Bardesane

*Bardesane? Chi è nonno?

Bardesane (154- 222 d.C.) è un autore siriaco, esattamente dell’Osroene, di Edessa, odierna Sanliurfa, chiamato in vario modo dai cristiani – parthico, persiano, aramaico ecc -. È un astronomo, vissuto alla corte del suo re Abgar VII ed è amico del figlio Abgar VIII (177-212 d.C), discepolo del magio Anudusbar, letterato attivo in Edessa ma anche ad Hierapolis, profugo in un periodo di invasione romana, molto legato a Sesto Giulio Africano (170-240 d.C.) autore di Chorografia in 5 libri.

 

Regno di Osroene in epoca severiana sotto Abgar VIII

 

 

*Nonno, non ho mai sentito parlare di Osroene.

Mattia, l’Osrhoene o Orrohene fu un regno autonomo – costituitosi dopo la conquista ed annessione nel 133 a.C. del regno di Pergamo, ceduto per testamento ai romani da Attalo III, con territori sottratti al re del Ponto e alla Siria – specie nel corso delle guerre mitridatiche – che ebbe una storia molto simile a quella del regno asmoneo ebraico, anch’esso affrancatosi dal regno siriaco nello stesso tempo del Regno di Parthia. L’Osrhoene fu indipendente fino all’arrivo delle legioni di Lucio Vero (161-168), che penetrando fino a Ctesifonte e a Seleucia, invase la regione e la sottomise con la forza, cambiando statuto, facendola diventare regno semiautonomo, obbligando con un trattato Abgar VII a concordare la politica estera con quella romana, costringendo la nobile famiglia di Bardesane ad essere profuga in Hierapolis. Al ritorno in patria, la famiglia tornò a corte, vivendo ad Edessa, fino all’arrivo dell’esercito di Caracalla, che annette il territorio all’impero romano nel 216, nonostante una resistenza partigiana aramaica, durata fino al 244.

*È uno strano nome!

Il nome deriva forse da Orrai/Ru’a, che ha attinenza con la radice del verbo greco Reoo/scorro in quanto si ritiene che la zona aveva una palude, alimentata da 25 sorgenti, dette kallirhoe, da cui esce il fiume Daisan, che passa per Edessa. C’è perfino la testimonianza di Plinio il vecchio in Stor. nat., V, 85 (Arabiam inde laeva, Orroeon dictam) e VI, 25 (…tenent Arabi Orroei) che vi aggiunge il termine arabo per intendere e la lingua parlata aramaica e la stirpe.

*Anche il nome Bardesane è strano.

È un nome aramaico, composto da bar figlio e daisan/corrente di acqua -, il fiume D(ai)esan: i genitori lo chiamarono, dal nome del fiume, come se ne fosse figlio salvato da acque come Sargon accadico e Mosè ebraico!

*Nonno, Bardesane fu un cristiano?

Mattia, Bardesane vive in un ambiente cristiano, orientale, da almeno un secolo, se è vera la leggenda di Abgar V Ukkamail nero.

* Che leggenda, nonno?

 

 

Si tratta della leggenda del mandylion. In Lettere di Addai si narra che Abgar V Ukkama-il nero, malato di lebbra, scrisse a Gesù chiedendogli di venire da lui a guarirlo, avendo sentito parlare dei suoi miracoli. Gesù non gli riscrisse, né andò, pur promettendo, però, di guarirlo! Dopo la sua morte, l’apostolo Tommaso, obbedendo alla volontà di Gesù, inviò il discepolo Addai -Taddeo per curarlo e predicare il Vangelo a Edessa. Questa tradizione è accolta da Eusebio di Cesarea ed è riportata da un testo siriaco del 400 circa, che parla di un fazzoletto con impressa la faccia di Gesù, – mandylion – nascosto e conservato, tramandato nel X secolo! Si sa che in queste lettere edessene si tratta anche della narrazione dell’Ascensione del Messia al Padre e della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, oltre ad un elenco dei luoghi di predicazione apostolica e all’esposizione della Liturgia della comunità, secondo la forma stabilita dagli Apostoli a Gerusalemme.

