Archelao, figlio di Erode
Giuseppe Flavio parla di Archelao per la prima volta quando il giovane è a Roma col fratello Erode Antipa e coi fratellastri per motivo di studio (Ant.Giud., XVII,79-80) e poi alla morte del padre (Ibidem,188-199) ed infine, lo segue dagli inizi del suo regno fino all’esilio (Ibidem,200-355). Venti anni prima, invece, in Guerra giudaica, ne aveva parlato-alla fine del I libro per mostrare la situazione della Giudea subito dopo l’uccisione di Antipatro – nuovo testamento, morte successiva di Erode e successione di Archelao ton presbubaton uion (663-673)- dopo la liberazione da parte di Alexas e Salome dei prigionieri dell’ippodromo, dopo la convocazione di un ‘assemblea plenaria nell’anfiteatro di Gerico ad opera del curatore del regno Tolomeo, che, avendo l’anello col sigillo ton sementhera daktulion, glorifica il re morto, rivolge esortazione al popolo, legge la lettera per i soldati invitati alla fedeltà al successore, apre le epidiathkai i codicili testamentari e proclama la elezione di Archelao, a cui affida l’anello e gli atti amministrativi del regno da consegnare, in un plico sigillato, a Cesare, destinato a convalidare le volontà erodiane e a dare legittimo potere al nominale eletto.
Professore, lei ha fatto una rapida sintesi, situazionale, per mostrare i fatti subito dopo la morte di Erode e le sue volontà testamentarie a favore del figlio maggiore Archelao. Ha posto, però, il problema di due visioni della figura di Archelao, in relazione al telos/fine delle due opere, diverso a seconda del particolare momento di scrittura. Certamente mi vuole mandare un messaggio sotteso rispetto all’unicità sostanziale dello stesso racconto. Quale?
Marco, la sostanza del racconto del Regno di Archelao sembra la stessa nelle due opere, ma i particolari sono spia di due diverse intenzioni, sottese, dell’autore. Non c’è dubbio che la parte finale del I libro (33.8-9) e quella iniziale del II libro di Guerra giudaica (II.1-7) siano migliori, e per forma e per vivacità narrativa, della trattazione fatta in Antichità Giudaiche XVII. Mi piace rilevare questo inizio di regno di Archelao con le parole testuali dell’autore: si levò un grido di giubilo per Archelao e venendogli incontro a schiere insieme con la folla, i soldati gli promisero il loro sostegno. e glielo invocarono anche da parte di Dio.
Dopo l’acclamazione militare, professore, so dalle due opere di Flavio che Archelao si occupa dei funerali del padre. Quale differenza nota nella narrazione dello stesso episodio? Apparentemente nessuna, ma ognuna ha una visione propria, in relazione al telos generale.
Flavio, mostrato il letto tutto d’oro tempestato di pietre preziose, la coltre di porpora variopinta, il corpo avvolto in vesti purpuree col diadema sul capo e con sopra un’altra corona d’oro e con lo scettro nella destra, dice chiaramente : Archelao non trascurò nulla per la loro magnificenza, ma fece portare fuori tutti i tesori del re come accompagnamento del defunto….aggiunge che intorno al letto c’erano i figli e la folla dei parenti e la sua guardia del corpo costituita da Traci, Germani e Galli; seguivano i comandanti e subalterni e 500 schiavi e liberti che portavano incensi formanti una processione che avanzava ordinatamente per 200 stadi fino ad Erodion, il luogo di sepoltura. e poi e conclude informando che Archelao ha apodhmias anangkh/ necessità di vita, fuori della patria, cioè di un allontanamento dal suo popolo, subito dopo i sette giorni di lutto.
L’autore sembra dire la stessa cosa nelle due opere, professore, ma lei mi marca, per la definizione dell’esatta figura di Archelao, che tutto dipende da questa necessità di recarsi a Roma per avere l’investitura da parte di Augusto, compresi i nuovi disordini /neoi thoruboi! Mi vuole far notare che i suoi successivi atti (offerta al popolo di un sontuoso banchetto- dopo aver indossato la veste bianca- l’ingresso al tempio acclamato dalla folla, il saluto e il ringraziamento ai molti per aver partecipato al funerale del padre e per l’omaggio a lui reso, anche se non ancora re legittimo) e le sue stesse dichiarazioni di astensione dal potere, finché non c’è la ratifica romana, comprovata dalla non accettazione del diadema da parte dei militari a Gerico, sono atti equivoci e tipici di un erodiano, ambiguo nella politica filoromana, come lo stesso autore, all’epoca della scrittura che, da apostata e da traditore, serve il vincitore e fa lo storico ufficiale di chi ha distrutto il Tempio?!.
Certo, Marco. io rilevo in una visione globale storica una precisa funzione in Archelao e in Flavio stesso, che sono paradigmi in una oikonomia tou theou. Considera che Archelao si pone come un basileus/re su un upselon bhma un tribunale e che annuisce alle richieste popolari, ben conscio della presenza di farisei ed esseni rivoluzionari, disposti a vendicare i martiri, uccisi da Erode per aver distrutta l’aquila davanti al Tempio: anche se giovane immaturo, i suoi atti sono studiati perché guidati da un consilium regis, sadduceo che opera in relazione alla situazione giudaica, consapevole che il regno erodiano è pars dell’imperium romano, che è, comunque, sotto la protezione di un Dio padre.
Capisco, professore, che Archelao pronto per la partenza, non volendo disordini, accoglie le richieste popolari (ridurre le imposte epikourizein tas diasphoras ed abolire le tasse/anairein ta telh rimettere in libertà i prigionieri ) ed è, suo malgrado, consenziente a quanto succederà secondo la volontà di Dio. Non mi è chiaro, però, perché lei rilevi che la personalità di Archelao è letta da Flavio in modo diverso a seconda del momento della scrittura delle due opere e dell’indirizzo specifico dello scriptorium, operante all’epoca?
Mi dispiace per il difetto di comunicazione! spero di correggermi e di spiegarmi meglio. Marco, seguimi bene nel ragionamento. Guerra giudaica e Antichità Giudaiche sono frutto di uno studio non di un singolo scrittore, sacerdote di cultura aramaica, un sadduceo che segue l’airesis farisaica – e quindi già è contraddittorio in se stesso- ma di un giudeo e di un gruppo di letterati che traducono il pensiero scritto in aramaico, inizialmente, con una precisa ideologia in un’ altra lingua, greco, che sottende la cultura implicita della paideia ellenistica, che contrasta con la musar ebraica. Ora lo scriptorium, con uomini di diversa cultura, ha una sua funzione a seconda del momento storico. Perciò, anche la figura di Archelao, come basileus re che si siede su un trono d’oro e si comporta come sovrano /oos pros bebaion hdh basiléa ha funzione diversa, a seconda dello scriptorium.
