A Franco Tozzi, uno dei miei rarissimi amici, lettore attento e convinto estimatore della mia opera storica.
Per tutti sapere è un bene prezioso in una società ammaliata dall’immagine televisiva e dalle nozioni elementari del telefonino ! . Per me sapere è un male, che genera acuta sofferenza, profonda delusione , oltre a vergogna, per il fatto che, per tutta la vita, ne sono stato solitario ed accurato ricercatore, noto solo a pochi!
*Davvero, professore, ho ben capito il messaggio di Il mito di Roma e di Augusto in Monarchia di Dante : c’è di tutto per favoleggiare per i christianoi, circa l’epoca tiberiana, oltre che su quella augustea ? !
*La fenice, che ritorna, non è simbolo di Christos?!
No. Marco. Nel 34 d.C., invece, è figura certa dell’avvento al trono di Gaio Germanico Caligola, l’astro nascente, il destinato ad essere neos Sebastos, soothr per il mondo romano, destinato a bruciare il padre/Tiberio sull’altare del Sole/Ottaviano Augusto, allegoria alessandrina, dell’ eternità del Regno nuovo del principe Romano, nella celebrazione dell’ektheosis del 40 d.C., poco dopo la vittoria di Lucio Vitellio sui Parthi e la presunta morte di Christos cfr. Legatio ad Gaium !
Se si legge Censorino, De die natali, XVIII,10 si comprende questo: la fenice, che rinasce ogni cinquecento anni, è segno dell’eternità dell‘imperium romano!. Nella sua opera non ci sono allusioni cristiane ma solo notizie scientifiche, proprie di uno scienziato! Non c’è un cenno del Christos nell’opera di Censorino .
Chi era?
Censorino di Teate /Chieti, è un grammatico, scrittore di un’opera dedicata al suo patronus, di cui si fa l’oroscopo, tal Quinto Cerellio di 49 anni, vivente nell’anno 238 d.C. sotto Gordiano III.
*Vive prima dell’evento del millenario di Roma, da cui inizia il fenomeno cristiano millenaristico di cui lei ha parlato varie volte con noi alunni, in riferimento anche a Gioacchino da Fiore?
Si. Marco. Ti aggiungo che Censorino forse è presente alle celebrazioni dell’imperatore traconita Giulio Filippo (244-249 ) che si fanno nel 248 d.C. per la fondazione di Roma. Secondo la theoria di Taruzio, fermano, accettata da Varrone bisognava celebrare Roma , fondata il 21 aprile del 753 a.C. da Romolo, Il 21 aprile 247 d.C., quando l’Imperatore era impegnato nelle campagne militari. Al suo ritorno, Filippo l’arabo, nello stesso anno, chiudendo le celebrazioni secolari, riprende la tradizione precedente dei grandi Imperatori come Augusto, Antonino Pio e Settimio Severo, e celebra la fine delle guerre col genetliaco dell‘urbs romulea.
*La trattazione sull‘araba fenice, uccello variopinto, riapparso dopo secoli nell’anno 34 d.C., è breve in Censorino?
Si, c’ è solo un cenno, mentre è lungo il discorso sulla metrica – aveva scritto De accentibus!! – sulla musica, sulla medicina, e sull’astronomia,
*E’ uno studioso importante ?
E’ più uno scienziato che un grammatico famoso. All’epoca, i grammatici e i retori sono ben pagati anche dallo stato perché hanno una funzione di propaganda imperiale già dal periodo antonino, quello di Frontone, e, poi, di Filostrato ed ora di Censorino, a seguito della fine dei Severi (193-235). Il grammatico teatino è considerato il nuovo Varrone, un amante del sapere, vero studiosus come il filosofo Cornelio Celso, come il medico Galeno, come l’astronomo Claudio Tolomeo, che procede secondo scientia, in quanto segue Varrone e Taruzio, circa la datazione sulla nascita di Roma- cfr. Lucio Taruzio-.