*Chi era questo Abgar, divenuto seguace del Messia, dopo la miracolosa guarigione col mandylion?

Era un sovrano aramaico, antiromano, che aveva preso il potere ad Edessa, in un primo tempo, in epoca augustea, dopo la spedizione di Gaio Cesare e il trattato coi Parthi, ma, poi, sospeso da Tiberio che, aveva ripreso, dopo l’esilio di Rodi, l’imperium proconsolare maius orientale e che, avendo sposato Giulia, la vedova di Marco Agrippa- lo rinominò sovrano con l’approvazione di Augusto morente, poco prima del 14 d.C. e lo protesse fino al 16 marzo del 37, giorno della sua morte, ingiungendo a Caligola di conservare la fides col sovrano aramaico di Osroene, anche se ben vincolato con gli altri re aramaici della confederazione parthica – compreso il Re Saggio degli ebrei – nonostante il suo personale odio per Artabano III, eversore della pax romana nella zona eufrasica, in nome di un messianesimo politico (cfr. “Il re saggio degli ebrei” di Mara bar Serapion). Abgar conservò il regno, sembra, fino al 50, anno della sua morte, nonostante i tumulti antiromani e i legami con gli altri re, favorevoli ai figli di Artabano, in lotta fra loro per il potere. In seguito, i suoi discendenti persero in auctoritas dopo l’impresa armena di Corbulone e di Licinio Muciano, dopo quella di Vespasiano antigiudaica (cfr. Giudaismo romano, II, eBook, 2014, e articolo Vespasiano e il regno) e specialmente nel corso della spedizione antiparthica di Traiano nel 116 e di quella di Lucio Vero nel 166, per perdere definitivamente il trono con Abgar VIII, costretto prima a difendersi da Settimio Severo, che lo aveva attaccato perché aveva favorito Pescennio Nigro nel 193, e poi, nel 216 a seguito dell’invasione di Caracalla, che fece l’annessione dell’Osrohene all’imperium romano.

*È una storia tormentata come quella di tutti gli altri stati aramaici!

Certo, Mattia, la storia di tutti i piccoli stati al confine tra due grandi imperi è simile.

*Dunque, nonno, Bardesane vive da cristiano, in uno stato cristianizzato, in un contesto ancor aramaico.

Mattia, bisogna precisare quale sia il cristianesimo di Bardesane aramaico, che venera il messia-christos con una differente connotazione religiosa e politica, come uomo unto dal Signore, eletto con una precisa funzione militare antiromana e morto martire, come maran-re saggio, taumaturgo, intermediario tra Romanitas e Parthia, non come spirituale-pneumatikos secondo la lettura letterale ellenistica neoplatonica, tipica del II secolo ad Antiochia ed allegorica ad Alessandria. In Oriente i seguaci del messia-christos si sono divisi da anni in sette che, avendo un proprio credo ed essendo separate, le une dalle altre, sono autonome ed hanno una propria gerarchia con vescovi-mebaqer che gestiscono emporia, trapezai comuni sinagoghe e didaskaleia, servendosi di diakonoi, che fanno anche proselitismo.

*Nonno, mi vuoi dire che c’è una varietà di cristiani, che formano isole in mezzo ai pagani predominanti nell’impero romano e parthico, che si autoregolano e vivono con statuti propri?

Mattia, ho già scritto varie volte che la costellazione cristiana fino all’epoca severiana è disseminata in Asia minore, Siria, Celesiria ed Egitto, oltre che nelle isole dell’Egeo e nei porti greci, con fedeli aramici ed ellenisti dell’imperium romano e di quello parthico, per cui le loro dottrine non sono unitarie circa la stessa figura del Signore Redentore e figlio del padre, nato da una vergine-madre ad opera dello Spirito santo.

