Morte di Alessandra
Dopo lo strangolamento di Mariamne, la corte di Erode non è più la stessa.
Sono finiti i litigi e gli scontri, e perfino i pettegolezzi: non esistono più due partes ostili, che hanno ciascuna una vita propria di relazioni; ora domina un rigido protocollo che regola visite, colloqui, ricevimenti, feste e banchetti nella reggia, ora ristrutturata.
Non c’è più traccia di vita galante intorno al re e al trono, in mancanza della regina; solo in occasione di visite di monarchi stranieri si rivede una certa vivacità cortigiana, senza allegria/euphrosunh.
Anche per l’arrivo di Archelao di Cappadocia, fraterno amico del re, non si fa festa, ma solo ricevimento ospitale: la moglie con la figlia Glafira, col seguito di cavalieri e di dame, non consola ma rattrista Erode, circondato da Alessandra e da Alessandro ed Aristobulo in vesti funebri.
Perfino lo scambio dei doni tra i due re e le loro famiglie è una cerimonia, dovuta, una festa preparata, come il banchetto sontuoso rigidamente allestito secondo la casheruth ebraica, servito da servi e paggetti tristi, anche nelle vesti.
Eppure i sovrani di Cappadocia, intenzionati ad incontrare Ottaviano sulla costa, hanno deviato per un saluto ad Erode e per la sua famiglia in lutto!. Certo la famiglia si sta ricompattando in nome dei piccoli orfani da educare insieme con i precettori, secondo le regole della dinastia asmonea, concorde nel seguire la paideia greca e la musar aramaica, conformemente alla formazione greca, ma anche a quella rabbinica.
Si sono riunite insieme per questo skopos Alessandra e Cipro e con loro le fedeli dame asmonee e quelle idumee – tra cui Doris e Salome- ed hanno stabilito di essere conformi alla doppia tradizione, in modo da formare ragazzi ebrei capaci di integrarsi nel sistema culturale romano-ellenistico sotteso alla koinh dialetktos/ lingua comune.
Il rabbino e il therapeuoon devono insieme operare per dare la migliore formazione, quella di un saggio alessandrino, conformato alla ameicsia, cioè ad una cultura mista che, però, permette la separazione dai goiym, senza escludere l’ascesi verso Dio, in quanto è risultanza operativa, frutto di philosohoi, che hanno adottato una methodos per vivere in mezzo ad idolatri, mantenendo integro il tipico sistema ebraico basato sull’amore e timore di Dio e sulla venerazione del suo nome santo.
Erode stesso approva ed anzi anticipa la notizia che ha intenzione di inviare, a tempo debito, a Roma i suoi due figli presso Asinio Pollione o Valerio Messala.
Le idumee in questo periodo, che dura circa sei/sette mesi, appaiono, agli inizi, più serene ed appagate ora che Alessandra è vicina a loro, alla pari, quasi sorella, senza le altezzosità di una volta.
Dopo la sua commedia per la condanna di Mariamne, la regina ha vissuto giorni di tristezza profonda: le è stato difficile vivere in angoscia e depressione per circa un mese in un,o stato di lutto, passando da una volontà di sfregiarsi per la vergogna e il desiderio di fustigarsi per il pentimento.
Perciò è grata per il sostegno ricevuto e per l’accoglienza nel circolo delle relazioni idumee, a cui si è adeguata anche nel vestire: lei, che vestiva da domina romana, a fronte scoperta, con orecchini d’oro e con gioielli al collo, con i capelli arricciati che le scendevano sulle spalle, ora mette gli abiti come quelli di Cipro e delle sue ancelle, coperte nel capo fino ai piedi e con una veletta sul volto, che lascia liberi solo gli occhi, secondo la rigida tradizione aramaica.
Erode, perfino, si stringe alle donne e ai parenti e gira di tanto in tanto dalla parte dei piccoli orfani, muto, facendo carezze non sempre accettate, talora accompagnate da pianti isterici e da grida di rimprovero delle vecchie nei confronti dei nipoti piagnucolosi.
Il re sta vivendo un momento di cupa solitudine: a sera si sente solo nel vedovo letto, quando è più forte la mancanza della sua donna invocata e rimpianta.
La reggia, di giorno, senza Mariamne, non ha luce, non dà niente al re che comincia a diradare le udienze, a non presentarsi al consiglio dei dioichetai/amministratori, alle feste d’inizio mese, a non curare gli affari pubblici, trascurati tanto da non nominare nemmeno un sostituto.
