Ebdomade e l’età dell’uomo

Filone  alessandrino, in De Opificio XXXV 103-4, parla dell’età umana in relazione all’ebdomade (3+3+1) numero sacro, candelabro  di luce,  unità e trinità raddoppiata!.

Per lui le età dell’uomo si misurano,  partendo dall’infanzia fino alla  vecchiaia così:

– durante i primi sette anni si ha lo spuntare di denti;

– nel secondo settennio sorge il momento della capacità procreativa;

– nel terzo la crescita della barba;

-nel quarto  l’aumento della forza fisica;

– nel quinto il tempo delle nozze;

– nel sesto la capacità di comprensione raggiunge il massimo;

-nel settimo si verifica il miglioramento con lo sviluppo dell’intelletto e della parola;

-nell’ ottavo il perfezionamento dell’uno e dell’altra;

– nel nono subentrano  calma e pacatezza, in quanto le passioni si sono di molto pacate;

– nel decimo, infine, giunge il termine desiderabile della vita allorché gli organi del corpo  sono ancora in buona condizione; una lunga vecchiaia, invece, li fiacca  e li distrugge l’uno dopo l’altro.

Sembra che Filone  dipenda più da  Ippocrate (460-377 a.C.), che da Solone (635-560 a.C.)anche se sostanzialmente risulta platonico!  Infatti, dice, precisando: nella  natura dell’uomo vi sono sette periodi, che io chiamo età, quelle del bambino, del fanciullo, dell’adolescente, dell’uomo giovane, dell’uomo maturo, dell’anziano, del vecchio. Si è bambino/paidion fino alla caduta dei denti, a sette anni; fanciullo/pais] fino all’emissione del seme, a due volte sette anni; adolescente /meirakion fino a che il mento si copre di barba, a tre volte sette anni; giovane/neaniskos fino alla crescita completa di tutto il corpo, a quattro volte sette anni; uomo maturo/anēr fino a quarantanove anni, cioè a sette volte sette anni; anziano /presbys fino a cinquantasei, ossia a sette volte otto anni; da quel momento si è vecchio/gerōn. Non si parla degli anni successivi anche se in Pirqe’ Avot / Massime dei padri si dice che, dopo gli ottanta anni, c’ è rinnovato vigore e che dopo i novanta è momento del ritirarsi  e dopo i cento si è morti e fuori del mondo!. Per quanto riguarda gli ultra ottantenni anche Platone nel Minosse ha una concezione alta della vecchiaia, in cui si diventa dikasths -giudice, in quanto si è oarisths/intimo di Zeus, figlio unico, essendo stato educato dal dio per dieci decadi,  ogni nove anni!.

*Professore, quindi,  Filone di Alessandria, riprendendo la tradizione aramaica, giudaica,  considera  la vita umana  lunga 10 ebdomadi, ma in Vita contemplativa mostra che i terapeuti vivono anche oltre il secolo,  lungo le rive della palude Mareotide, limitando il mangiare, bevendo acqua sorgiva e commentando la Bibbia  Cfr. A.Filipponi, De Vita contemplativa, I terapeuti, ebook Hoepli .it 2015.

Marco,  Filone, che ha già scritto Vita di Mosè in tre libri,  aggiunge che anche Solone,  il legislatore ateniese ha scritto in versi elegiaci le età dell’uomo e le cita:

– il bambino piccolino, cui è spuntata la corona dei denti, mentre era ancora infante, li perde entro i primi sette anni di vita;

  •  quando scorre il secondo settennio di vita, il dio  manifesta i segni della  pubertà incipiente;
  • nel terzo settennio mentre le sue membra continuano a crescere, il mento gli si copre di barba e  il suo volto perde la floridezza;
  • nel quarto settennio ognuno eccelle in forza ed è in questo che gli uomini riconoscono i segni del valore virile;
  • nel quinto è tempo che l’uomo pensi alla nozze e cerchi una discendenza di figli per il futuro;
  • nel sesto,  la mente dell’uomo giunge  alla formazione piena ed egli non aspira più, come prima, a realizzare opere impossibili;
  • il settimo ed ottavo  settennio sono quanto ad intelletto e  parola  di estrema  eccellenza e formano un periodo di 14 anni;
  • nel nono l’uomo ha ancora intatta la forza,  ma si fanno più deboli in lui, di fronte a  manifestazioni di grande virtù, la parola e il sapere;
  • se poi qualcuno, compiuta la vita,  entro  i limiti giusti, giunge al decimo settennio, il destino di morte non lo coglie  fuori di tempo.

*Chiaramente, professore,  Filone, giudeo alessandrino, avendo  una formazione platonica, romano -ellenistica, mista, è un poliths -civis dell’impero romano che fonde la propria cultura tradizionale aramaica con quella della paideia greca. Filone è  uomo integrato  nella cultura romana  imperiale,  come noi, italiani, oggi siamo cittadini occidentali anglosassonizzati, computerizzati,  viviamo secondo le formule di democrazia credendo di saper vivere con gli ideali umanistici e naturalistici conquistati  grazie al Rinascimento e all’Illuminismo e Positivismo, pur mantenendo il sistema militaristico e una religio catholica universalistica!

Marco, anche io, che  ho finito 85 anni e  che sono  già oltre il dodicesimo settennio, inconsciamente,  mi sono conformato- pur ritirandomi in silenzio  e in solitudine-  ad una società dove predominano il formalismo,il militarismo ed pur essendo un vecchio -bambino, solitario ed ancora vivace,  risulto un sopravvissuto, un coccio rotto,  inutile, neanche degno di essere visto!

* Eppure… opera, vivacemente,  ancora… eppure vuole finire  le traduzioni di Flavio e,  dopo aver completata la vita di  Giulio Erode il Filelleno, che è una revisione storica, critica, desidererebbe  pubblicare la Vita di Mosè, convinto di poter dire qualcosa di nuovo!

Marco, alla mia età  si sogna l’impossibile e si rende possibile l’utopia, essendo già oltre il tempo! Come sarei felice  se mi potessero leggere i miei insegnanti, specie Sapegno,  Perrotta e Paratore! si giunge ad una puerile presunzione,  incredibile! Senza falsa modestia, si pensa  pazzamente di essere  andato molto oltre il loro  fare letteratura e storia e di aver aperto nuovi campi di lettura  romano-ellenistica  e cristiana!

*Lei, professore, davvero …ha fatto scuola e noi… siamo qui testimoni!.

Grazie, io ho ancora molte cose da ricopiare, specie  Filone, che,  pur tradotto, difficilmente potrò rivedere e pubblicare interamente, in quanto devo  ritrovare perfino i quadernoni, scritti  a penna o a matita,  attaccati con lo spago, degli anni settanta ed ottanta! Forse faranno la fine che ha fatto l’Epistolario di Bernardo di Clairveaux ! Sono, comunque, contento di aver lavorato e di aver avuto alunni così bravi ed affettuosi, anche se mi pongo il problema se ha avuto  un senso il mio lavoro, avendo avuto grandi ideali e voluto capire la figura aramaica storica umana  di Gesù Christos, e mostrare  ad un altro, prossimo,  la Storia di  un altro cristianesimo, avendo  sognato un’altra  Ecclesia ed un’altra Europa!.