Professore, dico quello che ho compreso finora: lei mi vuole comunicare che Flavio nel 74 d.C., anno della pubblicazione di Guerra Giudaica invia un messaggio all’intero kosmos romano, della venuta dall’ Oriente di un soothr, Vespasiano, che porta pace e giustizia, dopo l’ anno terribile 69, a seguito della morte di Nerone e che dal male della guerra giudaica e della guerra civile Dio fa sorgere un bene anche per Occidente inviando il salvatore, che forma una nuova dinastia di euergetai: questo è il messaggio del gruppo di scrittori riunito intorno al sacerdote ebraico, Giuseppe ben Mattatia, che ha l’ordine imperiale di scrivere la Storia della Iudaea capta sulla base dei suoi appunti aramaici, coordinando il lavoro per evidenziare e propagandare la missione di Roma aeterna, la sua funzione civilizzatrice e lo specifico mandato divino per il nuovo imperatore e la sua casata degna di regnare e di succedere alla domus aristocratica gulio-claudia, per il bene dell’umanità, seguendo le linee della storiografia romano-ellenistica, anche in senso giuridico.
Benissimo. Marco! Questo è l’intento dello scriptorium, guidato dallo storico ufficiale giudaico nel 74, mentre per Antichità giudaiche c’è un’altro scriptorium, in altra epoca, che scrive sempre in greco non la storia soterica di salvezza universale ma la storia di un popolo, prediletto da Dio suo padre, che ha cura del figlio prediletto seguendone la toledoth/le varie generazioni nel kosmos romano ellenistico, in cui vive come pars di un imperium, alla pari, simile agli altri popoli che seguono la giustizia con un propria funzione, al momento, non riconosciuta, data la particolare pietas giudaica, che impedisce l’effettiva amalgama con gli altri. Comunque, Marco, procediamo con ordine anche per ricostruire la reale figura di Archelao, che per disposizione testamentarie è erede di Erode, che siede sul trono del padre secondo giustizia. Dunque, Archelao, accogliendo le richieste popolari scatena una rivoluzione e Filippo, suo fratellastro che lo sostituisce, non può mantenere le promesse di essere migliore del padre tou patros ameinoon e tanto meno può liberare i prigionieri/ apoluein tous desmotous. In una tale situazione il giovane di 19 anni, che promette e parte, lasciando il reggente nei guai è menzognero! Archelao, inoltre, mentre si dirige verso Cesarea Marittima, incrocia Tizio Sabino, il quaestor ad census accipiendos, incaricato di mettere sotto sequestro i beni erodiani e controllare le proprietà terriere imperiali di Traconitide e quindi non dovrebbe più aver fretta di partire! Avrebbe dovuto almeno attendere per vedere cosa sarebbe successo, dopo aver sentito le ultime disposizioni imperiali! Avrebbe dovuto affrontare la folla ed impedire ogni azione preliminare all’apotimhsis /al pagamento, opponendosi al volere di Sabino, sapendo che, altrimenti, si sarebbe scatenata la neoteroopoiia e ci sarebbe stato l’intervento repressivo da parte dell’esercito del governatore di Siria, Quintilio Varo imparentato con la domus Augusta, di cui ovviamente conosce i mandata / piani ! Archelao, invece, ringraziata la folla, va con gli amici a banchettare dopo aver fatto il sacrificio rituale, mentre già i facinorosi iniziano il compianto dei propri morti reclamando la punizione dei favoriti di Erode e la deposizione del sommo sacerdote Jhozar, desiderosi di creare pontefice un uomo più puro e pio, cosa arbitraria, non possibile per Legge!. Il re, non ancora re legittimato da Roma, ha fretta di partire per ottenere l’agognato regno, e, forse, mal consigliato, invia un comandante militare con pochi uomini per far desistere il popolo che, numeroso, è nel tempio, costituito da fedeli non solo aramaici del regno giudaico, ma anche forestieri ellenistici e parthici, giudei anche loro, venuti per la festa di Pasqua per fare sacrifici e riti! Per la folla di fedeli l’arrivo del comandante militare, che pur è sollecito a trasmettere l’ordine Archelao a desistere da ogni rivolta, è una provocazione e suona come invito alla neoteropoiia.
Professore, devo capire che la folla non solo non recepisce il messaggio del re, ma comprende che il figlio come il padre reprime la volontà popolare e che, essendo menzognero, promette ma non può mantenere! la reazione popolare è, infatti, la lapidazione dei militari, i quali subito vendicano i compagni, quando Archelao, temendo di non poter tenere a freno il popolo, senza spargimento di sangue, fa intervenire thn de stratian …olhn/l’esercito al completo.
Lei mi vuole dire, che Archelao, che sta arrivando al porto, nonostante le promesse, inviando l’esercito è conforme alla logica romana di repressione ed ha un atteggiamento simile a quello attuato poco tempo prima da Erode su Mattia di Margalotho e su Giuda Safireo? A parole dice una cosa, a fatti ne fa un’altra!.
Marco, Flavio su questo episodio fa discutere a Roma a lungo i fautori di Archelao e i loro oppositori, ed è quindi un conoscitore dei fatti, avendo fatto accurate ricerche: lui sadduceo per nascita e per scelta fariseo, pur con le contraddizioni di un ellenizzato e romanizzato, ha orrore nel descrivere da una parte la fanteria che opera all’interno della città a ranghi serrati e la cavalleria che rastrella e massacra nella piana del Cedron, disperdendo i fedeli verso il Monte degli Ulivi e dall’altra i vari gruppi di uomini che attendono alle cerimonie sacrificali, su cui piombano i militari! 3000 sono i morti! Archelao si presenterà all’imperatore con questa carta vincente, stile Erode!
Quindi, professore, devo comprendere che Flavio vede la figura di Archelao in Guerra giudaica come suo padre, come un erodiano che, nonostante la necessità di un viaggio a Roma, segue i mandata imperiali anche in Gerusalemme e la politica romana di repressione, anche nel momento del censimento nelle sue due fasi di apographe e di apotimhsis, che sono un preludio alla cosiddetta pacificazione della regione per i romani?
