Barsanufio

Al corpo tieni ben chiusa la porta della tua cella; conserva sigillate le labbra al vano parlare; chiudi il segreto introito del cuore agli spiriti del male. Purifica la carne da ogni macchia, distacca la mente da ogni legame con le creature e sottometti la tua sensibilità, tieni la tua anima, vincendo ogni limite naturale, sempre davanti a Dio. Quando sarai del tutto unito all’amore divino, allora esteriormente nella tua carne apparirà, come in uno specchio, l’interiore chiarità della tua anima”.  Giovanni Climaco

Marco, non conosci Barsanufio?

E’ un monaco di  di Gaza, nato nel 460, famoso per la pratica di  amerimnia e di hesuchia,   morto intorno al  540!.E’ il santo patrono di Oria di Brindisi, protetta dai  bombardamenti nell’ultima guerra con una miracolosa sua apparizione  agli aviatori americani!

Professore, a Gaza, l’odierna città  palestinese, c’era un monastero?

Certo,  Marco, nei dintorni  della città, a sud, esisteva il monastero di  abba Seridos, dove vivevano, molti origenisti che discutevano sulla creazione del mondo,  sulla apokastasis  e sull’anima   (cfr.Origene e l’apokatastasis ), tra cui eccellevano per il sistema di vita santo e silenzioso  gli hgoumenoi Bersanufio e Giovanni il profeta e il loro discepolo Doroteo.

Questi erano chiamati esicasti, cioè uomini che, dopo avere rinunciato ai beni temporali e fatto voto di non preoccuparsi più di ogni cosa terrena (amerimnia)  si dedicavano alla ricerca dell’ hesuchia, concepita come assenza di ansia e  come atto puro  di tranquillità senza alcuna  preoccupazione,  come unica tensione  alla serenità intesa come calma pacifica e mitezza  con assoluto benessere spirituale,  conseguito con l’esercizio del silenzio e  con una lotta psico-fisica per la cessazione di ogni impulso sentimentale, considerato passionale,  e di ogni volizione.  in una totale abnegazione del proprio essere individuale.

Chi  è Barsanufio  e  chi sono gli altri,  che vivono praticando l’estinzione graduale della volizione, in un annullamento dell’intelligenza emotiva, la base creativa dell’uomo?

Marco, a te sembra che sopprimere lentamente la volizione e la  passione sia un male perché impedisce la formazione autonoma individuale e quindi neanche permette la comunicazione collegiale e comunitaria, in una società dove vige il principio monarchico assolutistico dell’abba.

I monaci di Gaza, invece, mortificando la carne, metonimia di corpo, credono di educare lo spirito, pneumatico, sollevandolo dalla passione diabolica, ilica e psichica,  seguendo l’esempio di  Pitagora  e di Origene, in un’obbedienza assoluta al superiore, che ha potere assoluto.

Cosa? professore   A lei risulta che Pitagora ed Origene abbiano praticato una tale via?!

No. Marco.

Pitagora, però,  aveva, pur regolando i suoi, col vincolo dell’obbedienza alla regola, tenuto  sotto  severo controllo il sesso, considerato  divoratore di quelle  energie  destinate a scopi intuitivi avendo cura della mente e del cuore, della razionalità emotiva.

Il sesso era  proclamato concorrente pericoloso per l’armonia, come ogni forma di ira /orgh,  era considerato  assassino dell’areth prothumos: perciò, Pitagora affermava con Omero Non ascoltare il canto omicida delle sirene!

Per Pitagora,  Professore, io so solo questo:  del sesso era meglio non sapere nulla fino ai venti anni e poi limitarlo dentro la vita matrimoniale. Per i suoi discepoli, invece, il filosofo imponeva il dovere di dare molta importanza  alla forza di volontà, che veniva messa alla prova ogni giorno col  dominare il ventre, con il graduale annullamento della lussuria, col controllo  del sonno.

