La morte di Hircano

La morte di Hircano

 

La situazione a Gerusalemme e in Giudea, a seguito  della sconfitta di Antonio ad Azio il 2 settembre del 31,  muta totalmente per il re Erode.

Eppure il re è tornato vincitore della guerra contro i nabatei! E’ poca cosa di fronte alla notizia della vittoria di Ottaviano.

L’imperium romano  è riunito ed una sola persona è il reggitore dello stato: Occidente ed  Oriente sono sotto un solo uomo che è  dominus in Roma e nell’impero!.

Cosa può significare la sua vittoria in una guerra,  che  non è stata neanche   una guerra ma una spedizione punitiva per riavere  il debito di mille talenti, mai pagati dal nabateo a Cleopatra, complicata per di più da un terremoto, catastrofico, di cui approfittano gli arabi?

E’ stata solo  una periolkh, cioè un malmenamento strategico,  divenuto un complicato caso militare, perché inizialmente, essendo risultato vincitore Malco a causa delle paure giudaiche della vendetta di Dio, Erode deve  difendersi dalle accuse e con un abile discorso deve scaricare ogni colpa su Nabatei, infidi e capaci di uccidere gli ambasciati, da barbari fuorilegge.

Eppure il theos, deus sebaoth  fa rifulgere il suo valore e la sua onestà, la giustizia  della sua impresa, il  suo sicuro favore verso di lui, come se fosse il prediletto!

Questa è la versione sacerdotale  di Flavio, che legge la storia  in Dio!.

Giulio Erode è un capopopolo, un demagogo giulio, romano! E così  da tribuno popolare trascina alla vittoria il popolo, desideroso di giusta vendetta!.

La vittoria certamente  lo rende popolare in Giudea,  anche perché gli onori vengono anche da parte araba che riconosce il suo patronato sui Nabatei.

Ma ora la sconfitta di Antonio cambia tutto, vanifica ogni successo, rimette in forse il suo stesso regno, specie di fronte ad Hircano ed Alessandra e a sua moglie, Mariamne, che hanno già relazioni con la famiglia del Vincitore.

A fine settembre Erode si è già allineato col Vincitore: ha avuto notizia della sconfitta di Azio da Alexa di Laodicea, inviato di Antonio, che glielo ha mandato con la raccomandazione per il re giudaico di rimanere fedele, di proteggere il suo partito, i suoi alleati e di essere quel caposaldo della sua politica, temuto anche da Ottaviano,  re alleato controllore della frontiera orientale dell‘Egitto.

Il vincitore è Ottaviano che per ora è dalla parte di Hircano e la sua famiglia (Ottavia e Giulia Livilla)  ha  emissari e spie nella corte che hanno precise istruzioni  per staccare Erode da Antonio.

In tale situazione la sconfitta di Antonio fa riesplodere i contrasti tra il popolo aramaico e i filoromani sadducei e acuisce a corte  la lotta tra i fautori degli asmonei  ora filottavianei ed Erode ora senza la protezione antoniana.

Antonio non è più il suo referente patronus, romano:  è già abbandonato da tutti i re alleati orientali passati dalla parte del vincitore, che  a settembre lentamente da Azio si dirige verso Atene, si accorda con i greci  e distribuisce il grano avanzato  alle popolazioni, -che a causa della guerra  sono diventate povere  e ridotte in miseria perché spogliate di  tutto ( di denaro, di servi e  di animali da soma)-.

Le notizie non sono univoche per Erode: è certo solo che Ottaviano da Atene sta sistemando la situazione orientale, specificamente quella macedonica e quindi ha saputo della defezione dell’esercito di Canidio  e  che, poi, giunto a Samo, da lì ha iniziato la risistemazione razionale dell’Asia e  della Siria.

Perciò Plutarco (Antonio, 72) dice che Antonio al suo approdo in Libia già conosce il tradimento di Erode (e di Alexa) e quindi cerca contatti con Ottaviano insieme a Cleopatra che chiede il regno di Egitto per i suoi figli, mentre lui  contratta di poter vivere coem privato cittadino o ad Atene o ad Alessandria.

Eppure Alexa di Laodicea, inviato  subito da Erode per non fargli cambiare fronte è un antoniano, amico di Cleopatra  e per lei parteggia  in modo subdolo e  cortigiano tanto da denigrare sempre e in ogni occasione Ottavia, acquistandosi così l’odio di Ottaviano, che ha giurato di ucciderlo!.