*E’ anche astrologo ben retribuito da privati se fa oroscopi personali?.
Certo. E’ uomo di successo, che fa calcoli precisi congiunturali per stabilire quello che capiterà al committente, tenendo presente l’influenza del cielo – di cui esamina le varie zone, secondo una precisa divisione astronomica per la definizione dei signa zodiacali, in una distinta periodizzazione e del ciclo vitale antropico e di quello naturale. Precorre di oltre un millennio il nostro Cecco d’Ascoli, anche lui astrologo – sfortunato, però , a causa dell’oroscopo su Giovanna d’Angiò, funesto per lui accusato, tra l’altro di magia cfr. il mito di Roma e di Augusto in Monarchia di Dante– . Cecco paga, in epoca medievale , con la vita ,il suo studio astronomico e la sua ricerca scientifica, avendo tradotto De sphaera del Sacrabosco , confutata, e facendo con Tractatus in sphaeram una sua aggiunta tecnica sull’origine del mondo, rilevando quasi una conflagrazione , tipo big-bang universale, da un primordiale caos acqueo, in opposizione al testo inziale di Genesi. Censorino, invece, è retribuito dal committente ed è celebrato dallo stato.
*Sfortunato l’ascolano e fortunato il teatino!
Marco, è meritatamente fortunato Censorino, che è maestro nelle divisioni del tempo (anno, mese e giorni), distinto in tempus (tempo assoluto) rispetto ad aevum (tempo relativo) con partizioni temporali (secolo naturale e civile, anno naturale solare, grandi anni, anni civili a seconda dei popoli, cicli astronomici, olimpiadi, lustri, anni romani, correzioni, riforma cesariana, ere e loro durata, quadranti solari, distinzione di nox e dies ecc.). Giustamente la sua opera è conosciuta da Lattanzio, da Cassiodoro e da Prisciano, christianoi che la tramandano tanto che è ricordata da Dante e celebrata perfino da Giulio Cesare Scaligero (1484-1558)- che, con suo figlio, esalta il libro come aureolus libellus/libretto d’oro-.
*Professore, in epoca costantiniana, avendo il cristianesimo vinto sul paganesimo, il muthos dell’araba fenice, già simbolo dell’aquila, assume un altro valore, quello dato da Lattanzio – De ave Phoenice – in cui Christos vincitore/nikeths è il theos-deus degli eserciti, nomos empsuchos/legge vivente, soothr /salvatore che torna, come segno di vita eterna per il cristiano- ed origina il mito di Roma e la teoria millenaristica?!
Questa, Marco, è un’altra storia, che inizia con la lettura di Basilio il grande, tradotto e volgarizzato – De invidia e De legendis libris gentilium-e con le interpretazioni teologiche di Gregorio di Nissa e di Gregorio di Nazianzo, di cui ti ho fatto cenni in Il mito di Pietro, di Giacomo, di Francesco e di Roma e di Augusto. La notizia della ricomparsa della ave fenice nel 34 d.C. in epoca tiberiana, invece, è utilizzata per la propaganda del buon governo di Augusto e specie di Tiberio, che è Capri ed ha come consigliere, il capo pretoriano Macrone, genero di Trasillo, mago egizio, e che dirige l’imperium, cercando di regolarizzare il mondo caucasico, barbarico, e di opporlo ad Artabano III e ai parthi, in attesa di una spedizione militare con un dux capace e fedele! Non ci sono notizie certe dagli storici e neanche da Tacito nei due anni, che precedono e che seguono il 34. Perciò, Marco, sorprende quanto si dice in Tertulliano Apologeticum ,V,II su un decreto di divinizzazione del Cristo, che in quell’epoca dovrebbe regnare in Gerusalemme.
*Lei afferma che il malkuth ha shemaim /il regno dei cieli è tra il 18 ottobre 31 e la Pasqua del 36 , tra la morte di Elio Seiano e la crocifissione del maran basileus illegittimo, Jehoshua, in A. Filipponi, Jehoshua o Iesous?, Maroni 2003. pp. 83-96. Per lei è inconcepibile un decreto di Tiberio incerto su titolo di augustus/sebastos?