Certo , Marco, Pitagora aveva dato anche l’esempio: andare via davanti ad un tavola imbandita  senza mangiare nulla, oppure  tenersi lontano dalla donna che piace, e considerarla sogno, da fuggire, amando il silenzio nella suo vasta area di  muta naturale elocuzione!

Pitagora, comunque, rispettava l’integrità fisica sessuale dell’uomo, perfetto microkosmo in un perfetto makrokosmo,  mentre Origene  christianos, seguace dei culti della Grande Madre, diventa eunuco per seguire il Christos (Matteo 19,12).

Comunque, Marco,  i tre monaci, specie Barsanufio,  hanno una loro vita  silenziosa  entro le mura del monastero in una località desertica, secondo la regola dell’umiltà e dell’obbedienza, propria dell’abba Seridos: annullare l’ humanitas per sublimarla con il continuo esercizio  psico-fisico, in un’ascesa verso la purificazione per conseguire  la perfezione, che consiste nell’ hesuchia,  virtù specifica dell ‘esicasta.

A  questo punto, professore, mi deve spiegare il termine esicasta e la figura stessa di Seridos.

Bene Marco! Ci provo.

Esicasta deriva da esukhasmos  (eesuchazoo significa  sto quieto in quanto  vivo in uno stato di riposo mentale/ hsuchia,  termine opposto a kinhsis/movimento)  e vale uomo che pratica l‘hesuchia, la saggia imperturbabilità, raggiunta mediante una scala di perfezione facendo scalini per giungere alla visione del Musterion dell’Unità e  Trinità  di Dio e dell’ Umanità incarnata del Figlio, Christos  Kurios, morto e risorto  per l’uomo peccatore.

Lei, in  altre opere,  ha parlato di hayot / scalini e di sulam scala   trattando della  qabbalah, la mistica giudaica.  I gazei , allora, si rifanno  come altri monaci e  come quelli di Mar Saba,  alla cultura ebraica?.

Marco, non lo posso dire, non avendo competenze,  anche se mi sembra possibile: i monaci gazei, forse più di quelli di mar Saba,  potrebbero conoscere il sistema  kabalistico dei masoreti di Tiberiade e perfino quello dei maestri di Sura e Pumbedita!

Una cosa è certa che Giovanni Climaco (569-649 d.C),  il teorizzatore del  secolo successivo  della Scala del paradiso, non risulta immune da influenze mistiche giudaiche,  anche se sembra seguire solo l’esempio di Christos. Infatti il monaco nella sua scala  fa  ricerca di pacificazione  e  di uno  stato esicastico  personale e cosmico in una consonanza  armonica del riposo individuale in quello cosmico del creato, in una tensione alla perfezione spirituale,  a seguito dell’annullamento delle forze fisiche, estenuate.

In effetti, secondo Giovanni Climaco, l’uomo, pneumatico,  deve procedere seguendo il ritmo del  respiro  dell’individuo, la cui vita, in miniatura,  è  quella stessa dell’universo: l’uomo,  vivendo nel silenzio per ascoltare Dio e se stesso circoscrive dentro il corporeo l’incorporeo!

Essere nudi per nuotare, essere accesi per infiammare, essere  chiusi per santificarsi   è la sua massima  espressione che racchiude in sintesi il suo pensiero, che è quello origeniano,  derivato da   Clemente alessandrino e da Filone  che hanno l’idea della Scala di Giacobbe , propria   della musar aramaica, che vede  nella veste sacerdotale il perfetto esemplare cosmico.

La stessa cosa sembra ancora oggi formulata, in modo differenziato, dai monaci del monte Athos che dicono:

 Posa il tuo mento sul petto, sii attento a te stesso con la tua intelligenza e i tuoi occhi sensibili. Trattieni il respiro il tempo necessario perché la tua intelligenza trovi il luogo del cuore e vi resti integralmente. All’inizio tutto ti sembrerà tenebroso e molto duro, ma col tempo e con l’esercizio quotidiano scoprirai in te una gioia continua.

