Alla cortese attenzione di Aldo Schiavone (Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria. Einaudi 2016)
Ho letto il suo libro – A. Schiavone Ponzio Pilato un enigma tra storia e memoria, Einaudi,2016 -.
E‘ un bel libro, ben scritto, piacevole a leggersi, una buona ricerca personale, ma non certamente storica e nemmeno memoriale, per cui l’ enigma Ponzio Pilato resta enigma!
Il suo tentativo, dottore, di fare storia naufraga infrangendosi su uno scoglio seminascosto di un periodo di 10 anni, poco noto, con pochi documenti, con un buco storico nelle fonti, che è certamente il momento più controverso e più critico dei 23 anni di Regno di Tiberio, perché segnato in Roma stessa da una lotta intestina tra il partito claudio e quello giulio, dopo la morte di Germanico e poi di quella del figlio Druso minore, acuita dal comportamento dell’imperatore, apparentemente rinunciatario al principato augusteo, ma di fatto interessato a cambiare a favore del nipote Tiberio Gemello, quanto stabilito da Augusto per una successione giulia: la volontaria relegazione a Capri e la cura dell’lmpero, affidata ad Elio Seiano, capo del pretorio, non ben esaminati, non possono chiarire l’ enigma di Pilato, figura non accuratamente studiata e compresa nei suoi legami con Seiano, noti solo a Filone di Alessandria (cfr. Legatio ad Gaium, E.book Narcissus 2012 e In Flaccum, Una strage ebraica in epoca caligoliana, E.book Narcissus 2011) difficili da comprendersi da uno storico ambiguo, ebraico, di epoca Flavia, come Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, XVIII E.book Narcissus, 2014, 55-62: 85-89; e da La Guerra Giudaica II,9.1/4 – Giovanni Vitucci, Fond. Mondadori 1974-).
Se è indecifrabile la situazione storica a Roma, capitale dell’impero, e in Italia, ancora più caotica e misteriosa è quella dell‘imperium romano provinciale, specie quella di Siria, rimasta per un quinquennio senza capi, a causa di una stasis/res novae, un rivoluzione accaduta nella sottoprovincia siriaca di Iudaea, il cui capo Jehoshua Barnasha, Bar Iosip, proclamato Messia dal popolo, dai farisei e dagli esseni, sostenuto da una coalizione aramaica, formata da Artabano III, arsacide re dei re, da Areta IV, re dei Nabatei, da Izate di Adiabene e figlio di Monobazo, e da Asineo ed Anileo mesopotamici- cfr. Gesù Christos www.angelofilipponi.com – entra trionfante in Gerusalemme, la città santa, ed è acclamato Messia senza che i romani – Pomponio Flacco e Pilato, governatori della zona- tentino neanche la minima opposizione per frenare il movimento messianico, esploso con la morte di Elio Seiano il 18 ottobre 31 d.C.
Il silenzio della Storia romano ellenistica e giudaico-ellenistica diventa, poi, nel corso di un paio di secoli, memoria giudaico-cristiana di un’impresa fallita e repressa violentemente, sulla base di una toledoth ebraica eroico-messianica, e favola evangelica della costituzione di un Malkuth aramaico, divenuto nel corso della peste antonina Regno di Dio, celeste, predicato da un mastro, figlio di Dio, nato da una vergine, venuto sulla terra in epoca augusta tiberiana a redimere il mondo dal peccato originale, a patire e a morire sotto Pilato, per risorgere dai morti, dopo tre giorni e salire al cielo alla destra del Padre, dopo aver dato a Shimon Pietro il mandato di fondare la Chiesa cattolica ed affidato ai discepoli /episkopoi e dioiketai regionali, l’evangelizzazione del mondo, su una base greco ellenistica (cfr. Amici cristiani, perché diciamo Credo? e.book Narcissus 2014,Ma , Gesù, chi veramente, sei stato? E book Narcissus 2013 ).
Il suo lavoro, dr. Aldo, sulla fonte evangelica di Giovanni (19, 1-42) e su quella dei sinottici (Marco, 15,21-32; Matteo, 27,32-34; Luca 23,26-43.) autorizza solo a rilevare lo sdegno contro le lamentele dei sacerdoti giudaici e la fermezza del procuratore, tipico di un prefetto tiberiano- cfr. Un prefetto tiberiano www.angelofilipponi.com – che ribadisce che quanto scritto sulla croce- I.N.R.I in triplice lingua -non deve essere cambiato.
O gegrapha, gegrapha/Quod scripsi scripsi – greco/latino- sottende un’altra lingua, di cui è segno atta amarta (su legis /tu dicis)- non induce lei, studioso di diritto, a fare indagine sulla reale figura di Gesù, un aramaico giudeo di Galilea Maran /basileus, meshiah aramaico, methorios, politikos, qanah, kain, e quindi a scavare sull’ebraicità del Messia della nostra tradizione cristiana, che ha mitizzato il Christos, snaturandolo.
Lei avrebbe, allora, potuto scoprire la presenza di due fazioni giudaiche di cultura e lingua diversa con un credo unitario, comunque, in un solo Dio: aramaici giudaici filoparthici e giudei ellenistici filoromani, agricoli e morti di fame i primi, commerciali e ricchi i secondi.
Dunque lei, studioso autorevole, avrebbe potuto indicare storicamente e contestualizzare il clima del Regno di cieli messianico, protetto da Artabano III e da Areta IV, e rilevare il significato della rivolta samaritana, a seguito della morte del Messia e il successivo pogrom giudaico alessandrino di epoca caligoliana, all’atto della deificazione di Drusilla Panthea !.
Perciò, per lei -come per altri storici italiani e scrittori stranieri autorevoli, di successo- la figura di Pilato rimane enigmatica perché non si conosce la sua funzione di uomo di Seiano, di un ex pretoriano un eques politico, inviato per provocare i giudei alla rivolta, per dare a Roma la possibilità di estirpare il cancro giudaico integralista aramaico e per abbattere il potere economico finanziario ellenistico, oniade (i discendenti di Onia IV, creatore già nel II secolo a.C. di un sistema ebraico trapezitario e commerciale, perfetto, nel corso del Regno lagide).
Chiaramente lei, come autore tradizionale – non impegnato come laico in difesa del laos contro il cleros– legge cristianamente i fatti e ha una conoscenza generica della storia giudaica, segnata da una guerra antiromana di 200 anni, dal 63 av. C al 135 d.C. , chiusa con la galuth/dispersione ebraica, con l’eliminazione della stirpe giudaico-aramaica e con la cassazione del nome stesso di Iudaea e di Gerusalemme divenute Palestina e Aelia Capitolina, ad opera di Adriano, vincitore del figlio delle stelle, Shimon bar Kokba.
Non è il caso, dottore, di iniziare, coi propri alunni, universitari, alla revisione della Storia romano-ellenistica e di quella ebraico-cristiana e cristiana per rilevare un’altra storia, sull’esempio di un coraggioso, insignificante ex professore di Liceo, che ha libri inediti su Erode il Grande, su Ponzio Pilato e su Erode Agrippa, turannodidaskalos di Gaio Germanico Caligola!
Il professore è più vecchio di lei, dottore!