Da sempre ho pensato che in una società democratica e cristiana formare un altro significhi educarlo ad essere uomo prima e poi ad essere cristiano: non possono non esserci due tempi diversi! Mai nello stesso tempo!
Quindi, professore, secondo lei la formazione unitaria umano-cristiana risulta non positiva? non ne capisco il motivo!
Marco, il sistema uomo è umano, proprio di creatura mortale cosciente di essere tipico rispetto al prossimo con cui vive, ma isonomo, eguale per diritto, perché animale sensibile, razionale ed effimero, in un sistema kosmico Terra, anch’esso di breve durata – che è pianeta orbitante intorno ad un altro sistema maggiore, quello solare, il quale è parte minima di un macrosistema galattico, che è piccola porzione di un altro sistema ancora più grande extragalattico – di cui è parte infinitesimale, come ogni altro essere animato terreno.
Il sistema christianos è basato su una divisione arcaica tra Klhros e laos, in cui il Klhros classe elitaria, scelta da Dio di suo arbitrio, educa il plethos alla religio, creando un culto di latreia per Dio, ente creatore, celeste, estraneo al Kosmos, con cui oi oligoi dominano su oi polloi, mediante il musterion: ogni religione risulta un’inventio storica di uomini acculturati, interessati, magici, su altri non acculturati, sbigottiti dai fenomeni naturali ed impauriti dalle ombre, creduli, bisognosi di capi e di Dio.
Fare un’operazione sincretica confondendo gh ed ouranos, perciò, professore, provoca disturbi e turbe nella psuchh umana, costretta ad obbedire al nomos terreno e a quello divino, lacerata tra il diritto umano e quello transumano, specie se si crede che il Dio ha inviato il proprio figlio sulla terra ad incarnarsi in una Betullah/parthenos/virgo per morire come redentore dei peccati dell’ uomo, secondo una storia mista, propria di un’oikonomia tou teou (di Padre, Figlio e Spirito Santo) su questa terra.
Vedo con piacere che entri nella mia logica e comprendi chiaramente che non è possibile educare un bambino, che vive camminando sulla terra, contemporaneamente, ad essere uomo mortale e ad essere uomo- divino, come Christos, morto e risorto, destinato ad una vita eterna celeste del Paradiso, patria definitiva!.
L’uomo così formato non sa chi sia e suggestionato dal mito e condizionato dall’insegnamento sacerdotale non sa vivere la realtà umana e naturale, come semplice entità sensitiva perché definito principe del creato: la sua stessa conformazione fisica genera, inoltre, mali forgiati da se stesso, solo con la volontà di dominio sugli altri e sulla natura, che è quella che è in relazione alla sua stessa composizione in elementi costitutivi della materia stessa naturale, continuamente in divenire, esplosiva, perciò, ora in un ambiente ora in un altro, pur rimanendo sostanzialmente buona anche se può essere distruttiva e catastrofica in certi momenti: il suo fine è l’armonia delle singole creature, divise in species, e del tutto, nonostante i momentanei – letali per alcuni elementi- assestamenti per un equilibrio statico terrestre di autoconservazione, pur nel suo movimento rotatorio.
Perciò, secondo lei, professore, ci vuole una formazione perfetta umana prima e poi quella religiosa – buddista, ebraica, cristiana, islamica, induista, confuciana, idolatrica – come scelta dopo il raggiungimento della maturità psico-fisica, in relazione ai processi scientifici di un mondo industriale cibernetico, computerizzato, a seconda della sorte politica in cui capita di vivere. Questo voleva dire in sostanza, quando ha scritto “Ma, Gesù, chi veramente sei stato?” nell’articolo pubblicato nel 2012, su Quotidiano. it!
