Giuseppe Flavio spesso in Antichità giudaiche cita Strabone di Amasea (64 a.C. -24 d. C).
Le tante notizie storiche, raccolte da F.Jakoby ( Die Fragmente der Grieschischen Historiker II, App 430-436 291-295 -commento- ) mi hanno dato l’occasione di uno studio sui frammenti flaviani, sul loro valore e sulla possibilità di capire il motivo di una mancata tradizione dell’opera storica di Strabone.
Perché conservare solo l’opera geografica e non quella storica? quando c’è stata una tale decisione e da chi è stata presa? o e’ stato il caso a determinare una tale scelta?
Se la scelta storica è quella di Asinio Pollione, cioè di un indirizzo repubblicano, pompeiano e non cesariano, il rifiuto dei lettori è da mettersi in relazione con l’adesione alla propaganda ufficiale ottavianea!
Quindi la mancata tradizione del manoscritto storico è in linea con tanti altri oppositori del sistema augusteo.
Strabone è a Roma in Varie occasioni : si trova giovanissimo in città alla morte di Cesare nel 44, e nel 35, dopo la vittoria di Nauloco di Ottaviano ed Agrippa, e subito dopo Azio nel periodo tra il 31- e il 27 a.C.
I suoi rapporti a Roma sono dunque continui con famiglie di patroni di cui non conosciamo i veri nomina, ma si può arguire dal cognomen riferito ad una peculiarità oculare- propria dell famiglia di Pompeo Strabone o di Seio Strabone capo pretoriano, padre di Elio Seiano – che sono della famiglia o dei fautori pompeiani o di antoniani.
E’ uomo che segue la spedizione in Arabia di Elio Gallo – non si sa con quel mansione e a quale titolo, ( è una supposizione, non documentata- che sia tra i 500 esperti inviati da Erode, che ha già fidanzato suo figlio Alessandro con Glafira figlia di Archelao, sovrano di Strabone).
E’ certo, però, che vive ad Alessandria a lungo e che continua in vecchiaia a tornare a Roma fino, sembra, alla morte di Giuba (23 d.C).
La sua opera storica non è di un ottavianeo ma è di un pompeiano del tipo di Tito Livio, che è autore latino, però, utile per la propaganda in lingua latina.
Strabone, invece, in lingua greca, non è ritenuto degno come storico, di circolazione, quasi subito, perché sovrastato da altri storici e letterati di corte che dominano l’ambiente del Palatium di Ottaviano Augustus /Sebastos.
E’ accertato il ruolo dominante degli alessandrini a corte.
Allora ho messo in relazione i dati di Strabone con quelli di Dionisio di Alicarnasso e di Nicola di Damasco e con altri letterati-ma anche con histriones come Elicone sotto Caligola, e poi con quelli successivi di Appiano e di altri, che in varie riprese e differenti tempi dominano la corte imperiale.
Si sa che Strabone scrive Istorika Upomnhmata /Storici commentari in 47 libri.
Di essi ci sono rimasti frammenti, di cui si conosce qualcosa grazie a Giuseppe Flavio che lo riporta in Antichità Giudaiche a cominciare dal XIII libro.
Infatti si pensa che lo storico abbia scritto 4 libri di prefazione e di premessa come introduzione all’opera in un tentativo di congiunzione tra l’opera di Polibio e gli avvenimenti successivi fino al tempo di Tiberio (primo decennio di regno).
Infatti l’opera storica di Strabone era intitolata ta metà Polubion/ le cose dopo Polibio in 43 libri.( + i 4 di introduzione).
L’inizio dell sua storia prende in esame l’anno 146, quello in cui finisce l’opera polibiana, la cui grandezza è nella struttura /systasis della costituzione mista romana, in una condanna della basileia/ monarchia e della democrazia.
Polibio è fino alla epoca augustea il modello di Posidonio e di Sempronio Asellione -( cfr. D. MUSTI, Il pensiero storico romano, in G.CAVALLO-P.FEDELI-A.GIARDINA (a cura di), Lo spazio letterario di Roma antica, Roma 1989, pp.177-240; Cfr. A . LA PENNA, La storiografia, in F. MONTANARI (a cura di), La prosa latina: forme, autori, problemi, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1991, pp. 13-93 ) .
