Orazio, Satire 1.5. 97- 103
……… .. ..dein Gnatia, Lymphis/iratis exstructa, dedit risusque iocosque/,
dum flamma sine tura liquescere limine sacro/persuadere cupit. Credat Iudaeus Apella,
non ego; namque deos didici securum agere aevom/nec, siquid miri faciat natura, deos id
tristis ex alto caeli demittere tecto.
Marco, ho ripreso una mia vecchia traduzione degli anni 80, ll viaggio a Brindisi, in cui sono narrate da Orazio le tappe lungo la Via Appia e specificamente viene rilevata l’ultima fermata- prima dell’arrivo a Brundisium, longae finis chartaeque viaeque est/ fine della lunga carta e della via– ad Egnazia, una località pugliese caratterizzata e dalla mancanza di acqua e dalla credulità popolare locale /religio propria di un culto ebraico, a cui il poeta oppone la visione scientifica naturalistica di Epicuro , assertore di un mondo senza Zeus pater, che vive indifferente negli intermundia.
*Professore, oltre ad Orazio lei ha pensato anche a Giuseppe Flavio che, nel X Antichità giudaica 278-9, un secolo e mezzo dopo circa, scrive, chi legge e considera come sono già avvenute queste cose, creda che Daniele– si tratta del profeta del periodo di Dario !- ha avuto divino spirito e conosca, tramite queste cose certamente vere, l’errore degli epicurei , che negano la provvidenza della vita, non credendo che Dio abbia cura delle cose umane e che dalla beata ed incorruttibile sostanza è governata ogni cosa per la fermezza di tutto l’ universo, mentre affermano che questo mondo senza auriga e guida pensante alcuna, da se stesso, sia mosso/oi thn te pronoian ekballousi tou biou kai ton theon ouk acsiousin epitropeuein toon pragmatoon oud’upo ths makarias kai aphthartou pros diamonhn toon oloon ousias kubernasthai ta sumpanta, amoiron d’hniochou kai phrontistou ton kosmon, automatoos pheresthai legousin.
Certo, Marco, io collego col pensiero oraziano anche quanto dice il sommo sacerdote ebraico che congiunge la propria r tradizione aramaica, danielica, con il platonismo filoniano e le tesi stoiche!
*Professore , lei oppone la credenza epicurea a quella giudaica, deridendola col poeta augusteo!
Marco, la conclusione, comunque, dopo due settimane di viaggio, per la comitiva romana non fu Brundisium – Brindisi perché Antonio non fu accolto in città e fu costretto a deviare su Tarentum-Taranto, dove gli ambasciatori Cocceio Nerva e Gaio Cilnio Mecenate andarono a trovare Ottavia, che abitava lì, appena tornata da Atene, domicilio ufficiale del triumviro orientale con la moglie, sorella di Ottaviano!
*Lei mi sta facendo la situazione politica per mostrarmi esattamente l’episodio dell’incontro dei due despotai-domini del mondo romano, forse perché preso e turbato dagli avvenimenti attuali!
Si. Marco. La situazione politica nell’estate del 37 a.C. era critica e per l’Oriente e per l’Occidente: dopo il quinquennio triumvirale – durante il quale non c’era stata nemmeno una certa pacificazione nell’impero, anche dopo la vittoria di Filippi e la morte di Bruto e Cassio, i due cesaricidi, e dopo il trionfale ritorno a Roma di Ventidio Basso vincitore dei Parthi a Gindaro nel 38 a.C.. Ora c’era bisogno di un trattato non solo per stabilire i rapporti tra Ottaviano ed Antonio, ma anche per fissare limiti al ruolo di Emilio Lepido e chiudere definitivamente la partita coi pompeiani di Sesto Pompeo, che, dominando sulla Sicilia, impediva i rifornimenti di grano a Roma e determinava continue lotte popolari nella capitale affamata.
