La morte di Onorio II
Perché, professore, vuole parlarmi della morte di Onorio II?
Marco, da tempo, desidero mostrarti concretamente cosa succeda a Roma alla morte di un papa: tu non puoi sapere cosa fanno popolo e famiglie potenti romane al momento della morte di un papa e cosa fanno i cardinali e i prelati di curia.
Certo. Io so soltanto notizie libresche, come i miei amici Andrea e Marcello, ma non conosco la situazione romana del febbraio 1130: lei conosce invece da epistolari, regesta, e storici dell’epoca la realtà di quel momento avendo lavorato sul sistema economico- sociale, politico-religioso, e su quello retorico letterario e sulla cultura medievale e sui singoli papi.
Marco, desidero che tu sincronicamente, da una parte, possa vedere l’episodio e la situazione generale in modo che, capendo gli antefatti, possa tirare una personale conclusione sull’accaduto dello scisma del 1130, ma possa – seguendo anche, da un’altra parte, diacronicamente quanto si è verificato precedentemente – anche fare una giusta proiezione storica, seppure a breve termine.
Perciò, professore, devo tenere contemporaneamente presente sia il punto situazionale che gli antecedenti per aver possibilità di decisione critica circa la valutazione dell’intero fatto in relazione ad un breve periodo successivo, che risulta quasi naturale conseguenza, in proiezione storica, di quanto avvenuto!.
Così facendo, professore, si fa, però, storia senza attualizzazione e senza proposizione di Historia, magistra vitae, e non si concede al lettore diletto e nemmeno utile.
A tutti piace, invece , leggere, vedere analogie con l’oggi, trovare rapporti ed interpretare la storia umana come un ripetersi di fatti ed aver così esempi da imitare: non diceva Aristotele che tutto è mimesis?
Noi, Marco, stiamo cercando di fare un’altra storia, ricostruiamo pazientemente il momento storico, nella sua unicità, come evento storico nel suo autentico valore, senza interpretarlo a fini morali, progressistici, nazionalistici, anthropici, universalistici, considerando il fatto come tipico in quella particolare situazione!.
Allora, caro professore…non possiamo non essere perdenti: appariamo solo degli eruditi, antipatici e spocchiosi!
Marco, può sembrare così: l‘ uomo passa dall’erudizione alla maturità, dall’ esperienza storica reale all’adultismo, in un dato momento, dopo la fase artigiana di operatività concreta: senza sapere e coscienza matura non si ha vera cultura, non si passa all’astrattismo formale ! Cfr.Anthropos.
Possiamo risultare antipatici , certamente, perché, facendo ricerca, diamo novità e tiriamo serie conclusioni, impegnative per chi è concreto e dilettante, che, di norma, è arrogante nella sua perizia tecnica e non umile ad apprendere. Forse qualcuno potrà anche chiamarci fanatici, perché siamo convinti di operare entusiasticamente secondo precisi processi, conoscendo bene le proprie competenze e i propri limiti umani. Cfr. Enthousiasmos.
L’equivoco è nella coscienza del ricercatore di non avere certezze mentre chi fa il bene della Chiesa ha il dogma da difendere ed idealisticamente procede, coinvolgendo gli altri, razionali – non popolari – con la retorica spettacolare: col tempo, il lavoro del primo scompare essendo infruttifero per la ecclesia comunitaria, quello del secondo rimane come esempio di virtus santificata e trova sempre un altro, che, imitando, porta avanti e rende vittorioso quel pensiero che poi si stabilizza e si storicizza e diventa pietra angolare di una nuova costruzione.
Ognuno deve seguire la propria strada e noi la nostra di oppositori impotenti di fronte alle macrostrutture sistemiche, già codificate: si risulta così suicidi nel trionfo della santità cattolica! I patarini e i catari sono esemplari martiri!
Ora, seguimi, se ne hai ancora voglia, e tieni presente che nel giro di poco più di un trentennio, ci sono cinque antipapi (Clemente III, Teodorico, Alberto, Silvestro II e Burdino/Gregorio VIII), nominati, di norma, dagli imperatori di Franconia, Enrico IV e d Enrico V) .
Nei primi giorni di Febbraio, comunque, Onorio II sente che la morte è prossima e si allontana dal palazzo del Laterano e si fa portare sul Celio nel Monastero di S. Gregorio In Clivo Scauri. Probabilmente teme che i cardinali, pressati e dai Frangipane imperiali, e dai Pierleoni, antimperiali, facciano quanto fecero alla sua elezione.
E che fecero, professore?