*Bardesane, dunque, ha un suo particolare cristianesimo, tipico di Edessa, diverso da quello di Efeso di Antiochia, di Seleucia, di Alessandria o di Corinto?

Mattia, vorrei dirti che Bardesane, vivendo in un contesto cortigiano, evoluto, avendo maestri stoici, e neoplatonici ed una cultura aramaica mazdaica basata sul principio di bene di male, di luce e tenebre, in opposizione, pur subendo le influenze gnostiche, fu , comunque, battezzato e fu diacono che professava una forma religiosa sincretica, conforme all’ambiente, tale da avere -considerata la sua cultura magia, astronomica – una concezione del cristianesimo cui si era convertito presto, aderendo con un certa cautela poi alle teorie gnosticizzanti di Valentino con un proprio linguaggio ed una tipica fides, da risultare degno di imitazione, capace di orientare altri di lingua siriaca – cosa che si può rilevare dal Codex papiraceo Tchacos -,rinvenuto a Minya in Egitto nel 1970, che ha l’unica copia nota del Vangelo di Giuda, un testo perduto per diciassette secoli, in lingua copta!

 

 

*Bardesane, come scrittore, invia un suo, comunque, messaggio cristiano ad altri. Quale?

Il suo messaggio cristiano è recepito in modo diverso se la formazione è platonica filoniano-paolina ellenistico, basata sul Padre creatore onnipotente e sul Christos crocifisso, morto, risorto ed asceso al cielo, mentre ha valore differente se i riceventi sono di cultura aramaica, che, avendo una visione pratica, operativa e non contemplativa ed idealistica, considerano il Messia venuto in senso politico ed antiromano, teso ad instaurare il malkuth ha shemaim/il regno dei cieli, come liberatore dal giogo straniero, in un trionfo di Sion Gerusalemme, in quanto nuovo legislatore con un nuovo patto col proprio Dio.

*Cosa esattamente professava Bardesane?

Al di là del trionfo aramaico sui gentili romano-greci di Jhwh sebaoth e dell’ampliamento dell’area del suo culto anche in Bitinia, Ponto e Regno bosforitano, in una riunione di tutto il modo giudaico disperso, come manifestazione del Pathr, col suo Spirito, signore degli eserciti e datore di vittoria ai suoi fedeli, Bardesane, con le sue opere, propaganda la Trinità distinguendo la maestosità ed eccellenza del Creatore dal logos, figlio-sapienza e dallo Spirito di natura femminile in quanto il termine aramaico è di genere femminile– che procede solo dal Padre increato ed eterno, e confuta il pensiero gnostico di Marcione e Valentino, venato di neoplatonismo emanazionistico. Non sono pochi quelli che credono che il Vangelo di Giovanni sia in effetti quello di Bardesane!

*Nonno, metti troppa carne a cuocere e dimentichi la mia età: a me non interessa sapere né lo gnosticismo né il neoplatonismo, ma solo qualcosa di Bardesane e della sua opera per capire la varietà del cristianesimo, realmente professato alla fine del II secolo e ai primi decenni del III secolo, in modo da orientarmi nella ricerca del valore autentico della mio personale credo.

Scusami, Mattia. Bardesane ha scritto molti trattati filosofici astronomici, in relazione alla sua formazione iranico-aramaica magia, di cui ci sono rimasti frammenti e molte opere circa il cristianesimo e lo gnosticismo, a volte contestato, secondo le notizie riportate da Eusebio di Cesarea (St. Eccl., IV, 30, 2-3), da Epifanio di Salamina (Panarion, LVI, 1) e da Teodoreto di Cirro (Haer., I, 22) . Ti ricordo ll libro delle leggi e dei paesi– in cui si tratta anche dell’India, conosciuta tramite un’ambasceria di saggi diretti a Roma nel 220 -, un dialogo scritto da un suo discepolo, un tal Filippo; ti segnalo un dialogo sul Fato (unica sua opera integra! – indirizzato ad un Antonino da identificare, che dovrebbe essere stato scritto prima del testo dello stesso titolo di Alessandro di Afrodisia), un dialogo contro Marcione e Valentino , oltre a 150 salmi, raccolti in un libro.

