Il corpo di s. Marco

Il corpo di S Marco è a Venezia?

Marco, il corpo di S Marco fu trafugato da Alessandria nel gennaio dell’ anno del Signore 828  d.C da Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, che, per una tempesta, erano capitati  nella città egizia, controllata dai Saraceni.

Da Francesco Zanotto ed altri (Storia Veneta vol.I,  Scripta Edizioni) si legge: Era questo involto da capo a piedi in una clamide di seta tessuta e sigillata con molti impronti: si conchiuse di sostituirvi il corpo di Santa Claudia, e di farne il cambio per guisa, che non se ne dovesse scorgere indizio. Tagliarono per ciò il manto di retro; estrassero il corpo di San Marco, e l’altro di Santa Claudia vi collocarono;  cosicché in sul dinanzi ne rimasero intatti i suggelli. Quindi i Veneziani trasportarono il corpo dell’Evangelista alle loro navi, coprendolo di erbaggi e di carne porcina in odio a’ Saraceni.

Era il corpo di S. Marco  quello portato a Venezia  il 31 gennaio?! Noi, professore, da anni,   riteniamo che il corpo trafugato non sia  quello di Marco ma di Alessandro Magno, il cui shma/monumento funebre, a causa del maremoto, era stato ritrovato, danneggiato,  ma con il sarcofago ben ancorato alla pietra alessandrina di base, mentre ogni altro monumento cittadino era stato trasportato via dalla furia del riflusso di onda, compreso il sacellum, il piccolo recinto consacrato con altare e reliquie  di S. Marco evangelista, fondatore dell‘Ecclesia di Alessandria per Eusebio (Cfr. Cirillo e Porfirio).

Così, anni fa, lei, professore,  ha scritto:

Un venticinquennio – come già detto- prima  dell’elezione di Teofilo a patriarca di Alessandria, la città era stata devastata da uno tsunami che,  nella sua onda di riflusso,  aveva ritirato il mare di oltre 2 Km ed aveva, tra l’altro,  riportato alla luce il shma di Alessandro con la stella argeade ad otto punte, disseminata, dovunque, e distrutto il martyrion di Marco,  ritenuto fondatore dell’ecclesia alessandrina christiana (Palladio, Storia Lausiaca,  introduzione di Christine Mohrmann, Testo critico  e commento a cura di G.J.M.Bartelink  trad. di Marino Barchiesi, Fondazione  Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori, 1974,  in  Peri Philoroomou scrive  che il monaco, intorno al 400, visita  to Martyrion tou Marcou) .

La popolazione fu sorpresa dall’onda di  ritorno mentre osservava il litorale scoperto e fu decimata dal riflusso…

Il fatto del 365 è utilizzato da Teofilo per l’assimilazione della stella argeade con il labaro costantiniano…

Il prelato  mette insieme da una parte i due simboli e da un’altra collega il martyrion di un ipotetico ecista cristiano con il sooma di Alessandro, il fondatore di Alessandria…

Secondo me, Teofilo, vescovo di Alessandria simpadronisce del sooma di Alessandro e lo pone nella fondamenta del Martyrion tou Markou, anch’esso devastato,  con la base del monumento sepolcrale in pietra alessandrina,  di  una tonnellata e mezza con stella argeade…. assimilato come simbolo cristiano, data la somiglianza apparente, in quanto costituita da una croce greca con un’altra che la taglia trasversalmente  a forma di  Ch (Christos)

E’ un vandalismo  calcolato o un nuovo sistema,  divenuto norma a seguito degli editti di Teodosio I ? … Teofilo e Cirillo sono uomini  perfidi cioè integralisti fedelissimi al loro credo, capaci di tutto…

Ciò sarebbe sconvolgente e significherebbe  che fu fatta un’adulterazione  incredibile – una ignobile falsificazione-  quella di uno  scambio di sooma … il corpo di Alessandro scambiato con quello di un Marco…

Oggi tale  pietra con la mummia di Alessandro potrebbe trovarsi in S. Marco per misteriosi disegni della oikonomia divina, che ha salvato dalle mani musulmane una così grande eredità e l’ha radicata in territorio  cristiano veneto…

E’ possibile? io chiedo, oggi, a lei, professore.