C’è la stessa coscienza dell’esicasta che, nel silenzio, si sublima con la ripetizione quasi ininterrotta della preghiera a Cristo signore, nella coscienza di sé peccatore.

Kyrie Jesù Christé, Üié Theoù, eléisòn me tòn amartolòn.

Professore, nonostante la  sua spiegazione, mi sento confuso anche perché mi sembra che questi uomini siano integralisti della fede  cristiana, perfino perseguitati da Giustiniano, nomos empsuchos /legge vivente  e per di più imitatori del sistema mistico ebraico  dei masoreti – dei quali conosco ben poco – ed adoratori del nome di Dio  nella sola persona del  Figlio, Uios  logos incarnato !

Marco, forse non mi segui bene perché sei fermo alla I questione origeniana, quella  di Cirillo, e  non hai rivisto i testi origeniani della II questione del  periodo di Giustiniano, che ora ti rinfresco per poi parlarti un pò dei masoreti.

Nel VI secolo gli esicasti   tengono viva la cultura pura, christiana, sancita dai concili di Nicea e Costantinopoli e di Efeso e Calcedonia,  nonostante gli interventi  correttivi di Giustiniano, che,  con persecuzioni mirate, cerca di porre rimedio alla diatribe dottrinarie  e  agli scontri tra le posizioni opposte teologiche, più o meno derivate dalla impostazione di Origene, che propugnava una fine del mondo con un ritorno di tutti i peccatori a Dio senza distinzione, a seguito dell’ekpuroosis.

Questi e gli euchiti – chiamati  anche messaliani  dal termine aramaico  metzalìn/oranti –formano un insieme di uomini che pregano incessantemente  per liberare l’uomo dal peccato originale e dal demonio ed hanno una concezione panteistica, in opposizione al pensiero  dominante a corte fino al 547,  secondo l’interpretazione di   Nonno di Panopoli,– Commento a  Giovanni  evangelista–  e   di  Teodoro Askida, vescovo di Ancyra e di  Domiziano, vescovo di Cesarea di Cappadocia che sono uomini di Giustiniano (527-565).

Considera, Marco, la comunità di Gaza, origenista,  dilaniata dalle controversie  dal 514 d. C. ed  in contrasto con i monaci  dei monasteri del  deserto di Giuda e quindi con la chiesa di Gerusalemme ed anche con la scuola ebraica  di Tiberiade!.

Tieni presente, inoltre,  che i gazei sono famosi per l’educazione all’umiltà  e all’ obbedienza e per l’esercizio della preghiera/euchh, specie  del  Trisagion.

Perciò, essi appaiono divini nel loro rigore teologico,  come i contemplativi  filoniani, annientati in Alessandria da Teofilo e Cirillo, ma ancora esistenti in piccoli gruppi in Palestina  e in Perside come metzalim.

Pregare ed essere  silenziosi sono le due regole  di base di un monaco gazeo,  che, comunque, ha cura della salute dei confratelli mediante un esercizio medico,  curativo delle sofferenze, in un’infermeria, come quella costituita da Dorotheo, che, tra l’altro, raccoglie i tanti  biglietti,  foglietti di papiro, su cui scrivono i dotti saggi  del monastero, che hanno differenti posizioni cristologiche.

Il  collage fatto da Dorotheo di Gaza – che poi fonda un suo monastero non lontano da quello di Seridos,  costituisce un corpus letterario,   da cui si rileva il sistema  educativo con i differenti pensieri di Barsanufio, di Giovanni il profeta e dello stesso monaco, incaricato del lavoro di  raccoglitore, con i tanti equivoci comunicativi,  causati dal silenzio stesso, dalla diversa formazione di base dei comunicanti e dalla brevità e concisione testuale degli scritti.

Per lei, professore, gli 800 bigliettini sono spia di personalità che vivono insieme secondo la regole della tradizione efesina  e siriaco-palestinese, ma hanno concezione della loro specifica cultura egizia, in quanto elementi egizi  che  imitano l’ esempio dei masoreti, sui quali devo essere meglio informato.