Questi ha ben informato Erode della situazione  reale  di Antonio, ora intenzionato solo a  difendere l’Egitto, l’unica regione rimasta sotto il suo controllo, avendo perso anche la Libia.

Per Dione Cassio (St.Rom.,LI,6) Antonio, recatosi da Pinario Scarpo, comandante del suo esercito a Paretonio,  non solo non è ricevuto, ma sono uccisi i suoi ambasciatori,  per cui è costretto a ritirarsi in Alessandria.

Comunque, Antonio seguendo Cleopatra  decide di svernare e di prepararsi  per il prosieguo della guerra  con le forze terrestri, convinto di poter recuperare il favore dei popoli e dei re alleati con la diplomazia.

Invece la situazione politica è del tutto mutata perché l’eco della Vittoria e la propaganda antiantoniana  distruggono il mito del dux imperator invitto, su cui poggia ogni speranza.

Il fidus Alexa tradisce anche lui Antonio e rimane a corte presso Erode ed è in relazione con quanti sono dalla parte ottavianea, entrando nell’orbita stessa di Alessandra  e di Hircano.

Gli asmonei ora sperano di poter riprendere il trono ad opera di Ottaviano poiché Erode ancora non ha una sua decisa politica, nella incertezza della reale situazione in cui versa il suo patronus, nonostante le cattive notizie.

Questo è fatale al vecchio  Hircano che ha ripreso un carteggio epistolare con Malco, che già è filottavianeo e quindi potrebbe esser di aiuto.

Nella scarsità di notizie Flavio mostra solo l’oikonomia divina, accentuando  la peripeteia con aprosdooketon ad opera di Dio, la cui economia non è leggibile da uomo semplice, né da storico, ma forse solo da propheths, che evidenzia come il theos sia favorevole ad Erode, che  in quella difficile  condizione politica  fa operazioni utili per salvaguardare il suo regno.

Una volta capita la situazione grazie alle tante lettere  che gli giungono da amici romani, come Pollione,  Messalla  e Sossio, dai re vicini, da opportunista, Erode fa le sue scelte prioritarie: 1. Aiutare Quinto Didio, nuovo governatore di Siria, contro i gladiatori che si aprono la strada in Siria per ricongiungersi con le truppe egizie di Antonio e cooperare a distruggere le navi egizie  ad Arsinoe/Clisma, favorendo anche i nabatei nell’impresa contro Cleopatra,  intenzionata a scavare un istmo  per un’eventuale fuga attraverso il Mar Rosso; 2. Uccidere il vecchio Hircano  pericoloso in caso di una scelta regale tra gli asmonei e gli antipatridi da parte di Ottaviano.

L’uccisione di Hircano, l’ultimo superstite asmoneo, un vecchio più che ottantenne,   rientra in una logica  di prevenzione in modo che  il potere romano non  possa contare su alcun erede maschio asmoneo: Erode è convinto che, senza gli asmonei,  anche se viene privato del regno lui, un  erede, comunque, della sua  famiglia  potrà avere il trono per i meriti certi di  Antipatro  verso la romanitas e la domus giulia!.

Quindi ora Erode  deve operare con cautela  su due fronti, uno interno ed uno esterno: il primo richiede prudenza, diplomazia, scaltrezza  per evitare oltre tutto, furibondi scontri in famiglia, che già da tempo rompono l’unità dei rapporti coniugali e famigliari, il secondo  richiede abilità diplomatiche e grande determinazione militare  al fine di aver appoggi e riconoscenza dal governatore di Siria, la cui parola  praetoria potrebbe essere determinante durante il colloquio con Ottaviano, che ha già fatto il giudice unico inflessibile con i re antoniani,  secondo una propria strategia nell’ assegnare  titoli ad alcuni  o nel negarli ad altri, facendo uccidere i malcapitati, imprudenti.

Erode è convinto di giocarsi la vita e il regno se la sua azione non è riconosciuta nel suo giusto valore da Ottaviano, l’erede adottivo di Cesare, l’uomo contro cui ha combattuto per anni in quanto fautore di Cesarione Tolomeo, figlio legittimo di C. Giulio Cesare e di Cleopatra, figliastro di Antonio.

La soppressione di Hircano, in quel particolare momento storico, è rapida dopo una denuncia di tradimento, dopo aver prodotto  prove  schiaccianti contro il vecchio sovrano al Sinedrio, che ratifica la condanna a morte.

E’ un capolavoro di abilità diplomatica e politica!