Morto Callisto II, il 16 dicembre del 1124 vescovi e cardinali, appena entrati nella cappella di San Pancrazio al Laterano, pur essendoci una incertezza tra l’elezione di Lamberto, cardinal vescovo di Ostia e Sasso di Anagni cardinale di S. Stefano, dei conti di Anagni, fortemente voluto dal popolo, eleggono invece Theobaldo Buccapecus col nome di Celestino II.
Le fonti non sono chiare, ma si sa che mentre si intonava il Te deum, Roberto Frangipane fecit converti in luctum cytharam acclamando Lamberto, che assume il nome di Onorio II.
La vita di Onorio, scritta da Pandolfo e poi quella stessa ridotta da Bosone, rivista dai vincitori, non sembrano veritiere ma risultano di parte in quanto è esaltata la nobiltà di Onorio II Scannabecchi, uomo intelligente e buon canonista, ma di bassi natali, che, dopo sette giorni, decide di dimettersi e di far dimettere l’avversario, al fine dell’unità della chiesa e propone una nuova elezione che, risultando unanime, gli fa conservare lo stesso nome assunto precedentemente .
Mah!, professore, perché Onorio, che conosce la situazione romana e questo precedente, fa questa scelta?
E’ incerta la cosa: all’ epoca i cardinali e i laici – i capi delle due famiglie dominanti Leone Frangipane e Pietro di Leone- si erano accordati sulla necessità di non trattare della nuova elezione se non dopo che erano passati tre giorni dalla morte del defunto papa, canonici, anche se propendevano a venire incontro alle richieste popolari di eleggere un pontefice tra i firmatari di Worms (Lamberto di Ostia, Sasso di Anagni e Gregorio di S. Angelo ).
Worms è anche dal popolo sentito come atto di immenso rilievo come una svolta, dopo quella gregoriana, come il migliore risultato della politica callistina, borgognona?
Il trattato di Worms del 1122 è atto successivo, però, alla politica fatta dal cardinale Pierleoni come legatus in Inghilterra, Irlanda , Scozia ed Orcadi, inviato da Callisto II, per un regolare il rapporto tra Enrico I e la Chiesa.
Il cardinale Pierleoni, filius Petri, praeclarissimi ac potentissmi principis romanorum, è onorato dal re e dal popolo e dall’alto clero, intenzionati alla formazione di una chiesa nazionale collegato al privilegium gregoriano del legatus perpetuus arcivescovo di Canterbury, indipendente da Roma, nonostante il tributo e il formale omaggio all’auctoritas papale.
Un onore alla sua persona viene fatto al Pierleoni, cardinale di S. Callisto, che con molti doni si congeda facendo da intermediario nella disputa tra l’arcivescovo di York e quello di Canterbury , dopo aver concesso privilegi all’abbazia di Westminster.
I cardinali callistini, invece, favoriti dall’alto clero germanico e dall’aristocrazia sveva, riescono ad imporre ad Enrico V – debilitato dallo scontro con suo padre Enrico IV e con papa Pasquale II -perfino costretto dapprima a ritrattare e a recedere dalle clausole gregoriane e poi ad autocondannarsi – e dal lungo patteggiare con Gelasio II – il concordato di Worms, che risulta un compromesso circa le investiture, – facilmente sfruttabile dall’imperatore che come patronus et advocatus deve dare assistenza alla Chiesa in caso di bisogno-.
In effetti tutti vogliono la pace tra Impero e Chiesa e gli abati esprimono in forma biblica la loro volontà: Dio vuole la pace e le due spade devono collaborare, anche se in ambiti propri , mentre Bernardo aggiunge: non va diviso quanto Dio ha congiunto, essendo Chrìstus sommo re e sommo sacerdote, persona divina, in cui sono uniti Regnum et sacerdotium!
Secondo me, Marco, così si ragiona solo dopo la morte di Callisto II, ma dopo la fine di Enrico V e l’elezione ad imperatore di Lotario III, tutto sembra cambiare: il nuovo imperatore deve ristabilire se non il primato imperiale almeno fare un’equa ripartizione delle due sfere , dividere le competenze tra quella religiosa e quella temporale, come se ci fossero due soli con due orbite proprie, relative ai singoli compiti assegnati da Dio, in un superamento degli stessi canoni dettati da Gregorio VII.
La chiesa deve fare il bene dell’anima, l’impero quello del corpo!
Sono formule che sottendono:
il compito del sacerdote che, da una parte, guida il fedele nella fede con precetti dando i sacramenti per portarlo al premio del paradiso dopo la penitenza terrena regolata da un‘oiconomia divina;
Il compito, da un’altra, dell’imperatore, che assicura la pax romana tra i popoli e la iustitia tra gli uomini favorendo così il benessere terreno.
Questo clima perfetto non si verifica mai, né prima, né dopo Worms!