Noi siamo interessati a conoscere se c’è qualche punto di congiunzione tra Strabone e Tito Livio, che hanno una certa propensione verso il principato augusteo, inteso come inizio di un processo nuovo e di una nuova storia ma anche come fine di un’epoca, quella repubblicana.
Augustus come alfa ed omega della storia sottende anche una particolare predilezione divina verso l’unto del signore, padrone della Storia e verso Roma la megalopolis, l’urbs per eccellenza, che è il mondo in piccolo, eterna perché dotata di Nike e datrice di eirenh.
Augustus non è solo un titolo di egemoon sebastos, ma sottende il favore eterno verso un popolo quello romano di un Theos che ha destinato alla supremazia la romanitas, il cui compito è imperare, pacificare le diverse etnie e regere cum iustitia.
Virgilio in modo sublime in Eneide VI,851-3 sintetizza: tu regere imperio populos, Romane, memento/(hae tibi erunt artes), pacisque imponere morem,/parcere subiectis et debellare superbos.
Perfino il popolo ebraico, eletto, riconosce la supremazia di Roma con la sebasteia e l’investitura del suo stesso Dio su un popolo di goyim, destinato al comando del mondo: vittoria, pianificazione giusta temporanea e integrazione pacifica dopo la stato di belligeranza, inteso anch’esso come quasi momento di aspirazione ed attesa dei popoli della conquista violenta romana,trauma provvidenziale per l’ingresso nell’imperium.
Un disegno salvifico delle gentes pagane è solo adombrato negli storici greci secondo pronoia divina stoica!?
il sole che tramonta ( la repubblica) e il sole che sorge (principato) sono metafore dell’eternità del potere romano rinnovato, in senso imperiale, su una base naturale, in un recupero della cultura alessandrina antoniana , ora al servizio di Ottaviano – Serapide, katolikos.
Strabone sembra avere un’ideologia utopistica antoniana, diversa da quella attuata dagli alessandrini di corte, in opposizione alla cultura instaurata in Roma dagli alessandrini del Museo e specie da Didimo Arieo, dai figli e dagli altri filosofi- scribae della Biblioteca, a cui poi si legano i letterati del circolo di Mecenate, che cooperano in relazione alla loro specifica attività, incapaci di non obbedire agli haud mollia iussa ( Virgilio,Georgiche,III,41).
Perciò, noi abbiamo letto i frammenti in questa chiave, anche se sono pochi e irrilevanti a tale fine, ma, se comparati con la conclusione del VI libro di Geografia sull’Italia e con altre parti dell’opera straboniana è possibile intuire qualcosa del suo reale pensiero politico.
Flavio, comunque, in Ant. Giud. XIII , 287 testimonia il pensiero di Strabone di Cappadocia (è il primo riferimento al cappadoce che parlando di Giovanni Hircano tratta della situazione favorevole ai Giudei in Egitto, dove i figli di Onia -, che già avevano costruito il tempio d i Heliopoli simile a quello di Gerusalemme- Helchia e Anania, ebbero il comando dell’esercito egizio): La maggioranza infatti di chi era ritornato dall’esilio e di chi in seguito fu inviato a Cipro da Cleopatra, passò subito a Tolomeo. E soltanto i giudei del distretto di Onia rimasero fedeli a lei perché i loro concittadini Helchia ed Anania godevano di un favore speciale presso la regina.
Su Aristobulo I – che governò un solo anno e che fece circoncidere gli Iturei parlando della sua natura gentile e modesta e del suo filellenismo- Flavio dice riportando il giudizio di Strabone –ibidem,319-: questo uomo fu utile molto vantaggioso per i greci allargò i confini del suo territorio ed unì a loro una porzione degli Iturei, obbligandoli con il vincolo della circoncisione.
