Professore, a lei, ricercatore, risulta che tra Roma e il giudaismo c’è una guerra di duecento anni – al cui centro è situata la vicenda di Iesous Christos Kurios – e contemporaneamente esiste un connubio tra sistema finanziario templare ebraico e la domus giulio/claudia- di cui ci sono tracce nei Vangeli -? Può mostrare a noi, profani, le linee essenziali di una tale risultanza?
Certo.
Ho scritto varie volte nei Commenti ai vangeli e in Giudaismo romano oltre che in Caligola il Sublime e specie nella biografie di Antipatro e di Erode, che si possono leggere sul sito, di questa risultanza tuzioristica, di un polemos/guerra continuato per decenni e di staseis rivolte periodiche quasi quarantennali, del piccolo e medio clero e del popolo aramaico, che insorge contro i Romani e i loro fautori sadducei ed erodiani ed ellenisti, filoromani, sparsi in tutto il mondo romano- specie nel vicino Egitto- emporoi/commercianti e trapezitai banchieri interessati alla politeia romana , in quanto compartecipi alla spartizione dei guadagni e delle entrate templari, oltre che per la raccolta dei tributi ad opera di pubblicani e dell’alabarca.
Io devo per forza rimandare alla lettura di articoli come Methorios, o di Gesù Meshiah aramaico,methorios e politikos e di tanti altri , altrimenti mi confondo e o sono inesatto.
Aggiungo, comunque, per meglio spiegarmi, che nel periodo romano-ellenistico, in epoca giulio-claudia, vige ancora l’amministrazione (h dioikhsis) di una khoora regione, presieduta da o epi ths diokeseoos detto anche o dioikhths, cioè di un amministratore con funzioni di tesoriere e di governatore, dotato di diritto di giudizio sui dipendenti , in quanto praefectus militare, di rango equestre o libertino se di nomina imperiale, come i governatori di Iudaea o di Egitto…
Un amministratore di nomina imperiale normalmente è chiamato o epitropos o o epimeleths, a seconda della grandezza della khoora amministrata come oikos patrimonio della casa regia: ci sono infatti province i cui epitropoi sono di nomina senatoria, che versano il denario provinciale nella cassa dell’erario e altri che sono invece di nomina imperiale, che versano nel fisco, cassa imperiale. Cfr Matteo Parabola dei cinque talenti 25,14-30- che si riferisce all’episodio della partenza di Archelao basileus per Roma e della necessità di lasciare ai diochetai locali il compito amministrativo in sua assenza.
Ora nel vangelo di Luca (19,1-10) mentre gli apostoli ascoltano le parole dette a Zaccheo, un capo pubblicano, che, pentito, dichiara di rendere ad ogni derubato il quadruplo (il figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto), Gesù racconta la parabola delle 10 mine ai suoi che, essendo vicino a Gerusalemme, credono che la manifestazione del Regno di Dio sia imminente.
Luca non sa neanche quel che dice perché scrive molti decenni dopo quando IL regno non è più un’attesa messianica reale, ma una parousia attesa di un ritorno.
I giudei (popolo e piccolo clero e ,sobillati da Farisei ed esseni) attendono il Malkut ha shemaim /il regno dei cieli cioè che il Messia, venuto, distrugga l’impero romano, che non ha diritti di regnare sul mondo ebraico – che ha un solo padrone, Dio-e che ripristini lo stato precedente la presa del tempio di Gerusalemme ad opera di Pompeo nel 63 a.C.: si sottende il trionfo di Sion e della cultura aramaica mesopotamica con la riunione alla confederazione parthica…
Luca nel periodo flavio (forse in quello iniziale antonino) ha l’idea paolina di un personaggio, uomo-dio, venuto per morire e redimere l’uomo peccatore dal peccato col suo sangue e per risorgere con lui …
La parabola delle dieci mine (19,11-28),quindi, sarebbe un’esortazione a far fruttificare, in assenza di Gesù, ciascuno, nel corso della propria vita, i doni ricevuti al fine di avere un premio secondo la legge della ricompensa, tipica del Siracide…
La parabola è un esempio di vita giudaica, tratta dalla toledot/generazioni , quella della elezione regale di Archelao, che, nel 4 a C, va a Roma a chiedere il riconoscimento del testamento paterno, osteggiato da molti che non lo vogliono re e a Roma e in Giudea (Cfr. Flavio Ant Giud. ,XVII, 229-233) a causa della sua giovanile tracotante entrata in Gerusalemme e al tempio, oltre alla profanazione dei mercanti.