Ora, però, Marco, nel febbraio del 1130 il papa morente è consapevole che la nuova elezione papale, sei anni dopo la sua elezione, sia rischiosa per l’unità della Chiesa e decide di tirarsi fuori dal Laterano e di dare rilievo solo ai cardinali della sua pars , dominati dal Cancelarius Aimericus che, considerando il momento molto critico e vedendo la comunità cristiana in grave pericolo, nomina una commissione di otto cardinali con il mandato di svolgere le operazioni preliminari per l’ elezione papale, tenendo gli altri prelati e il popolo opportunamente lontani, così da metterli davanti al fatto compiuto, senza badare alla canonicità temporale, dei tre giorni.
Il papa ha coscienza che l’imperium è dominio diabolico, espressione dell’ ambizione umana e terrena, pur avendo già conosciuto la pietas di Lotario III, mentre il sacerdotium è un ministerium fidei, un servizio per il bene comunitario e perciò opta per l’indipendenza reciproca dei due poteri, nella volontà borgognona di far prevalere la propria pars.
Comunque, Marco, Onorio II, come il suo successore legittimo Gregorio Papareschi, come Amerycus, come Bernardo e come Pietro il Venerabile e tanti altri altri sono predicatori, politici che parlano dai monasteri ed aspirano alla vita contemplativa, disconnessi dalla vita pratica, e risultano asceti politici inutili ed incoerenti nella theoria dell ‘inframettenza dell’impero nelle elezioni episcopali e papali, contraddittori tanto da chiamare l’imperatore stesso a Roma per la soluzione dello Scisma, in un rimescolamento di potestas e di auctoritas !
I giovani cardinali, pur formatisi alla scuola di Callisto II, hanno le stesse contraddizioni di Paquale II, anche se si considerano pars melior et sanior Ecclesiae, e seppure riformisti risultano filoimperiali ed antipapali,antiromani ed antigregoriani per l’odio contro la pars cardinalizia pierlenesca, dominante nella città di Roma, dove ci sono fermenti popolari in senso comunale.
La volontà di dominio di Innocenzo II, favorita dai borgognoni della curia e dai Frangipane, porta allo Scisma e alla chiamata dell’imperatore , cosa inaudita per firmatari del Concordato di Worms e per un papa come Onorio II, che autorizza una tale elezione, avendo predicato il contrario durante il suo papato.
Lo stesso trasferimento a fine vita ha il significato di atto concordato ai fini elettivi! La notizia del trasferimento di Onorio è di Pandolfo e sembra sicura (Vita Onorii, ad monasterium Clivi Scauri delatus est) .
Sembra che Onorio voglia morire in pace in un monastero anicio, venerato e rispettato sia dal popolo che dalle potenti famiglie romane che si dicevano tutte discendenti dagli Anici come il Pontefice Gregorio I e Benedetto da Norcia e Severino Boezio- come anche i Frangipane, i Corsi e i Pierleoni .- (Cfr. Domus Anicia)!.
Il pontefice, Lamberto Scannabecchi , è Francese di formazione, borgognone, quindi, pur essendo di Fiagnano (Imola), chiamato scaurus,– dai piedi distorti-e porcino per i costumi, e non ha buon nome per la sua politica favorevole a Cencio Frangipane a scapito dei Pierleoni famiglia di origine ebraica potente per aver già dato al papato uomini come Gregorio VI e Gregorio VII – Ildebrando di Soana , figlio di una figlia del capostipite pierleonesco – amata dal popolo.
Professore, cosa significa esattamente borgognone e francese di formazione? Credo si aver capito, ma non sono sicuro.
Caro Marco, significa che la cultura dell’undicesimo e dodicesimo secolo è dominata dai monaci dei monasteri di Borgogna ( Citeaux, Clairvaux, Cluny).
Aloys Dempf (Sacrum imperium, Principato 1900,- a pag 112) dice con un pò di esagerazione: gli abati cluniacensi determinarono in buona parte la politica mondiale del XII secolo...
Secondo Palumbo (op cit) la funzione della Borgogna non era stata solo quella di produrre singole tempre di pensatori e di missionari della riforma, ma anche di costituire, nel rigoglio della vita monastica,uno dei più grandi centri di studio e di meditazione, uno dei punti di partenza dell’espansione della fede.
Vuole dire, professore, che Cluny e gli altri monasteri sono espressione reale dell lotta per le investiture, anello di congiunzione tra papato ed impero, quasi un naturale fattore di concordia, anche se talora in opposizione con Montecassino e con Farfa, costretti a barcamenarsi anche col normanno Ruggero I e II e con le politiche antimperiali dei comuni dell’Italia settentrionale, rigidamente impostate secondo rigore teologico contro le eresie patarine?. Certo.