Flavio trattando dell’ impresa di Tolomeo Latyro contro Alessandro Jamneo cita Strabone insieme con Nicola damasceno , che aggiungono che, oltre all’invasione della Giudea, il re egizio prese d’assalto anche Tolemaide (Ibidem 347).
In Antichità Giudaica XIV, 34, Flavio tratta di Pompeo che a Damasco sente le accuse di Hircano e quelle di Aristobulo e per comprovare la veridicità dei fatti cita Strabone il cappadoce, Venne un’ambasceria dll’Egitto con una corona del valore di quattromila pezzi d’oro e dalla Giudea una vite o giardino , opera d’arte chiamata da loro terpolé/eden- piacere.
Flavio cita Strabone, insieme a Nicola e a Tito Livio – autore di una Storia romana – sulle imprese di Pompeo e specie quella della presa di Gerusalemme nel 63 sotto il consolato di Cicerone, (ibidem 68): lo studio su Pompeo sottende una sua visione storica pompeiana e della sua iustitia da contrapporre a quella cesariana (antoniana e ottavianea) ? !
E’ troppo poco per poterlo dire! scarsi sono i riscontri in altre parti di Geografia, insignificanti!
Risultano vani come quanto dice Flavio col supporto di Strabone e di Nicola (ibidem,104) circa le spedizioni di Pompeo e di Gabinio, suo legatus contro i Giudei e poi contro gli Egizi per installare nel regno Tolomeo Aulete.
Flavio porta anche la testimonianza di Strabone sulle notizie (ibidem112) della ricchezza del tempio di Gerusalemme e della rapina fatta da Crasso, in riferimento ad un deposito di Cleopatra III nell’anno 102 (XIII,349) che fu spostato da Mitridate VI Eupatore, ed inviato a Coos, dove prese il denaro che aveva qui -nel tempio- depositato la regina Cleopatra, insieme ad ottocento talenti dei Giudei.
Le notizie flaviane desunte da Strabone non sono verificabili tramite altre fonti!
Più importante la notizia sulla condizione dei giudei sotto Mitridate e poi nel periodo pompeiano, relativa la situazione giudaica in Cirene e sulla città stessa ( ibidem, 115,116,117,118).
Flavio parla della situazione dei giudei sotto Mitridate e della condizione di quelli di Cirene, facendo riferimento a Strabone : nello stato di Cirene ci sono quattro classi: la prima è dei cittadini, la seconda degli agricoltori, la terza degli stranieri /metoikoi, la quarta dei Giudei. Questo popolo si è sparso in ogni città e non è facile trovare nell’ecumene un luogo che non abbia accolto questa nazione e nel quale non abbia fatto sentire il suo potere. Ed avvenne che Cirene che ha gli stessi reggenti dell’Egitto, lo abbia incitato sotto molti aspetti, in particolare incoraggiando e aiutando l’espansione dei gruppi di Giudei organizzati che osservano le leggi nazionali giudaiche. In Egitto, ad esempio, un territorio è stato messo da parte per una abitazione giudaica e in Alessandria una grande parte è stata sistemata per questa nazione. Quivi risiede pure uno di loro installato come etnarca che governa la nazione, decide le controversie, ha la supervisione dei contratti e dell ordinanze come capo di stato sovrano. In Egitto la nazione fiorì perché i Giudei in origine erano egiziani e perché quelli che lasciarono quel paese, andarono poi ad abitare nelle vicinanze, e migrarono a Cirene perché questo paese è confinante col regno egizio, non diversamente dalla, Giudea che , per meglio dire, prima, faceva parte di quel regno
I seleucidi, dopo la Guerra di Celesiria, a seguito della vittoria del Panion, tolsero agli egizi la Giudea con Fenicia, che divenne parte integrante del Regno siriaco.
