IL Crocifisso nel Graffito del Palatino

 

Il Crocifisso nel Graffito del Palatino

A Roma, al Museo Nazionale delle Terme, c’è un graffito scoperto nel 1856 dall’archeologo padre Raffaele Garrucci -(1812-1885), autore di numismatica e di articoli sul sincretismo frigio–  sulle pendici ovest del Palatino, tra le rovine del Paedagogium.

Sembra che  alla fine del II ed inizio del  III secolo d. C.  l’edificio sia frequentato da giovani, di varie classi sociali, tra cui anche cristiani,  siriaci giudeo-cristiani e  romani.

Si tenga presente che all’epoca  quelli che noi chiamiamo papi sono invece capi di una succursale antiochena,  presbuteroi  o episkopoi  di una dioikhsis  amministrativa, con  trapeza/banca ed emporion/ rivendita con deposito di merci.

Noi abbiamo parlato di questo periodo come quello della formazione del mito di   Pietro ( Cfr. www.angelofilipponi.com  Il mito di Pietro)  e  quello  di Gesù  e di Apollonio ( cfr. Apollonio di Tyana e  Gesù di Nazareth ) ad opera del Didaskaleion di Alessandria e del Circolo di Giulia Domna.

In effetti in ambiente romano – ellenistico, sulla base della tradizione egizia zoo-antropomorfica  e in relazione alla  metempsicosi pitagorea e al valore didascalico morale delle favole esopiche, nel periodo della neosofistica,  a Roma si sviluppa una cultura  simbolica, connessa coi riti  e cerimoniali esotici asiatici…

Il culto di Seknet, dea leonessa, con quello di Thot , dio della sapienza dal volto di Ibis,con  quello di   Anubi  dio sciacallo, che  guida le anime negli inferi, è unito con quello primordiale greco dei giganti, dei centauri, dei satiri, fusi con quelli del mito dell’occhio di Ra, dei racconti della  gatta etiope, dell’agnello che predice la conquista assira dell’Egitto e dell’asino sapiente che guida una comitiva nel viaggio sul Nilo…

Luciano di Samosata è un testimone delle pseumata/menzogne che risultano solo fantasie di un narratore paradossale…

Abbiamo mostrato come  l’ ambiente pagano  predominante  reagisca nei confronti della mitizzazione di esseri umano-divini, di eroi di duplice natura, chiamando in giudizio sia i cristiani che i goetes/maghi o  ciarlatani di varia cultura, giudei,  filosofi specie stranieri, in prevalenza siriaci, asiatici ed egizi, propositori di nuovi culti.

Nel graffito del Paedagogium  si rivela l’irrisione di un compagno ad un fedele di Christos, Alexamenos, che venera il suo dio morto in croce.

All’ epoca i pagani, quindi, giudicano immorali e vergognosi i costumi  dei cristiani, confusi spesso con giudei, a cui è rivolta la stessa accusa: il graffito è la vera prima testimonianza della morte in croce di Iesous Christos, Soothr.

I cristiani, poi,   a sentire Luciano (Morte di Peregrino)  o Celso (Discorso Vero) sono maggiormente derisi  per la figura di Christos  soothr ed euergeths  degli uomini.

ll venerare un Dio  mostruoso dalla testa di asino  e dal corpo di  uomo  crocifisso  è pratica vergognosa, d’altra parte degenere come il culto ebraico,  sotto accusa  anch’esso secondo Giuseppe Flavio (Contro Apione, 2,7) e secondo Tacito ( St. V., 3).

Insomma si può dire che sotto gli ultimi antonini, i cristiani, fedeli ad un culto onolatrico, bollati solo per il nomen christianum, seguaci di un Christos, che ha commesso un crimen maiestatis,  appaiono come una setta di cospiratori,  ostili alla società civile,  legati tra loro da patti di omertà, renitenti alla leva, in quanto aspirano a tornare nel Regno del Padre, che è nei Cieli, loro patria.