 Marco, l’idea mi ripugna: ho visto, però, nel corso della mia vita tante contraffazioni, tanti plagi, tante  adulterazioni che non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi di questo  scambio  cfr. Teofilo di Antiochia e cfr. O. Von Lemm,  Zu einen Encomium auf den hl. Athanasius in kleine koptische  studien  n. LVII pp 89-137.

Per te, Marco, vorrei aggiungere  che non furono, comunque, i due ad avere l’idea di sugkrisis, ma la geniale sostituzione potrebbe essere  stata di un patriarca, loro predecessore, di  Atanasio ( Cfr. Ario ed Atanasio).

Perché  e come? professore. Dove era Atanasio all’epoca?

Atanasio era tornato dall’esilio nel 361, grazie all’editto di Giuliano l’apostata , dopo che per sette anni era rimasto  ad Alessandria  nascosto presso una vergine, da cui era servito ed assistito,( cfr. Palladio, cit.  Peri parthenou )  per poi riapparire in chiesa ben vestito tanto che tutti, attoniti,lo contemplavano come un vivente, uscito dai morti/ oos ek nekroon zonta.

Poco dopo, sotto Gioviano (363-4),  aveva perturbato l’ordine nella città, col suo integralismo religioso catholikos, avendo già causato la morte orribile di Giorgio patriarca ariano, il 24 dicembre 361, anche se aveva fatto tentativi di sunarmozein cioè di pacificazione, mediante composizioni  ed adattamenti  a favore degli ariani, massimamente adirati contro il patriarcato ortodosso

Mentre Atanasio fa un’ operazione nei primi mesi del 365 di  conciliazione, impossibile al momento, per il grave dissidio dottrinale e per la feroce avversione dei cristiani contro pagani ed ebrei,  è colpito da un decreto  anche di Valente (364-378)  perché incriminato  di aver turbato la tranquillità popolare  e per aver provocato ulteriori odi tra le etnie e tra le confessioni religiose.

Sembra che alla fine di maggio o i primi di Giugno, Atanasio  si nasconde prima nella  Mareotide e poi tra i monaci  del Natrum…

Le  agitazioni popolari, a causa dell’intransigenza delle due partes cristiane,  non sono frenate nemmeno da Sebastiano  magister Aegypti…

Si suole dire, professore, che in quel giugno del 365  Atanasio si eclissa  e  vive tra i monaci  scomparendo da Alessandria. Perciò, si può affermare che il Santo non è presente quando si verifica il fenomeno del maremoto, che procura apocalittiche devastazioni e molte  morti!.

La ricomparsa di Atanasio, Marco, subito dopo l’evento  disastroso, e la sua pacificazione di fronte alla immane catastrofe  sembrano un miracolo  anche per gli ariani  tanto  che il patriarca appare  come un aggelos del Signore, che  aiuta a ricostruire la città ed è benefico/euergeths verso tutti, indistintamente, compresi ebrei e pagani.

Appare un nuovo Atanasio  che è accolto come  un soothr da ogni cittadino di Alessandria che accetta ora il suo patriarcato ortodosso catholikos.  

 Atanasio, svolgendo per un settennio questa funzione  pacificatrice, diventa il ricostruttore della città a cui dà una fisionomia chiaramente cristiana.   

La Pars orientale di Alessandria, quella di Porta Sole, la più colpita, intorno a Lochias,  dove c’era il shma di Alessandro, anche se maggiormente devastata,  conserva, comunque,  le strutture della città ellenistica lagide, mentre quella occidentale, quella di Porta Lunae,  col Martyrion di S Marco – situato sul litorale, verso  est , in un sobborgo di Alessandria, ancora  intorno al 400 – non ha più tracce  del passato, essendo stata rasa al suolo dall’onda di riflusso.

Sembra che il santo, abile demagogo,  sostenuto dalla piazza, sappia avviare la ricostruzione,  riuscendo ad avere l’appoggio delle autorità locali politiche e di quelle religiose.