*Perciò, urgeva, professore, trovare un soluzione diplomatica con amici plenipotenziari comuni che, a Tarentum, in casa di Ottavia, sorella di Ottaviano e moglie incinta di Antonia minor, gettassero le basi di una pacificazione, convinti che nessuno, meglio di Ottavia, potesse dettare ai contendenti, fratello e marito, le condizioni di una permanente stabilità/diamonh, duratura, col rinnovo del foedus triumvirale quinquennale: lei, sola, avrebbe potuto appianare le contese tra i due rivali ed avrebbe portato ad una fusione dei due partiti, secondo Plutarco (Antonio, XXXI). Ottavia credeva di poter impedire la guerra tra i due cognati, nonostante le scappatelle del marito, infedele, amante di Cleopatra, e concordare un trattato, favorevole ad entrambi!. Certo, la povera Ottavia, fiduciosa in un nuovo rapporto col marito, favorì la venuta del suo vir nel golfo di Taranto con le trecento navi: il dux discese dalla nave ammiraglia e, calata una scialuppa, da solo remò, a torso nudo, dalla foce del fiume Taras, dirigendosi verso l’interno per circa un miglio, per incontrarsi con Ottaviano, che, accampato non lontano da Metaponto, gli veniva incontro anche lui, a torso nudo, su una barchetta tra gli applausi delle sue truppe di fanteria, disposte sulla riva sinistra!.
Marco, gli storici concordemente parlano di una volontà nuova di pace, in un clima festoso di concordia generale: Appiano (Guerre civili , 94) scrive: i due rivali si incontrano con alle spalle i loro eserciti, festanti per la riconciliazione, mentre Dione Cassio (Storie, XLVIII,54) tratta del foedus tarantino, e Plutarco (Antonio, 35) sembra riassumere tutte le speranze dei romani, mostrando Ottavia incinta di Antonia minor, che incontra la delegazione ottavianea di Fonteio Capitone, Cocceio Nerva e Mecenate coi poeti Virgilio ed Orazio, desiderosa di vedere in pace marito e fratello, che, commosso dalle parole, si recò a Taranto, con intenzioni pacifiche e i presenti ammirarono uno spettacolo bellissimo: un grande esercito di fanteria tranquillo e molte navi, che stavano immobili presso la costa, mentre i comandanti e i loro amici si scambiavano visite e dimostrazioni di affetto.
*Il foedus tarantino, dunque, è solo un accordo privato, propagandato per il rinnovo triumvirale tra i due uomini, al momento considerati personaggi più potenti perché in Oriente dopo la vittoria di Ventidio Basso sui Parthi, tutto è sotto controllo romano antoniano, e in Occidente, Ottaviano- anche se non ha risolto i problemi in quanto l’Africa ha Lepido come padrone-dominus con le sue otto legioni e che sembra appoggiare Sesto Pompeo, che domina in Sicilia e che affama il popolo – ha, comunque, grazie a Vipsanio Agrippa il controllo completo della Gallia e dell’ Italia!.
Marco, i due hanno interesse comune, quello di debellare la pars pompeiana definitivamente, dopo il fallimento del trattato di Brindisi del 40 a.C., ed ora, nel 37, vogliono accordarsi per potenziarsi a vicenda contro i possibili nemici: Antonio spera di avere truppe di fanteria contro i Parthi e Ottaviano navi contro Sesto Pompeo, per cui ripartire dalla Lex Titia è un bene oggettivo per ambedue.
*Professore, questa è, dunque, la situazione del 37 a.C., fluttuante, in bilico: uno vuole estendere il dominio su tutto l’Oriente parthico, grazie anche alla fotta egizia, ed arrivare all’India con l’aiuto delle truppe di Ottaviano, l’altro con le navi di Antonio avere la meglio sui pompeiani e ridurre il potere del triumviro, collega africano! Io sono ammirato dalla teatralità dei gesti dei due duces che si incontrano nel punto centrale del corso del fiume carsico, uscito dalle murge, nelle ultime due miglia e ho la curiosità di sapere se le acque fluviali all’ epoca sono limpide e benefiche, quasi sante, miracolose!.
Marco, mi fai la domanda perché il mio consuocero è pugliese e potrebbe conoscere i fatti paradossali narrati da contadini e fattori tarantini, che, fino ad oggi, hanno creduto di curare i cavalli azzoppati e hanno avuto fiducia nel beneficio delle acque del Taras!. Per i tarantini, secondo la tradizione pugliese, le acque del fiume hanno proprietà curative fin dall’antichità, non solo per gli animali, ma anche per gli uomini che sono soliti cospargersi coi suoi fanghi. Io, comunque, pensavo che tu volessi chiedermi qualcosa- date le mie conoscenze archeologiche – sulle rovine del sito di Egnatia, nella zona di Savelletri -Fasano non lontano dal mare, in considerazione della volontà del Presidente del consiglio Giorgia Meloni, di fare per giorno 13 giugno 2024, una riunione straordinaria del G7 a Borgo Egnazia, dei sette grandi della terra, compreso papa Francesco ed altri politici importanti per una pacificazione nella guerra russo- ucraina, e in quella Hamas – Israele!?.
