Abulafia e Dante

Dante conosce l’opera di Avraham Abulafia (1240- 1294 circa)?

Se’ tu già costì ritto 
se’ tu già cost’ ritto, Bonifacio?  
Di parecchi anni mi menti lo scritto 
Se’ tu si tosto di quell’aver sazio 
per lo qual non temesti torre a’nganno 
la bella donna  e poi di farne strazio? Inferno,XIX, 52-57

Così Dante fa parlare  Niccolo III a Benedetto Caietani (Bonifacio VIII ), papa simoniaco, morto nel 1280, che attende il sostituto che lo faccia cadere nella buca, in cui sta scontando la pena.
L‘anafora mostra l’ incredulità dello zio  nei confronti del nipote Bonifacio, destinato anche lui a subire la stessa sofferenza.
Papa Niccolò III cioè Giovanni Gaetano Orsini (25 novembre 1277 – 22 Agosto 1280) è il più famoso, secondo Dante, tra i tanti papi simoniaci.
I figli dell’orsa erano famosi perché pensavano solo agli affari di famiglia: il papa, poi, aveva pensato solo ai nipoti e da parte degli Orsini e da quella dei Caietani.
In effetti il papato da oltre 150 anni era in mani delle potenti famiglie romane a cominciare da quella  dei Pierleoni che con Anacleto II raggiunse il pontificato nel 1130, dopo una vera scalata economico-finanziaria grazie a Leone Pierleoni.
I papi riformatori erano riusciti ad avere come addetti alle finanze  gli ebrei   e tra questi  la famiglia di Benedetto Cristiani  che, in onore di Leone IX, chiamò, dopo aver abbandonato il nome di Baruch,  suo figlio Leone. E’ l’anno 1051!.
Da un passo degli Annales Pegavienses  si evince che Gregorio VII era il nipote materno del figlio di Leone Benedicti Christiani,   di Pietro di Leone.
Di conseguenza la madre di Ildebrando di Soana  sarebbe una Pierleoni,  figlia cioè di  Leone di Benedetto Cristiani.
Perciò, si può  dire che Gregorio VII, essendo figlio  della figlia di Pietro di Leone, era sorella  di Pietro  cioè di papa Anacleto II, che  era  cugino di Ildebrando, anche se lui, futuro papa, era bambino quando  Gregorio moriva.
La famiglia Pierleoni, dunque , dalla morte di Gregorio VII  era di molto cresciuta ed era divenuta ancora più potente perché aveva avuto proprio dal parente pontefice in custodia il fortilizio  che dominava l’attraversamento del Tevere  e la via che conduceva a S. Pietro  cioè Castel S. Angelo (Chronichon Maur.).
E da Pietro di Leone deriva la famiglia dei Pierleoni. Il Baronio, in Annales ecclesiastices  Vol.XII  p- 2 371 dice riferendosi  a  Pietro di Leone armis strenuus,  consilio providens  Ecclesiae romanae fidelis extitit, parlando dell’anno 1124.
Un figlio di Pietro  Benedetto cioè Pietro divenuto cardinale dopo studi a Parigi e un noviziato a Cluny sotto Ponzio,  ad opera di Pasquale II,  inizia la sua carriera a Roma grazie alla potenza della sua famiglia ormai dominante anche rispetto alle altre famiglie romane specie quella de Frangipane (de imperatore), per diventare nel 1130 Papa con nome di Anacleto II con l’approvazione popolare e  del collegio cardinalizio riformato proprio da Gregorio VII …
Nonostante la reazione  di papa Innocenzo II e la venuta di Lotario in Italia, Anacleto II,  grazie all’aiuto di Ruggero II,  si mantenne papa fino alla morte nel 1137…
Dopo i Pierleoni, si succedono varie famiglie nobili e tra queste quella degli Orsini, che naturalmente hanno al loro servizio molti ebrei…
Per anni mi sono chiesto se gli Orsini avessero rapporti reali con gli ebrei e se tra questi potevano conoscere Abulafia, che, in due momenti  storici ben circoscritti, viveva in Italia ..
Ora , dunque, mi chiedo : Niccolo III Orsini  conosce l’opera di Raziel cioè di Abulafia, il suo messianesimo e la volontà di ricostruire l’unità  ebraica con le scintille disperse?