Erode avendo il potere exousia  del tempio e  del suo tamias  ha denaro da distribuire ai suoi ministri, ai cortigiani, ad ambasciatori  e da inviare ad amici legati romani avidi, per salvaguardare il suo nomen da possibili accuse.

Controlla la sua famiglia (membri asmonei idumei nabatei, servi, eunuchi) la sua corte (ministri, amministratori epimeletai, dioichetai, scribi,sadducei, spie)  il sinedrio  e sfrutta la sete di potere di Alessandra, la sua stessa parrhsia, la sua voglia di vendetta e la continua lamentela verso il padre imbelle ed inoperoso, pur in quella specifica favorevole  situazione, sa gestire la gioia dei suoi nemici e l’infida natura degli amici.

Erode  domina il difficile momento storico,  regola  il suo governo  mediando tra le parti, imponendo la sua politica  avendo capacità di sopportare con moderazione  ogni cosa – metriopathein – pur avendo incertezze nel suo animo  a motivo dell’invidia, in quanto tutti pensano- e ne godono- che non possa rimanere impunito, data la grande amicizia con Antonio.

Seguiamo Flavio, che tiene presente Hircano unico asmoneo  rimasto e lo stato di agitazione a corte  – Ant Giud.   XV, 164-165 –  : Allora gli amici persero ogni speranza poiché amici e nemici pensavano  che  lui a causa della passata amicizia con Antonio dovesse essere necessariamente in pericolo. Perciò gli amici perdevano ogni speranza  che nutrivano in lui e tutti i nemici, sebbene facessero finta di averne dolore, tuttavia, di nascosto, erano tutti contenti sperando che nel mutamento di situazione  le loro cose si mutassero in meglio.

Erode controlla da tempo Alessandra e sua moglie Mariamne che nella loro libertà di parola e di azione credono di non potere essere limitate, data la loro regalità,  sentendosi offese  dalla presenza stessa della madre e della sorella del re, deluse  dalla neghittosità di Hircano,  padre dell’una  e  nonno dell’altra.

Infatti Flavio dice (ibidem,166-167): Alessandra, ostinata e pertinace, sperando  in una migliore fortuna  col mutarsi delle cose, parlò al padre e lo supplicò di  non lasciar andar avanti la malvagità di Erode contro la loro famiglia, e di sostenere le loro  speranze.  Ella stimava di scrivere a Malco, re di Arabia,   pregandolo di accoglierli in caso di fuga,  in quanto,  se Erode, nemico di Cesare, fosse da Ottaviano  fatto uccidere, in una simile circostanza lui avrebbe avuto il regno per il favore del popolo e per la dignità della stirpe.

Lo storico mostra chiaramente  che  Anche se Alessandra  s’impegnava a spingerlo a questo, Hircano tuttavia era contrario al suo parlare. La donna, ostinata, non cessava mai di stimolarlo e standogli vicino notte e giorno, accusava Erode di insidie contro di lui  ed infine lo spinse a dare una lettera a Dositheo, suo amico per il re Nabateo, in cui era scritto di mandare cavalieri arabi per accompagnarlo, al Mare Asfaltite (Mar morto), luogo che è lontano da Gerusalemme duecento stadi –Ibidem 168-.

Per Flavio Dositheo  ha le caratteristiche dell’uomo di onore,  vincolato al destino degli asmonei:  Hircano si fidava molto di Dositheo stimandolo, insieme con Alessandra, buon amico come uomo che era parente di Giuseppe, che  Erode aveva fatto uccidere  e perché era il fratello maggiore  di quelli che erano stati uccisi a Tiro da Antonio –Ibidem 169-.

Erode sa che Hircano è uomo imbelle che non cerca neoterismos, e  non si è mai curato della sua corrispondenza,  avendo la philia con Antonio.

Ora invece, incombendo  quella stessa philia come una minaccia mortale su di lui  secondo amici e nemici- avendo lui  avuto un ruolo di primo pieno nella  collaborazione  a creare la figura di Cesarione figlio naturale  di Cesare, in antagonismo alla  politica dell’ erede adottivo cesariano- , incerto nella condizione di  solitudine politica, avendo paura del giudizio di  Ottaviano, che potrebbe premiare l’ultimo asmoneo, esautorando la sua famiglia, proprio per la sua amicizia con  triumviro orientale, teme perfino il buon vecchio!.

Erode, dunque, decide la morte del vecchio monarca mentre attende da opportunista un’occasione per presentarsi  al signore del mondo  romano  con le carte in regola affidandosi totalmente alla fortuna, maneggiando per incriminare Hircano, sfruttando anche la perfidia dei cortigiani.

