Un esempio di facile successo americano

L’America è un paese di grandi contraddizioni, capace di mettere insieme scienza e mito, ricerca continuata ed improvvisazione, studiosi di grande merito e ciarlatani…
E’ un mondo ancora giovane che,  cercando un amalgama tra le varie etnie,  pulsando di vita, deve erudirsi, uscire cioè ad adultismo, dopo un processo di askesis, che richiede  anni di esercizio…

Noi italiani, come gli americani, dobbiamo diventare adulti per procedere razionalmente e scientificamente: eppure siamo stati  alla fine dell’ottocento e  nel corso del primo novecento perfino imitati, proprio quando una massa di italiani  provenienti da tutte le regioni, analfabeti entra clandestinamente in America e si organizza mafiosamente…
Alcuni intellettuali (Mosca, Pareto ed altri ) preoccupati dal pericolo delle plebi fameliche, dalla loro parziale organizzazione in senso operaio e sindacale, ossessionati dal male sociale, propongono la teoria delle Elites, in una coscienza malata, decadente,  già aperta ad ogni forma di industrializzazione cfr A. FILIPPONI(L’altra lingua l’altra storia,  Demian,1995 pp 94-95).
La divisione di Mosca in classi di governanti e governati fissa i ruoli e i compiti dei due gruppi, svolgenti, l’uno una funzione attiva ed l’altro una passiva, determinando di fatto due diversi comportamenti in un’ideale congiunzione con l’indirizzo classico-cristiano.
I governanti svolgono tutte le funzioni politiche, monopolizzano il potere (tenendo anche quello economico finanziario e giuridico) perché garantiti e fortificati dalla solidarietà nei fini  e dall’unione  e compattezza nell’usare i mezzi, che l’apparato statale  fornisce con più o meno  vigore, a seconda della necessità.
I governati, pur essendo di gran lunga i più numerosi, ma essendo non dotati di capacità di coesione  e di unione devono essere diretti  e regolati in modo più o meno legale  con interventi statali (che garantiscano certo la sussistenza ma non la crescita della persona) che sono, comunque,  sempre nel rispetto del diritto.
Mosca e gli altri sono sulla stessa lunghezza d’onda del Verga gentiluomo condiscendente, e sono entusiasti, poi, per la nuova classe di governanti fascisti  e per il potere rinnovato, a dimostrazione del conservatorismo  e della linea aristocratica, non paritaria della loro ideologia.
La sua impostazione teorica di una minoranza organizzata diventa un punto cardine in Pareto, che, pur partito da linee economiche marginaliste e dal pensiero socialista  diviene all’inizio del secolo sempre più diffidente del parlamentarismo e sviluppa in senso sociologico una logica antitrasformista ed antigiolittiana, in una posizione antisocialista ed antidannunziana,  contribuendo alla distruzione del socialismo e alla creazione del regime  fascista.
Per Pareto gli uomini si dispongono in modo diverso in comunità, in quanto  dotati di diverse potenze, evidenziando tassi differenti di intelligenza e tendenze varie alla supremazia; altri per lui si pongono, essendo dotati di un minore tasso intellettivo come subordinati e  dipendenti in una scala molto differenziata ….
Il pensiero  di Pareto, diffuso da Roberto Michels … giunge  negli Sati uniti e diventa cardine della  politica di New Deal in un momento di  autentica trasformazione del sistema politico americano attuato da F.D. Roosvelt,  dopo la fine del potere repubblicano di Hoover.
Quanto più qualcosa è sensazionale o nuovo è accettato dalle masse, bisognose di verità sensibili  di fantasie comprensibili, pittoriche…
Ora il giornalismo americano è come la Chiesa che domina le masse e  le istruisce a seconda delle notizie,  che, tanto più sono scandalistiche e mitiche, tanto più risultano di facile  accettazione: non importa la buona serietà operativa, connessa con l’utilità,  ma importa le vendita delle copie in relazione al diletto…
La stessa iniziale politica di Mussolini agricola ed operaia sembra aver suggestionato il presidente statunitense per quasi tutta la fine del 1923 e l’inizio del 1924  che, comunque, subito abbandona la suggestione economica fascista…
Che c’entra tutto questo con  la revisione della figura  di Cristo ad opera di americani, o di scrittori come  D. Brown, il codice da Vinci, ed ora Reza Aslan  Zealot. The life and times of Jesous of Nazareth? che, senza prove scientifiche e senza neppure una reale visione di insieme di una  guerra durata 200 anni dal 63 a.c. al 135 d.C. tra giudaismo e romanitas, fanno storia  e hanno strepitoso successo?