Certo Marco. Per me il culto di Augusto è di epoca flavia ed antonina dopo che Svetonio ha propagandato nelle Vite dei Cesari– Augustus, VII- infatti lo storico dice che assume il titolo di Augusto perché, mentre alcuni senatori erano del parere di attribuirgli quello di Romolo, quasi fosse stato il secondo fondatore di Roma, prevalse la proposta di Manuzio Planco di chiamarlo invece Augusto non tanto per attribuirgli un nome che non era stato mai usato prima, quanto per il significato onorifico di quella parola/Munati Planci sententia, cum quibusdam censentibus Romulum appellari oportere quasi et ipsum conditorem Urbis prevaluisset,ut Augustus potius vocaretur ,non solum novo sed etiam ampliore cognomine. Svetonio aggiunge che il termine deriva dall’uso degli àugures che, per consacrare luoghi religiosi come augusti, prendono gli auguri dal volo degli uccelli o dalla venerabilità come afferma Il poeta Ennio: dopo che l’inclita Roma fu fondata con presagio augusto/ augusto augurio postquam inclyta condita Roma est!
*Per lei è improponibile un decreto tiberiano nel 34 sul Christos?
Non è possibile dopo le relazioni solo di Erode Agrippa, senza quelle del Lucio Vitellio e di Erode Antipa: un Tiberio caprino certamente pensa a fare stragi di Seianei, ma è anche impegnato a contattare senatori per affidare un mandato antiparthico, ben conoscendo l’usurpazione regale di Jehoshua e il contributo militare di Artabano e degli altri re della confederazione- compreso Areta IV- e la rivendicazione degli Arsacidi, che, favorendo il messianesimo ebraico, reclamano l’eredità territoriale seleucide-achemenide di Asia, della Siria e Celesiria (compresa la Iudaea).
*Perciò, l’imperatore è sollecitato dal senato ad un pronto intervento militare contro Artabano III ed Areta IV e, quindi, a risolvere il problema messianico con la punizione dell’usurpatore Messia giudaico-aramaico dopo la designazione del legatus Lucio Vitellio, nominato Epitropos ths Surias?. E’ impossibile la richiesta di un decreto di Tiberio per la deificazione del millantato Messia giudaico al senato, che inoltre, rifiuta in un momento di repressione seianea?
Certo. In una tale situazione è improponibile la notizia riportata da Tertulliano nell’Apologeticum ,V, 2, ritenuta molto verosimile dalla Sordi (cfr. Tertulliano, Apologia del cristianesimo – Carne di Cristo– testo latino a fronte, introduzione note, a cura di Cl. Moreschini, BUR, 1984). Per me, Marco, è un’ invenzione cristiana: l’imperatore Tiberio non presentò mai al senato una proposta, tesa a ottenere il riconoscimento di Christos come un Dio e né avrebbe ricevuto un rifiuto dal senato : il culto, reso a Christos, si configurò molto più tardi come una religio illicita, opposta a quella imperiale di Roma e di Augusto!
Può essere successo, comunque, all’epoca, che Tiberio, già malato grave, avendo fatto testamento a favore di Tiberio Gemello e di Caligola, prima dell’estate 36, abbia avuto notizie certe da Erode Agrippa, poi imprigionato su accusa di Eutiche, sulla situazione della Iudaea, ma non penso che l’imperatore abbia potuto fare quello che viene affermato dall‘ apologista, che parla di una regione, definita Syria Palestina, la Iudaea, così chiamata dopo la galuth adrianea, e nego che Tiberio- che ha una concezione non divina di un uomo e, in un certo senso, opposta a quella di Ottaviano, incline alla divinizzazione personale– abbia potuto fare una proposta per divinizzare un eroe aramaico, sconfitto e crocifisso, a seguito della fine del Messianesimo e della morte del Meshiah, che lascia nella costernazione il suo popolo ebraico, che versa nell’ora più tragica della sua storia!. Anzi ritengo che Tertulliano, trovandosi nella condizione di cristiano, accusato di infanticidio e di antropofagia, normale in Egitto e in Africa ancora alla fine del II secolo (cfr. Apologeticum VIII-IX)- riprenda in esame un vecchio decreto delle Dodici Tavole, che ordina di in partes secare corpus/ di tagliare in parti un cadavere. Il precetto, ancora vigente in alcune regioni imperiali, contemplava , per la validità del testamento, la divisione anche del cadavere, come giusta condivisione dello stesso estinto da parte dei beneficiari testamentari del patrimonio, lasciato in eredità!.