Marco, a mio parere, circa la vicenda, dobbiamo, perciò, esaminare in Flavio i telh /i fini dei due scriptoria, uno tipico del periodo di circa quattro anni tra la distruzione del tempio e la successiva presa di Masada con la pacificazione di tutta la zona ad opera del legatus Lucio Flavio Silva, un altro del periodo di Domiziano assolutistico, nuovo Caligola, che è dominus et deus. Devi considerare nel primo il compito di uno scrittore, pubblico, ufficiale storico di corte, che scrive un‘upourgia per la domus regnante e quindi inneggia e omaggia come soterica la famiglia dei Flavi, cui appartiene, in senso romano ellenistico universale; nel secondo, invece, devi vedere un altro Flavio, privato, con i suoi scribi personali, che ha una propria visione privata, non essendo più uomo di corte, ma ebreo vicino al suo popolo, per il quale mostra la toledoth, le sue Antichità e ne fa l’apologia in mezzo agli altri popoli che fanno parte del kosmos imperiale al fine di evidenziare la sua contestata reale integrazione con un falso messaggio, presente anche in Bios, in quanto sottende una impossibile conciliazione tra il sistema romano ellenistico innovatore e l‘animus aramaico conservatore di cultura mesopotamica, ora dominante anche tra gli ebrei ellenisti, rovinati finanziariamente ed economicamente dall’impostazione quiritaria flavia italico- occidentale. Flavio, nonostante la dimostrazione giuridica con decreti imperiali – a cominciare da Giulio Cesare- incisi nelle tavole di bronzo in Campidoglio e scritti su tavola di bronzo per i Giudei di Alessandria-(cfr.J.Juster, Les Juifs dans l’empire romain,Paris 1914 e il corpus Papyrorum romanorum di V.A. Tscherikover-A.Fuks, Harvard U,P., 1957-1964 ) alle altre nazioni, al fine di far riconoscere che i re dell’Asia e dell’Europa hanno avuto stima di noi ed hanno ammirato il nostro valore e la nostra lealtà, comprovata anche dall’ alleanza stretta con I romani e con i loro imperatori (Ant,Giud.,XIV,186), non risulta convincente dato il reciproco sospetto tra le due parti antagoniste alla fine del I secolo d.C!.
Professore, quindi, se non comprendo il diverso telos delle due opere neanche posso comprendere il rilievo della figura di Archelao un erodiano filoromano controverso, come quella dello stesso nipote e cognato Erode Agrippa, uscita fuori dallo scriptorium di uno storico ufficiale e tanto meno posso intendere la distinzione con quello di un privato civis che scrive, come Luca, il quale , anche lui, fa ricerca accurata per il bios di Christos come memoria generazionale, come parte di antichità giudaica.
Lei, quindi, vede il secondo Flavio col secondo scrittorio molto vicino al medico Luca e al suo serio fare storia vera?
Marco ho dimostrato in tante altri miei lavori che Luca è discepolo – non so come!- dell’autore di Antichità giudaiche e non è il caso di insistere cfr. Upourgia e Vangelo di Marco www.angelofilipponi.com
Professore, lei lì parlava del Vangelo di Marco?
Vero, ma sottendevo anche quello di Luca cfr. Qual è il sondergut di Luca, e quale quello di Matteo? ibidem ! Per meglio chiarirti il problema ti aggiungo, in conclusione a questo argomento, che lo scriptorium del 74 è legato alla corte flavia, che, intenta a debellare il male giudaico aramaico, sta concludendo la sistemazione di quell’area in relazione alla Nabatea e alla Siria, mentre quello del 94, sottende che sono iniziate nuove staseis giudaiche, che ora coinvolgono il giudaismo ellenistico del Mediterraneo orientale, specie alessandrino, che si congiunge con le forze rivoluzionarie, rimaste in patria, che piangono ancora sul Tempio distrutto, riorganizzate clandestinamente in senso militare nei consueti luoghi montani e desertici con nuovo goetes e con lhisteria/ Bande armate zelotiche, coperte protette e dai parthi e dai nabatei.
Mi sembra di aver finalmente capito e penso di avere chiara la sostanziale figura unitaria di Archelao, la cui strutturazione è da vedere come personaggio, nonostante la sperimentazione decennale provvisoria augustea, inadeguato agli scopoi romani e perciò soggetto da ridurre allo stato privato di civis e da esiliare, in Occidente. Aggiungo che posso dire di aver più chiaro il ricordo che ha Gesù, nel vangelo lucano, di Archelao, un re che deve fare un lungo viaggio e che lascia i suoi tesori agli amministratori con l’ordine di gestirli in sua assenza e che tornato, chiede il rendiconto, sulla base dei risultati e del profitto!.
Bene. Marco, sono contento!. Perciò voglio chiudere questo discorso iniziale su Archelao e farti notare che In antichità giudaiche XVI,174-78 Flavio mostra il suo telos specifico per questa opera che è apologetica in quanto cerca consenso tra i popoli che fanno parte dell’imperium romano e che si sono perfettamente integrati e sono regolati dalle stesse leggi, avendo una comunione di valori e una comune Giustizia/Dike, che regna e rende tutti, compresi gli ebrei che la osservano, come gli altri, benevoli ed amici tra loro. Il sacerdote giudaico, spiegando to allotrion /la discordante diversità en th diaphorài/ nella differenza toon epitedeumatoon /delle usanze, esorta tutti ad aver un comportamento conveniente alla magnanimità e disponibilità alla kalokagathia. Flavio sembra anticipare, come propheths i tempi iniziali dell’epoca traianea quando comincia una guerra ideologica contro i Giudei, ritenuti proprio non disponibili alla kalokagathia e lui, uomo ancorato al periodo Flavio – in cui ancora sono presenti gli effetti della legislazione giulio/claudia che aveva protetto il commercio e la funzione giudaica nell’imperium- e che perciò ora ricorda leggi e magistrati come difesa dall’ atto anche giuridico, come volontà di mostrare oltre la propria integrazione di differente ma di comune cittadino romano anche quella del suo popolo, anche se odiato ed emarginato, per il suo elitarismo clericale, come incapace di accettare l’ ideologia del principato, sintesi di quiritarismo ed ellenismo.
Flavio, dunque, nel momento domizianeo, sente l’urgenza di difendere il giudaismo internazionale ellenistico mostrando leggi e i decreti del periodo repubblicano in XIV,19 e in XVI,6 , le leggi di Augusto e di Agrippa, poi riconfermate da Tiberio, nonostante al cacciata dei giudei del 17 d.c. e la persecuzione di Seiano.