*Nonno, tu sai che sono curioso e sai che a Torino c’è la Sindone, vorrei sapere se c’è qualche attinenza col mandylion di Abgar.

Mattia, io conosco la testimonianza di Evagrio Scolastico (530-594 ) un politikos, prefetto imperiale bizantino, che scrive Storia ecclesiastica in 6 libri -cfr. Patrolgraeca, LXXXVI, coll. 2415-2886, a cura parziale di Bidez e Parmentier, Londra, 1899 -. Io ti dico quel che ho letto nei suoi scritti, dove definisce il mandylion Theoteuktos Eikon, cioè immagine fatta da Dio, opera non umana, e riferisce un avvenimento – riportato anche da un Inno celebrativo descritto in siriaco , proprio in quegli stessi giorni da un anonimo poeta religioso, che riprendeva Bardesane – del 545, in cui Giustiniano, al momento della firma di una tregua con i Persiani, in Edessa, (essendo finiti i lavori di costruzione della grande chiesa, cittadina, di Santa Sofia) ha dagli edessani il mandylion, con il volto del Christos, fissato sopra una tavola ornata d’oro. Si parla di mandylion non di sindoon/lenzuolo di lino finissimo! Attento Mattia! l’autore si sofferma in descrizioni circa la decorazione dei paramenti regali e circa le riproduzioni dell’icona, rappresentata come un rettangolo molto largo, al centro del quale compare il volto di Cristo, in un cerchio, spostato verso l’alto, intorno al quale si trova una griglia – una specie di graticcio a losanghe, ognuna con un fiore al centro – con la volontà di testimoniare che il motivo a traliccio era la decorazione dei paramenti reali dell’epoca di Abgar V: Evagrio fa supporre, in relazione alla descrizione dei lati destro e sinistro, dove si scorgono le frange di un tessuto, che il mandylion fosse in realtà la Sindone ripiegata e conservata in un reliquiario, tanto da affermare che il telo così piegato – quattro volte /tetradiplon (cfr. Giovanni, 20, 9: il sudario non stava assieme alle bende, ma, a parte, ripiegato in un angolo) – nascondeva l’impronta del cadavere nudo e insanguinato, facendo castamente emergere soltanto il Volto! La tradizione, dunque, orientale, riportata da Evagrio, non è in contrasto con la storia della Sindone torinese e neppure con quella medievale di Vindicta salvatoris, un apocrifo del ciclo di Pilato (cfr. M. Craveri, I Vangeli apocrifi, Torino, Einaudi, 1969, e L. Moraldi, Tutti gli apocrifi del Nuovo Testamento, Casale Monferrato, Utet, 1994)- da me mai preso in considerazione (cfr. Per un bios di Ponzio Pilato, KDP, 2022) perché narra una mitica vicenda mescolante la vita di Pilato e di Tiberio con quella di Veronica, evangelica, e con quella di Vespasiano e con quella di un Tito, re di Bordeaux. È una storia di false guarigioni, quella dell’imperatore Tiberio e di Tito, malati di lebbra, che incaricano Vespasiano di vendicare il Cristo, ucciso dagli ebrei per ordine di Pilato, governatore infedele da riportare per la giusta punizione a Roma, insieme con Veronica, che ha in un fazzoletto impresso il volto del Signore, da cui proviene una forza misteriosa, che guarisce il sovrano romano! -.

*Nonno, una volgare mistione anacronistica, possibile solo nel Medioevo!

Mattia, non è facile ritrovare la Storia, anche se si dice e si proclama che Verum est factum! Le tradizioni orientali sulla sindoon sono… chiaramente false! Nella chiesa primitiva si credeva nella resurrezione del Christos e non c’era bisogno di vedere prove tangibili!

 

Castello di Edessa- Sanliurfa