La parabola sottende la presenza romana, quella di Sabino, procuratore di Cesare per la Siria, già arrivato a Gerusalemme per aver cura della proprietà di Erode, che viene messa sotto sequestro (Cfr Jehoshua o iesous?, e.book , Narcissus 2013).
L’azione di Sabino,-nonostante l’intervento di Varo governatore di Siria e parente dell’imperatore, prontamente venuto in città chiamato dal’incaricato del re, Tolomeo- è quella di un epitropos finanziario che prende possesso del palazzo di Erode in Gerusalemme, raduna i comandanti delle fortezze, i vari ufficiali del tesoro reclamando da loro un acconto, dopo aver disposto a suo parere di ogni fortezza in quanto vede che i custodi non dimenticano le istruzioni ricevute dal loro sovrano, che deve rispondere solo a Cesare, per il quale viene conservato l’intero tesoro.
Ora Gesù ,secondo Luca (19,46), subito dopo, combina due sentenze dell’Antico Testamento, l’una di Isaia (LVI, 7 la mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli.) e l’altra di Geremia (VII,11 forse che ai vostri occhi è divenuta una spelonca di ladri questa casa sulla quale è stato invocato il mio nome?) rifacendosi ai due profeti per il suo messianesimo.
Luca 16.16 – dopo aver mostrato la parabola del servo infedele, che esautorato come amministratore, riscuote dai debitori meno del dovuto pur di aver favori in seguito, nel corso della sua vita, evidenzia un Gesù spirituale che va oltre la legge per il quale la legge e i profeti arrivano fino a Giovanni ,staccato dalla realtà storica, in contrasto con Matteo 5,17 Non crediate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti, ma a compiere.In verità vi dico: finché non passino il cielo e la terra, non un iota, non un apice cadrà della legge, prima che tutto accada.
Matteo parla ricordando l’impresa di Gesù storico, Luca neanche la conosce!
Infatti Luca 16.1-22 parlando di un dioikeths disonesto, chiamato in realtà giudice di ingiustizia/ adikia, la cui azione è giustificata solo in casi di evenienza,- di un’emergenza in cui necessita ad un despoths la riscossione immediata di crediti- mostra un Gesù che loda la scaltrezza dell’amministratore e che evidenzia la superiorità dei figli del mondo rispetto ai figli della luce…
Tutta la conclusione con apoftegma si spiega col compito di un amministratore fallimentare che cerca di riscuotere quanto può per il suo padrone e che pensa anche a se stesso.
Il testo di Luca è uno sproloquio sull’essere fedeli con denaro disonesto per avere l’affidamento di un deposito di beni veraci, fatto da un Gesù spirituale mai esistito: fatevi degli amici col denaro disonesto sffinché quando questo vi verrà a mancare essi vi accolgano sotto le tende celesti!…
Da qui la separazione tra la forma naziroa di Giacomo e quella christiana ellenista filoniana e paolina, compresa quella efesina giovannea: due diverse concezioni di vita con due forme opposte: i due regni, quello dei cieli e quello di Dio
Quando tramonta il Regno dei cieli,- prima con la distruzione del Tempio e poi con la sconfitta di Shimon bar Kokba – ad Alessandria e ad Antiochia si verificano due nuove altre letture del cristianesimo – una allegorica ed una letterale – che sopravvivono nell’impero romano per poi esplodere e vincere con Costantino e per rimanere integre, nonostante le tante contraddizioni ereticali, fino a quando arrivano gli arabi nel 642 d.C.
Con la conquista ad opera di Omr, comunque, si attua l’islamizzazione di Alessandria e dell’Egitto, si oscura un occhio del cristianesimo, mentre si illumina di nuova luce la Sede Romana con Massimo il Confessore.
Amici cari, è meglio ascoltare me, di persona, che leggere i miei scritti!