Marco, ti ho parlato dell Scuola di di Yavne di Iohanan ben Zaccai e di Rab Aqiva,  dell’eccidio  perpetrato da Adriano e del  sorgere di una tradizione  ebraica impostata sulla masorah  cioè sulla suddivisione del testo biblico con note a margine (a fianco o   in alto) per fissare anche la  vocalizzazione del testo consonantico, con punti, puntini, orizzontali e verticali, lineette, per la  redazione di una serie di indicazioni come legame  (la masorah magna, la masorah parva e la masorah finalis) a commento del testo stesso.

I masoreti,  furono così gli inventori, tra il VI e il X secolo d.C., dei segni per indicare le vocali e gli accenti del testo ed altre forme grafiche utili per la determinazione dell’ortografia dei termini: essi creano un reale legame per l’esatta lettura  in quanto consolidano il testo tramandato  che risulta un vincolo reale, una guida certa  per la trasmissione testuale.

Questi segni furono posti sopra o sotto o all’interno delle consonanti, per lasciare intatta appunto la loro grafia consonantica. al fine di dare  il testo masoretico (abbreviato generalmente con la sigla TM) che è riprodotto oggi nelle diverse edizioni moderne della Bibbia ebraica.

Il codice di Aleppo è il manoscritto migliore tra i tanti tramandati tra il nono e decimo secolo  che contiene il testo così tràdito con le note ai margini.

Qualcosa ho capito!, professore,  ma Seridos  che ha nel suo monastero  due grandi esegeti e santi come Barsanufio e Giovanni il profeta, famosi come un tempo Ilarione,  dovrebbe essere un abba speciale, capace di guidare la comunità nella sua vita quotidiana settimanale,  mensile ed annuale in relazione alle stagioni  naturali e agli ordini imperiali,  al ritmo della preghiera, nel silenzio!

Certo. Marco. Il ruolo di   Seridos  è speciale anche in relazione al fondatore del monastero,  Ilarione  (Cfr.  Girolamo,Vita di  Paolo, Ilarione e Malco a cura di  Giuliana Lanata,  Adelphi 1975), un eremita nato nel 291 a Tawata (Tell Umm Amor), -13  km a sud di Gaza e dal suo porto- morto nel 371, che, a seguito di una vita di successi e di acclamazioni popolari,  aveva dato regole sui rigidi  digiuni, sulle diete a base di pane e vegetali senza condimenti.

Seridos, quindi, imita da una parte Ilarione e da un’altra ha venerazione per  Barsanufio e  Giovanni il Profeta di cui è in effetti segretario, obbediente alle norme da loro indicate per il suo  monastero, fa da mediatore tra i monaci e i due santi igumeni, svolgendo anche  la funzione di raccoglitore di pizzini insieme a  Doroteo di Gaza come interprete dottrinale, connesso con l’esterno.

I due, in tempi diversi, mostrano il sistema di vita  del monachesimo  gazeo, il modo semplice di mangiare pane ed erbe, il lavoro quotidiano di alcuni, la contemplazione con preghiera e studio di altri e la ricerca di pietre, radici di erbe  per fare ricette e  farmaci ,  essenze curative da parte di incaricati  che allestiscono  laboratori per una  rudimentale sperimentazione.

Dalle lettere,  tramandate da Dorotheo,  vien fuori anche un suo sistema educativo   con precise istruzioni  formative per Dositheo, un paggio capitato per caso  nel monastero, mentre svolgeva un suo compito  militare per un non nominato dux, al quale  sembra  legato da particolare affetto. 

Per te, Marco, uomo pratico, ingegnere, scientifico, all’avanguardia per computerizzazione, dinamico,  la vita contemplativa  di uomini -impostati sulla preghiera per 22 ore, appoggiati ad alte sedie, mangianti quasi niente, un tozzo di pane al giorno,  qualche frutto  alla settimana,  magrissimi,  filiformi, macerati dal digiuno e dalle astinenze, sostenuti talora da essenze di issopo, autorizzate mensilmente-  neanche è concepibile come esistenza  reale ma è vista  come surreale  suggestione psico-fisica  di vecchi-bambini incartapecoriti, in un delirio febbrile di mistica ascensione, demenziale!