Per Erode Mariamne era la regina legittima, la sua regina, di cui si sentiva suddito e come uomo e come re, devoto, di cui cercava di essere ministro degno e zelante, desideroso di essere riconosciuto nel suo lavoro e premiato!
La sua vita per un decennio era stata un servizio: ogni atto del suo regno, ogni legge, ogni cerimonia, ogni festa, ogni evento era per un abbraccio, per un bacio, per un cenno di approvazione, per finire con una esaltante unione dei corpi nel regio talamo!.
Per Erode la sua vita con Mariamne era un canto, ma diventava il più sublime dei canti, il suo shir shirim, ogni volta che la regina asmonea era solidale nella sua politica ed era festosa per i suoi successi!.
Ora, invece, senza Mariamne, alzarsi il mattino è noia, le ore sono monotone, ogni azione è vana e vuota di significato.
Flavio così puntualizza il dolore del re – Ant. Giud., XV,240-: il desiderio del re si accese ancora più forte perché tale era stato anche prima, come abbiamo riferito. Essendo il suo amore per lei non privo di passione e non derivando da una lunga convivenza, ma essendo stato fin dall’inizio molto veemente e la libertà della coabitazione non avendo frenato neppure la continua crescita, ora più che mai era preda di essa, quasi si trattasse di una punizione divina per la morte di Mariamne, e si sentiva dalla sua bocca il nome della moglie e si udivano fortissimi lamenti.
Lo scrittore (Ibidem) aggiunge che fantasticava ogni genere di distrazioni possibili, abbandonandosi a banchetti e a gozzoviglie, ma nulla di tutto ciò lo sollevava.
L’autore, come scrittore di muthos, mostra le sofferenze dell’innamorato, che spasima senza la sua amata: è un topos letterario, sfruttato, data la realtà della tragedia e del vero sentimento amoroso del re!
La depressione è al massimo grado se Erode comanda ai servi di far chiamare Mariamne come se fosse ancora viva e capace di prestare loro attenzione!
Erode, allora, stando in questa situazione, decide di andare nel deserto, che è luogo di pentimento per ogni ebreo, desideroso di essere solo e di purificarsi dai propri peccati: si ricordi che Erode ha amici tra gli esseni, uomini da lui rispettati ed amati, a lui, comunque, fortemente avversi perché philoromaios e philhllhn, cioè usurpatore del titolo regale col sostegno di Roma e re che ha tradito la tradizione aramaica a favore di quella greca, avendo introdotto giochi e pratiche straniere – Ibidem 267- . L’andare nel deserto doveva essere, secondo il giudizio essenico, atto penitenziale ma diventa per lui un esercizio di caccia, come un allenamento militare che lo solleva, ma secondo Flavio- ibidem 244- ciò non durò per molti giorni.
Si è già trasferito a Samaria, che dista una giornata di cammino da Gerusalemme, ma in quel luogo che gli ricorda il suo matrimonio non trova serenità, anche se lì aveva usato allora la strategia, nella convinzione della sicura vittoria con l’altezzosa asmonea, della sopportazione e pazienza, sottesa al detto latino despice ac suspice/ guarda dall’alto in basso con disprezzo e guardami con sospetto!
Per lui, militare, cosciente della vittoria finale, a letto, Karteria kai praooths/ la pazienza con mitezza era una gioiosa attesa della deditio/resa!
Erode è un soldato romano, abile a fare col grande scudo rettangolare la testudo in modo da avvicinarsi al nemico impunemente, facendo agmen quadratum presentando una protezione pergolata a carapace per gettare al momento opportuno, il grido di combattimento ed alzare improvvisamente gli scudi e scagliare lance contro l’incauto nemico.
Quante vittorie il re aveva riportato dopo lunga sopportazione sull’altera regina asmonea!
Ora, però, bisogna vivere e non sa vivere senza Mariamne!
Alla sua personale sofferenza si aggiunge anche il grido di dolore del suo popolo, provato prima dal terremoto ed ora dalla peste come conseguenza del primo, affrontato senza le necessarie attenzioni igieniche: gli giungono, infatti, messaggeri che gli riferiscono di una epidemia di peste /loimoodhs nosos, nella vallata del Giordano.
