Dal lavoro su Origene e Filone e dalle sue risultanze derivano alcune osservazioni tecniche sul sistema intepretativo di Gregorio di Nissa, che è l’elemento più debole e meno significativo, rispetto al fratello Basilio il grande e Gregorio di Nazianzo…
Gregorio di Nissa specie in la Vita di Mosè (cfr. Esegesi Biblica), è da una parte spiritualis (pneumatikos ) (Cfr Commento al De Josepho) e da un’ altra in senso cristologico è origeniano, in un ambiente, dominato da Diodoro di Tarso, della scuola litteralis (etnikos) carnalis antiochena…
La sua lettura tende all’ophèleia, e quindi ha un telos che lui chiama skopos, ben preciso, quello cristologico: lui, spesso rimproverato dal fratello (che pur lo ha voluto, dopo l’annullamento del matrimonio, suo collaboratore, tanto da eleggerlo Vescovo di Nissa) per la sua imperizia nelle cose pratiche e in ogni attività commerciale ed amministrativa, è davvero di scarsa utilità, anche per la non conoscenza effettiva delle tecniche esegetiche…
Comunque. ad un giovane che chiede di scrivere per lui e ad indicare la via di una vita perfetta e dimostrarla con esempi pratici Gregorio pur convinto di non essere adatto a tale compito e pur cosciente che il paradigma è non attuale per i giovani che amano le corse e sono abituati a vivere realmente ogni vicenda, delinea un esempio ebraico legato ad una tradizione egizia e caldaica …
Il confronto su passi commentati e da Filone e da Origene rileva la diversa preparazione culturale e la mancanza assoluta di una base filosofica (d’altra parte rifiutata come egizia, ciarpame pagano) rispetto al primo (Platonismo, medioplatonismo, neopitagorismo e stoicismo) e rispetto al secondo ( Neoplatonismo) e, quindi, evidenzia la gretta mentalità cristiana ortodossa…
I padri della chiesa, cappadoci in specie, tenendo presente la figura di Mosè, hanno creato una tradizione messianica in senso regale, profetico e sacerdotale.
La strutturazione era già in Isaia 45,13, in Abacuc 3,13 e in Levitico 4, 3,5, ma l’impostazione in senso mosaico e davidico secondo due formule diverse di regalità, sembra avere una doppia matrice, riunita poi nella costruzione di Mosè re, nella Vita di Mosè di Filone.
Gregorio si tiene legato al sistema filoniano e lo riproduce secondo schemi cristiani.
L’alessandrino aveva già fuso la regalità davidica con quella antica di Mosè, in cui aveva fatto confluire le varie figure di basileus, congiunte con quella anche della tradizione classico-ellenistica…
Anche l’impostazione profetica è duplice in quanto da una parte è mosaica e da un’altra è tipica di Samuele, ma Gregorio segue solo la linea filoniana specie per gli oracoli proferiti…
La circostanza dell’arrivo dell’esercito del faraone, mentre i giudei si trovavano davanti al Mar Rosso e non potevano andare oltre, viene così vista da Gregorio che fa quasi un calco di Filone: Orsù siate solidi, e di buon animo ed attendete l’invincibile aiuto di Dio: spontaneamente vi sarà accanto e combatterà per voi senza apparire; lo vedo prepararsi alla lotta, gettare i lacci al collo dei nemici, li trascina giù nel mare, essi vanno a fondo come piombo: Sembra che essi siano vivi ma a me appaiono già morti , oggi stesso anche voi vedrete i loro cadaveri“.( Vita di Mosé III.,61.)…
Quella sacerdotale è risultata quella di maggiore valore in quanto Filone mostra chiaramente quale sia la funzione sacerdotale in Mosè come armonia tra cielo e terra in una coscienza cosmica.
Nel mostrare la simbologia delle vesti sacerdotali, specie quando fa la descrizione dell’ephod ( II, 109.135) Gregorio segue Filone che arriva a dire (II 133-5: Il sommo sacerdote così adornato, si prepara per la sacra liturgia affinché quando entra intenzionato ad offrire preghiere e sacrifici, insieme con lui entri anche l’intero universo, grazie alle immagini che porta con sé (la tunica quella dell’aria, il melograno dell’acqua, i fiori della terra lo scarlatto del fuoco, l’ephod del cielo e i due smeraldi rotondi su cui compaiono sei incisioni posati sulle spalle, i due emisferi del cielo, le dodici pietre ordinate in tre file di quattro ciascuna sul suo petto rappresentano lo zodiaco e il logheion è immagine della ragione che tiene unito il tutto e lo governa. E’ necessario che colui che è consacrato al padre dell’universo avesse quale aiuto il figlio (cioè l’universo -kosmos-) perfetto nella virtù, per ottenere il perdono dei peccati e copiosità di beni.