Ma è così ? Marco. Non potrebbe esserci  un’altra dimensione esistenziale, che precede un’altra vita di diversa lettura e di altra forma? Un uomo grande, un vero monaco come Frére Luc  Brésard come avrebbe potuto vivere  e capire la spiritualità di Barsanufio  e di tanti altri monaci orientali ed occidentali e perfino accettare la regola cistercense?! La sua lettura di Barsanufio sembra sincera, reale e  risulta  vera inchiesta  circa le lettere del monaco ad elementi esterni, come ogni altro lavoro sul monachesimo  e sulla spiritualità monastica.

Sa préminence en sagesse, doctrine et sainteté, le fait surnommer : “Le grand Vieillard”. Il était né en Egypte vers 460. Il y avait d’abord embrassé la vie anachorétique, puis était venu se fixer comme reclus auprès du monastère de l’abbé Séridos. Reclus, il garde farouchement sa cellule, chargeant Séridos d’écrire sous sa dictée les lettres qu’il adressait à des personnes de l’extérieur. C’est au point que certains moines doutaient de son existence, pensant que Séridos avait imaginé ce personnage mystérieux et invisible pour asseoir plus solidement son autorité. Derrière les réponses un peu dures de Barsanuphe, on devine une grande humilité et une sensibilité défiante d’elle-même, ainsi qu’une grande charité.

Per te,Marco, non è possibile che una creatura possa giungere alla contemplazione e alla familiarità col creatore, vivendo in quelle condizioni, disumane!  e ,  secondo te, l‘hesuchia non è che un condizionamento  dovuto ad estenuazione  fisica,  alla volontà di eutanasia, a seguito di condizionamento e di  sfinimento fisico, il risultato di  uno  status apparente di  serenità come quello dell’asino abilitato a non mangiare sempre di meno  dal contadino, tirchio, desideroso di ridurre le spese.

Secondo te, Marco, essi  arrivano all’hesuchia perché conformati a tale regola  da piccoli  ed  abituati dal sistema a leggere secondo una scala paradisiaca,  suggestionati e condizionati da una sola visione concettuale e culturale, propagata da menti deliranti, imitanti alcuni santoni come  Ilarione e  Barsanufio, forti della loro resistenza e della loro lucidità mentale .

Tu, Marco, leggerai, quindi,  quanto io scrivo sull’educazione di Dositheo,   come un lento e graduale condizionamento, quasi un iter di santità, inculcato su una base di orientamento già radicato in altri, che ne sono esemplari testimoni. Tu penserai che dal gradino più basso fino a quello più alto della perfezione si possa procedere per imitazione,  in una gara infantile di ascesa verso il sublime!.

Io , però, non so dire niente di preciso, né pensare  qualcosa del fenomeno, che, comunque, resta un fatto, un quid  realmente vissuto  di cui ancora oggi ci sono  esemplari in ogni tipologia di religio, secondo proprie formule sacerdotali, selettive, per una vita diversificata  con rigide regole di cammino  rispetto all’iter secolare laico: ogni forma di clero ( indù, buddista confuciano, christianos) ha regole ferree per la formazione del neofita o catecumeno, novizio,  obbediente  e silenzioso!

Anche l’insegnamento di Dorotheo a Dositheo  rientra in questa logica fenomenale  formativa, che diventa  una novitas, un evento straordinario, come percorso di santità, degno di imitazione.

