Cristianesimo e Peripeteia

Secondo Nietzsche (Umano, troppo Umano) “l’origine del cristianesimo sta nel progetto di spacciare la sconfitta storica di Gesù, la sua morte ignominiosa sulla croce in una vittoria  in un altro mondo”.
Il filosofo vede, dunque,  il cristianesimo come “sviluppo e prosecuzione dell’ebraismo” e considera i cristiani come uomini che “incapaci di accettare la realtà della morte del Christos,  ne stravolgono l’insegnamento in senso morale” secondo la lettura allegorica farisaica e  vi introducono la prospettiva  del peccato,  della colpa, dell’aldilà, concetti del tutto estranei ad un ebreo di quell’epoca.

E’ , dunque ,  il cristianesimo un fenomeno letto tragicamente  dove i fatti vengono mutati nel loro contrario, in un sistema ordinato secondo i criteri di verisimiglianza,   in modo da sbalordire lo spettatore (il fedele)  che rileva l’azione con mutamento (metabolh),  unito a peripeteia?
Se esaminiamo i termini  secondo la logica della Poetica di Aristotele  (1452a  11ss ) si rileva che peripéteia è il termine centrale in una situazione mutata,  passata  improvvisamente da un male ad un bene,  da forma, dominata da forze negative,   inaspettativamente rovesciatasi tanto che, nella tragedia.  si richiede l’intervento miracoloso del deus ex machina.
Il passaggio da un fatto con mutamento può avvenire secondo normale anagnoorisis/riconoscimento,  ma diventa miracoloso e paradossale quando si ha la peripeteia.
Il termine indica un accadimento improvviso, imponderabile, in quanto sul soggetto agente piomba addosso (peripiptoo) uno straordinario mutamento situazionale,  che stravolge ogni cosa,  in quanto si passa esattamente al contrario di quanto si poteva prevedere umanamente.
C’è in peripeiteia sottesa l’azione di un Dio pater provvidente che, avendo un suo piano sul soggetto,  lo realizza in modo imprevedibile, secondo una conclusione in linea con la sua oikonomia divina.
Dunque la peripeteia è un segno dell’intervento di un Dio che stravolge la storia ed avvia il suo fedele, passivo, ad una sorte nuova, migliore, facendolo passare da uno stato di  massima afflizione ad uno di massima felicità, dando così un compenso eterno ad un mortale che segue la sua volontà ed accetta lo stato di miseria di vita umana secondo le regole imposte dai sacerdoti, che sono i medium (pontefici) di questo passaggio e che autorizzano coi sacramenti il graduale trasferimento dalla vita alla morte, dall’infelicità dello stato umano e terreno ad una felicità di uno stato ultraumano e celeste.
Insomma secondo il pensiero cristiano bisogna essere macerati in un ingranaggio di dolore ed arrivare ad una catastrophé   tale da produrre catarsi/purificazione per conseguire poi il passaggio allo stato contrario grazie all’intervento di Dio: non c’è salvezza senza questo passaggio; non nasce la vita se non con la morte, non si sale in cielo senza la sofferenza terrena…
Il cristianesimo ha banalizzato il sistema della tragedia greca e lo ha reso popolare, anzi ha fatto si che ogni uomo debba subire la massima forma di dolore o sofferenza o afflizione terrena per aver  un premio infinitamente maggiore in un altro mondo, come compenso del  quotidiano travaglio di vita: dare eternità di vita come promessa per una vita effimera, dominata dal male, rassegnatamente sofferto…
E’ questo proprio il metodo dei teurgi – di cui parla Giamblico (245-325 d.C.) specie nel III  e IV libro  di Misteri degli egiziani – la cui  funzione tra gli uomini è utile per la conoscenza del futuro.
Essi insegnano una pratica di vita ascetica  progressiva…
I cristiani in epoca costantiniana e poi teodosiana, influenzati o condizionati dal pensiero del filosofo platonico mettono insieme Theamata theia ( visioni divine) e theoreemata episteemonika (osservazioni scientifiche) proprie dei teurgi in modo che Christos sia chreestos perché l’élite sacerdotale sia guida morale pari ai maestri di Teurgia.
I sacerdoti, come i teurgi, quindi,  cercano un metodo di conoscenza irrazionalistico teologico da una parte e da un’altra uno razionale epistemico, capovolgendo ogni sistema ed ogni struttura con la duplice loro via di indagine logica e mitica…
Dunque, Nietzsche ha ragione?….
Non è proprio come dice Nietzsche, ma il filosofo aveva ben individuato il problema ed aveva visto la derivazione dall’ebraismo del cristianesimo cioè del Regno di Dio come di una cellula ebraica antiochena, anche se non rilevava la differenza con l’altra del tutto ebraica e rimasta pura, quella del Regno dei Cieli, confusa,  poi,  dopo la vittoria definitiva del cristianesimo, con l’altro Malkuth/regno.
Nietzsche ha certamente capito la funzione del sacerdozio, simile a quella dei rabbini del periodo talmudico,  che facendo la peripeteia, promettono un eterno premio al mortale che soffre e vive la quotidianità di vita nella sofferenza:  lui autore di La nascita della Tragedia e professore a Basilea  di  lingua e letteratura greca, ha piena coscienza dei termini e mostra la funzione arbitraria di una classe intermedia sacerdotale tra uomo e dio  tanto avida da svolgere un ruolo tra i credenti e la divinità,  convinta di operare per il bene dell’uomo, in attesa della fase del suo adultismo...
La funzione methoria del pontefice, come quella del rabbino e come quella del  teurgo, ha in comune lo stesso procedimento, quello della peripéteia: l’inganno è nel capovolgimento delle strutture: Paolo di Tarso ne è il sublime interprete . 
E’, dunque,  il cristianesimo (il Regno di Dio) davvero una forma ebraica ed ellenistica, (costituita da retori  fruitori di doppia cultura che già nell’ambiguità del nome si classificano) che trova la sua applicazione nella peripeteia, in una sincresi forzosa di elementi giudaici e di formule ellenistiche?.
Secondo me questo è il cristianesimo, ma non so se è  “la più nichilista di tutte le religioni ” o  è una religione, come le altre,  che si basa su un popolo-bambino che crede alle parole di chi ha privilegi, in quanto clero, che capovolge ogni sistema e lo stravolge in nome di Dio, facendo il proprio interesse.
Il clero oniade, alessandrino, con la sua attività bancaria e con la sua perfetta economia- penetrata in ogni parte dell’impero romano-  ha creato questo sistema religioso più di quello gerosolomitano, più di quello essenico, incorporatosi come fenomeno cristiano con Costantino e poi,con Teodosio, si è sempre più radicato tra i vari popoli, grazie alla educazione impartita fin dalla   prima infanzia …