Secondo me, professore è giusta la sua indagine e quindi nel primo bisogna rilevare Archelao nel quadro di una politica romana, ormai tesa a cambiare strategia operativa e dare un’autonomia dopo l’annessione della Iudaea alla Siria, come tipico esempio di transizione per l’attuazione del censimento e della pacificazione dopo la stasis successiva alla morte di Erode e a quella dell’esautorazione di Archelao, mentre nel secondo il regno di Archelao è un tipico momento di lotte e di provocazione romana che anticipa la politica di estirpazione da parte giulio-claudia del cancro giudaico con l’invio di Flavio Vespasiano col mandato militare di effettuarlo.
Marco, mi piace e la tua ricostruzione e il tuo acume storico, ma ora il nostro discorso- che verte sulla presenza degli erodiani a Roma e sul loro peso nella comunità romana – deve essere portato avanti. Torniamo, perciò, dopo questa lunga digressione, al giovane Archelao che si sta formando a Roma coi suoi fratelli.
Per mia personale utilità, professore, desidero sapere quanti figli di Erode sono a Roma all’epoca, e quanti e quali famigliari hanno un maggior peso e in special modo quanti potrebbero far parte del gruppo di 8’000 giudei romani che, insieme ai cinquanta ambasciatori, autorizzati da Varo, nel corso stesso della neoteropoiia chiedono all’imperatore l’autonomia per la Giudea?
Marco, mi fai una domanda complessa, a cui mi è difficile rispondere anche se con esattezza posso solo dire che di una popolazione giudaica romana di 50.000 elementi, la maggior parte è un’ élite sacerdotale dissidente dal pensiero di Erode e dai sadducei filoromani, connessa con elementi principeschi asmonei, esiliati da tempo, costretti a vivere accanto ai numerosi figli di Erode, avuti di varie mogli, che studiano presso famiglie nobiliari romane, come quella di Asinio Pollione o di Valerio Messalla, che hanno un tenore di vita alto coi sesterzii paterni, amministrati da dioichetai e da trapezitai romano-giudaici.
Si tratta, dunque, di un’apoikia /colonia giudaica romana, costituitasi inizialmente con pochi elementi nel II secolo a.C., dopo le prime apparizioni folcloristiche di ambasciatori ebraici con vesti sacerdotali che riescono ad avere un foedus con Roma nella lotta contro Antioco IV Epiphanhs, e poi divenuta consistente per l ‘esilio di sacerdoti che, come Onia IV, hanno la possibilità di rifugiarsi o a d Alessandria o a Roma sotto la protezione lagide o sotto quella romana, infine diventata numerosa per l’arrivo di giudei alessandrini e antiocheni, oltre ad un gruppo gerosolomitano, trasmigrato nel periodo delle lotte tra Hircano ed Aristobulo, prima e dopo l’intervento di Pompeo e la presa della città santa?.
E’ andata proprio così, Marco. La colonizzazione è quella di cui ho parlato in Giudaismo romano I ( e.book Narcissus 2012), anche se bisogna dire che la colonia si raddoppia solo nel periodo tra le due guerre civili quella a seguito deI I triumvirato e quella dopo il secondo triumvirato, quando gli eserciti romani spadroneggiano nella terra santa giudaica con i legati o cesariani o pompeiani in lotta fra loro che, bisognosi di viveri e denarii, depauperano il territorio occupato ed ancora di più dopo la morte di Pompeo, il trionfo di Cesare e sua uccisione, con la conseguente guerra tra i cesaricidi e Antonio ed Ottaviano: i trapeziti ebraici si sentono più sicuri a Roma che in Giudea da dove possono finanziare chi chiede il loro denaro senza correre i pericoli della rappresaglia militare, potendo apprezzare lo ius romano, senatorio, direttamente, che funziona molto diversamente in Oriente, dove è applicato con la forza da pubblicani e da cives e da legati affiancati dall’esercito!
Dalla colonia romana ebraica, allora, professore, potrebbe venire la richiesta di autonomia giudaica da parte di ebrei che apprezzano la giustizia romana in un clima pacifico, ordinato, prima dal senato ed ora da Augusto, che impone le regole, secondo equità fiscale, nelle province imperiali?.e specie nel caotico anno della successione di Archelao?
E’ possibile, Marco! il giudeo, essendo un banchiere methorios, conosce bene il diverso funzionamento provinciale tra quello rapace delle province senatorie e quello più equo delle province imperiali e sa che i governatori delle prime inviano tributi e tasse all’erario e delle seconde al fisco!. Non ho, comunque, fonti per poter rispondere esattamente a questa ultima domanda anche se penso che, secondo logica, H autonomia patria ancora è prematura non essendo del tutto pacificata la regione, a causa dell’ apographh incompiuta ( cfr. La nascita di Gesù In Jehoshua o Iesous? op cit). Invece per quanto riguarda Archelao ritengo che la mia risposta possa essere la seguente. La causa, intentatagli dai parenti circa il suo diritto al governo del Regno paterno avviene perché Erode, prima di morire quando era sano di mente ed aveva imprigionato suo figlio Antipatro, reo di avvelenamento, che aveva governato come supplente, aveva cancellato il precedente testamento stilato a favore di Erode Filippo, figlio di Mariamne di Boetho, inizialmente per darlo al figlio di Doris. In seguito, essendo quest’ultimo in carcere, aveva fatto un nuovo testamento a favore di Erode Antipa il figlio minore di Maltace, per le chiacchiere fatte da Archelao a Roma riferite al re, ingrandite dai cortigiani. Dopo la morte di Antipatro, nei quattro giorni successivi, essendo lo stato mentale di Erode compromesso e dal dolore fisico, dalla demenza senile e dai rimorsi per l’ultimo tragico atto compiuto contro il figlio primogenito, scrisse dei codicilli con cui designò Archelao come successore.
Certamente professore, il testamento è facilmente impugnabile già per i due termini usati a Roma, davanti al tribunale di Augusto dove le due parti avverse si fronteggiano con due avvocati di valore: per Erode Antipa c’è Antipatro di Salome (che, data la sua figura di intrigante fa da ago della bilancia tra i due fratelli facendo pendere la giustizia inizialmente a favore di Erode Antipa), per Archelao Nicola di Damasco, che vince la causa.
