Giulia, la figlia di Cesare

Quale  sarebbe stata la storia romana col figlio di Pompeo, nipote di Cesare!

Un’altra storia romana!

Non ci fu un’altra storia  perché Zeus pater /Iuppiter, era anche lui soggetto alla eimarmene/fatum: Giulia e suo figlio dovevano morire, come poi il suo fratellastro Cesarione:   il padrone della storia  era già  nato, Gaio Giulio Cesare Ottaviano!

Giulia, però, giustamente resta nella storia come la più bella e casta fra le donne della sua Domus, come esempio di vita morale e politica, secondo i canoni vigenti di una familia arcaica, legata nel nomen del pater familias.

Nessuna donna della Domus Iulia , comunque,  è da considerarsi superiore per  gloria  femminile  e per fama  di onestà uxoria, a Giulia figlia di Cesare e di Cornelia Cinna Minor.

Gli studiosi conoscono Giulia, figlia di Ottaviano e Giulia la nipote definite  cancro della vecchiaia dall’imperatore e bollate come puttane dalla posterità.
D’altra parte non è facile  non giudicare male  una come Giulia maior  che confessò ad una amica che le chiedeva come mai i figli somigliassero tutti a Marco Agrippa suo marito, anziano, spesso assente, quando si conosceva bene il suo continuato tradimento con altri amanti: nisi navi plena tollo vectorem!

Inoltre il bersaglio preferito delle corti flavie ed antonine erano le donne giulio-claudie; restano illese dalla maldicenza e dal pettegolezzo degli storici successivi  solo Giulia,  figlia di Cesare ed Agrippina Maior,  riconosciute come esempio di fedeltà coniugale…   Della relazione e del rapporto amoroso intercorso tra Gaio Cesare Germanico e Agrippina  tutti concordano, ma  pochi conoscono la  storia di Giulia, figlia di Cesare, rimasta orfana nel 69  della madre ed educata da Aurelia Cotta, sua nonna,  e promessa sposa a  Servilio Cepione, la cui madre era amante di Cesare.
Ella fu certamente  tra le donne della domus giulia , la più bella e la più amata,  ma anche la più pura tra le romane degna di lode universale non solo per la moralità, in cui era stata educata dalla nonna, ma anche perché fu simbolo  di una pacificazione e garanzia di un perenne rapporto tra Cesare e Pompeo.
Siamo negli anni, in cui Cesare comincia ad aspirare al regnum e , sebbene conosca l’odio dei romani per tale titolo, ha un suo piano per conseguirlo, che si basa sulla figlia Giulia e sulla plebe, dopo aver ottenuto il sommo pontificato.

Cicerone è convinto di aver individuato da allora il piano politico di Cesare: infatti in De officiis,III,83 parlando di Cesare, dopo la sua uccisione,  condanna l’unione tra il quarantasettenne Pompeo e la ventitreenne Giulia come un matrimonio politico e vede, oltre i risvolti familiari, un progetto politico e ne legge gli orditi di una conciliazione tra aristocrazia e popularismo.

Secondo l’oratore , Pompeo, princeps degli optimati,  si gioca la carta della sua popolarità nel 59 a.C  presso i  patres , accettando la parentela con Cesare, odioso per le sue tendenze democratiche e per la sua sottesa volontà tirannica.

Cicerone parla col senno del poi e, dopo aver visto la morte del Dittatore, fa opera  di demolizione, desideroso  di riprendere potere in senato, intenzionato ad appoggiare, comunque,  l’erede di Cesare, quel Gaio Giulio Cesare Ottaviano, per  lui, diciottenne sprovveduto, venuto da Apollonia, facile preda per Gaio Antonio…

La storia d’amore di Giulia e Pompeo, comunque, non fu così come Cicerone la raccontava… e neppure andò come lui credeva, facendo il conservatore …

In effetti la vicenda di Pompeo e di Giulia ha qualcosa di diverso da ogni altra storia amorosa antica…