In America hanno lavorato e lavorano con serietà studiosi, professionisti di rilievo ,J.Bright (Storia dell’antico israele)  J. Tabor (La dinastia di Cristo)   R. Eisenman ( Giacomo il fratello di Gesù) ,  Bart D.Ehrman ( Gesù non l’ha mai detto), per citare alcuni che hanno ricercato secondo proprie impostazioni…
Dunque, non è questione di uomini, ma di masse che, abbindolate dalla falsa informazione, rispondono con entusiasmo ed euforia alle sollecitazioni dei media…
Il successo  è nella spettacolarizzazione  della theoria, non nel lavoro basato sulle pracsis, su faticose ricostruzioni testuali e storiche, dopo lunghi anni di traduzioni.
Chi ha abilità retoriche, con poco studio e poco lavoro, consegue risultati eccezionali, curando la forma e l’aspetto  del delectare, trascurando la pesante gravità dell’argomentazione, propria del docere
Una scrittura piana dilettevole, paratattica, propria del piano espressivo dilettantesco, ha maggiore presa rispetto ad una prosa argomentativa, tecnica, ipotattica  di un autore che propone una reale ricostruzione sociale,culturale ed economico-finanziaria di contesti storici e geografici, ben rilevati e specificati, del I secolo d.C….
E ‘facile abbellire, sulla base di intuizioni o di barlumi di verità, alcuni dati con superficiali ricostruzioni contestuali, creare un soggetto mirabile, specie se  fabulistico, scritto in modo semplice, per una lettura popolare  per uomini e donne di media cultura, che leggono al mare o in salotto, per svago, e non per lettori specialisti, che difendono la fides, theologoi o laici di parte. scaltriti da una lunga tradizione di studi tecnici e fossilizzati nelle letture allegoriche, da credenti che non possono porsi neppure il problema di un Christos, figlio di Dio, incarnato, uomo attivo e partigiano nella politica ebraico-romana…
Lo studio dello storico o del ricercatore non si conclude mai: uomini come Guignebert, Ricciotti, Danielou, Tcherikover, Tackeray, Brandon  e tanti meno illustri studiosi italiani e stranieri hanno cercato, detto qualcosa di nuovo, a seguito di una fatica immane, senza compenso, pur avendo aperto porte sbarrate, iniziato vie nuove, indicato letture diverse, scoperto buchi storici
Quanto  è difficile sudare sui codici, sui testi antichi e cercare di capire  le falsificazioni  e le aggiunzioni,  necessarie ai fini dell’adattamento alla realtà quotidiana, fatto nel corso dei secoli, di norma per  un utile,  anche in buona fede, dalle istituzioni ecclesiastiche mediante Concili e sinodi!
Dopo millenni di gestione religiosa  cristiana e cattolica non è neanche immaginabile quanto sia- direi–  impossibile  trovare le tracce  di mistioni  ideologiche, di confusioni  accettate e ripetute volutamente.
E’ indicibile il lavoro di uno storico serio, che voglia veramente ricostruire le epoche che studia, a volte, perfino  tentare la comprensione effettiva di un solo anno, e talora, addirittura, la definizione concreta di un solo luogo.