A Roma, comunque, il potere di Salome è grande da tempo: la donna avendo seguito suo fratello Erode nei suoi viaggi romani aveva conosciuto di persona Giulia Livilla la moglie di Ottaviano e sua sorella Ottavia, oltre alla nuora Antonia Minor. Inoltre si crede che, scaltra faccendiera com’era, aveva mantenuto le sue amicizie coltivandole, nella lotta contro le nemiche asmonee, Alessandra e Mariamne, legate a Cleopatra, inviando lettere e doni profumi e balsami, vesti damascene. E’probabile che suo figlio maschio, come quelli di Erode abbia fatto gli studi per una normale educazione e formazione romano-ellenistica, chiara nel suo discorso contro Archelao. Suo figlio maggiore Antipatro IV,- sposato con Cipro II, figlia di Mariamne Asmonea,- dovrebbe vivere a Roma da qualche anno raggiunto dalla sorella Berenice, che, rimasta vedova di Aristobulo IV con i suoi cinque figli, dopo una sosta ad Antedone di breve tempo, si mette sotto la protezione di Augusto, mentre la madre Salome, dopo la morte di Giuseppe, prima, e di Costubar, poi, si risposa con Alexas, dopo il chiacchierato rapporto con il principe nabateo Silleo.
Professore, la situazione a corte, presso l’imperatore, al momento dell’ arrivo di Berenice è, a dir poco, funerea? Certo, Marco, i lutti si sono succeduti a breve distanza, 23 a.C. Marcello, nel 12 Marco Agrippa, nel 11 Ottavia nel 9 Druso maior. Le vedove, Giulia ed Antonia hanno bisogno di consolationes e accolgono con solidarietà femminilE la sfortunata Berenice.
Il matrimonio di Berenice con Teudione, fratello di Doris, prima moglie di Erode, e quello di Giulia con Tiberio, devono essere dello stesso periodo, ma in luoghi diversi, forse l’uno avvenuto ad Antedone per volontà del re e l’altro a Roma, voluto da Augusto che pensa a proteggere Gaio Cesare e Lucio Cesare, figli di Agrippa, ora membri della famiglia Giulia, destinati alla successione.
La venuta a Roma di Berenice coi figli forse lo stesso 7 a.C. ,anno della morte del marito Aristobulo e di suo fratello Alessandro, è patrocinata certamente da Livia, da Giulia Maior e da Antonia Minor, sollecitate da lettere di Salome, che è legata alle romane.
Professore, lei parla di un’amicizia di Salome anche con Ottavia, la sorella di Ottaviano, il cui figlio Claudio Marcello fu marito di Giulia Maior figlia di Ottaviano, che morì giovane, per cui Virgilio scrisse versi nell’Eneide?
Certo. Marco! Virgilio scrive di Claudio Marcello, nato a Roma nel 42 , morto a Baia nel 23, quando aveva iniziato la sua carriera politica come edile ed aveva fatto relegare in Oriente Marco Agrippa, seppure con comando straordinario perché insofferente a stare in ombra ai comandi di un giovane diciannovenne. Si. E’ quel Marcello, di cui Virgilio celebra nel VI libro vv. 883-884 il suo tragico destino, anticipato profeticamente da Anchise a suo figlio Enea, che lo vede tra i suoi discendenti: Heu miserande puer, si qua fata aspera rumpas/ tu Marcellus eris, Manibus date lilia plenis/purpureos spargam flores animamque nepotis / his saltem accumullem donis et fungar inani/ munere.-ahi! miserevole fanciullo, se mai tu potessi spezzare gli acerbi fati, tu sarai Marcello., datemi gigli a piene mani che gli abbaglianti fiori io sparga e all’anima del mio nipote così almeno accumuli doni e compia un vano dovere.
E’vero, professore, che Ottavia fece doni grandiosi per quei pochi versi?
A quei tempi i poeti di corte e i letterati hanno doni regali, ville grandi come province, masserie di migliaia di ettari!.Allora, Marco, i poeti aulici, come il parthenias Virgilio, sono ricoperti d’oro come fa la tv con attori, sceneggiatori, conduttori, veline, come faceva Berlusconi con le escorts e Ruby! .Non devi meravigliarti se Ottavia, presa da commozione tanto da svenire e da avere difficoltà a riaversi, diede 20.000 sesterzii per quattro esametri completi e un dattilo iniziale di stikos, recitati, però, al momento opportuno davanti al principe e a sua sorella in lutto (cfr.Donato, Vita,32)!. Era davvero una grande somma?
Potrebbe essere eccessiva per un vecchio professore che non ha guadagnato una lira dal suo lavoro di ricerca e che fa i conti per campare con la pensione!. Comunque, giudica tu! io sono abile in matematica come un mastro muratore.
Con mezzo sesterzio – due assi- si comprava 1 kg, di pane (3 Euro circa); con un sesterzio -4 assi- un popolare si scopava una prostituta al lupanare ! Puoi capire, quindi, che, se con 1 sesterzio si possono comprare 2 kg di pane (6 euro attuali), la cifra, presa da Virgilio, cioè 120.000 euro, è notevole. Se pensi che si tratta solo di 28 lemmi significativi , comprendi che il poeta ebbe per ogni termine 715 sesterzii, quasi la paga annuale di un legionario e mezzo (500 sesterzii), e complessivamente la paga annuale di 42 legionari (o la paga annuale per 28 anni per un legionario e mezzo)!.
Andiamo avanti, professore!, Lei parla anche di Antonia minor, la nonna di Caligola?
Si. Parlo di Antonia Minor, che è donna di costumi quiritari, una nuova Cornelia, che rifiuta un secondo matrimonio, una vera antica domina, solidale con Berenice, che fa da nutrice anche a Claudio, dandogli il suo stesso latte!Dunque, Marco, i giudei a Roma erano molti e vivevano come tutti quelli delle colonie con lo sguardo fisso agli avvenimenti della loro patria, rivolgendosi nella triplice preghiera giornaliera, verso il tempio di Gerusalemme e si relazionavano con gli altri pagani mediante una speciale forma di separazione ameicsia (Cfr. Ameicsia www.angelofilipponi.com) che permetteva loro di non confondersi e mescolarsi. Gli erodiani, a Roma, erano, quindi, uomini rispettati perché la casa regnante era loro amica. Alcuni erano educati coi figli delle famiglie più nobili ed erano romanizzati ed ellenizzati ed avevano contatti minori con le sinagoghe e parlavano, comunque, Aramaico, Greco, Latino e recitavano le preghiere rituali in ebraico mishnico, mangiavano Kasher, santificavano come gli altri il sabato e le feste comandate e si separavano dagli altri all’occorrenza partecipando alla vita cittadina, quando possibile, con le restrizioni tipiche ebraiche, coscienti di essere figli di Dio, come progenie divina, e di portarne nel proprio corpo il segno stesso perché la circoncisione valeva come sigillo divino. Ancora di più doveva essere impegnativo in senso ebraico, la presenza di scribi, dottori della torah, al fianco, dei figli maschi di Berenice, che erano sotto la tutela di Antonia, dopo la morte della madre, protetti e dalla domus Antonia e da quella Giulia al pari dei figli di Antonio, prima, educati da Ottavia – che si era preso cura anche degli altri figli della casata e perfino dei figli dei re socii ed alleati del popolo romano- ed ora dalla figlia. Di un particolare privilegio godeva Berenice per la stretta amicizia con Antonia: i loro figli maschi vivevano e crescevano insieme, specie Claudio ed Agrippa e le femmine avevano una comune educazione secondo la tradizione romana e quella ebraica congiunta, dopo la riforma dei costumi fatta dall’imperatore, augure e sommo pontefice. La figura femminile di Cornelia, di Giulia moglie di Pompeo, e di Ottavia, di Livia e di Antonia quella di donne ebraiche celebrate dalla tradizione, erano esempio di una nuova femminilità romana più austera, dopo gli eccessi e le scostumatezze di Precia, di Clodia e di Fulvia, in epoca repubblicana.