Dalle lettere di Dorotheo  e dal corpus letterario gazeo deriva un paradigma operativo cristiano, utilizzabile per secoli dai monaci orientali ed occidentali, che ritengono Dositheo come un esempio di condotta morale per obbedienza, umiltà, dedizione agli altri , simbolo stesso di purezza e di hesuchia : nei suoi cinque anni di monastero, docile all’insegnamento del maestro,  mostra i  segni/semeia del suo progressivo migliorarsi e purificarsi tanto da conseguire la teleioosis secondo i parametri monacali e il premio del paradiso per il suo  umano sacrificio,  riconosciuto dal santo vegliardo Barsanufio e da Giovanni il profeta.

Eppure il meirakion  non sembrava adatto al convento, considerata la sua costituzione e viste le abitudini del paggio e il suo precedente sistema di vita.

Doroteo, consigliato da Barsanufio, lo prende in consegna e lo studia  prima di iniziare un percorso  insieme, possibile per il giovane, che si mostra docile  ed attento.
Professore , Dositheo  vive accanto a Dorotheo, ed è suo concubilarius?

E’una domanda maliziosa a cui non so rispondere perché non ho dati certi.

Come procede,professore,  l’educazione del meirakion?

Prima, viene misurata la capacità del mangiare e la quantità di cibo necessaria  per il giovane, che  si dichiara sazio  giornalmente con un pane di circa 500 grammi  e mezzo  con  qualche verdura   e con un boccale di acqua.

Si è ancora, però ,in una fase in cui non si parla di noviziato : solo dopo il viaggio a Gerusalemme, la visita ai luoghi santi e al Getsemani- dove forse già esisteva la chiesa del Dominus Flevit – Dositheo  mostra segni di una volontà di monacarsi e di iniziare la scalata al Paradiso, dopo la visione di un quadro infernale,  dove le fiamme avvolgono le anime.

Dositheo, quindi,  impaurito, chiede cosa debba fare per  sfuggire alle pene infernali! E così professore?!. Viene posta da Dorotheo al suo discepolo, appositamente, la visione infernale per  vedere l’effetto sull’animo eccitato del meirakion?

Marco,   i fatti sono questi e non è possibile  fare insinuazioni: noi constatiamo che  Dositheo risponde, sollecitato dal phobos nel modo seguente che ora ti narro, seguendo  anche i documenti di Maria  Rosa  Parrinello (Comunità monastiche  a Gaza. Da  Isaia  a Dorotheo, Secoli IV-VI,  Roma  2010) ,   di Frère Luc Brésard (Histoire  du misticisme monastique,  cit) e di Gregorio Penco, (Il Monachesimo, Mondadori, Milano 2000),

Sappi, Marco, che i monaci di Gaza in questo periodo sono condannati  da Giustiniano e da papa Vigilio,  che è succube dell’imperatore a Costantinopoli,  tanto da condannare gli origenisti sia per l’apokatastasis  che per la creazione del mondo/cosmopoiia (Cfr Procopio di Cesarea, Guerra gotica a cura di  Elio Bartolini, Tea 1994).

Dunque, Marco, alla richiesta di Dositheo, una donna  paradisiaca,  in sogno, risponde: Digiuna, non mangiare carne,  prega continuamente !.

A l ritorno  nel monastero inizia il suo percorso di novizio seguendo l’ordine ricevuto  ed  è ligio agli ordini del suo maestro che gli affida la cura dei pazienti dell’infermeria.

Dositheo svolge  scrupolosamente il suo servizio,  digiuna, non mangia carne e prega in continuazione.

Nel frattempo Doroteo  inizia a limitare  la sua razione di pane, prima dimezzando la metà, poi  ridotta la porzione al solo pane  lo divide in parti  fino ad arrivare ad un   minimum di non oltre 150 grammi.

Il suo lavoro con i malati e i sofferenti è encomiabile nei cinque anni in quanto Dositheo è sempre al fianco  di chi soffre. Accade però che un giorno ha uno sbocco di sangue ed il meirakion rimane  a letto incapace di muoversi, essendo già avviato verso la morte, divorato dalla febbre e dalla tisi .

Barsanufio e Giovanni il profeta gli  prevedono l’imminente approdo in Dio e la gloria del Paradiso,  premio alla sua vita di sacrificio.