Temendo per la sua stessa vita, fa circoscrivere un’ampia zona intorno alla città con pali muniti di cartelli scritti in latino e greco Apàge, Noctua/ àpage, glaucs/ vattene, Gufo e con una serie di cippi e di segni apotropaici o funghi priapei per tenere lontano il malocchio!.
Avendo paura ordina di pregare Dio di contenere la sua giusta ira e di tenersi lontano dal suo popolo, sventurato.
La peste avanza invece e miete vittime anche lungo la vallata del Mar Morto e poi sulla costa.
Ancora di più sente su di lui la mano di Dio che lo punisce ed applica la sua mhnis/collera dia thn gegenhmenhn paranomian en thi Mariamnhi per l’iniquità perpetrata nei confronti di Mariamne!.
Ancora di più si convince dell’ira di Dio, vaticinata dai santi esseni, specie quando cade malato di una malattia mortale, di cui i medici non trovano le medicine adatte per la guarigione.
Per Flavio -ibidem 245- la sua malattia nosos consiste in una infiammazione e suppurazione della cervice con perdita improvvisa temporanea di coscienza/ flogoosis kai pusis tou iniou kai ths dianoas apeellagh.
Gli storici si sono affannati a dimostrare che Erode ebbe ictus o paralisi, progressive, disturbi psichici, comunque, dovuti a depressione e stress.
Di certo c’è una sintomatologia che può autorizzare una diagnosi di ictus cerebrale momentaneo e parziale con perdita di memoria.
Flavio-ibidem 245/246- aggiunge: nessuno dei rimedi provati gli era di giovamento, anzi l’effetto era opposto. Tutti i medici che gli erano intorno ritennero cosa migliore assecondare ogni suo desiderio, chi perché la malattia era resistente ad ogni farmaco somministrato, chi perché il re non era in grado di seguire una dieta diversa da quella a cui l’obbligava la malattia, affidando alla fortuna la tenue speranza di guarigione che dipendeva dal suo tenore di vita /to duselpi ths soothrias en ecsousiai ths diaiths anatithentes thi tukhhi.
In questo periodo di assenza di Erode, Alessandra nota che Custobar/Kos(t)obaros/Costubar, marito di Salome è ora più deferente e gentile, ossequioso come un tempo nei suoi confronti e che perfino Dositheo, tenutosi a lungo alla larga, ora tende ad avvicinarsi insieme ad altri.
Questi, amici di Erode, sono con lui a Samaria, ma tornano a Gerusalemme spesso dalle loro donne e portano cattive notizie.
Dai famigliari di Erode trapelano notizie circa la sua salute, amplificate dalla servitù: Il re è malato! Il re è malato di una malattia mortale!
Alessandra, a Gerusalemme, a corte, avuta conferma della esattezza della malattia, riaccende nel suo cuore la speranza di regnare davvero e ringrazia Adonai di essersi ricordato di lei, finalmente. La donna ha bisogno di uomini che l’aiutino a lottare non solo per lei ma anche per i figli di Mariamne, legittimi eredi. Non è difficile pensare alle persone, a cui chiede aiuto e consiglio !
Flavio-(ibidem 247-248)scrive: Alessandra, che stava invece a Gerusalemme, sentendo in che stato si trovava Erode, si affrettò a prendere il controllo delle guarnigioni; queste erano due: una è della città e una del tempio e queste chi ce le aveva, diventava signore dei giudei; infatti senza queste non si faceva sacrificio, cosa che pareva impossibile che non si facesse, in quanto sceglievano piuttosto di morire che non adempiere al solito culto della pietà religiosa.
Flavio, dunque, spiega che una volta prese le due fortezze, quella che sovrasta la città e la Baris, che è sopra il tempio, si è padroni di Gerusalemme e quindi della regione giudaica Lo storico elenca i motivi che sono due: uno di ordine logistico strategico ed uno tipico della natura del giudeo che ha pietas e perciò deve fare sacrifici al suo Dio e, in caso di impedimento, preferisce dare la propria vita.
Perciò Flavio aggiunge, dopo aver rilevato la sua fretta e una volontà di anticipare possibili complotti (ibidem 249-250):
Alessandra parlò ai comandanti di ta phrouria/fortezze dicendo che dovevano lasciare a lei e ai figli di Erode, a meno che non volessero darle a qualcun altro, desideroso di farsi signore dopo la morte del re.