* Da questa pratica pagana può derivare l’uso della funzione simbolica dell‘ eucarestia cristiana, del frazionamento del Corpus Christi, cibo quotidiano per il fedele?
Marco, te ne ho parlato in altre occasioni. Non è il caso, ora, di trattarne.
*Quindi, per lei, professore, Tertulliano ha precisi scopi, con la sua affermazione?
Per me due sono gli skopoi, quello di una ricerca che dia una patina di antichità al nomen christianum e quello di confutare i pagani – e gli ebrei- dimostrando che essi compiono mysteria eucaristici e non fanno crimina
E’ così, Marco, proprio così!
*Bene. Ho capito.
Sono contento che tu, cristiano, condivida la mia ricerca e che anche tu consideri falso il decretum tiberiano, impossibile , non essendo giunto a Roma né Pilato né Vitellio, per cui il senato non ha possibilità di fare la probatio/ la verifica dei fatti – cosa vera del racconto tertullianeo – Ricorda che ti ho spiegato che il termine è dell’area semantica della moneta, proprio dell’attività dei trapeziti, che, prima di metterla in deposito, la saggiano coi denti, al fine di apporre un sigillo di autenticazione con la P., lettera iniziale di probatio come certificazione del lavoro degli agenti finanziari, approvato dal loro dioikeths!-. L’apologista, comunque, si basa su un vero vetus decretum per fare la sua affermazione dell’antichità del nomen christianum in epoca tiberiana, ribadita anche in – ibidem VII,3-.
*Bene, seguiti, professore! io ascolto.
Ti preciso, Marco, che Tertulliano è un abile avvocato – già anticipato nel riferimento del nomen christianum a Tiberio, da Giustino (Apologia 1, 35 e 48 ) seguito da Eusebio (Storia ecclesiastica, II.2-5) – che, esaminando una legge delle Dodici Tavole, in cui c’è l’autorizzazione per un creditore di dividere in parti il corpo del debitore– Apologeticum., -IV,9, (frase interpretata come divisione dei beni patrimoniali, ancora in discussione in zone imperiali, in cui c’erano molti alla ricerca spasmodica di testamenti! )- aggiunge un altro vetus decretum, che non concedeva ad un imperator come Marco Emilio Scauro, console nel 115, un dux vincitore – non un autokrator sebastos/augustus -di consacrare un Dio senza approvazione senatoriale.
La stessa affermazione dell’apologista, successiva, è una dimostrazione palese della falsificazione in atto, in quanto riprende un doppio periodo varroniano e ciceroniano: facit et hoc ad causam nostram, quod apud vos de humano arbitratu divinitas pensitatur, nisi homini deus placuerit, deus non erit, homo iam deo propitius esse debebit/ anche questo fa alla nostra-cristiana- causa; presso di voi, infatti, si valuta dopo aver pesato esattamente ed accuratamente le cose divine, in base alla sentenza umana del giudice arbitro. Se un dio non piacerà all’uomo, non sarà Dio; l’uomo ora dovrà essere propizio al Dio!.
Marco, attenzione, traduco personalmente e non traduce l’autore di Tertulliano, Apologia del cristianesimo – La carne di Cristo,– Apologeticum– cit.,- ) che è un ottimo traduttore!