Pompeo e Giulia, pur facendo un matrimonio politico, erano veramente un uomo ed una  donna innamorati.
Giulia è conosciuta come moglie di Pompeo Magno, da lui sposata nel 59 e da lui teneramente amata per cinque anni, dopo che il proconsole  aveva divorziato da Mucia, al suo ritorno in Italia  a causa delle numerose infedeltà della moglie,  che si era consolata facilmente nel periodo in cui il marito era in Oriente.
L’amore di Pompeo per Giulia è un vero romanzo.
Un amore  profondo come solo può essere quello di un uomo  maturo, che sposa una donna, bellissima,  integerrima,  di 23 anni , innamorata dell’eroe,  tornato dalla Siria carico di ricchezze e trionfante…

..Giulia se ne era innamorata, quando,  come una regina – perché era figlia del pontefice massimo e propretore-  assisteva da una tribuna  speciale, al passaggio del Vincitore della Siria che ora trionfava  sui pirati e su Mitridate, come  l’unico romano che aveva soggiogato quattro mari…

Già come sacerdotessa aveva fatto le  supplicationes per lui e nel suo cuore era sbocciato l’amore  al solo  passaggio a cavallo, davanti a lei  quel 28 settembre del 61 a.C.

Quante vittorie aveva riportato Pompeo,  giustamente chiamato Magno, titolo a lui dato precedentemente da Silla, ma ora veramente motivato!

Pompeo aveva  vinto quattordici nazioni: così  attestavano le Tavole portate da schiavi che segnavano i confini e le precisa ubicazione geografica.

Il percorso del trionfo  era quello solito: dalla porta trionfale  si passava attraverso il Circo massimo e il Velabro e si arrivava alla  Via sacra.

Lei, che era all’inizio di questa, ben vedeva la sfilata: i senatori  e i magistrati precedevano le tabulae con le piante delle stesse città conquistate  coi ritratti dei 22 re, detronizzati sotto nominati.

La praeda era stata posta su lettighe,  dopo 30 giorni in cui  era stata divisa e catalogata  da centinaia di schiavi: non solo c’erano  le armi e gli sproni di navi, ma anche il famoso armadio incrostato di gemme di Mitridate,  nove credenze piene di oro, vasellami, vasi murrini.

Su ogni cosa  spiccavano le trentatre  corone di perle e il tralcio di vite d’oro del giudeo Aristobulo e un tempio di perle con un orologio sul frontone,  e la mostruosa scacchiera.

Poi seguivano le statue di Farnace e di Mitridate  e soprattutto il busto di Pompeo  tutto di perle e  le statue degli dei (Apollo, Artemide e Minerva).

Il giorno dopo, Giulia era stata invitata personalmente  da Pompeo stesso, che l’aveva notata e voleva festeggiare  con lei  il suo quarantacinquesimo compleanno, che coincideva col suo secondo giorno di Trionfo.
Questo era stato più fastoso del primo: Il carro di Pompeo guidato da un  tribuno,  precedeva soldati  in armi e i cavalieri;  seguivano i prigionieri, trecento venti quatto,  tra cui spiccavano  5 figlie e due figli di Mitridate e il capo della cavalleria pontica,  Tigrane il giovane,  Aristobulo, varie regine scitiche, albane e i due capi pirati Lasthenes e Panares .

Seguivano poi quadri che ritraevano personaggi famosi, episodi della morte di Mitridate  o eventi di battaglie gloriose  e la gioventù romana era  pitturata nel suo vigore fisico  all’atto della vittoria in  una celebrazione patriottica  della virtus romana da parte ellenistica. Dietro veniva  solennemente  il vincitore Pompeo:  Era su un carro tirato da quattro cavalli bianchi con una clamide che si diceva di Alessandro Magno ( era invece  di Mitridate)   tempestata di perle  e pietre preziose di varia natura.

Giulia era anche  presente  sul tempio capitolino dove Pompeo fece il sacrificio a Giove  per ringraziarlo  della vittoria, mentre il popolo gridava festoso.
Anche il giorno dopo, Giulia era presente quando Pompeo  fece trasferire il giovane Tigrane nella casa di  di Lucio Flavio  e furono rinviati in patria gli altri con doni.