Savelletri -Fasano, Parco archeologico di Egnazia.
*Professore, lei non mette mai insieme passato e presente e, tanto meno, visto il suo indirizzo politico, amerebbe parlare delle motivazioni che hanno indotto Giorgia Meloni Presidente del Consiglio, ora anche di quello europeo, a scegliere la Puglia come luogo per il summit, e trattare degli obiettivi della riunione dei Grandi del G7 ( Joe Biden -Stati uniti- , Emmanuel Macron -Francia-, Justin Trudeau-Canadà, Fumio Kishida- Giappone, Keir Starmer Regno Unito, Olaf Scholz Germania e il presidente del consiglio Europeo Charles Michel e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea), alla presenza anche del Papa romano, Francesco, a Borgo Egnazia, in una grande residenza, in un composito village di superlussuose vecchie masserizie, già propagandate, come abitazioni arabeggianti, quasi fosse località tra Occidente ed Oriente, celebre per l’arrivo negli anni passati di attori, calciatori e cuochi, come se fosse del valore di Tokio, sede per il 2023, dove i giapponesi in modo encomiabile svolsero un ruolo nella difesa della libertà e della democrazia e nella gestione delle sfide globali!. L’Italia, ora, avendo la Presidenza dell’Unione europea fino al 31 dicembre 2024, ha fissato un fitto programma di riunioni tecniche ed eventi istituzionali lungo tutto il territorio nazionale col Vertice dei Leader del G7, svoltosi dal 13 al 15 giugno in Puglia!. Tra le priorità della Presidenza italiana dovevano esserci i temi della difesa del sistema internazionale, basato sulla forza del diritto, quello della guerra d’aggressione russa all’Ucraina, in una deplorazione dei principi post sovietici, scatenanti una crescente instabilità, visibile nei diversi focolai di crisi, compreso il conflitto in Medio Oriente, con le relative conseguenze sull’agenda globale, mentre dovevano essere incentivati i rapporti con le Nazioni in via di sviluppo e con le economie emergenti, con particolare attenzione nei confronti dell’Africa, in una volontà di costruire un modello di partenariato vantaggioso per tutti, senza logiche paternalistiche o predatorie, senza perdere il senso della industrializzazione scientifica della regione dell’Indo-Pacifico, senza dimenticare le questioni migratorie, intenzionata a porre all’ordine del giorno alcune tra le principali sfide dei nostri tempi, tra cui il nesso clima-energia e la sicurezza alimentare, cosciente che il G7 ha il dovere e la responsabilità di individuare, insieme ai suoi partner globali, soluzioni innovative: suo compito è mostrare il programma anche circa l’Intelligenza Artificiale e tenere presente che la Tecnologia può generare grandi opportunità ma anche enormi rischi, oltre ad incidere sugli equilibri geopolitici, nella convinzione che l’IA, incentrata sull’uomo e controllata dall’uomo, può dare applicazione concreta al concetto di algoretica…
Marco, tu credi davvero a questo? e non senti le critiche? davvero pensiamo che l’aborto nel mondo lo decidano questi sette cadaveri, che credono di essere ancora vivi, perché nessuno li ha informati che sono morti? Il G7 ormai è una passerella che serve solo a chi c’è: mancano i veri grandi del mondo, che stanno a Sud ed ad Est del mondo. È un raduno di fantasmi dove non si decide praticamente niente!. La Meloni , pur se destrorsa, è statista scaltra che vuole mostrare a modo suo il legame antico tra Roma e Bisanzio, tra Occidente e Oriente, ma è una culturalmente sprovveduta
nonostante l’arroganza fascista, che ripropone un passato glorioso e vuole mettere insieme la via Appia con la via Egnatia!.
*Professore, per lei, dunque, la scelta di Borgo Egnazia è un ‘abile manovra politica, fatta in un momento, in cui l’Europa tende verso posizioni di destra?
Marco, il collegare Via Appia e Via Egnatia è un antico progetto romano repubblicano, divenuto fondamentale sotto gli antonini, che riprendevano un percorso militaristico repubblicano ellenistico, poi cesariano ed augusteo, dopo il conservatorismo del ventisettennio flavio!