Certo, Marco, vorrei che l’uomo,consapevole del suo stato, vivesse secondo il proprio credo religioso, in serenità, in pacifici e democratici rapporti con l’altro e desidererei tanto ricucire lo strappo secolare tra Giudaismo e Cristianesimo e dare reali possibilità di dialogo, sulla scia delle formulazioni del Concilio Vaticano II, alle tre confessioni monoteistiche, compreso l’Islamismo, che ha in Abramo e in Gesù due figure, che risultano cardini fondamentali nel Corano in quanto ritengo che la volontà di rendere umana la figura di Gesù sia un’esigenza prioritaria per un dialogo interconfessionale.
Lei, che sempre ci ha detto di non aver una funzione come uomo se non quella di vivere insieme agli altri e come gli altri, in modo paritario, senza onori e senza comando, ora sembra farsi magister per una nuova cultura e per un dialogo religioso indicando nel metodo e nei tempi un altro sistema di lettura, di studio e di ricerca su una base anthropica per un recupero della vera humanitas/philanthropia, compromessa, falsificata, rovinata dalle culture orientali impostate e strutturate sulle forze antinomiche bene-male /luce -tenebre dalla tradizione agostiniana, sintesi della cultura greco-latina ellenistica, poggiante sulla grandiosità speculativa ellenica come superiorità dei politai sui barbaroi.
Si, Marco, ritengo che un magister che orienti l’altro- docile a seguire le orme, marcate, magistrali- perché conosce il tragitto faticoso e ha una qualche risultanza, segno del lavoro compiuto e della esperienza, provata, possa, senza dogmatismi, giovare all’uomo. Perciò, penso che per noi cristiani lavorare sul fatto culturale non su quello religioso, sia una necessitas: non si può seguitare a fare storia del cristianesimo per cercare consenso, vendere e piacere al grosso pubblico non educato culturalmente, consapevole di ripetere quanto già detto da secoli! Dire altro dopo aver tradotto, letto i codici, fatta un’altra lettura dei testi, potrebbe avviare un altro processo culturale e dare nuovo impulso alla scuola: formare équipes di storici.
Solo storici professionisti possono riscrivere la storia romana imperiale, la storia di una provincia romana, quella di Siria con la sotto provincia di Ioudaea, aramaica, collegata con la comunità della diaspora ellenistica, a confine con l’impero parthico, dove vivono altri giudei della stessa lingua e religione: il loro lavoro potrebbe risultare esemplare per i giovani che conoscono solo la storia dei vincitori, che, pagando i retori, si sono alonati e santificati, tagliando con le stragi dei nemici, l’albero del progresso, non potandolo, ma spesso atrofizzandolo.
In questa operazione è fondamentale, perciò, la distinzione tra Gesù uomo, Kain , Meshiah, Maran e Gesù rabbi, redentore dell’umanità, figlio di Dio, persona della Trinità.
Senza di questa, Gesù il fratello grande /maggiore, saggio, ebreo, che ha un posto di rilievo nella storia giudaica e perfino nella fede di Israel, ha funzioni e meriti improponibili per un sereno dialogo, perché, come anthropos, non poté, in quella situazione ebraica e romana di quel tempo determinato, insegnare ad astenersi dal giudizio, a pregare, a digiunare, ad amare il prossimo, a comprendere il significato del sabato, il regno di Dio: egli fece qualcosa ma non insegnò.
Per lei, quindi, non c’è stata la volontà nella Chiesa di una vera ricerca culturale storica cristiana, sull’uomo e sull’uomo Gesù, ma solo di una ricerca religiosa! Io, da alunno, ancora approvo la sua conclusione di sette anni fa: Se si vuole accettare il presunto insegnamento di Gesù… bisogna rivalutarlo, dopo lungo esame testuale e critico e poi accettarlo ed iniziare il colloquio con le altre confessioni, specie quella ebraica, da cui è nato il Cristianesimo. Si potrà, allora, dire che Gesù ha una sua misura umana con connotati ebraici e che la chiesa e i concili sono altra cosa e si potrà aggiungere che allora la mano di Gesù è una mano fraterna, senza parlare di Messia e di stimmate.
“Sia, dunque, un Jesus of culture non un Jesus of religion: su questa strada noi cristiani abbiamo moltissimi fratelli giudei (e forse musulmani)”.