Lampone kalamosfacths

 

Lampone Kalamosphacths

Nel periodo dopo la morte di Cesare secondo gli storici Antonio fa quel che vuole sui decreti /pshphismata e  registri /diagrammata  su ogni scritto autografo del dittatore: Il triumviro sfrutta a  suo arbitrio tutto lo scriptorium  librario cesariano,

Da qui le nomine, arbitrarie, gli ordini,  le commissioni del defunto.

I romani, ridendo, dicevano  che i comandi venivano dall‘Horcus  (Ade) per cui chiamavano i  senatori nominati o caroniti o horcini.

Plutarco parla di Calpurnia, la moglie di Cesare, che si fida di Antonio e  che gli affida la maggior parte delle ricchezze delle casa (ek ths oikias) 4000 talenti (Antonio, 15).

Lo storico  aggiunge che  il console prende anche le carte  (ta biblia) di Cesare, in cui sono annotati gli appunti di decisioni e progetti  (upomnhmata toon kekrimenoon kai dedogmenoon).

Dunque, su questa base  e con aggiunte di sua iniziativa  Antonio nominò  magistrati molti,  senatori molti e  richiamò alcuni dall’esilio e liberò altri dalla prigione,come se queste decisioni fossero state prese da  Cesare (Ibidem).

In effetti Antonio  avendo  tra i copisti Faberio,  un falsario capace di cambiare le lettere, di fare  accomodamenti grafici  in modo da alterare i contenuti, se ne serve  anche per favorire i suoi fratelli

Antonio per oltre tre mesi nel 44 fa  questa operazione con il suo falsario, arricchendosi, tanto che, avendo già comprato  comprare la casa di Pompeo alle Carine, l’arreda ulteriormente con statue  ordinate da  Fulvia, ora sua moglie.

Il sistema di falsificare è antico in Roma e  molto peggiora poi in epoca imperiale  quando sotto Augusto e Tiberio vengono molti alessandrini nella capitale a mostrare i vari sistemi di contraffazione sia testuale nel libri  che  nei documenti  ufficiali e privati.

A Roma e nelle metropoli dell’impero, ci sono funzionari che sono nella curia, addetti alle epistulae, già attestati in epoca  augustea e tiberiana, ed attivi anche con Caligola,  abili a cambiare lettere con opportune correzioni e a sconvolgere il significato, solo con la lettura  testamentaria, fermando la voce dopo invece che prima di alcuni sintagmi, capovolgendo il valore semantico letterale.

Si tenga presente che spesso i documenti sono scritti da  scribi  tachigrafi, non in corsivo, ma in maiuscolo e senza ortografia, che, poi, possono aggiungere o togliere sillabe intere  quando stendono l’intero testo, unico,  specie se privato, multiplo, se pubblico, da appendere in città diverse.

Alcune correzioni risultano solo aggiunzioni tecniche  specie per Omikron che diventa Theta o per theta che, abrasa la lineetta interna, risulta Omikron…

Si sa  che i copisti della Biblioteca alessandrina, in epoca romana sono assunti dai  epitropoi delle province e che  divenuti segretari  e scribi  personali,  scrivono  i  testi dei  decreti ufficiali, ma li correggono anche  o li sanno fare risultare illeggibili in modo da  non avere la possibilità di contestare (Svetonio,  Caligola,XLI)  in caso di mancato pagamento delle tasse, data anche la posizione elevata ed angusta delle tabulae scritte.