Ritengo che lo possa conoscere in quanto l’opera dell’ebreo, molto attivo in Italia per lunghi anni (dapprima dopo tra il 1274 -76 e poi nel 1280  fu anche a  Roma, desideroso di predicare l’avvento del messia,  era nota col nome di Raziel ( o Zekhariah/Nunzio)e  non di -Abulafia. Sembra  perfino che  fu presente alla morte di Nicolò III a Soriano del Cimino (22 agosto).
Il papa aveva ordinato che se si fosse presentato Raziel,  fosse arrestato ed ucciso :  Abulafia non solo si presentò a Roma  ma ,essendo intenzionato a parlare con Niccolo III  a nome degli Ebrei,  era andato a Soriano  là dove il papa aveva  emanato il decreto sulla  pacificazione dei francescani conventuali  con quelli  spirituali, insomma tra quelli  guidati da  Matteo da Acquasparta e quelli  da Pietro di Giovanni Ulivi ( e poi da Ubertino di Casale, suo discepolo a Firenze, che con Dante lo ascoltò  nel 1287)…
Infatti Abulafia visto che il papa aveva pacificato gli ordini francescani  in lotta fra loro, (specie nel periodo in cui era  maestro generale Girolamo Masci da Ascoli ) conoscendo  la disputa del 1263 tra Moshé ben Nachman e l’apostata Pablo Christiani .- in cui si diceva che quando sarebbe giunta la fine  dei tempi, il messia, per ordine di Dio,  sarebbe  venuto  dal papa  per chiedere la libertà del suo popolo  e solo, allora, il Messia sarebbe stato  veramente considerato venuto  e non prima – considerava l’Orsini un possibile interlocutore.
Egli, dunque, che si sentiva Messia, rappresentante del suo popolo, uomo dotato di poteri, inviato da Dio  a redimere il mondo.. si presentò  come tale … In questo periodo papa Orsini avendo il problema  di Pietro di Giovanni Olivi che aspirava  alla  costituzione di Un ordine  di povertà evangelica  -che cominciava a delinearsi esplicitamente nel 1282  nel concilio convocato a Strasburgo-., non accettava  di incontrarsi  con l’ebreo…

Il papa incarico un gruppo di  spirituali e si affidò a sette maestri di Parigi come  esaminatori delle opinioni di Olivi,  condivise però anche da Gerolamo di Ascoli….

Questo esame  della commissione sfocerà nella condanna di trentaquattro proposizioni dell’Olivi   che, comunque,  sarà condannato per usus pauper dei beni materiali e per la formulazione delle proposizioni,  di cui   il frate incriminato dovette sottoscrivere, in segno di ritrattazione, solo 22 affermazioni….

Eppure l’Olivi inizialmente accettò di sottomettersi, ma fu impedito di promulgare le sue idee pauperistiche , sostenuto da Pietro da Morrone   – futuro Celestino V -…

Incerta è la notizia  se  Abulafia abbia conosciuto Pietro da Morrone che proprio nel 1280 era andato  anche lui a trovare il papa a Soriano  e poi dopo la morte del papa, era passato per Roma prima di tornare al suo eremo di S. Spirito  (Roccamorrice) …
Si dice che Abulafia pregò, dopo il suo arresto, e  pronunciò il nome di Dio secondo una sequenza sacra e la sua recita del tetragramma divino,   fatta secondo il rituale mistico-ascetico,   produsse l’istantanea morte del papa… Comunque sia avvenuta la morte del pontefice , il messia Abulafiapotè allontanarsi indisturbato … e riprendere la sua predicazione, basata  sull’ascesa a Dio , mistica …

Si sa ….che Abulafia legge secondo sette sentieri e  che la sua scala  plurima di lettura si conclude con gli ultimi tre gradini, dopo l’operazione di Darash – che permette di attivare l’imitazione , a seguito di una sentimentale comunicazione ed esposizione pubblica ed autorizza la comprensione di parabole e di allegorie  … Egli inizia  così la sequenza cabalistica triplice finale, tipica di Israel fortunato, di chi cioè  si separa dalle masse e dai saggi stessi…

Secondo questo procedimento si va  dalla comprensione di Beit di Bereshit ( in principio )  e di Cheit  di We-chareh  e si giunge a rilevare il valore effettivo e significativo di grafie  piene  e grafie difettose, di lettere diritte e lettere storte ecc, a seguire il sentiero del Santo Nome  e quello profetico,-sintesi di tutti gli altri -in modo da immettersi  ed immergersi nella luce del Santo dei Santi… La doctrina di Abulafia  non era comprensibile  per i cristiani, superstiziosi, neppure per gli spirituali,  e risultava  pericolosa per il Papa allora impegnato nella lotta con la chiesa gallicana e coi re di Francia… l’insegnamento di  Raziel , ricevuto  non dal papa ma dai francescani  spirituali –che lo trattennero  per una lunazione e lo tennero  sotto osservazione per  poi rilasciarlo., certamente fu  produttivo in quanto i frati  erano  desiderosi di riforme e di rendere più rigida la regola francescana  …
Anche Dante,  spirituale  e seguace di Ubertino di Casale,  forse  nei suoi spostamenti  sull’ Appennino tosco- umbro romagnolo, facendo il percorso francescano,   sentì parlare di Abulafia e  del suo pensiero messianico,  tramite gli spirituali umbri e romagnoli e i fedeli di amore
Abulfaia rimase in  Italia anche più a lungo negli anni 90, sotto il pontificato di Niccolo IV,  che, pur essendo il primo pontefice francescano, pur avendo legami con gli spirituali,  diede grande rilievo ai conventuali,- era assertore della grandezza del papato e della mondanizzazione del potere  ecclesiastico, ormai lontano dalla decantata povertà di Francesco, data la sua funzione di vicario in Slavonia e poi di rappresentante  papale presso la corte di Bisanzio!-…

