La chiesa nel IV e V secolo d.C

La chiesa nel IV e V secolo d. C.
La chiesa e la vita sessuale  in S. Girolamo.
Dall ‘epistolario  geronomiano specialmente viene fuori un ‘attesa (parousia) del Signore e con essa è collegata una volontà di favorire la fine del mondo e di distruggere la fonte della vita stessa.
Abbiamo in altra sede mostrato le polemiche di  Girolamo con  gli eremiti e la lotta col pensiero di Rufino e con quello di Vigilanzio (adversus Vigilantium)  ed abbiamo rilevato la matrice in Tertulliano montanista…
Ora desideriamo mostrare come il santo voglia bloccare l’eros, la vita stessa naturale ed umana  imponendo celibato e verginità in modo da assimilare l’uomo a Christos e la donna alla vergine Maria, destinata ad essere theotokos

Abbiamo già mostrato il pensiero di Girolamo in Ascetismo geronomiano ed abbiamo solo parlato del suo sistema di vita sessuale, che pur condanna la vita delle vergini affidate ad un sacerdote  proprio perchè i due (vergine e prelato)  vivono nello stesso tetto.
Ora vogliamo approfondire un tale argomento ed evidenziare la falsità di comportamento, l’equivocità cristiana di vita verginale per non parlare dell’assurdità del celibato come rinuncia alla vita…
Si tenga presente che si è in un momento storico post costantiniano, quindi, dopo l’affermazione teodosiana del Cristianesimo unica religione, religione ufficiale dell’impero in un clima di repressione del paganesimo in cui Girolamo, Ambrogio, Agostino  Giovanni Crisostomo, Teofilo e Cirillo di Alessandria dominano con il loro intransigente ascetismo, approfittando della situazione a loro favorevole (confisca delle basiliche e dei templi pagani, chiusura del Serapeo, traslazione della statua della Vittoria dalla Curia romana, Uccisione di Ipazia ecc)….
La moderazione classica non è più una virtus, ma è diventata una barbarica usanza: i monaci vivono in città, anche se Teodosio aveva emanato il 2 settembre del 390 una legge che vietava il loro stanziamento nelle città e perfino il soggiorno breve (Cod. Theod. XVI,3,1), ma poi era stato costretto ad annullarlo  il 17 aprile del 392 (Ibidem, 3,2 ).
Costantinopoli poi era piena di monaci che facevano tumulti  e gremivano le chiese (Zosimo, Storia nuova, V, 23,5: essi rinunciano ai matrimoni legittimi  e formano in città e nei villaggi  popolosi agglomerati  di uomini non sposati, non necessari allo stato, né per le guerre né per qualche altro bisogno, se non ché, continuando ad avanzare da quel tempo fino ad ora, si sono appropriati di  molta parte della terra  e, col pretesto di fare partecipi i poveri di tutto, hanno reso tutti. per così dire, poveri)….
Monaci, clero ed  agapete 
Col fenomeno del monachesimo è congiunto quello delle suneisaktai (suneisago) o philai adelphai o agaphtai(così chiamate in greco) e dette in latino subintroductae  cointroductae estraneae, dilectae sorores.
Per Girolamo  il fenomeno delle agapete fu un vero flagello (cfr. Lettera ad Eustochio XXII,14 pudet dicere, pro nefas ! triste sed verum est. Unde in ecclesias  agapetarum pestis  introiit? Unde sine  nuptiis  aliud nomen uxorum?  Immo unde novum concubinarum  genus’  Plus inferam : unde meretrices  univirae? Eadem domo, uno cubiculo, saepe uno tenetur  et lectulo, et suspiciosos non vocant si aliquid aestimemus . Frater sororem virginem  deserit, celibem spernit  virgo germanum , et, cum  in eodem  proposito  esse se simulent , quaerunt  alienorum spiritale  solacium, ut domi habeant  carnale comercium. Isitiusmodi homines in Proverbiis  Salomonis  arguit Deus dicens:  Alligabit quis ignem  in sinu et vestimenta eius non comburentur?  aut ambulabit supra carbones  ignis et pedes illius non ardebunt” (Prov., 6 , 27-28)(trad. o infamia, mi vergogno a parlare :  è cosa triste  ma vera: Da dove si e insinuato nelle chiese la peste delle agapete? Da dove viene questo altro nome di moglie senza che ci siano nozze? Anzi da dove  viene questa nuova specie di concubine? Dovrò spingermi oltre: da dove queste meretrici che stanno con un solo uomo?  Stanno nella stessa casa, nella stessa camera e  spesso anche nello stesso letto e dicono che siamo sospettosi se mal pensiamo a qualcosa . Il fratello lascia la sorella vergine,  la vergine tiene lontano il fratello celibe, pur facendo finta di avere gli stessi pensieri e sentimenti cercano il concorso spirituale di altri così da aver in casa un commercio carnale. Nei proverbi di Salomone Dio rimprovera gente di tal specie dicendo: Chi terrà un fuoco in seno senza che si bruci le proprie vesti  o camminerà sui carboni ardenti senza che si scotti i propri piedi?) Cfr. Tertulliano  De ieunio adversus psychicos e Cipriano  De habitu  virginum.
La datazione della lettera ad Eustochio sembra esatta: essa fu inviata da Girolamo nel 384 e tratta della difesa della verginità, cosa già accettata sia dalla tradizione latina  che greca.

Nell’opera  si intuiscono accuse  contro il santo  per cui  Girolamo si allontana da Roma e  si imbarca da Ostia  per la Palestina, seguito da Paola,sua amica, e da Eustochio  che, comunque fanno per conto proprio un percorso , dopo una sosta ad Antiochia presso Paolino.
Esse andarono, dopo le tappe in Terrasanta, ad Alessandria  presso il famoso Didimo il cieco  e gli anacoreti del Deserto (cfr  Palladio Historia lausiaca, Fondazione Valla, Milano 1974).
Le due donne si stabilirono a Betlem solo nel 386, dove fondarono due monasteri uno per i maschi ed uno per le donne con Girolamo e Paola rispettivamente abati.
Questi monasteri fungevano da ristoro e da ospizio per i pellegrini  ed erano sotto la sovranità del vescovo di Gerusalemme Giovanni.
La stessa vita dei monaci, odiosa per i pagani (cfr Rutilio Namaziano, De reditu e Zosimo,  Storia nuova) non fu così pura e verginale, ma ebbe sempre qualcosa di ambiguo e di pagano, fuso insieme,  in cui si rileva il naturale dominio del sesso sull’uomo anche probo e eremita, che proprio per la sua decisione anacoretica inizialmente deve soffrire per la mancanza sessuale, nonostante la moderazione e la continenza millantata ( Cfr L. Regnault , La vita quotidiana dei padri del deserto,  Fabbri editore,1998)…

D’altra parte la pratica delle agapete   è censurata dal codice teodosiano XVI,2.20 e XVI,2.44 che dovrebbe essere della stessa epoca di scrittura  dell’opera di Girolamo…