Flavio (ibidem137), mentre parla della campagna di Cesare e della ricompensa fatta ad Hircano e ad Antipatro riporta due affermazioni di Strabone, una da collegarsi con quella di Asinio Pollione.: dopo Mitridate (il pergameno) anche Hircano il sommo sacerdote dei giudei si recò in Egitto; L’altra è collegata con Hypsicrate: Mitridate andò da solo in campo, ma Antipatro procuratore della Giudea fu chiamato ad Ascalona da lui e gli condusse tremila uomini e spinse gli altri principi a fare altrettanto. Anche il sommo sacerdote Hircano prese parte alla campagna.
In Ant Giud XV,9,10 Flavio parla dell’uccisione di Antigono ad opera di Antonio e porta la testimonianza di Strabone: Antonio decapitò Antigono che gli era stato condotto ad Antiochia. Egli fu il primo romano che decise di decapitare un re poiché pensava che non vi fosse nessun altro mezzo che potesse mutare l’attitudine dei Giudei affinché accettassero Erode, che era stato posto al suo luogo. Infatti neppure sotto torture si sarebbero sottomessi a proclamarlo re; tanto alto era il concetto che avevano del re precedente. E così pensava che tale infamia scemasse, in qualche modo, il ricordo che avevano di lui ed attenuasse l’odio che nutrivano per Erode.
E’ questa testimonianza, per noi, molto importante per la definizione di Erode re/basileus per merito dei romani, ha anche valore per la decisa volontà popolare di aver un re asmoneo, legato al sistema parthico, da cui riceve l’investitura aramaica di maran /re. Flavio tramite Strabone mostra due partes in lotta e come Antonio si erga a giudice tra le fazioni e decida per la soluzione del regno erodiano filoromano, in una volontà di integrare il giudaismo nel mondo sovranazionale ellenistico -romano.
E’ questo un tentativo fatto dall’imperium romano, durato oltre un secolo fino alla distruzione del tempio, con diverse modalità e concluso con Adriano, con lo sterminio e la Galuth.
Strabone, quindi, ha una visione antoniana anche se combaciante con quella poi dominante ottavianea , propria dell’auctoritas di Augustus/sebastos.
In Ant Giud. XVIII, 22 c’e’ una testimonianza indiretta di Strabone in quanto Flavio parla di Ctisti tra i daci che vivono come gli esseni: Sono chiamati così i fondatori -E’ chiaro il rifermento a Geografia VII,296
In conclusione, si può dire che di Strabone storico abbiamo da Flavio solo frammenti e che la sua opera di storico non ci è giunta e perciò ogni concreta affermazione è da ritenersi inesatta ed incompleta senza reali convergenze e relazioni con altri scrittori.
Comunque, Flavio è un militare che tenta, come governatore di Galilea, di frenare l’invasione di Vespasiano, dux neroniano; Strabone è anche lui un militare cappadoce, che segue l’ impresa arabica di Elio Gallo: essi seguono Polibio e la tradizione greca e disdegnano quella latina, specie di uomini che non sono militari, ma retori, che fanno storia senza avere competenze specifiche e e non conoscono la vita di castra. La loro storia è dunque una storia “pratica” rispetto a quella “theorica” latina!
Questi non hanno in alcuna considerazione la letteratura latina dell’epoca e non stimano neanche Tito Livio (una sola volta citato) che ha invece precisi intenti di emulazione con la storia greca, specie di quella di Polibio.
Comunque sembra che l’idea che con Augusto finisca un’epoca ed inizi un nuovo mondo, possa essere propria di Dionisio di Alicarnasso e di Strabone, poi ripresa da Nicola di Damasco.
Forse la trattazione della guerra di Perugia prima e poi del titolo di Augustus Sebastos accettato da Ottaviano- su proposta di Manucio Planco nel 27- che si proclama Imperator Caesar divi filius, -come conclusione della coniuratio occidentale, che ora è da fondersi con quella orientale- autorizza gli storici in lingua greca a considerare finita le res pubblica e a ritenere imperante l’auctoritas dell’autokrator catholikos
Le opere di J.P.Adam (La costruction Romaine: materieaux et tecniques, Paris 1989) di R. Holland, ( Augusto, padrino di Europa, Newton Compton Editori 2007) mostrano come gli autori greci iniziano ad usare la stessa terminologia, già sperimentata con Antonio, in una dilatazione rethorica del fenomeno, inglobando anche il sistema latino già collaudato secondo gli schemi occidentali di Mecenate: da qui l’alone magico creato sul genius e sul prosopon di Augustus Sebastos, dikaios, eirenepoiios. soothr ecumenico, nonostante le minacce delle due malattie mortali del 25 e del 23 av. C; da qui anche l’esaltazione peril medico Musa, nuovo Asclepio, soothr del salvatore del mondo.
