Caro Professore,
ho sempre voluto scriverLe, ma non l’ho mai fatto prima per la paura di non trovare le parole giuste per esprimere quanto di positivo penso di Lei, per la consapevolezza dei miei limiti e della mia inferiorità nei Suoi confronti, che mi paralizza.
Ho deciso di farlo oggi, di getto, sia quel che sia, perché ne sento la necessità irrefrenabile, perché devo lasciarLe qualcosa di mio. So che Lei mi vuole bene e che perdonerà questa mia impudenza, che Le farà tenerezza.
Io devo ringraziarLa. Lei, tanti anni fa, quand’ero ragazzo, mi ha cambiato la vita. Mi ha indicato la via, mi ha dato gli strumenti per capire tante cose e scegliere.
Io La penso spesso e La cito spesso, come si fa per i filosofi e i grandi pensatori. E mi sono sempre sentito e mi sento niente di fronte a Lei, alla Sua incredibile intelligenza e cultura e sono sempre rimasto amareggiato nel vedere il Suo sconforto per non aver ottenuto i riconoscimenti che pure avrebbe dovuto ottenere.
Comunque, Lei, Professore, è un grande. Non c’è nessuno come Lei in Italia e forse nel mondo.
Lei è una delle menti più brillanti che ci siano mai state e il genere umano Le dovrebbe essere grato per il lavoro che ha fatto e per le cose che ha rivelato.
Quando leggo quello che Lei ha scritto non mi capacito, come tutti, e non posso credere che un uomo abbia potuto fare studi come quelli che Lei ha fatto.
Purtroppo, leggerLa è il più delle volte disarmante, perché è talmente grande la Sua opera e talmente alto il Suo livello che non ci si può che arrendere.
Ogni volta ci riprovo, a fatica, per cercare di entrare un po’ di più in quello che Lei ha scritto e tentare di capire qualcosa. Ciclicamente riprendo i Suoi saggi, ad esempio Jehoshua o Jesous l’avrò letto almeno tre volte, ma sono ancora molto lontano dal capire. Mi ci vorrebbe un’altra vita.E mi rammarico per non riuscire ad afferrare appieno il Suo pensiero, perché penso che arrivarci sarebbe per me carpire qualcosa di più del segreto della vita e, forse, essere più felice.
Quello che resta, però, è il Suo dito puntato verso la giusta direzione. Per me leggerLa è un ristoro, come un caldo abbraccio. Quando rileggo i Suoi romanzi mi sento al sicuro. Il Suo doppio decalogo è sempre lì, a ricordarmi all’occorrenza come comportarmi nella vita. Ed è un vero piacere leggere i Suoi articoli “di attualità”, per me più comprensibili, quando con estrema facilità liquida certi personaggi del nostro quotidiano, nella politica e nella cultura.
Scriva Professore, scriva ancora, perché io La leggerò e rileggerò sempre.E stia tranquillo: una bava di lumaca Lei l’ha lasciata, eccome!
Un caro saluto
Giovanni