosophoumena,VII,22 (cfr MEAD, Fragments of a Fast Forgotten III, 1931)-.
Basilide sviluppa il tema di un originario spazio benedetto, quello dell’indistinto e dell’infinito, che nasce dallo sprofondamento nell’abisso, al centro della voragine, all’ atto della chiusura divina, che è del tutto privo della condizione di Figlio, che è l’espressione di tutte le più sublimi potenze operanti cosmiche, in cui lo gnostico vide la relazione di questa condizione filiale nei confronti dello Pneuma o Spirito santo, il quale, anche se si discosta dal Figlio, ha in sé il profumo, che penetra ovunque in ogni parte dell’ousia divina.
In questa ousia primordiale i resti , che formano e costituiscono la varietà del mondo creato, sono in superficie, mentre negli abissi ci sono le potenze demoniache…
Insomma con la lettura del resto Filone influenza Basilide e quindi in un certo senso ispira l’idea del Reshinu di Luria, che da qualche parte doveva aver avuto questa folgorazione, che poi ritorna nell’opera di Nathan di Gaza, il mentore di Zabbatay Tzevi … (Cfr. Un altro messia)
Ora nel trattato su I princìpi (Cfr Opere di Origene a cura di Franesco Peri, Città Nuova, 2009) Origene precisa i criteri di una retta teologia e distingue gli argomenti di libero dibattito dai fondamenti della fede ,che vengono consegnati dalla Tradizione. Nella Prefazione de I princìpi Origene che si basa sulla regula fidei di Panteno, specie per quanto riguarda la kosmopoiia, distingue fra i semplici fedeli e i “perfetti” che cercano la conoscenza approfondita delle verità divine…
Tutti coloro che credono e sono certi che grazia e verità sono venute per opera di Gesù Cristo, e sanno che Cristo è verità, secondo quanto egli stesso ha detto: “Io sono la verità”, (Gv. 14,6), ricevono la scienza, che indirizza gli uomini a vivere rettamente e felicemente non da altri che dalle parole e dalla dottrina di Cristo…
La strutturazione e l’ impostazione del pensiero della scuola alessandrina è tutta centrata sul pensiero paolino: esso riceve un vero indirizzo paolino, però, sotto il patriarcato di Demetrio di Alessandria, non prima …
Questi , patriarca fino al 231, abile a gestire la chiesa alessandrina dal periodo di Commodo fino ad Alessandro Severo (231) si era segnalato nel computo e calcolo della Pasqua ed aveva organizzato il pensiero paolino e l’aveva fuso con quello filoniano e quello allegorico ellenistico…e quindi era stato il coordinatore di un nuova chiesa alessandrina…
Aveva ordinato ad Origene, diciottenne di presiedere il Didaskaleion e, in un caso di emergenza, a succedere a Clemente che aveva preso il posto di Panteno inviato a Kerala in India …
Si può dire forse che Demetrio inizi una evangelizzazione fuori dall’impero romano, secondo il nuovo pensiero alessandrino cristiano?
Origene, comunque, non era stato sempre obbediente al suo superiore e aveva irrigidito la sua interpretazione evangelica, propagando un sacerdozio asessuato, come quello dei seguaci della Gran Madre o di Actis e, dopo la fuga in Palestina si era perfino arrogato il diritto di lettura biblica coram populo, vietato ai laici, ed aveva accettato la nomina sacerdotale a lui proibita, data la sua menomazione sessuale e quindi aveva intensificato la sua azione pastorale…
Il vescovo Demetrio nel 231, poco prima della sua morte, diede ad Eraclio la presidenza del Didaskaleion e “scomunicò”i il disobbediente Origene… che aveva fatto carriera grazie a Giulia Domna e al vescovo Teoctisto… dopo aver seguito gli studi con Ammonio Sacca ed operato a lungo su Platone e sugli stoici e dopo aver appreso anche l’ebraico…
Origene (dissidente?) era così fuggito a Cesarea Marittima dove soggiornò per ventidue anni stabilmente, meno il biennio 236-237, durante il quale fu a Cesarea di Cappadocia, nel periodo della “persecuzione” di Massimino il Trace …
Quindi si potrebbe rilevare, grazie all’attività di Demetrio, il reale magistero del didaskaleion e definire esattamente i termini teologici e filosofici, tramite il pensiero di Origene lettore? …
Prima però di esaminare i termini sarà necessario porsi la domanda se Origene nel corso dei suoi viaggi, nel corso del suo apprendistato, abbia avuto relazioni con il pensiero aristotelico, secondo la revisione di Alessandro di Afrodisia, tenendo presente che i corsi (logoi) scientifici di Aristotele (metafisici ) erano conosciuti perché pubblicati come episteme, a Roma già al tempo di Cicerone, da Andronico di Rodi (ne abbiamo notizia grazie anche all’opera di Nicola di Damasco)…
Essendo lo stesso Origene presso Giulia Domna, non è da escludere una conoscenza e neppure un’influenza aristotelica metafisica cioè spiritalis/ pneumatica oltre che quella connessa ad influssi stoici, tramite anche Claudio Eliano, anche lui presente a corte (un sommo sacerdote pagano, che leggeva secondo lettera ma sapeva anche operare teoricamente e quindi allegorizzare e sfruttare i simboli)…
Inoltre specie dopo il 205, dopo il conflitto con Plauziano, la figlia di Bassiano, sommo sacerdote di El Gabal, aveva riunito anche uomini come Galeno e Filostrato e, grazie ad essi, aveva imposto una nuova forma teologica, basata su elementi naturali e logici, in una visione aristotelica delle realtà, come base per la teologia seppure non disgiunta da elementi sincretistici e mitici, considerata anche l’importanza, data alla figura di Apollonio di Tiana …
In questo clima sincretistico, dunque, matura la lettura biblica di Origene, congiunta con la interpretazione del pensiero di Paolo in una fusione del Nuovo Testamento col vecchio Testamento e quindi l’opposizione alle direttive episcopali demetriane…