*Bene, professore, Augusto e Tiberio possono fare la consacrazione di un Dio, non un dux repubblicano, che ha bisogno dell’approvazione senatoria/ne qui deus consacraretur, nisi senatu probatus -ibidem V,1-
Mi congratulo per la precisa citazione. Quindi anche per te l’apologista non è veritiero. Non è possibile quanto afferma sul decreto imperiale perché Tiberio è a Capri e non ha conoscenza precisa dei fatti, se non dopo l’arrivo di Erode Agrippa, che ha notizie forse solo di un assedio a Gerusalemme e non dovrebbe aver visto la paradosis/consegna del Messia, a seguito della sconfitta di Artabano! Inoltre il senato all’epoca è succube dell’imperator e perfino di Macrone. Marco, la notizia, di un Tiberio, nel cui tempo il nome cristiano fece il suo primo ingresso nell’impero/ cuius tempore nomen christianum in saeculum intravit, e di un imperatore che riferì al senato le cose annunziate dalla Syria Palaestina, che gli rivelavano la verità di cotesta divinità/ annuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem istius divinitatis revelaverant, da lui accolte favorevolmente/ cum praerogativa suffragii sui, è falsa! Come è falsa la frase successiva senatus, quod non ipse probaverat, respuit/il senato, poiché non aveva indagato per conto proprio, respinse, non accettando la proposta. E’ falsa anche la seguente: Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus christianorum/ l’imperatore mantenne il suo pensiero e minacciò di morte gli accusatori dei cristiani!.
*Professore, bisogna lavorare bene sul testo di un autore cristiano, dopo attenta traduzione!
Tertulliano è un apologista, che segue la propaganda cristiana del II secolo, in epoca antonina, specie quella di Militone di Sardi (113?-190), il quale classifica Augusto e Tiberio come imperatori buoni sulla scia della notizia di Filone di Legatio ad Gaium, in una condanna degli altri cesari della domus giulio-claudia ed è perfino un eretico montanista di difficilissima , data la particolarità del cristianesimo dell’africano
* Tertulliano fu, dunque, un uomo di polemica ?
Così sembra dire Girolamo in De viris illustribus ,53 , quando lo definisce uomo che si esterna continuamente, in ogni occasione in un atteggiamento polemico a dimostrazione di una fede incerta e di una connaturata insoddisfazione spirituale.
* E’ possibile leggere nella sua opera le tappe di una personale crisi?
Certo. Tertulliano passa dal paganesimo al cristianesimo, dal cristianesimo al montanismo e da questo alla costituzione di una sua setta, quella dei tertullianisti, ancora esistente nel periodo di Agostino -cfr. B.Nisters, Tertullian, seine Persoenlichkeit und sein Schicksal, Muenster 1930-. In conclusione aggiungo che Tertulliano ha costruito tutto a tavolino, desideroso di avere dalla sua parte i romani antistites/ispettori, invitati a non perseguitare i cristiani dell’epoca severiana: eppure sa bene che solo dal 43 d.C., in epoca di Claudio, si può aver notizia certa di christianoi antiocheni!.
Comunque, al di là della falsificazione dei dati da parte dei cristiani, tornando agli anni, intorno al 34 d. C. , sappi, amico, che non si conoscono nemmeno le quattuor et quadraginta orationes contro Liviam – Non si sa (queste sono le fonti!) nemmeno se la causa è comune con quella contro Apicata o se sono due i processi per le due donne, anche se sono rimasti lacunosi alcuni discorsi del libro VI libro – tra cui forse dovevano essere quei 44 tenuti in Livillam (V.6.1) – dei quali .Tacito riporta solo il discorso di un amico di Seiano, innominato, che, avendo deciso di morire, non ha paura di attirare vergogna su di sé e malevolenza su Seiano.
Anche Tacito – il Tacito cristianizzato dalle fonti, quello a noi tràdito dai christianoi- è…equivoco, indecifrabile per come ci è giunto il testo.