L’accusa, fatta ai cristiani,  è comprovata da Minucio Felice (Ottavio  9,3,  a cura di Fernanda Salinas, Mondadori 1992): Nec de ipsis, nisi subsisteret veritas, maxima et varia  et honore praefanda  sagax fama loqueretur, audio eos turpissimae pecudis  caput,  asini, consecratum inepta nescio qua persuasione venerari:  digna  est nata  religio talibus moribus/  D’altra parte, se non ci fosse un fondamento di verità, la voce popolare, così sagace  non li accuserebbe  di delitti gravissimi  e di ogni tipo, delitti da nominare chiedendo scusa. Sento dire che  non so per quale convinzione demenziale  venerano la testa consacrata del più ignobile  tra gli animali, l’asino: è proprio una religione  degna di questi costumi e fatta apposta per praticarli.

La notizia è  vera se è  riportata anche da Tertulliano, (Apologetico, 16,1 e 12).

Ambedue gli autori cristiani,  parlando della nefandezza, di cui sono accusati i correligionari, come onorare i genitali del proprio capo spirituale o sacerdote, adorandoli come se fossero  parti sessuali di chi li ha generati, rivelano la realtà di vita coi rapporti coi pagani.I

ll  culto di latria, che comporta  incensare e mandare baci ad un dio  (pur asino-uomo crocifisso)   è per i pagani un segno che i fedeli di tali  pratiche  vergognose e pervertite  sono tipiche  di uomini perditi et scelerati.

Oltre questa, c’è l’accusa infamante di un rito sacrificale di un bambino accoltellato, fatto a pezzi, dopo che è stato infarinato ad opera di un neofita,  mentre gli altri bevono il sangue: i pagani inorridiscono davanti a tale pratica orribile e portano i cristiani in tribunale!.

Riprovevoli e disgustosi  sono  considerati  il mangiare il corpo del dio, simbolica, sotto forme di gallette di farina  e il bere il sangue di Cristo, considerati sacrilegio dal collegio pontificale, diretto dal Pontifex Maximus.

C’è, dunque, una condanna esplicita del sacerdotium pagano al culto del Christos, uomo-asino!

Comunque, l’infanticidio dovrebbe essere una pratica simbolica come quella dell‘eucarestia, propria dei christianoi,  che sono una radice giudaica.

Lo stesso Apollonio di Tyana è accusato del crimen di infanticidio  davanti a Domiziano, che perseguita, senza distinzione,  filosofi, goetes e seguaci di Cristo, come perturbatori del Kosmos romano-ellenistico.

Anche la celebrazione di banchetti cristiani  non è vista dai pagani come riunione  di fedeli, che  come fratelli e sorelle mangiano il corpo e  bevono  il sangue del Dio morto per loro,  secondo i dettami dell’amore e della caritas!.

Il convito, celebrato ogni domenica, detto agape in greco e in latino dilectatio, esprime secondo Tertulliano, Apologeticum19,16,  il sentimento di amore fraterno comunitario. E’ così ?

Leggiamo, come lo vedono, invece, i pagani : (Ottavio, cit. 9,6-7): et de convivio notum est, passim omnes loquuntur;id etiam Cirtensis nostri testatur  oratio. ad epulas solemni die coeunt cum omnibus liberis, sororibus, matribus sexus omnis homines et omnis aetatis.illic  post multas epulas, ubi convivium caluit et incestae libidinis  ebrietatis fervor exarsit, canis, qui candelabro nexus est, iactu offulae ultra spatium lineae, qua vinctus est , ad impetum et saltum provocatur. sic everso  et exstincto conscio lumine impudentibus tenebris nexus infandae  cupiditatis involvunt per incertum sortis, etsinon omnes opera, conscientia tamen pariter incesti, quoniam voto universorum adpetitur quicquid accidere potest in actu singulorum/ Si  sa anche del loro banchetto, tutti ne parlano qua e là,  e lo conferma anche il discorso del nostro amico di Cirta. Si riuniscono per il festino, in un giorno stabilito, con tutti i loro figli, le sorelle, le madri, persone  di ogni sesso ed età. E là, dopo un copioso banchetto, quando l’atmosfera del  convivio si è riscaldata  e l’ardore dell’ebbrezza li ha accesi di una libidine incestuosa, un cane assicurato ad un candelabro viene aizzato con un bocconcino  di carne, lanciato oltre il limite  del guinzaglio, a slanciarsi in avanti e a saltare. Così, una volta rovesciato  e spento il lume, che fa da testimonio alla scena, intrecciano, col favore delle tenebre, che non conoscono il pudore, legami di una passione innominabile, affidandosi all’incertezza del caso. Tutti sono pertanto incestuosi  nella stessa misura  almeno per la complicità se non per il comportamento  effettivo, dal momento che  per il desiderio di tutti, nessun escluso, si desidera qualsiasi  cosa possa accadere  negli atti di ogni singolo partecipante.