Professore, nel 4 a.C. sono tutti bambini nepioi, i romani Germanico, Claudio, Druso minore, figlio di Tiberio e di Vipsania Agrippina, che seguono i maestri, ellenistici, ed apprendono la loro storia, e quelli giudaici, Erode di Calcide ed Erode Agrippa, hanno come ebrei, erodiani, una doppia educazione come quella alessandrina ed una doppia patria quella romana e quella gerosolomitana?
Certo. In particolare modo quelli che da tempo vivono a Roma come Erode Filippo figlio di Mariamne di Boeto sommo sacerdote, divenuto marito di Erodiade, da cui nascerà intorno al 10 d.C Salome, la danzatrice che farà mozzare la testa di Giovanni Battista, o come i figli di Maltace gerosolomitana, i cui figli Archelao ed Erode Agrippa, erano stati educati a Roma ed erano tornati in patria un anno prima della morte di Erode, al momento dell’arresto di Antipatro, dopo il verdetto imperiale ( cfr. Ant. Giudaiche, XVII,52-148 e Guerra giudaica I,32-33): sotto il regno di Archelao, avviene il matrimonio di Erode Antipa con Dasha nabatea, figlia di Areta IV e quello fastoso del sovrano di Iudaea con l’altra figlia di Berenice Mariamne, come una pacificazione tra due stati socii , il primo, in quanto garanzia di pacifici rapporti tra il tetrarca di Galilea e Perea e il re Nabateo , con estensione a tutto l’ex regno erodiano e il secondo come rinnovato vincolo familiare interno.
Professore, tutti questi giovani viventi accanto a tanti giudei dissidenti hanno loro idee, di autonomia nazionale, come quelle di Archelao ed Erode Antipa accusati da lettere di amici di Erode, istigati da Antipatro, a scrivere che i figli di Maltace sparlano di lui ritenendolo assassino dei due fratellastri Alessandro e Aristobulo e che si commiserano compiangendosi perché il loro richiamo in patria equivale ad una condanna a morte!
Tutti, Marco, hanno una loro politica in reazione alla educazione ricevuta e perciò considerano bestiale il governo del padre ( Ant. giud, XVII,309 ) che ha abbellito ed arricchito con la sua munificenza le nazioni straniere e che ha reso povera la Iudaea, e che ha favorito una burocrazia corrotta, placabile solo con le mance ed ha fomentato con le innovazioni arbitrarie da philhllhn, non conformi alle leggi, la costituzione di bande armate di ladroni/ lhisteiria rendendo il paese invivibile.
Dunque, professore, i figli educati a Roma ritornano a corte con idee eversive di neoteroopoiia, antierodiane, in senso di autonomia patria, che coincide, da una parte, con la volontà aramaica, di cambiamento con la possibilità di tornare sotto la stirpe asmonea, secondo la predicazione farisaica ed essenica, che propendeva, dall’altra, ad avvicinarsi e a fondersi coi confratelli di Parthia, parenti per lingua e per religione. Inoltre, quali sono le ultime volontà di Erode? quelle del testamento in cui è eletto re Erode Antipa e quelle dei codicilli ultimi dettati dopo la morte di Antipatro, da una mente malata in un corpo disfatto?
A me sembra, Marco, che l’atto di scrittura testamentaria/ diathhkh (Ant,Giud., XVII. 224) sia di un momento migliore di salute del re, mentre quello dei codicilli d’epidiathhkh /nuova disposizione di un testamento già fatto (ibidem, 226) è proprio di un uomo delirante e rantolante, incapace di connettere!.
Comunque, il suo avvocato Nicola di Damasco, pur nel dissenso generale, è abile sia nel primo processo che nel secondo a dimostrare, da una parte, la lucidità di Erode fino alla fine della vita e, da un’altra, a rilevare la non colpevolezza di Archelao, pur esaminato nel suo preoccupato comportamento iniziale di fronte ai sediziosi, colpevoli di aver ucciso uomini che facevano il loro servizio e cacciato il tribuno intervenuto per pacificarli. Lo stesso incidente della morte di 3000 fedeli in Gerusalemme è accaduto per la violenza degli oppositori che lottano, animati da neoteroopoiia, essendo rivoluzionari che combattono anche contro l’esercito schierato, costretto a difendersi dagli attacchi di forsennati: la morte dei fedeli è dovuta al loro stesso intransigente zelo rivoluzionario!
Professore, il verdetto di Ottaviano nel 4 a.C., conforme a quanto deliberato da Erode, è in linea con quanto decretato nel 6. a.C., dopo che Antipatro aveva vinto al causa con Silleo?
Augusto in quella occasione riabilita Erode come amico, per qualche tempo ignorato e tenuto a distanza, avendo scoperto la falsità di Silleo e quella di Areta IV, non ancora nominato re, avendo capito che gli arabi avevano creato appositamente l’incidente di Repta per accusare di abuso di potere il re giudaico, che, non come sovrano belligerante, aveva attaccato un regno anch’esso consociato coi romani, senza averne l’autorizzazione, ma come riscossore di un debito, dovuto e a lui e ai romani, con un contingente di guardie del corpo e di soldati stazionanti al confine, era entrato entro i confini altrui: gli avvocati avevano dimostrato che non era un casus belli, ma solo riscossione di denaro dovuto, confermato poi dalla confessione di Silleo che ritira anche le accuse dei morti (25 e non 250 come diceva la propaganda araba!).
Il caso di Repta si risolse, quindi, in un nuovo e più fraterno abbraccio di Augusto con il re giudaico non ancora malato, che aveva però, diseredato il figlio di Mariamne di Boetho ed aveva nominato successore Antipatro che, allora reggeva il regno come vicario.