Professore, non mi piacciono questi  monaci orientali  contemplativi , preferisco quelli occidentali!I loro ideali , bizantini,  sono troppo alti sovrumani, vani,  irrispettosi della dignità umana, esempio di una tracotanza  greca simile a quella ebraica

Non posso amare Monaci silenziosi, che vogliono far sentire la loro voce e mostrare  la loro verità  da integralisti, sono simbolo   di un ellenismo ecumenico,  superbo, ancorato alla conquista universale di Alessandro Magno e all’ellenizzazione mediante la koinh, la lingua greca comunitaria, unico strumento  comunicativo

Non ammiro i greci, in continue diatribe filosofiche e teologiche, che vogliono scrivere anche  una loro storia  christiana e farsi modello per gli altri, convinti di essere divini, essere  superiori agli altri , santificati dalla sofferenza, strani personaggi, che non  hanno la vera umiltà, ma aspirano nel segreto del loro animo a rimanere eterni  nella  memoria popolare.

Ancora meno apprezzo i bizantini i che credono di volare in alto solo loro e di superare gli altri uomini  e popoli  sfavoriti dalla lingua stessa dalla loro tradizione barbarica, troppo inferiore rispetto alla loro cultura pitagorico-stoico platonico- aristotelica; disdegno la pretesa superiorità linguistica rispetto perfino alla lingua del  vincitore latino e a quella dei barbaroi occidentali ed orientali.

Marco sono sorpreso che  tu , che prediligi il piano critico, ora usi termini  di altro codice come piacere, non amare, ammirare,  disdegnare! Comunque tu, pur abbandonando il sistema critico- valutativo, resti su un piano  di pertinenza discorsiva e sostanzialmente non sbagli! Questa è la tradizione christiana   orientale, propria di un  sistema monacale gazeo, esicasta!. Hai compreso chiaramente l’alterigia degli intellettuali bizantini,  che  riprendono quella dei  greci del II secolo A.C. che, pur vinti  militarmente, mostrano  di essere vincitori, capaci di imporre la loro cultura,  anche se ammirano la costituzione/Politeia  democratica romana  con Polibio e Panezio e poi con Posidonio.

Marco, dopo la costituzione dell’Acaia, a seguito della distruzione di Corinto, aumenta progressivamente il valore della cultura greca, che si afferma decisamente con  la pretesa di riscrivere la storia romano-ellenistica secondo i parametri greci in un disdegno delle altre culture:  da  Dionigi di Alicarnasso e Cecilio di Calatte inizia una dittatura nel periodo sebastos/ augusto  che si  rileva  in Filone alessandrino e poi nelle scuole di Antiochia  e di Alessandria e in uomini di formazione  pitagorico-stoica  come Epitteto,  Musonio ,Apollonio, Plutarco e nella nuova sofistica,  fino ai Padri della chiesa cappadoci  che, con Gregorio di Nazianzo,  evidenziano il disgusto dell’orientale di lingua greca  verso il saggio occidentale di lingua latina,  incapace perfino di leggere e d’ interpretare il musterion trinitario!

Barsanufio e i gazei sono  davvero i degni discendenti di tale scuola greca!

E’ vergognoso come  essi esaltano la grecità e  l’ellenismo, in una coscienza di essere i depositari del sapere e di poter scrivere in termini greci la storia altrui  in una volontà di annullare la cultura e la tradizione sumerico- accadica ed assiro- babilonese, quella  indù e quella serica, per non parlare di quella egizia, ridotta  a stato servile rispetto a quella predominante greco-giudaica alessandrina.

E’ un monopolio  letterario e culturale, da cui ancora bisogna decondizionarsi : Manetone,  Ctesia e Beroso  poco possono fare rispetto alla millantata cultura greco-giudaico-ellenistica, protetta dal potere imperiale  perché utile per l’universalismo romano e per la progressiva integrazione dei popoli nell’armonia del kosmos .