Tutto il mondo di 50.000.000 di politai – di cui 300.000 sono stati commilitoni,di Ottaviano, inviati e distribuiti nelle colonie o rinviati nei municipia, dopo il servitium di leva, ricompensati con assegnazione di premi in denaro e di terre (Res gestae divi Augusti,3)- ora è partecipe del principato e della implicita ideologia.
Sembra, perciò, che Flavio, che trascura la fonte latina e cura quella greca straboniana -in cui è manifesta proprio nell’opera rimasta-mostri una cultura eclettica sulla base del modello polibiano.
Strabone , infatti, è quasi un romano di adozione in quanto ha frequentato uomini come Aristodemo maestro suo e dei figli di Pompeo (Gneo e Sesto), anche se rimasti alquanto rudes, secondo Velleio Patercolo ed Anneo Floro.
Segue poi Tirannione, che è maestro dei figli di Cicerone, ma è amico anche di Senarco di Sidone e di Boeto anche lui di Sidone tutti personaggi viventi a Roma.
Sembra che conosca lo stesso Posidonio di Apamea. sull’Oronte, da cui ha una impostazione secondo phusis ed ethos e pare che abbia relazione con lo stesso Atenodoro di Tarso, che è un amico e consigliere di Ottaviano.
Da tutti questi orientali trapiantati a Roma a Strabone viene una lezione culturale in senso polibiano e posidoniano, specie in senso morale stoico.
Il migliore critico su Strabone sembra essere W. Aly , Der Geograph Strabon uber Literatur und Posidonios Athen 1972…
Il critico, a nostro parere, comunque, insiste troppo sul carattere aristotelico quando nell’epoca esiste solo un tecnicismo ed un culto della praxis, in un rifiuto del dogmatismo dottrinale, quindi, filosofico, in quanto non ci sono neanche più scolarchi ma figure di eclettici che come goetes abbindolano la classe media e popolare . Perciò non mi sembra molto regolare il suo pensiero circa la stretta connessione tra Strabone e il peripato. con la mediazione di Posidonio.
Non per nulla F.Adorno (La filosofia antica, II Milano 1965) rileva che le correnti filosofiche in Roma hanno un valore di congiunzione di Negotium et otium, di moralis e di phusica al di là di ogni impostazione filosofica (Cfr. A .M. Biraschi Introduzione a Strabone, Geografia, Italia -V-VI- Milano Bur 2000)
Sembra che l’opera storica di Strabone non abbia più rilievo storico nel II secolo dopo la pubblicazione del 160 di Appiano, che chiude la sua storia con il regno di Traiano.
Secondo noi, un’opera non viene più tramandata non per un caso, ma per una volontà precisa imperiale che rileva una qualche contrarietà o avversione al vigente sistema culturale! .
Noi, comunque, allo stato attuale, non sappiamo dire chi ha fatto la scelta geografica di Strabone e non possiamo dire neanche che sia avvenuta nei primi decenni del III secolo sotto i Severi e neppure in epoca cristiana.
E’ una scelta strana: storia e geografia sono come tempo e spazio, entità di una stessa sostanza, univoca che supera l’aspetto cronotopico …
Certo, Strabone storico sarebbe stato molto importante per la comprensione delle cose giudaiche, dati i rapporti tra la corte di Erode e quella di Archelao, e per la conoscenza dell’impero parthico di Artabano III, di cui si conosce solo una forte ostilità nei confronti di Tiberio, ma non se ne conoscono le reali cause…
Comunque, allo stato attuale, abbiamo di Strabone storico solo quello che abbiamo…