Infatti tutti i giovani erodiani ed asmonei che erano a Roma nel 6 a.C.avevano fatto omaggio al reggente andando a riverirlo nel tempo di attesa, necessario per aver un incontro con l’imperatore! .
Dunque, professore, nel 4 a.C. il testamento migliore non era quello dei codicilli, ma, comunque, Ottaviano elegge etnarca Archelao -che, prima di essere riconosciuto re dai romani incappò in una rivoluzione religiosa appositamente fatta sorgere dai seguaci di due dottori della morti con i loro 40 discepoli per aver distrutto l’aquila posta da Erode davanti al Tempio- perché riconosce che nel periodo di sua assenza si verifica la neoteroopoiia poi sedata a fatica da Varo a causa dell‘apographh di Sabino.
Archelao, non sembra uomo fortunato/eutuchhs, come il padre, ma, comunque, riesce a regnare?
Certo, Marco, ma il suo regno è di solo 10 anni, e non è mai una basileia vera perché, secondo Flavio, rimane sotto inquisizione di Ottaviano che già sta, col suo gruppo di esperti orientali e giudaici, tra i quali Saturnino e Quirinio, elaborando il piano di annessione della Iudaea alla Siria. Inoltre il giovane etnarca non è accolto bene al suo ritorno col titolo riconosciuto dai sudditi, che gli imputano colpe anche non sue: Farisei ed esseni soffiano sul fuoco quando ancora ci sono focolai di insorti lungo il Giordano. Archelao, poi, sembra avere un problema con gli esseni, anche se Flavio non ne parla esplicitamente. Il re, infatti, tornato in patria i primi giorni dell’ autunno con poteri limitati, in quanto Augusto ha imposto moderazione ed equità non solo nella repressione di Atrongeo, che ha la sua maggiore azione offensiva lungo il Giordano, ma anche con i sudditi e con gli oppositori religiosi interni, come i farisei e gli esseni.
Non gli è facile regnare, Professore?
In Iudaea secondo Flavio non c’è potere che conta perché le tante contraddizioni religiose, sociali e politiche, sommate insieme impediscono una normalità amministrativa in Gerusalemme, metropoli sacra per ogni ebreo anche parthico ed ellenistico, considerata la santità del Tempio e la ricchezza del suo tesoro/ gazophulakion.!
Comunque, vinto Atrongeo, un pastore notevole per statura e per forza di braccia, che si era incoronato re ed aveva formato un suo consiglio senatorio, dapprima grazie agli aiuti dei sebasteni di Grato e di Tolomeo di Iacimo, poi, con le sue stesse truppe, Archelao gli promette salva la vita, dopo aver giurato garanzia sulla sua fede in Dio e avutone la resa, ottiene la pacificazione di tutta la zona cisgiordanica e transgiordanica (Ant. Giud.XVII,284), nonostante l’opposizione religiosa degli esseni.
Questi erano stati autorizzati a ricostruire – non si sa esattamente l’anno – e a rifondare il loro monasterion utilizzando le parti meno compromesse dal terremoto del 31 a.C, compreso lo scriptorium, e lo avevano ripopolato con circa 4000 uomini. Essi, però, non erano contenti della diminuizione delle acque, necessarie per i loro riti purificatori e per l’irrigazione dei campi, avendo un sistema solo agricolo, non commerciale, di sopravvivenza.
Perché Archelao non concede acqua a sufficienza ad uomini santi, agricoltori?
Non ne so il motivo, anzi ti aggiungo che non so neanche se la cosa è così!. So solo che vuole tentare di fare una masseria agricola a scopo commerciale come quella di altri cives romani attivi nella zona del Giordano. Sembra che la voglia fare non lontano dalla sorgente oggi detta di Eyr Pug, poco a nord della zona essenica dell’odierno Qumran e che intenda irrigare la Piana del Neara dopo aver ricostruito il palazzo asmoneo di Gerico, dopo la fondazione di una città, chiamata Archelaide, oggi Kirbet Auga el Tahtani.
Mentre sorge Archelaide ed è avviata la coltivazione di palme, secondo i voleri di Archelao, sembra(?) che l’etnarca decreti di accogliere la richiesta di ritorno nelle sedi orìginarie fatta dagli esseni, domiciliati nelle città vicine e in Gerusalemme, dove hanno rotto il giuramento di essere celibi e dove vivono come sposati. Nel corso del trasferimento e durante il periodo di riconversione e di ristrutturazione e delle mura degli edifici e della regola primitiva sembra cominciare l’attrito con l’etnarca, che poi si acuisce per la faccenda della scarsità di acqua fornita.
Professore, io conosco la sua etimologia di rivale– da rivus– da lei fatta nel corso del liceo, quando parlava di ruscello deviato da contadini a monte, minacciati ed odiati da quelli più in basso, per portare l ‘acqua incanalata verso i loro campi e faceva l’esempio di agricoltori sotto la montagna la Montagna dei Fiori, che dovevano fronteggiare la reazione di chi aveva terra sottostante. Gli esseni essendo più in basso, non avendo acqua o avendola razionata avrebbero potuto reagire al sovrano anche a ragione dell’acqua quando già lo odiavano perché erodiano e menzognero, essendo nostalgici del regno asmoneo e/ o desiderosi di autonomia (cfr. Ant Giud., .XVIII,32. dove Archelaide è ricordata per l’eccellenza dei datteri in epoca in cui governa la Iudaea Marco Ambivolo -9/12 d.C-). Eppure, nonostante il dissidio, Archelao chiama un esseno a spiegare il sogno delle nove/ dieci spighe.?
Marco, a dire il vero Archelao secondo Antichità Giudaiche interpella altri, prima di lui, e poi, non avendo una risposta significativa univoca date le tante interpretazioni, fa venire Simone esseno, mentre in Guerra giudaica sono chiamati indovini ed alcuni Caldei per l’interpretazione, ma siccome danno differenti letture, il re ha la spiegazione esatta da Simone, esseno di stirpe. Ti aggiungo che, secondo me, Archelao non può chiamare gli esseni perché sono suoi nemici, anche se ha loro concesso il ritorno nelle sedi originarie avendo già contestato il suo matrimonio con Glafira. Se, infatti, Archelao fosse stato in buoni rapporti con gli esseni ovviamente li avrebbe consultati per primi perché essi come profeti e interpreti dei sogni leggono in Dio ogni cosa, che accade sulla terra vedendone l’oikonomia, il piano eterno e sui privati, sui re, sull’ecumene.