Onorio ancora di più è detestato per le questioni con Farfa e per la politica antinormanna contro Ruggero, duca di Sicilia.
I nobili e il popolo, inoltre, criticano la sua intromissione negli affari del Monastero di Montecassino a favore di quello di Cluny, per cui la scomparsa dell’abate cluniacense Ponzio, esule a Roma è imputata al papa ,che deve dare credito al nuovo abate Pietro il Venerabile, sostenuto dal cardinale cancelarius Aimericus attivo nella curia romana .
La morte di Ponzio è una macchia nella carriera e nella vita di Pietro il Venerabile uomo di prestigio durante l’elezione di Callisto II – Guido di Vienne, nobile borgognone – a Cluny, all’epoca, sede papale dopo l’esilio e la morte di Gelasio II successore di Pasquale II, un papa controverso, ma fiero oppositore di Enrico IV.
Da quanto dice, professore, comprendo che la situazione è sempre critica in ogni elezione papale e che la morte di Onorio per lei è molto significativa ai fini dello Scisma. Avverto, comunque, i suoi sforzi per far capire qualcosa ad un suo discepolo e penso a quante notizie conosca e alla selezione che deve fare, ai tanti storici non citati, per non appesantire ulteriormente la comunicazione già dotta, impopolare. Allora mi chiedo, ognuno, anche lei, fattasi un’idea, deve fare scelte seppure secondo serietà professionale e coerenza. E, perciò, mi domando: serve un lavoro così mostruoso per conoscere una verità così fluttuante, a volte diversa perfino da quella della tradizione vincente?
Certo, Marco, io ci provo a dire le mie risultanze, a voi farne poi l’uso che vi sembra giusto: ho accettato da anni di essere un nessuno, che usa la ragione e sfrutta le sue competenze per capire il fatto e sulla base storica dare un orientamento a discepoli, salvaguardandoli dal mito: non ho avuto né guadagno né successo, ma solo lavoro e denigrazione.
Sono, credo, un divergente creativo! Stupidissimo in tutto! Pina ,mia moglie, e i miei amici hanno, in questo, ragione!. Per la morte di Onorio II, comunque, indicativo è il comportamento del popolo,che già da tempo con le famiglie potenti cerca occasione di costituire un comune a Roma. Infatti, appena muore un papa, a Roma il popolo si dà al saccheggio ed ad atti di violenza,, come dimostrazione della ricerca del proprio utile, del disinteresse religioso, della sua mancanza di fides e pietas christiana e della massima irresponsabile ignoranza.
E’ famosa la morte d di Leone IX nel 1054.
E’il papa che scomunica Cerulario, che, a sua volta, lo scomunica, determinando lo scisma d’Oriente ? Si, Marco, proprio lui.
Dunque, Leone si fa portare sulla tomba di Pietro, è ancora vivo, ed irrompe una folla che, credendo il papa morto, inizia il saccheggio senza aver commozione o pietà per lo spettacolo funebre! Il pontefice si alza ed invita a frenarsi e ad attendere la sua morte!
Bella scena, professore!.
Marco non è niente rispetto a quanto accade ad Onorio II tra il 7 e l’8 Febbraio, al momento in cui Aimerycus e gli altri cardinali si allontanano da lui!. Il popolo si riversa sulle strade e i notatili si riuniscono per conto proprio e la stessa cosa in sede separata fanno i cardinali, già divisi in partes, protetti gli uni dai Frangipane e gli altri dai Pierleoni.
Così scrive Fausto Palumbo (op cit., p.178) il popolo era in attesa.. in uno di quei momenti di commozione collettiva e frenetica da cui era colto quando risentiva, per la mancanza della sede, la forza storica della gens romana , alla cui influenza erano da non molto state sottratte le elezioni dei pontefici, cui aveva solo, ma non voleva persuadersene, il diritto di acclamare. Al grido esasperante,continuo Papa obiit, papa obiit la sicurezza e la quiete erano come per incanto svanite dalla città, allorché una nuova voce cominciò a circolare , facendo tacere l’altra.Papa vivit , papa vivit.
In quei sei giorni, popolo cardinali e nobili operano freneticamente per la nuova elezione. Solo nella notte tra il 13 e 14 muore il papa, che viene sepolto con molta fretta nello stesso monastero e poi viene traslato il giorno dopo nel palazzo Laterano mentre il nuovo papa Innocenzo II subentra, eletto contro ogni tradizione elettiva, pontificia !
Non è un spettacolo bello a vedersi, Marco!
Contemporaneamente c’è un nuovo papa mentre passa per le vie con una sola camicia il vecchio papa condotto alla tomba senza onore e viene posto solo sul finire di febbraio accanto a Callisto II suo predecessore, vicino a Pasquale II.