Caligola ben conosce il sistema romano di falsificazione e l’evasione fiscale dei senatori e degli equites  e provvede in modo geniale  per evitare sorprese (fa pagare perfino le prostitute, allestendo un lupanare per matrone e  le giovani di buona famiglia nell’interno del Palazzo, indicando tariffe  per ogni donna, dopo averindicato le sue prerogative e pregi, ed invitando i giovani al piacere , facendo loro perfino prestiti…): Eius modi vectigalibus indictis  neque propositis, eum per ignorantiam scripturae multa  commissa fierent, tandem  flagitante populo proposuit  quidem legem, sed et minutissimis litteris et angustissimo loco, uti ne cui describere liceret/ essendo stati i provvedimenti fiscali   banditi  solo a voce e non essendo stati affissi  per iscritto, il popolo si lamentò  e ci furono molte evasioni dovute ad ignoranza delle disposizioni. Allora fece  esporre in pubblico quella legge per iscritto, ma in caratteri minutissimi ed affissa in un luogo inaccessibile da raggiungere,  per cui nessuno potesse fare copia.

Caligola è molto fiscale, specie con chi non paga le tasse  tanto da rifiutare  di riconoscere il diritto di cittadinanza a coloro, i cui antenati  l’hanno ottenuta per sé   e per i propri discendenti (come i Giulii oniadi alessandrini), specie nel caso in cui  questi non fossero i loro figli,  in quanto per lui sono discendenti solo questi con quel grado di parentela   e perciò invalida  i diplomi firmati da Cesare o da Augusto,  considerandoli scaduti e vecchi … attacca perfino per inesatta dichiarazione fiscale  chi si è arricchito dopo l’ultimo censimento ...(ibidem, XXXVIII).

I copisti grammateis  sono estensori  di documenti , che tengono le   carthulae in archivi, suddivisi in pubblici e privati,  sotto in custodia dei sacerdoti, o auguri o  vestali e quindi hanno un carattere sacro…

Antonio non solo come console, ma  anche come augure,  ha la possibilità di manomettere il testamento cesariano e gli ultimi  decreti dittatoriali, affidando il comando provinciale ad uomini di sua fiducia, lasciando i munera  perfino a Cassio e a Bruto, di cui teme la presenza a Roma nei giorni successivi la morte di  Cesare.

In Roma, durante l’impero giulio-claudio,   sono  a corte, presenti ad ogni dettatura, anche  tachigrafi  tironiani, che sono abili a trascrivere rapidamente e a fare copie nel giro di pochi giorni, da consegnare ai tabellarii per la  diffusione  in tutto il kosmos romano nei tempi più brevi possibili  lungo le vie consolari…

I falsari  in epoca giulio-claudia in Egitto  non solo sono attivi nel conio di denario, come risulta da Girolamo (vita di Paolo, 5 c’erano nella cavità dell  montagna  parecchie casupole, in cui si vedevano  incudini e martelli ormai arrugginiti, del tipo con cui si conia il denaro.Secondo la tradizione letteraria egiziana il luogo sarebbe stato una zecca clandestina nel periodo in cui Antonio si era unito a Cleopatra) e da latri autori, ma anche  nella burocrazia servile  amministrativa.

Utile per la definizione del sistema  falsario  è la conoscenza  dei compiti  di un prefetto tiberiano e caligoliano,  sotto cui opera un certo Lampone , alessandrino, grammatokuphoon, cioè uno che  miseramente sta curvo  sugli scritti, che, però,  fa carriera  rapidamente  e si arricchisce.

Il termine, composto da grammata/ lettere scritte  e da kuptoo/  sto curvo ha valore di uomo misero che svolge la professione  di scriba alle dipendenze di un grammateus,  che è uomo di gran rispetto in quanto  scrive o fa scrivere  o legge  documenti o atti pubblici  nell’ekklesia, avendo un impiego di  varia importanza a seconda se è ufficiale pubblico di primo o secondo grado o di terzo.

Il grado dei grammateis è in relazione al posto occupato se presso la corte imperiale, o presso il senato, o presso un magistrato cittadino o un governatore o una comunità religiosa o presso un privato cittadino …

Nel 38 d.  C.  cfr. Filone, in In Flaccum,  tratteggia la figura di Lampone un grammatokuphoon, abile  a cambiare testamenti, leggi ecc.