Secondo Flavio essi ascoltarono non certamente con benevolenza/ouk epieikoos quei discorsi, perché , già fedeli per il passato al re, ora erano più restii per odio verso Alessandra, e perché pensavano che non era bene, essendo ancora vivo Erode, di perdere la speranza. E fra questi, che erano amici del re, c’era uno, di nome Achiab, suo cugino.
Alessandra, certamente, non è bene consigliata a fare discorsi di tale genere con toni autoritari ai phrourarchoi, uomini di nomina regia, e parenti, quando è ancora vivo Erode e pecca di mancanza di to epieikes, risultando inopportuna, ingiusta e precipitosa anche se sembra presentarsi come tutrice e garante per i figli di Mariamne e di Erode, in difesa dei loro diritti alla successione contro eventuali aspiranti al trono.
Nel discorso è implicita la presenza di altri, che possono aspirare alla successione, che potrebbero essere il figlio di Doris, Antipatro, o parenti ambiziosi del re, come Custobar.
Forse l’uomo in ombra è proprio Custobar, che sa bene dell’odio/misos di tutti nei confronti di Alessandra, scaduta specie dopo il suo atteggiamento da commediante avuto durante il processo della figlia, che aspira da tempo a neoterismos.
Se suo è consiglio, comunque, non porta bene né alla regina né a lui. Se invece Costubar fa esporre la regina per nascondere il suo complotto, allora la sua operazione è geniale.
L’uomo è un politico, opportunista, e la sua impresa non riesce a causa della scaltrezza della moglie che rivela tutto al fratello malato e lo denuncia a Ferora e ad altri, neutralizzando la sete di potere del marito.
Infatti Flavio dapprima scrive: Subito furono inviati alcuni a far conoscere ad Erode il discorso di Alessandra. Ed egli senza indugio comandò che fosse uccisa.
Dunque, Alessandra, accusata di tradimento da Achiab, che è certamente collegato con Ferora e il clan idumeo, senza processo viene condannata a morte verso la fine dell’anno 28, da un Erode ancora non ben ristabilito dalla malattia.
Flavio poi mostra quanto accade dopo la morte di Alessandra rivelando il complotto di Custobar che da tempo trama ai danni di Erode in quanto non si sente inferiore perché archoon, né uomo di minore ricchezza e potenza tra gli idumei , per cui crede di avere gli stessi titoli per aspirare al comando di Erode.
Infatti Flavio insiste sul termine Archoon che in Idumea non vale semplice arconte o magistato ma indica persona che primeggia con potere sacerdotale e politico ed è princeps e despoths equivalente a Basileus delle monarchie ellenistiche con exousia cultuale.
Lo storico nel mostrare il valore Costubar rispetto ad Erode coniuga il verbo archoo molte volte – facendo poliptoto – in modo da mettere in confronto i due, come se fossero antagonisti.
A seguito, comunque, della morte di Alessandra, e dell’inchiesta per scoprire i complici della regina, vien fuori l’esistenza di una ragnatela di aramaici filoasmonei, ben mimetizzati, che hanno protetto in segreto uomini creduti morti da Erode, capaci di destabilizzare il regno.
A questo segue la notizia improvvisa del ripudio di Costubar ad opera di Salome, sua moglie, cosa insolita, illegale, non conforme alla legge giudaica.
Il ripudio è collegato all’accusa di tradimento nei confronti del marito che insieme ad altri progettano una rivolta.
E’ probabile che tale azione sia stata inizialmente concordata con Alessandra, che contemporaneamente avrebbe dovuto occupare le due fortezze e quindi assumere il potere regio per i nipoti Alessandro e Aristobulo.
Salome prova la sua accusa con un fatto antecedente di 12 anni quando i figli di Baba, affidati a suo marito sono stati non soppressi ma mantenuti in vita, nonostante il loro aiuto ad Antigono, il re asmoneo.
Flavio (ibidem 259-260) così scrive dopo avere mostrato screzi e dissapori tra i due coniugi: la donna inviò a Costubar un documento di ripudio sciogliendo il matrimonio che non era conforme alla legge giudaica. Infatti presso di noi è permesso fare questo solo all’uomo e alla dona divorziata neppure è permesso di sposarsi di nuovo, per conto proprio senza l’assenso del primo marito. Salome invece scegliendo di non seguire le regole del suo popolo, di sua propria autorità, ripudiò il suo matrimonio dicendo al fratello che si era separata da suo marito per lealtà verso di lui, affermando che aveva scoperto che suo marito con Antipatro, Lisimaco e con Dositheo progettavano una rivolta e come prova dell’ accusa portava il fatto che i figli di Baba da dodici anni erano tenuti in salvo da Custobar; e la cosa stava proprio così.