*Professore, Borgo Egnatia di Savelletri- Fasano è un resort a 5 stelle, per anni un campo, coltivato ad ortaggi con masserizie arcaiche, ora ripristinate a buon mercato e divenute arabeggianti Spa, con lussuosissime ville con piscine e con camere principesche, con cucine, gestite da cuochi stellati, un ritrovo di calciatori ed attori famosi già da un decennio, punto di incontro di politici mondiali e di sua santità Francesco, papa Bergoglio, blindato da un mare di carabinieri e poliziotti, stanziati in varie postazioni pugliesi ed anche su navi da crociera, per la protezione del Presidenziale Village outlet Factory: il vicino sito di Egnatia oraziana, non è stato,comunque, dimenticato nella povertà agricola superstiziosa pugliese e nella mancanza di acqua, quando è recente la memoria dell’Acquedotto pugliese, opera giolittiana e fascista!.
Marco, nel 37 a. C. i plenipotenziari e i letterati, invece, erano convenuti per favorire una pacificazione definitiva nell’imperium, logorato e lacerato da più di un cinquantennio di discordie civili e di guerre fratricide, per cercare accordi tra il triumviro orientale e quello occidentale. La Puglia, Brundisium e Tarentum risultano nodali punti di abbraccio di Occidente ed Oriente e la via Appia e l’Egnatia sono linee di fraterno congiungimento nella logica di Agrippa e di Ottaviano e di quella antoniana per una connessione culturale profonda tra popolazioni, ora parte dell’impero romano: da Epidamnos- Durachium, greco-epirota si arrivava a Bizantium passando per l’Illiricum, per la Macedonia, per la Tracia, unendo il mare Adriatico col Ponto Eusino, mentre le vie marittime mediterranee mettevano in comunicazione la capitale con l’Occidente gallico ed ispanico, con l’Africa e coi porti del Mare Egeo ed attraverso lo stretto dei Dardanelli e il Bosforo, con quelli di Bitinia, del Ponto, della Cappadocia!.
*Allora le due vie univano la pars occidentale con quella orientale, nonostante le divisioni tra i triumviri e l’ancora forte opposizione pompeiana?
Certo, a Roma, nel corso delle proscrizioni, specie antoniane, si discuteva sulla sorte attuale di Cicerone e perfino su quella futura, memoriale:
Si occidetur Cicero, iacebit inter Pompeium patrem filiumque et Afranium, Petreium, Q. Catulum, M. Antonium illum indignum hoc successore generis; si seruabitur, uiuet inter Ventidios et Canidios et Saxas : ita dubium est utrum satius sit cum illis iacere an cum his uiuere? cfr. Seneca Padre, Suasoria 6,1 che citando lo stesso Cicerone ( Pro Milone, 101) afferma che la morte non sia pena ma fine naturale (mori enim naturae finis non poena)!.
*Lei, professore, vuole mostrarmi che anche allora la realtà non era quella scritta dagli storici che, consapevoli degli accadimenti e della vittoria di Ottaviano ad Azio, leggevano i fatti dall’angolazione del vincitore filius Cesaris adottivo sul figlio naturale, Cesarione, sostenuto dal triumviro orientale e dalla madre Cleopatra, dopo una guerra, a seguito di una coniuratio occidentale antiegizia, già operativa nella lotta contro Emilio Lepido e Sesto Pompeo!.
Allora, Marco, Cesarione era filius Iulii, legatus, delegato per le campagne espansionistiche territoriali, destinato delfino alla successione imperiale, e poteva essere, anche se appena decenne, già un antagonista ad Ottaviano, filius adottivo non naturalis del divus Giulio Cesare !.
*Nel 37 a.C. , quindi, la situazione non era rosea per Ottaviano, triumviro controverso e non leader principale neppure in Occidente, mentre Antonio era il numero 1 in Oriente, specie dopo la vittoria di Gindaro del suo legatus piceno Ventidio Basso, avendo inoltre integre la flotta e le truppe terrestri tanto da prendere Gerusalemme ed assegnare il Regno di Giudea a Giulio Erode, ora marito dell’asmonea Mariamne, figlia di Alessandro di Aristobulo II e di Alessandra di Hyrcano II, senza consultare nessuno se non Cleopatra, incinta di Tolomeo Filadelfo, nato nell’agosto del 36, pochi mesi dopo Antonia minore, avuta da Ottavia alla fine di gennaio! Un cognato chiaramente fedifrago, nonostante il foedus tarantino!.