Quindi, i pagani credono che i cristiani fanno orgia  domenicale,  come loro,  con l’aggiunta, però,  di incesti.

Minucio Felice aggiunge che i pagani  si chiedono perché  tanto impegno per nascondere e tenere lontano dagli sguardi  indiscreti tutto ciò che  è  oggetto di culto  per i cristiani, quando  le nobili azioni  fioriscono davanti agli occhi di tutti e solo quelle malvagie restano segrete.

Esecrabile è il fatto di non avere  altari, né  templi, né immagini di dei,  oltre al non riunirsi  pubblicamente per venerare  il loro dio,  in una volontà di nascondersi,  in quanto  c’è la coscienza  di meritare una punizione.

Perciò,  disprezzano un dio – di cui non si conosce la provenienza- unico, solitario,  scollegato da tutto, ignoto ad ogni popolazione dell’impero ,  venerato, comunque, dal  miserabile popolo ebraico  cuius …nulla vis  nec potestas est, la cui  forza  e potenza è nulla,  tanto da essere prigioniero dei romani con tutto il  popolo  (ibidem 10,3).

Le accuse ai cristiani per Tertulliano sono  frutto  dell’odio e dell’ignoranza dei pagani che, invidiosi, vedono crescere la comunità di numero in ogni parte dell’impero e rilevano la presenza cristiana perfino a corte.

Il graffito del Palatino con la sua testimonianza della crocifissione di Gesù è una dimostrazione del clima di dileggio e di irrisione, in cui si trovano a  vivere  realmente i cristiani nella città di Roma, come una minoranza sparuta, monoteista,  in mezzo ad una maggioranza di politeisti,

Perciò, la situazione  è diversa da quanto detto dagli apologisti e   dalla tradizione cristiana!.

Alexamenos è un pais ragazzo, preso in giro da un amico che fa il graffito del suo dio-asino a  Roma, secondo l’educazione pagana ricevuta antigiudaica ed anticristiana.

E ‘stata trascurata nella rappresentazione  della testa di un dio asino-uomo, una Y a destra, come  un qualcosa di inutile, quasi un segno in più , quando invece  o potrebbe  simboleggiare  Christus est salus in greco Christos Ygieia estin, oppure significare  che l’autore del graffito è un pitagorico in quanto la y è un sigillo della scuola. 

Sarebbe una Y(gieia) acronimo  per indicare che la salute viene dalla croce e che il  Crocifisso è il salvatore , via, vita (e  verità) per il ragazzo cristiano, che ha fatto di sua mano la risposta.

La rappresentazione  del compagno cristiano  Alexamenos,  che manda baci ed incenso  ad un essere umano con testa di asino con le orecchie,  legato per i polsi  ad una croce a forma di Tau,  vestito di una corta tunica , coi piedi poggianti su una traversa, ha per noi oggi un alto valore in quanto è prova della realtà storica del momento antonino!.

Anche Giovanni Pascoli, latinista eccezionale e grande professore di Latino e greco, scrivendo Paedagogium, un poemetto di esametri, ha letto in modo diverso il graffito dalla tradizione?!

Il poeta ha una sua lettura del fatto  mostrando la scena  di un uomo dalla testa di asino tum fixi est hominis cervix asinina caputque/auritum, incensato come un dio  crocifisso, e  poi  inventando  il nome di Carelio per identificare il giovane pagano che, chiuso in cella per punizione, si vendica facendo il graffito con l’iscrizione?!

Il Pascoli chiude  mostrando Carelio, soddisfatto  della sua azione: Scribit ALECSAMENOS SEBETE THEON et sibi plaudit!

Noi, cristiani,  oggi, consideriamo blasfemo il graffito del Palatino!