La rivelazione sorprende Erode essendo per lui la notizia inaspettata: anzi il re precedentemente secondo Flavio (Ibidem 261) aveva fatto qualcosa contro di loro ritenendo il loro comportamento a lui contrario, ma ora da molto tempo gli erano usciti dalla memoria.
Ma chi sono i figli di Baba?
Premetto che ho ripreso questo XV libro dopo oltre trenta anni, per una revisione generale testuale e per scrivere, oltre alle note , Alessandra, suocera di Erode. Preciso che ho sempre pensato che la trascrizione di Barbaba sia al posto di Barabba con aferesi di aleph /alfa, secondo la lettura greca destrorsa bar(a)bab. Rettifico affermando che, comunque, non ho mai trovato nei codici conferma a quanto dico neppure in quelli di B. Niese e di A. Naber (cfr. Flavius Josephe I et II Les Antiquités juives, Livres I a III introduction, texte, traduction et notes par Etienne Nodet, ‘Editions Du Cerf 1993).
Sono, dunque, i figli di Padre, certamente uomini superiori In Idumea per autorità ad Antipatro, padre di Erode, e a Custobar, legati al culto di Cose, quindi figli di un sommo sacerdote con potere politico, idumeo, vinto da Giovanni Hircano, che impone il culto giudaico.
Sembra quindi che Custobar gerarchicamente è inferiore al Padre, pur essendo anche lui sacerdote del culto di tale Dio idumeo.
La notizia è di Flavio: i suoi antenati erano sacerdoti di Cose che dagli idumei era ritenuto Dio; in seguito Hircano (Giovanni) mutò il loro modo di vivere facendo adottare i costumi e le leggi dei giudei .(ibidem 254). Lo storico parla dei figli di Baba per mostrare la figura di Custobar come un capo idumeo che mal sopporta il dominio di Erode e che in segreto ne mina il potere, rimanendo legato alla famiglia asmonea. Flavio, seguendo una fonte filoerodiana, quella di Nicola di Damasco, tratteggia il personaggio come ambizioso e desideroso di novità perché di ordine sacerdotale, un conservatore dei culti precedenti la conquista giudaica e perciò rileva: Custobar non voleva limitare le sue speranze ed aveva per questo buoni motivi, la nascita e la ricchezza acquisita con la continua e spudorata ricerca di vergognosi profitti.
Lo storico aggiunge perfino: e non era poco quello che egli aveva in mente!.
Infatti, dapprima, è pretendente alla mano di Salome, rimasta vedova dopo l’uccisione di Giuseppe, e da Erode, che da poco ha preso il potere a Gerusalemme, ha come moglie la sorella e il titolo di governatore/ archoon dell’Idumea e di Gaza, probabilmente intorno al 35 a.C.
Secondo Flavio Custobar accolse con gioa questi favori che erano al di là di ogni sua spettativa ed innalzato al di sopra della sua fortuna, poco alla volta, andò oltre ogni limite : riteneva non giusto eseguire gli ordini di Erode, che pur era comandante/archoon, e adottare i costumi dei giudei da parte degli idumei, anche se soggetti a loro(Ibidem 255 ):
Perciò è probabile che Custobar avendo una volontà di potere autonoma fosse prima collegato con Antigono e poi segretamente con Alessandra, durante il regno di Erode.
Comunque la sua condotta non è di un fedele suddito in quanto da aramaico e filoparthico, contesta il potere di Erode e non ritiene giusto adottare i costumi giudaici e neanche essere come idumeo soggetto ai giudei.
Perciò Flavio (ibidem256) dice: inviò messaggeri a Cleopatra dicendo che l’Idumea era sempre appartenuta ai suoi antenati e che era quindi giusto che lei chiedesse ad Antonio questa regione ed affermò che gli stesso era pronto a trasferire a lei la sua lealtà.
Lo storico spiega che non fa questo per desiderio di essere suddito di Cleopatra ma perché pensa che sottraendo l’Idumea ad Erode può diventare lui signore della regione e raggiungere traguardi maggiori.