Flavio( Ibidem 171-2 ) scrive: Ma tutto ciò non fece fedele Dositheo verso Ircano  in questa circostanza. Egli ,stimando di diventare più amico di Erode,  porse la lettera al re, che non solo lodò lui per la fedeltà, ma anche gli ordinò di seguitare  nell’impresa e di portare la lettera a Malco e di prenderne la risposta, stimando così di poter conoscere ancora meglio le sue intenzioni. Dositheo fece prontamente queste cose e l’arabo riscrisse che avrebbe accolto Hircano e coloro che andavano con lui e mandò anche chi li dovesse condurre con cautela  da lui.

Appena Erode ebbe questa risposta, subito chiamò Hircano ed indagava sul patto che aveva fatto con Malco.

I rapporti con Malco dopo la periolkh non ci sono noti.

Si ritiene, però,  che i due  si riavvicinano nel comune interesse di fare una politica filottavianea in modo da presentarsi ambedue ad Ottaviano come vittime di Cleopatra, con la distruzione delle navi sulle stretto in un boicottaggio dell’impresa   di taglio dell’istmo nella zona di Arsinoe.

Ancora di più, da questa angolazione,  si può arguire che il delitto di Erode  risulta una precauzione  eccessiva verso un uomo suo benefattore, non  affidabile per i romani nel ruolo antiparthico.

Erode ha già  inviato lettere, unite a quelle di Didio per una verbale accettazione del dominio di Ottaviano  con documentazione  del suo troncato rapporto con Antonio e Cleopatra .

Non è pensabile un viaggio  via terra di oltre 11.000 stadi (quasi 2500 km, fino a Samos)  in  un momento  di belligeranza in terre lacerate da odi contrapposti.

Forse  potrebbe essere plausibile ma improponibile  un tragitto via mare sotto la protezione della flotta ottavianea, ma  non è pensabile  poiché Erode non è pronto alla difesa e  non sa neanche se è ricevuto.

Qualche mese più tardi si vede  quanto sia impegnativo il viaggio a Rodi e  quanto sia difficile per lui lasciare in modo ordinato il suo regno, facendo precise operazioni utili alla la sua conservazione: eppure la distanza da Rodi è minore -2000 stadi circa-, anche se  richiede  molti giorni   per arrivarci,  facendo  sosta a Cipro, visto che Erode conosce la località, avendone fatto esperienza già nel 40!.

Erode non deve certo rendere conto delle sue azioni nel Regno, a lui dato dai Romani, ma deve difendersi dall’accusa di fides antoniana, da cui, comunque, verbalmente ed operativamente si è già dissociato!

La condanna  a morte del sinedrio e la esecuzione capitale rientrano nella norma  di diritto giudaico, coperte comunque da pietas per un vecchio, indegnamente ucciso da uomini che risultano empi perché gli devono tanto! 

Flavio ne fa la difesa mostrando che Hircano non ha commesso crimini  perché uomo moderato, che senza ambizioni politiche non è incline a neoterismos, riportando anche il pensiero di altri, che divergono dalle notizie trovate nelle memorie di Erode – Ibidem,174 Altri,  però, pensano piuttosto che Erode ordinò queste insidie contro HIrcano  per ucciderlo e dicono che in un convito domandò ad Hircano , che era senza alcun sospetto, se aveva avuto lettere da Malco e quello rispose di averle avute come missive di saluto ed allora Erode chiese di nuovo se aveva avuto doni e lui rispose che aveva avuto solo quattro giumenti. Allora Erode, presa questa  come scusa, gridando che questi doni erano stati mandati per fare  tradimento, lo fece uccidere. Io manifesterò la morigeratezza dei suoi costumi  a dimostrazione che Hircano non aveva commesso peccato/amartema alcuno da dover morire in tale modo.

Così, comunque,  lo storico, convinto che Erode abbia trovato pretesti per uccidere  conclude –ibidem 182- :

Lui pareva essere per natura moderato metrios  in ogni cosa  ed aveva governato lasciando la maggior parte degli affari agli amministratori/diokeitai , disinteressandosi  degli affari statali  generali  perché non aveva abilità  di governare un regno. Si deve alla sua natura docile e buona/ epieikeia se Antipatro ed Erode avanzarono così tanto,  e ciò che alla fine dovette sperimentare dalle loro mani non è né  giusto né pio.

La morte di Hircano, dunque, da  Flavio è considerata azione empia e politicamente inutile.