Alabarca

L'alabarca Alessandro è un discendente di Onia IV (sommo sacerdote fuggito da Gerusalemme in Egitto nel 146 a.C.) sommo sacerdote del tempio di Leontopoli.
Durante il regno di Tiberio, alabarca é Alessandro, fratello di Filone (il filosofo sincretistico ed eclettico alessandrino), e forse di Lisimaco (un naukleros).
L'alabarca è anche etnarca dei 500.000 giudei ellenisti di Alessadria e di tutti i giudei della diaspora sia egizia che mediterranea (2.500.000).

E' padre di Tiberio Alessandro, un figlio, che, dopo l'apostasia, fatta carriera militare,come civis romanus alexandrinus, divenne prefetto della Ioudaea (46-48) e poi governatore di Egitto, e per primo nel 69 d.C. fu elettore di Vespasiano imperatore e con Tito distrusse il tempio.
E' padre anche di Marco (Alessandro) che sposò Berenice figlia di Erode Agrippa I re di Giudea.
L'alabarca è esattore delle tasse per i romani ed ha un grande rilievo sul piano finanziario e mercantile in quanto gli oniadi detengono il monopolio degli emporeia e delle trapezai.
In questo senso, come capo dell'inchiostro-alaba -. infatti esisteva un funzionario della riscossione delle imposte, ad Alessandria, in Eubea e in Cilicia, in Asia minore, in Siria- operò anche Giulio Alessandro, fratello minore di Filone, che probabilmente aveva ereditato la cittadinanza romana avuta da Cesare, per i meriti del padre e della sua famiglia, a seguito dell'aiuto concesso nel corso della guerra Alessandrina a fianco di Erode il Grande (Cfr, Giudaismo romano I, E .Book Narcisssus 2011).
Sembra però che in Egitto l'ufficio inizialmente fu dato dai lagidi dalla metà del II secolo costantemente agli ebrei, specificamente ai figli di Onia IV (cfr. Flavio, Ant. Giud., XVIII, 159 e 259; XIX, 276;XX, 100).
Siccome l'alabarca di norma è anche etnarca, si pensa, perciò che l'alabarca sia il capo dei Giudei a lessandrini e di tutte le colonie/apoikiai, derivate, stanziate nel bacino del Mediteraneo
Con questa affermazione non si limita la potenza dell'alabarca solo al Mare nostrum in quanto non si puònegare che abbia giurisdizione e potere anche sulle colonie lungo il Mar Rosso e in India.Anzi bisogan dire che non si conoscono le relazioni tra l'alabarca egizio e i suoi delegati in Partia con le possibili diramazioni verso i confini orientali dell'impero partico stesso, ma con questo non si possono escludere, data la stretta relazione di lingua aramaica e di religione giudaica.
Non sembra che l' alabarca (alaba e archoo), dunque, possa essere messo in relazione con arabarca/arabarchees, "capo degli Arabi" (cfr. Corp. inscr. graec., nn. 4751 e 5075)., termine con cui Cicerone (Cfr Lettere ad Attico, II, 17, 3) bolla Pompeo: comunque, i due termini si equivalgono in epoca romano-ellenistica, in quanto i romani confondevano Ebrei ed Arabi, non distinguendo le due etnie (specie giudei e nabatei), se non sul piano religioso.
La potenza economica dell'alabarca, grazie anche ai rapporti con Tiberio e con Antonia minor (di cui è Therapeuon cioè curator dei beni) è quella di un Rockefeller, nonostante la persecuzione di Seiano prima e di Caligola poi, che gli confiscò i beni e lo imprigionò.
Da Claudio fu liberato e riebbe i suoi averi: con la ricostituzione del politeuma alessandrino, riebbe i diritti civili e la carica di esattore delle tasse.
Morì forse poco prima dell'avvento al trono di Nerone (54 d.C.).
Nel periodo dei giulio-claudi non solo l'alabarca è ricco, ma anche tutti i giudei ellenistici sono ricchi e potenti tanto da essere l'etnia dominante perfino su quella greco-allessandrina, grazie alla tzedaqah (alla carità, intesa come atto di giustizia).
Questa permette la formazione di una complessa catena di emporia e trapezai che si diffonde come una piovra nel bacino del Mediterraneo, in ogni grande o piccolo centro, e si dilata anche nel regno partico e oltre i confini fino a Ceylon, in India e Cina , tramite anche giudei partici, cointeressati al proselitismo e al commercio.
Il sistema oniade, dopo la persecuzione di Caligola, pur ripristinato da Claudio, entra in crisi perchè impedito nel proselitismo e decade nel periodo Flavio, ma la sua organizzazione amministrativa diventa cardine per le comunità cristiane, che, col forzoso e violento obbligo del deposito dei beni riconvertiti in denaro liquido, prosperano autonomamente sotto il controllo dei dioiketai -episcopoi.