Si sa poi che durante il suo pontificato   fu pure   in Sicilia, ora sottoposta agli aragonesi…
Non si conosce l’anno della morte di Abulafia ma sembra che di lui non ci siano notizie dopo il 1291.
La sua vita  fu breve (visse una cinquantina di anni ) ma fu laboriosa e ricca di avventure. Di lui sono rimasti  48 libri , in cui indica la via per conseguire Dio.
Egli segue non solo quella rabbinica, specifica delle 10  sophiroth, ma anche una sua personale via sulla base di quella di Maimonide,-di cui fu un apprezzato interprete, secondo Iellinek  suo massimo curatore- ….
La sua vita per conseguire la perfezione  è certamente quella della conoscenza,  anche se Hokhmah  è in relazione al  nome di Dio… e quindi,  indica una via, possibile,  profetica, diversa rispetto a quella sophirotica. …
Se i cistercensi (seguaci di  Bernardo di Clairveaux)  e i cluniacensi (seguaci di  Pietro il venerabile)  conobbero i mistici sufi e  Maimonide,  (1138-1204) perché Dante non avrebbe potuto conoscere e subire l’influenza di Abulafia?

Abulafia  sembra influenzare Dante  nel De vulgari eloquentia,  là dove si tratta della  confusione delle lingue  e di Dio creatore del linguaggio umano, secondo la logica biblica: Il sommo poeta  dipende da fonti ebraiche,  a lui note, e non solo  dalla tradizione  platonico-aristotelica, agostiniana  cristiana.

Anche nel Convivio sembra che possano essere influenze cabalistiche  nel commento di Voi che intendendo il ciel ciel movete quando Dante  parla dei quattro sensi,  apparentemente secondo la  lettura  cristiana, alessandrina, origeniana ( letterale, allegorica, morale ed anagogica)., ma non so se si possa dire  che c’è una  qualche imitazione dei primi due sentieri di Abulafia, abile a rilevare la lettura puerile e profana del popolo, dei bambini  e delle donne in quella  prima forma secondo  lettera e a distinguerla  da un’ altra lettura sempre letterale  che va oltre il significato dià sumboloon,  corrispondente a quella lettura paolina , che invita a  circoncidere il prepuzio del vostro cuore  per imboccar la via di Dio, quando cala il velo dagli  occhi.

Mi sembra più pertinente  dire, comunque,  che gli altri due sentieri di Abulafia,  abbiano  un reale valore nell’opera della Divina Commedia : infatti   quello relativo la ricerca omiletica  utile per l’ebreo  ai fini espositivi  per portare al Targum,  è basilare  anche per il poeta per l’ascesa verso Dio, tanto da  risultare  un modello da imitare  per il popolo cristiano  secondo una visione propria  dei sapienti   che leggono, in relazione alla formazione biblica,  parabole ed allegorie, che costituiscono l’altro aspetto formale  di uno specifico sentiero di Abulafia…
Comunque sia, da una lettera di Pietro il venerabile  a Bernardo e da una risposta del secondo  al primo, viene fuori che  i cistercensi e i cluniacensi conoscevano  gli arabi  e  gli ebrei, anche se  temevano la loro superiorità culturale,  come anche quella dei  sufi… I cabbalisti di Girona  (1220-1260), con cui ha  famigliarità Abulafia,   certamente influenzano il pensiero dantesco  perché altri  ebrei di quella scuola  hanno rapporti con  letterati  toscani…

A noi  traduttori dell’ epistolario di   S Bernardo   sembra possibile, un rapporto  culturale, anche se temuto dai cristiani, tra i letterati medievali latini e  quelli ebrei e musulmani …noi riteniamo che ci sia un vero scambio culturale  al confine tra Spagna e Francia e che la doctrina araba ed ebraica risultano  basilari per la formazione dei maestri parigini, grazia ai commenti  astronomici e filosofici  di Aristotele…
Noi teniamo presente il monito di S Bernardo a Pietro il Venerabile e rileviamo la  coscienza di inferiorità cristiana :  Bernardo  che rimprovera Pietro di aver fatto avvicinare a Cluny uomini di cultura troppo superiore ai monaci, ex militari,  quasi analfabeti , è uomo integralista che difende al Chiesa e bandisce arabi ed ebrei,  che parlano molte lingue (latino, greco, arabo, catalano lingua d’oc , d’oil, del si ) e che hanno fatto studi specialistici…

Era un male conoscere da  altre  fonti la verità cristiana!?. Al popolo  basta la lettera , (meglio)  l’immagine!