Professore, lei, quindi, pensa che Atanasio sia l’uomo che sa sunarmozein/ comporre  to sooma/ il corpo, chiuso nel sarcofago di Alessandro Magno  nel Martyrion di Marco-il cui sooma è scomparso, disperso dalla furia delle onde il 21 luglio – ed avviare la ricostruzione con la consacrazione col nuovo ecista cristiano?!

Marco, è probabile che il santo mostri che Dio,  facendo risparmiare dalla natura il sepolcro  di Alessandro  abbia  indicato  con segni certi  la sua volontà di abbinare  nel culto l’ eroe  greco e  l’evangelista  cristiano, assimilati  e congiunti nella  funzione di patroni della città!.

E’ anche probabile che Atanasio faccia seguire la consacrazione dell’altare del  vecchio Martyrion  con reliquie di Marco,  che,  così, diventa il simbolo della nuova città di Alessandria.

Forse Libanio,  che parla (Orazioni,49,12) del corpo di Alessandro in mostra in Alessandria nel 390, sotto Teodosio, si confonde e sbaglia di proposito avendo visto solo il peribolos/recinto, ancora esistente, e la pietra  e non il sooma.

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Comunque,  potrebbe essere avvenuto lo scambio, anche se scorretto e, direi, scellerato, se qualche anno dopo Gregorio di Nazianzo nel suo enkomion  fa qualche esempio circa  i modi di  operare di Atanasio!.

Lo stesso Gregorio di Nazianzo potrebbe perfino non sapere niente,  come potrebbe ignorarlo poi Giovanni Crisostomo che, andando in Egitto nel 400 chiede invano  agli alessandrini dove sia il corpo di Alessandro: Costantinopoli e Antiochia  sono ostili a Teofilo di Alessandria, data la rivalità tra le Chiese!

Neanche Achille Tazio sa qualcosa,   che pur è alessandrino, ed è autore del romanzo Leucippe e Clitofonte, dove si parla di Alessandria !

Marco, non possiamo, però, esserne certi: troppo pochi  sono i segni   e le prove  per il sostegno della nostra supposizione: ci vorrebbe una verifica eclatante!

Professore, ho letto nel Resto del Carlino  di questi giorni che la dottoressa  Katherin Hall –  Dunadin School of Medicin di Otago in nuova Zelanda – ha fatto uno studio sulla base delle descrizioni storiche  delle fonti  greche  e latine -Flavio Arriano, Q. Curzio Rufo, Plutarco –  sulla morte del grande condottiero ed ha concluso che Alessandro, dopo 11 giorni  di agonia, fu considerato morto, ma non lo era affatto, perché il suo corpo non puzzava né  presentava segni di decomposizione.

Secondo la  dottoressa il macedone  fu colpito dalla sindrome di Guillain Barré , da un batterio, tipico della zona babilonese,  che paralizza gli arti inferiori progressivamente colpendo  il sistema immunitario dell’individuo che, a sua volta, attacca il proprio  sistema nervoso periferico tanto da portare alla morte il soggetto, attaccato.

Faccio la domanda pazza, di cui  quasi mi vergogno, professore, a lei:  non si potrebbe indicare alla dottoressa che va cercando il corpo di Alessandro in Alessandria (sotto la Moschea di nabi Daniel o sotto la Moschea Attarine?)  e in altre località,  di questa possibilità veneziana del corpus Marci ?

Capisco bene quante siano le pratiche  per una tale concessione, quante  siano le carte da riempire, quanti  siano i permessi da ottenere, quanti euro  ci vogliono!

Marco,tu ingegnere, faresti una vera ricerca ispettiva e medica su una base così fragile come la nostra improbabile stupida  idea o come quella di altri illusi e folli ricercatori !.

Io,  povero privato professionista, no!

Sarebbe una pazzia!: lo capisco dalla sua faccia, professore . Non mi occorre nemmeno la risposta! 

Ma…che  prova  eclatante sarebbe…  se la dottoressa dimostrasse che quel corpo fosse morto per la sindrome di Guillain- Barré!

La sua scoperta convaliderebbe il sospetto secolare  del vergognoso commercio di reliquie del cristianesimo e della presenza negli altari  di ossa di morti comuni, non di santi!

Marco, sogni troppo! dice il professore (che scuote la testa  e serra le labbra).