Per me, che ho trascorso più di 40 anni sui testi di autori giudaici, il lavoro sulla figura di Gesù  ( cfr.Jehoshua o Jesous?, Per una conoscenza del primo  cristianesimo ?, Ma, Gesù chi veramente sei stato!) e quello sulla distinzione del  Regno dei Cieli dal Regno di Dio, hanno aperto altri orizzonti  e fatto conoscere personaggi storici  del tutto sconosciuti (anche ai dotti studiosi religiosi), grazie ad operazioni tecniche sul mondo giudaico aramaico e su quello sincretistico ellenistico, ma spesso  hanno chiuso le porte di molti, hanno precluso l’iter, hanno sbarrato  pure i passaggi…
Non ho creato, di certo,  teorie spettacolari, ma ho mostrato le risultanze del mio lavoro storico, convinto solo di saper lavorare  in situazione e di aver un metodo, frutto di lavoro, pronto a confronti  scientifici, disposto ad accettare le verifiche, pur non avendo alcuna certezza,  perché non dogmatico,  in quanto popperianamente certo di imparare con l’errore…
Il miracolo americano del successo facile, dunque,  è connesso con la scarsa cultura della massa  di  lettori, non solo americani, che accettano irrazionalmente ogni raglio di asino, cioè ogni apparente novità, ogni enunciato che, comunque, è staccato, di norma,  dal contesto dello scrittore classico che invia, invece, un messaggio unitario, senza specificare concretamente  il pensiero, noto ai contemporanei…
Un dilettante, che legge un autore classico, legge notizie  per lui straordinarie, conosce fatti da referenziare con altri dello stesso autore e da commisurare con quelli di altri scrittori coevi per aver una comprensione del significato di ogni lemma, relato a precise situazioni contestualizzate cronotopicamente, ancora, comunque,  da confrontare, per una reale valutazione, con opere  storicamente non lontane dall’epoca in esame…
Samuel Brandon, in prefazione a Gesù e gli zeloti,  parlando della difficoltà di comunicare e perfino di informare un credente  da parte di un autore serio, dice:   nessun studioso serio può accingersi alla leggera  a scrivere intorno al problema se Gesù di Nazareth fosse coinvolto nel movimento di resistenza  ebraica contro Roma: farlo è un rischio perché offende la credenza e i principi di altri e suscita l’impressione di un affliggente scetticismo verso ciò che è sacro.
Un cristiano di qualsiasi credo, anche se laico, si muove con cautela nella ricerca di un Gesù umano, consapevole delle tante lotte ereticali  prima e dopo il concilio di Costantinopoli del 381 d.C.
Ancora di più si resta perplessi di fronte alla ricerca di un musulmano, estraneo alla realtà ebraico-cristiana, sul fondatore del cristianesimo, fatta secondo una lettura critico-storica di base razionalista ottocentesca, superata, messa in relazione  alla sua personale esperienza  di fede ….
Perciò si rifiuta ( o si condanna) non il messaggio dello scrittore,  degno sempre di rispetto per  la novitas umana del Messia e per  l’impegno referenziale,  ma sono rifiutate (o condannate) le frasi ad effetto riportate dai giornali  ed anche i commenti di Washington post e di tanti altri giornali americani, che producono così una  non cultura, senza comunicazione, ma solo  mediante informazione, creando successo  per chi fa il migliore gioco pirotecnico, in una sconcertante destabilizzazione delle coscienze elementari di chi ascolta, vedendo immagini e si nutre di vuote parole…
Non si contesta minimamente il lavoro di chi da sedi universitarie di prestigio come quelle americane,  o da studi scientifici  di aramaisti o di studiosi dell’ellenismo, produce cultura, mettendosi in gioco, con la propria singolare pubblicazione di testi critici.
Il testo, infatti, sia  di Brigh e  di Tabor che quello di Eisenman e di Ehrman, degno di attenzione e di studio  in  quanto  lavoro condotto con maggiore o minore  perizia,  è frutto , comunque, di  ricerca storica e di lunghe operazioni critiche …
Quello che viene detto nel testo di Aslan è cosa risaputa da  decenni: sono in effetti  notizie senza  competenze, di poco  rilievo,  sulla città natale di Gesù, su Nazaret (esisteva Nazaret?) , sulla sua formazione zelotica,  sul processo davanti a Pilato, (ci fu?) sulla sepoltura ecc.
Il messaggio di Reza Aslan non dice  niente di nuovo per uno studioso del giudaismo  e del cristianesimo del I secolo, anzi testimonia  una modesta preparazione sull’opera di  Filone e su Giuseppe Flavio e una generica conoscenza della cultura giudaico-cristana del periodo giulio-claudio…