Ad Alessandria, Lampone è chiamato  Kalamosphacths  (In Flaccum 132) : spesso tutto il popolo, concorde, lo chiamava molto giustamente Kalamosphactes, in quanto uccideva moltissimi con le lettere che scriveva perché rendeva i vivi più disgraziati dei morti: quelli che avrebbero potuto e dovuto  vincere e godersela subivano la sconfitta e un ‘ingiustissima povertà, poiché gli avversari avevano comperato  la vittoria e la ricchezza da uno che dava a buon mercato e vendeva gli averi altrui.

Lampone, nel suo compito di segretario del governatore, presente come scriba dei processi,  sapendo che nessuno può esattamente ricordare tutto, specie le  parole dette espressamente nelle cause da lui registrate e scritte, le modificava a seconda delle somme di denaro ricevute.

Quindi per il popolo il grammateus sa scannare,(significato primario di Sphazoo) sa sgozzare, sa uccidere il malcapitato sotto le sue grinfie,  se l’avversario  testamentario o politico lo paga meglio:  Lampone diventa il protagonista di atti di ingiustizia amministrativa,  quasi una norma nell’imperium romano!

Così scrive Filone parlando dei tanti casi amministrativi della provincia di Egitto  e dell’impossibilità  da parte prefettizia di  memoria ( Ibidem, 133 :  Infatti non era possibile che i governatori ricordassero  tutto di tutti gli affari di una così grande provincia, affluendo sempre nuove cause private e pubbliche, soprattutto nei giudizi …

Ora, dunque,   sulla base dei  casi di Faberio e  di Lampone  si deve pensare  che lo scrivere sia un’arte molto importante, connessa con la sacralità,  nell’impero romano   e che un grammateus, che gestisce molti grammatokuphones, ha un suo reale potere, è al servizio del migliore offerente,  ed opera di solito a scapito delle fasce popolari inferiori perché politicamente legato alla classe senatoria ed equestre …

Lo scrivere, poi, le lettere ebraiche o aramaiche -come  anche quelle greche –  come attività di incisione, richiede una vera arte,  un lungo esercizio  non solo per l’uso del papiro e della pergamena, ma che per la capacità di incidere e tracciare solchi  con lettere leggibili  senza rovinare o macchiare, cosa non facile per l’epoca, dati i materiali…

Io, bambino, col calamaio e col pennino o con la penna stilografica facevo tanti aste ma con tante  cole di inchiostro ed  ero un pasticcione…

Ora, a Roma, pur esistendo tabernae librarie  all’Argiletum secondo Gellio (Noctes Atticae, XVIII,4,1) o al vicus sandalarius,   ci sono in  librarii /bibliopolae, uomini che fanno  commercio ed hanno comprato copisti  non sempre professionisti e talora rozzi copiatori, pagandoli profumatamente molto di più di un normale schiavo

ll Tertios o grapsas della Lettera ai Romani di Paulos appartiene a questa categoria?

Sembra che sia un grammatokuphoon di un civis, idioths/privato, come l’apostolo delle genti,  quindi un uomo  che sa scrivere: noi, ora, non entriamo né nel merito della sua specifica attività né sulla datazione e sul padrone scrittore di Epistulae, ma precisiamo che solo ad Alessandria ci sono, all’epoca, ancora  veri e propri copisti  che   vivono al Museo e formano una casta di professionisti, pagati  dallo stato profumatamente  che hanno aiutanti  di vario valore  cioè i miseri  copiatori   divisi per gruppi a  seconda dell’autore da copiare e della lunghezza del testo…

D’altra parte sotto Claudio sono attestati copisti a corte come  Giulio Polibio, un minister a litteris o a studiis  (Seneca, consolatio ad Polibium )…

Anche Efeso ha copisti di rilievo   ed  Origene in  contro Celso  parla di copiatori   in diverse attività, anche orali,  sia portuali che cittadine,  abili specie nell’esaminare e proporre  le suppliche nell’Artemision  e nel  presentare la documentazione giuridica ed amministrativa, ai pritani  del Consiglio   e nel difendere, se pagati, anche confraternite di meteci…