Infatti anche Flavio, sacerdote e storico, rivendica per se stesso la stessa funzione essenica di leggere, oltre i fatti terreni e le vicende umane (Cfr. Vespasiano e il Regno in www.angelofilipponi.com ) anche altro, secondo l‘oikonomia tou teou. Il sacerdote ebraico avendo una visione provvidenziale del mondo e dell’uomo (tou theou promhtheiai ta anthroopeia perieilophotos di un Dio che con la provvidenza abbraccia cingendo le cose umane) dà l’anathhma a chi pecca secondo legge (Genesi,38,8; Deuteronomio, 25.5-10): la sua storia in Antichità giudaica è lettura sacerdotale della pronoia di Dio padre su Israel eterno!
Per lei, professore, quindi, Archelao, avendo avuto la scomunica per il matrimonio con Glafira deve forzare un esseno a rivelargli il significato del sogno dell 9/10 spighe mangiate dai buoi?
Per un esseno che applica le regole sul levirato il matrimonio tra Archelao e Galfira non è possibile per tre motivi: I. non è valido il ripudio di Mariamne, per la motivazione della sola infecondità in quanto donna onesta ed ancora giovinetta; II. Glafira non può per la terza volta risposarsi, se vedova, dopo il secondo matrimonio per di più contratto con un pagano anche se re di Mauritania, III. è stata moglie di un fratello da cui ha avuto due figli. Si ricordi che in caso di effettuazione di un matrimonio contro legge segue l’anathema con la maledizione che significa che ogni contribulo, zelante, deve o tenersi alla larga o uccidere l’inadempiente alle prescrizioni della torah. Infatti sembra che Flavio nelle due opere mostri che il marito defunto si arroghi il diritto di far morire la moglie, Glafira: secondo il racconto di Antichità Giudaiche (XVII,353) la donna sogna Alessandro che gli compare dicendo: tu confermi il detto che non bisogna prestare fede alle donne..e siccome vergine fosti a me promessa e a me sposata, e quando ci nacquero i figli dimenticasti il mio amore per il desiderio di sposarti di nuovo,e non soddisfatta di questo oltraggio hai avuto la temerità di prendere ancora un terzo sposo e in maniera indecente e vergognosa, tu, membro della mia famiglia col matrimonio sei entrata nella famiglia di Archelao, tuo cognato e mio fratello, io non dimenticherò mai il mio affetto per te, ma ti libererò da ogni disonore facendoti mia come tu eri.
E pochi giorni dopo Glafira muore: Alessandro morto la fa sua!?.
L’apparizione di Alessandro che rimprovera e castiga la donna è paradigma di un’altra verità, tipica della mentalità giudaica sacerdotale che considera sacra l’unione matrimoniale come simbolo d’ una congiunzione universale. Lo stesso Archelao diventa esemplare in una storia dominata da Dio e dalla sua oikonomia , paterna e giusta nei confronti del singolo (Erode, Erode Archelao, Erode Agrippa) e del popolo ebraico, figlio prediletto.
Professore, dunque, in Guerra Giudaica II,112. Ant. giudaiche XVII;345-348 si parla di Simone che spiega il significato del sogno delle nove/ dieci spighe -il numero è i relazione all’inizio del computo degli anni reali di Regno- pronosticando un mutamento di situazione per Archelao non certamente favorevole?
Marco, l’esseno gli dice che il sogno non gli è propizio e gli spiega che i buoi indicano sofferenza essendo animali soggetti a molte fatiche e sono segno di cambiamento di situazione perché lavorano la terra e e la rigirano: le 9/10 spighe mangiate sono in relazione al corso degli anni di raccolta ed indicano il numero di anni del suo regno, ormai finito. Certamente gli esseni sono contenti! Flavio, comunque aggiunge, che la sua storia non è upourgia , scritta per Archealo, ma è storia morale in quanto fornisce paradeigmata/ esempi connessi con l’immortalità dell’anima e con l’oikonomia tou theiou (ibidem 354) e conclude che se a qualcuno simili cose sembrano incredibili rimanga pure nella sua opinioni senza interferire però con chi le evidenzia per virtù.
Una domanda, professore. Glafira non potrebbe essere rimasta pagana?
Per me è improbabile, dato il clima di una corte dominata da sacerdoti sadducei. Comunque, Glafira è rimasta a lungo in Iudaea e potrebbe aver accettato il monoteismo ebraico, pur restando nel cuore goy/gentile. La donna, infatti, ha avuto un’educazione specifica cappadoce (anche suo padre Archelao è figlio di sommi sacerdoti del tempio di Bellona, a Comana, e lui stesso sommo sacerdote officiante!)ed ha un caratterino pepato, a cui non interessano le critiche e le condanne esseniche, dovute all’essere cognata dello sposo che essendo levir /Fratello del marito non può congiungersi con chi ha avuto figli (Alessandro e Tigrane), ancora in casa erodiana. La donna, è condannata specialmente perché il divorzio di Archelao da Mariamne appariva un capriccio di un despota, sedotto, che si considera nomos empsuchos/legge vivente come un re assoluto ellenistico!.
Il sacerdote ebraico avendo una visione provvidenziale del mondo e dell’uomo (tou theou promhtheiai ta anthroopina perieilophotos / di un Dio che con la provvidenza abbraccia cingendo le cose umane), considera legittimo l’anathhma a chi pecca secondo legge (Genesi,38,8; Deuteronomio, 25.5-10). L’apparizione di Alessandro e il rimprovero del marito defunto sono segni della mentalità giudaica sacerdotale di Flavio che considera sacra l’unione matrimoniale come simbolo d’ una congiunzione universale.
Professore, si sa come visse Archelao in Gallia? certamente come un protos/notabile che vive in esilio dalla patria. Siccome gli ebrei da decenni sono attestati in Hispania (Empuriabrava frazione di Castello Empùryes – Catalogna-) e in Gallia( Marsiglia a Lugdnum e in modo particolare nella vallata del Rodano, a Vienne) dobbiamo pensare che Archelao visse l’ultimo dodicennio di vita in comunità ebraica, amato e riverito dai giudei, che in lui vedevano la regalità erodiana, congiunta con quella di Salome, di Filippo e di Erode antipa, ancora regnanti in Patria: non gli mancarono né talenti né amicizie, né proprietà fondiarie, né trapezai!
A distanza di 20 anni dalla morte di Archelao, forse Mariamne potrà vedere il trionfo di suo fratello Erode Agrippa, pur accogliendo fraternamente in terra gallica suo cognato zio Erode Antipa e sua sorella Erodiade!