Certo, Marco, la popolarità di Antonio sovrasta quella di Ottaviano, che deve ancora risolvere il caso di Sesto Pompeo – complicato ora dall’appoggio militare di Emilio Lepido, da sconfitte navali oltre che da burrascosi naufragi – quando è ancora in attesa dell’arrivo dalla Gallia del fedele Vipsanio Agrippa!
*Professore, ma… lei non ha collocato in questo anno anche il ritorno nel Piceno del legatus antoniano Ventidio Basso con i suoi tribuni, uomini del consilium principis, destinati ad essere cives possessores di terre nell’ager cuprensis, già patrimonio pompeiano, dopo il trionfo decretato dal Senato? lei sembra comparare ora passato e presente col parlare di Egnatia e del viaggio di Orazio sull’Appia, della congiunzione delle due vie Appia ed Egnatia e del ritorno, su navi antoniane, di Ventidio Basso, legatus premiato coi suoi 1600 milites, come se fosse esempio di restaurazione dell’ordine nell’imperium e modello di generale pacificazione anche per il mondo attuale, quasi conclusione del bellum civile cesariano -pompeiano, già profetizzata da Virgilio nell’ Ecloga quarta?
Certo!. Ed allora? che dovrei dirti se non rinviarti ad una lettura di testi virgiliani ed oraziani oltre che di storici non allineati, senza trascurare notizie tratte da Tacito e da Gellio per la ricostruzione della situazione del I quinquennio del secondo triumvirato, da cui si rileva l’Historia dalla morte di Cesare! Marco, io ho seguito, nella sua meraviglia per l’ascesa di un povero piceno,- adattatosi a fare lavori sporchi- il modo di leggere la storia di un ispanico, come Seneca padre, che pensa di emularne la stessa fortuna, un secolo dopo, ed anche quello di Gellio, un erudito antonino, in quanto trattano ambedue di un ragazzo fortunato, che, divenuto adolescente si guadagnava a fatica il pane procurando muli e veicoli che venivano forniti dallo Stato, ai magistrati destinati alle province / eumque sordide invenisse comparandis mulis et vehicolis, quae magistratibus, qui sortiti provincias forent, praebenda publice conduxisset. E’ un momento di passaggio in cui gli ultimi possono diventare primi, come in ogni tempo buio storico: la costituzione statale passa da Res publica a Monarchia-principato, in modo teatrale secondo lo stile del nummularius Ottaviano, coadiuvato da Vipsanio Agrippa, popularis, dal basileus Giulio Erode, il filelleno, e dal lucumone Cilnio Mecenate, gestito abilmente dalla regia della cultura e finanza ebraica alessandrina!.
*Professore, lei allude a Gellio, Noctes Acticae, . XV 4, 1: Historia de Ventidio Basso, ignobili homine, quem primum de Parthis triumphassememoriae traditum est. In sermonibus nuper fuit seniorum hominum et eruditorum multos in vetere memoria altissimum dignitatis gradum ascendisse ignobilissimos prius homines et despicatissimos. Nihil adeo de quoquam tantae adminationi fuit, quantae fuerunt, quae de Ventidio Basso scripta sunt: eum Picentem fuisse genere et loco humili et matrem eius a Pompeio Strabone, Pompei Magni Patre, bello sociali, qui Asculanos subegit, captam cum ipso esse,mox triumphante Pompeio Strabone, eum quoque puerum inter ceteros ante currum imperatoris sinu matris vectum esse /Storia di Ventidio Basso, uomo di modeste origini, che si narra sia stato il primo a celebrare un trionfo sui Parti. Or non è molto, in discorsi di anziani e di dotti si trattava del destino di tanti uomini che, in origine di oscura nascita e assai disprezzati, nei tempi antichi ascesero ai più alti onori. Pertanto nulla destò tanta meraviglia quanto i numerosi aneddoti che sono stati scritti in merito a Ventidio Basso, ovvero che apparteneva a famiglia picena di umile estrazione e che la madre fu fatta prigioniera da Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno durante la guerra sociale, in cui furono sottomessi gli ascolani, durante il trionfo di Pompeo Strabone anche quel fanciullo con gli altri tra le braccia della madre precedeva il cocchio del generale!. Lei vuole mostrarmi il momento del cambiamento della società romana nel passaggio stesso da Repubblica a Principato.