Forse egli vuole anticipare anche l’insegnamento che colui che serve Dio giusto, cerchi di esser degno non solo del creatore dell’universo ma anche almeno dell’universo stesso di cui indossa l’immagine, portandone la figura impressa nella mente e quindi mutare in un certo senso la natura da quella umana a quella universale….. dovendo essere un Universo in piccolo (brachus kosmos)…
Ora l’esegesi di Gregorio di Nissa è riconducibile non solo ad Origene ma anche a Filone.
Si legga quanto è detto da Gregorio circa la sapienza del secolo e si rilevi l’impostazione non solo filoniana ma anche quella paolina ed origeniana….Esposte sommariamente le vicende della sua vita, secondo le risultanze della Scrittura, concentreremo i nostri sforzi alla ricerca di una dottrina utile a spronare alla virtù e così per suo mezzo conoscere quale vita perfetta sia possibile agli uomini.(introduzione) …
Dove comunque si vede esattamente il pensiero ANTIARIANO di Gregorio di Nissa ( Cfr Guido De Ruggiero, La filosofia del cristianesimo II, Laterza1946) è nel Contra Eunomium in 12 libri.
Qui Il nisseno fa traboccare il suo rigore logico- tanto lodato da De Ruggiero -contro il subordinatismo…
La sua logica si basa sulla vanificazione dell’ammissione ariana della priorità temporale del padre rispetto al Figlio che poi diventa una priorità di essenza e di dignità…
il cristianesimo, disgiunta la figura storica di Gesù dal Christos mette fuori dalla speculazione cristiana l’arianesimo in quanto riunito in un confuso ibridismo tra intuizioni giudaiche e greche .. che invece è in linea col sincretismo filoniano ed origeniano….
Già Atanasio ,d’altra parte, aveva anticipato che la coscienza storica esigeva da Gesù non la divinizzazione di se stesso ma la nostra di uomini ( ina mallon hmas theopoihshi ) Orat. contra Arianos, I,39.
Insomma dimenticare i dati della esistenza umana gioverebbe a trarre i frutti della grande rivelazione cioè se il dramma di Gesù fosse rimasto conchiuso nei contorni storici , l’atto della redenzione sarebbe stato conchiuso in lui e non avrebbe potuto essere benefico per l’uomo…
Da qui la risultanza che il suo ministero era utile non tanto nell’eminenza della sua persona umana in mezzo agli uomini, ma nella sua divinità.
Così afferma De Ruggero che ammira la logica Gregorio di Nissa e lo considera sul piano filosofico superiore sia al fratello che a Gregorio di Nazianzo: Gesù sarebbe restato un grande esempio storico da ammirare e da imitare ma non l’autore e il tramite di un’azione capace di incarnarsi in tutti gli uomini, senza quella trasumanazione metafisica che schematizzava la su ricca umanità ed accresceva i suoi attributi divini,p.15…
Non così è in Origene che rileva , seppure blandamente, che in Gesù uomo, il Christos lievita sooma /ulh e psuchh di tanto quanto il logos divino supera l’egemonikon individuale che è una porzione del logos trinitario…
Comunque per il Nisseno come per Basilio l’esser ingenito è una modalità dell’esistenza uparcseoos tropos non nome della sostanza e quindi risulta un principio di differenziazione del padre e del figlio, mentre viene lasciato in ombra la consustanzialità dello Spirito santo.
Per De Ruggiero l’uno infatti è ingenito e l’altro è genito e questa differenza è compresa nell’identità sostanziale che ne riassume l’uno e l’altro termine. La sostanza divina non è, per conseguenza, né ingenita né genita, ma l’intrinseca unità delle due determinazioni, concepita dialetticamente, cioè non come somma di parte a parte, ma come comunicazione di tutto a tutto….
Queste sono comunque disquisizioni sofistiche , retoriche, adattate a precisare l‘omousia rispetto al concetto di omoiousia similarità di natura degli avversari che inoltre attaccano l’unità mediante la divisione tra essenza e volere divino, per cui la generazione del Padre sottendendo atto di volere, non comunica l’essenza divina…
Sono parole quelle di Basilio e di Gregorio di Nissa che rilevano con terminologia umana la mera divisione upostatica, che cancella l’unità definita di derivazione ellenica, mentre l’idea di unità, che cancella la distinzione divisoria è ritenuta propria della cultura giudaica negante il Logos e lo pneuma,; anche la loro logica è quella di una sincresi giudaico.ellenica …
Da dove altrimenti deriva?
Filone , sulla cui via è anche Origene, rileva che l’unità di Dio è assoluta e che gli attributi sono espressioni reali, storiche, della sostanza divina, che si manifesta …