Erode, dopo che Antonio nega la regione a Cleopatra, a Laodicea, avendo saputo del rapporto epistolare con la regina di Egitto,e conosciuto tutto l’intrigo, vuole uccidere Costubar ma per supplica della sorella, sua moglie, e della madre gli concesse la vita e il perdono, ma, da quel momento, lo guardò con sospetto per il crimine compiuto.
Dunque, Erode, riavutosi a stento dalla malattia, pur indebolito di animo e di corpo, trovava dovunque cose mal fatte e manchevoli e cercava pretesti in ogni causa per punire che gli capitava. Sembra che ora Flavio segua un’altra fonte, avversa ad Erode, visto secondo un’ottica senile, degli ultimi anni di Regno.
Comunque, il ghet, il libello di ripudio, della sorella e l’accusa provata con la mancata uccisione dei figli di Baba, determinano la fine di Custobar, reo di disobbedienza al proprio re per i fatti di 12 anni prima, ed ora del complotto con Alessandra.
Erode varie volte avrebbe voluto punire i figli di Baba perché erano uomini che avevano un comportamento contrario a lui , ora però anche se se n’era dimenticato, – il re soffre di amnesie!- la faccenda viene a galla con l’accusa di sua sorella!.
Questo è Il racconto è di Flavio : Quando Antigono era re e le forze di Erode assediavano la città di Gerusalemme e sotto la spinta della miseria che colpiva gli assediati molti ricorrevano per aiuto ad Erode e ponevano in lui le loro speranze, i figli di Baba, invece ,che godevano di un’alta posizione ed avevano un grande influsso sulle masse restavano leali ad Antigono, parlavano sempre male di Erode ed esortavano il popolo a mantenersi dalla parte del re, il cui potere veniva dalla nascita Tale era la politica di questi che pensavano che ciò fosse vantaggioso.
Lo storico aggiunge: Dopo la presa della città, quando Erode controllava ogni cosa, Custobar aveva il compito di chiudere le uscite e custodire al città per impedire la fuga dei cittadini che erano in debito o che seguivano una politica di opposizione verso il re. Siccome Custobar sapeva che i figli di Baba erano stimati ed onorati da tutti, pensando che, se li avesse salvati, avrebbero avuto parte importante ad ogni cambiamento di governo, li allontanò dal pericolo e li nascose nella sua regione.
Ora, dunque, i fatti dicono che Custobar non è stato fedele ad Erode, il quale per lui e i figli di Baba e gli altri seguaci del dio Kos(T)e non è degno di regnare perché non ha i diritti di nascita.
Custobar ancora di più è infedele perché precedentemente Erode avendo sospetto della cosa, aveva indagato su di lui, che però lo rassicurò giurando che non sapeva assolutamente nulla di quegli uomini ed inoltre il re avendo promesso una ricompensa per ogni informazione su di loro ed avendo fatto compiere ogni genere di ricerche, Costubar non si decise a confessare poiché era convinto che avendo negato una volta, non sarebbe rimasto impunito se fossero stati trovati ed era obbligato a tenerli nascosti non solo per lealtà verso di loro, ma anche per necessità.
Ora, però, Erode informato da Salome che deve provare coi fatti quanto dice mandò sul luogo, nel quale quelli si trovavano, e li fece trucidare.
Lo storico conclude che della famiglia di Hircano non rimase vivo nessuno, pur sapendo dei figli di Mariamne (Ibidem 266 ).
Così, dopo questa strage, Erode decide di uccidere i suoi amici e famigliari, Custobar, Lisimaco, Antipatro detto Gadia e anche Dositheo.
La nuova strage secondo Flavio avrebbe chiuso per sempre il problema dei rapporti con la stirpe asmonea, ma non è così.
Erode non ha ucciso tutti quelli della famiglia di Hircano perché ci sono figli di Mariamne che hanno il dovere della vendetta, avendo succhiato odio fin da bambini contro di lui, loro padre, distruttore della loro famiglia da parte materna !
Il regno, che sembra completamente in mano di Erode perché non ci sono più uomini che possono contrastare le sue azioni, non è affatto sicuro, nonostante la fiducia in lui di Roma, di Ottaviano e di Marco Vipsanio Agrippa.
Giulio Erode in Giudea resta sempre un re illegittimo che compie azioni illegali perché non conformi alla tradizione giudaico-aramaica, in quanto non ha il potere, conforme alla volontà/ thelhma di Dio.