Poi Pompeo volle distribuire denaro al popolo  dopo aver tenuto per sé il denaro per la ricostruzione del tempio di Ercole e di quello  di Minerva vicino al Circo Massimo, dove erano il teatro, il portico e  tempio di Venus Vittrix ,  in cui consegnò  cinquanta milioni di denari  (poco più di 222 milioni di euro )…

Il matrimonio era stato concordato ma non il giorno preciso del rito.

Giulia, innamorata, dovette attendere le nozze perché suo padre voleva che fossero celebrate durante il suo consolato.

Cesare nell’anno del suo consolato diede, dunque,  Giulia in moglie a Pompeo, che ne aveva fatto richiesta esplicita: la donna divenne  l’anello vivente di congiunzione dei duumviri, dopo che si era fatto un accordo  privato con Licinio Crasso.

I tre già nel 60,  riunitisi nella casa  di Cesare,  nella aedes pontificia  sacra, avevano stabilito  di opporsi al senato e alla plebs e di governare insieme l’imperium.
Quell’ anno fu pieno di successi per Cesare ed il matrimonio  di Giulia con Pompeo  non solo fu un affare politico ed economico, data  la partecipazione di Licinio Crasso,  ma anche risultò un legame  di amore  vero.

I due infatti  si amavano realmente, cosa rara nel mondo romano: Pompeo adorava la moglie e la teneva nella sua villa di Alba e Giulia corrispondeva felice del suo ruolo di moglie e di domina tra le donne della casata del marito, che l’avevano accettata nel loro gruppo, senza le solite invidie femminili .
La gioia di Giulia era completa: suo padre era in Gallia e  passava da un successo all’altro, Pompeo era divenuto il garante della situazione romana   e dell’annona della plebe, Crasso era impegnato a preparare la sua spedizione in Siria, dopo il richiamo di Gabinio.

La sua giornata quindi era di una laetitia immensa e piena di gaudia , mentre  era  seguita dalle donne della famiglia di Pompeo, dai suoi figli nati  da altri matrimoni e da  sua nonna Aurelia e da Azia …
l‘imperium romano era al massimo della potenza e la costituzione romana repubblicana ormai scricchiolava davanti alle pretese di suo marito, di suo padre e del padrino Crasso.

La sua vita privata scorreva bene  anche se Pompeo era assillato da Clodio Pulcro ed era costretto come therapeuon  curatore dell’annona  a fare  viaggi specie  in Sardegna  e  nel 56  anche ad un incontro con suo padre a Lucca per la definizione  della spartizione della torta dell’ imperium romano.  La massima gioia  Giulia la ebbe nel 55: Pompeo insieme a Crasso  era Console   e lei era incinta del suo primo figlio, tanto desiderato.
La donna, però, si spaventò molto quando le annunciarono che  erano sorti dei torbidi a Roma, fomentati sempre da Clodio e quando ci furono scontri tra  bande clodiane  favorevoli  ai triumviri e quelle  di Milone, armate dai senatori.

Giulia rimase a lungo inebetita, muta quando  le  fu portata la toga insanguinata del marito  durante le  elezioni degli edili al campo di Marte  e quando le dissero che erano avvenuti tafferugli con risse,  lotte e pugilati.

La donna improvvisamente  svenne, sbatté  la testa  a terra e perse il primo figlio: per un giorno rimase tra la vita e la morte, sempre sul punto di morire.

Si riprese lentamente  e Pompeo, pur essendogli assegnate le  province di Spagna, per amore della moglie, non vi andò, preferendo essere  accanto all’amata ancora malata,   mentre Crasso partì per la Siria.

Giulia ora  era  felice accanto a Pompeo, che sbrigava la normale attività politica e aveva una fitta corrispondenza con suo padre, che era d’accordo su ogni  decisione del genero.

Di nuovo Giulia fu incinta e  partorì finalmente un maschio, figlio di Pompeo, nipote di Cesare  nel settembre del 54 a.C.

Per gli antichi i grandi uomini sono invidiati dagli dei, che applicano la loro legge  secondo processi di una insindacabile  oikonomia divina: la madre morì di complicanze subito dopo il parto, il bimbo sopravvisse per qualche ora.

Quale sarebbe stata la storia romana, se il figlio di Pompeo, nipote di Cesare,  non fosse morto!