Marco, dal II Triumvirato, un accordo tra tre cives, privato, stabilito sul fiume Laveno, affluente del Reno , su un’isoletta il 26 novembre del 43 a.C. si passa grazie alla lex Titia ad una legittimazione ufficiale, per cui tres viri si dividono l’impero romano in tre parti, avendo ognuno una base militare cesariana con proprio esercito e con possibilità economico-finanziarie, tratte dall’ esproprio dei beni dei pompeiani sconfitti, di cui è rimasto il solo Sesto Pompeo che, reggendo ancora la Sicilia, impedisce il rifornimento di grano alla plebe romana, nella capitale stessa, determinando continui tafferugli urbani, nonostante l’assunzione da parte di Emilio Lepido, di Gaio Ottaviano e Marco Antonio del titolo di triumviri con potestas consularis, rei publicae constituendae cfr. Svetonio, Augusto, 96 .
*Da qui, professore, la divisione in partes sorteggiate dell’impero romano, dopo la morte dei consoli dell’anno 43 a Modena e l’elezione illegittima del figlio adottivo di Cesare a console, sostenuto in curia dai patres e da Cicerone. Antonio ebbe la Gallia comata e cisalpina, Lepido la Gallia Narbonese e le Spagne ed Ottaviano ebbe l’Africa, mentre l’Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica dovevano servire per il comune arruolamento, in base alle liste dei populares cesariani, dopo che fu posta la clausola di un successivo incontro a distanza di cinque anni nel 38 a.C. e dopo che si stabilì di assegnare l’ Oriente in modo da sistemarlo all’ex console del 44, che poteva sfruttare anche i contingenti militari e smistarli grazie alla percorribilità della via Egnatia, che congiungeva la pars occidentale e quella orientale. Infatti essa copriva la distanza di 696 miglia, cioè di circa 1.120 km, che era larga circa 19,6 piedi cioè 6 metri, ed era lastricata con grossi basoli lapidei poligonali, coperta da strati di bitume e sabbione/statumen.
Marco, in effetti tutto era non ben definito e solo dopo la morte di Bruto e Cassio e la fine del pericolo dell’invasione parthica, si riorganizzarono gli eserciti, nonostante la defezione di Quinto Labieno iunior, che, avendo percorso la via Egnatia per gli spostamenti in Tracia, poi passato il Bosforo, aveva tradito e si era presentato a Carre, con molti cives pompeiani, cesaricidi, sconfitti, a Pacoro, figlio di Orode, che lo aveva nominato dux parthicus per la Cilicia, insieme al satrapo Barzafarne.
Via Egnatia
*Vedo che conosce bene la Via Egnatia!
Marco, l’ho fatta in auto due volte, una quando volevo andare in Calcidica e l’altra, quando volevo arrivare fino a Bisanzio -Istambul con la famiglia, quando i miei figli erano ragazzi, 37 anni fa, e ci fermammo a Cavala non lontana da Filippi in un kamping: non vollero venire neanche a Tasos e mi costrinsero ad andare a Sveti Stefan in Iugoslavia!
*La Meloni conosce tutto questo sulla via Appia e via Egnatia?
Io non so niente della nostra Presidente del Consiglio, tanto amata dagli italiani, che la votano, la stimano e rilevano perfino la sua alta cultura! Forse qualcuno l’avrà informata della congiunzione delle due vie antiche e del ruolo di Egnatia, centrale ai fini di un amalgama tra Occidente latino ed Oriente ellenistico, se ha stabilito di mostrarla al mondo intero, con tutta la realtà pugliese! Qualcuno ha suggerito e parlato del tratto dell’ Appia traianea, che congiunge effettivamente mediante le due vie il Mare Adriatico col mare Egeo, e, tramite l’ Ellesponto e il mar di Marmara, col Mar Nero! Il G7 conosce così la storia augustea e traianea e il Mediterraneo diventato Mare nostrum, grazie alla Meloni, certamente bene informata dal ministro napoletano alla Cultura Gennaro Sangiuliano e ben istruita da quello alla Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara: potrà allora, divenire arbitra della politica Mediterranea e gestire la migrazione e perfino creare un clima di pace tra i popoli, quasi fosse un’altra Ottavia, la bella moglie di Antonio e la sorella di Ottaviano!
*Ora che la Puglia, la rossa terra pugliese, è divenuta la seconda patria della Meloni, ci vorrebbe forse la competenza del salviniano generale Vannacci, unita alla consulenza agricola del cognato Lollobrigida! La Meloni, nuova Ottavia pacificatrice, riprende l’opera giolittiana e fascista di … un Acquedotto pugliese con altra colonizzazione... americana!
Ai posteri …l’ardua sentenza!