Come si scrive in greco il termine ERODE? Ἡρῴδης o Ἡρώδης?

Oggi vorrei sapere come tu, Marco, scrivi  in greco  Erode . Scrivi Ἡρῴδης o Ἡρωδης ?

*Professore, non mi sono mai posto il problema. Per me l’uno vale l’altro . C’è differenza?  

Marco, dire l’uno o l’altro per me è stato un grosso problema, già quando traducevo il testo di Samuel Adrianus Naber, Antichità giudaiche,  in quanto il termine, per come era scritto dallo storico Giuseppe Flavio non era trovabile nei Vocabolari da me consultati, che riportano esattamente H con spirito aspro, et rho et oidh con contrazione ed iota sottoscritto –ῴ, usato dai Vangeli, che si servono anche di Ἡρῴδiazoo col valore di opero come Erode da malvagio.

*Davvero? vado subito a verificare su Rocci. Ecco Ἡρῴδης: H con spirito aspro et ρ et et δ et η et ς. rinvia a Ἡρως,ωoς,o eroe.

Hai verificato che non esiste Ἡρώδης?

*Si. Non esiste… ma professore, tanti altri avranno notato questo?

Penso che certamente – cito due italiani!- G. Ricciotti (Flavio Giuseppe tradotto e commentato, Torino 1937) e G. Vitucci (Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, I e II, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori Editore 1974) non possono non aver rilevato la sostanziale differenza ma, purtroppo hanno sorvolato, avendo solo intenzione di tradurre i fatti narrati dallo storico ebraico e non hanno lasciato niente circa il nome di Erode, trascurando la lezione lessicale e filologica, senza compararla con quella greca evangelica ed alludendo ad una precedente fase di scrittura aramaica, originale.

*Lei vuole, quindi, che io chieda Perché gli Evangelisti usano Hrooidhs/ Ἡρῴδης e Giuseppe Flavio usa, nella sua opera, Ἡρώδης con omega/ω, senza iota, ponendo lo spirito aspro, davanti ad H (eta, VII lettera dell’alfabeto greco, maiuscola)? Ha una qualche novità da dirmi!

Marco, ho fatto ricerca anche su questo!. La mia attenzione al nome di Erode, aramaico, è connessa con la cittadinanza romana di Antipatro e dei suoi figli, concessa a lui da Cesare, dopo la vittoria nel bellum Alexandrinum, ben rilevata in Giulio Erode, il filelleno – dieci libri, 6 di Storia e 4 di Traduzione da Flavio, Antichità giudaiche, XIV,XV,XVI,XVII-.

*Lei ha trovato una motivazione oggettiva, se mi suggerisce questa domanda su un questione lessicale ed ha intenzione di orientarmi nel problema, semanticamente, avendo certamente anche una spiegazione significativa, oltre ad un’altra lettura storica, con una diversa datazione, rispetto a quella della tradizione evangelica cfr. Commenti ai Vangeli in www.angelofilipponi.com!.

Marco, io ti rispondo come sempre ho fatto in questi anni, senza entrare in merito al problema lessicale e semantico sotteso, avendo io distinto il Regno di cieli, aramaico,- la cui durata storica di circa 200 anni è posta tra il 63 a.C. e il 135 d.C. – dal Regno di Dio, greco, successivo alla galuth adrianea, epoca della scrittura dei Vangeli ad opera di scrittori greci, in lingua greca, dopo un lungo periodo orale, proprio della tradizione neotestamentaria aramaica.

*Quindi, devo attendermi una novità dopo quella su Oralità e scrittura dei Vangeli in www.angelofilipponi.com ?!

Marco, io, da una parte, riprendo il lessico parthico di Ἡρώδης e, da un’altra, quello greco, che ha una tradizione ellenistica, iniziata con Hrooidas/Eroda mimiambo siracusano, fiorito tra la fine del III secolo e l’inizio del II secolo a.C. (cfr. Herodas, Mimiambi, cum appendice fragmentorum mimorum papyraceorum, edidit I. C. Cunningham, Monachii et Lipsiae, in aedibus K. G. Saur, 2004 («Bibliotheca Teubneriana») ed Eroda, Mimiambi, a cura di Valentina Barbieri, Milano, La vita felice, 2016). Perciò, leggo Hrooidhs/ Ἡρῴδης dei Vangeli come canto di o per eroe, mentre leggo Hroodhs con omega/ω, senza iota, di Giuseppe Flavio, sacerdote di cultura aramaica, come werod/ urud persiano, legato alla musar mesopotamica, tipica del tempo di Oroodhs II, re dei re di Parthia tra il 56 e il 37 a. C.,-sostenuto dalla nobile famiglia dei surenidi -che, dopo l’uccisione nel 57 a.C. del padre Fraate III, entra in conflitto col fratello Mitridate IV, complice nell’ omicidio paterno, per la desiderata successione al trono negli anni 55-54 a.C. , quando il triumviro Licinio Crasso sostituisce Gabinio come epitropos ths Surias, già intenzionato a passare l’Eufrate, a sostegno del principe sconfitto ed ucciso cfr. Plutarco, Pompeo,53 e Cassio Dione, Storia romana, XXXVII,7-5.

*Professore, quindi, lei legge l’impresa di Crasso contro Orode, connessa con quella precedente di Gabinio a favore di Mitridate IV, attaccato dal fratello re dei re ed ucciso, e vede un rapporto tra il triumviro e Surena, capo della cavalleria catafratta parthica cfr. Appiano Guerre di Mitridate, Mondadori 1999.

Marco, non mi sono stati mai chiari i fatti circa l’inizio della spedizione parthica di Crasso, né il percorso da lui seguito, né la relazione con le guide ebraiche e con Surena, forse un nobile di origine giudaica, connesso coi sadducei del Tempio gerosolomitano e non ho ben compreso il passaggio di consegne tra Gabinio, pompeianus, e il triumviro, legato, a parole, con Cesare e Pompeo, tramite il tribuno della plebe Gaio Trebonio (cfr. Plutarco Pompeo, 52), all’epoca ancora congiunti, grazie al matrimonio di Gneo con Giulia, invidiosi della sua gloria militare!

*Forse tardivo fu l’intervento del triumviro in aiuto di Mitridate IV, azzardata la scelta del campo di battaglia presso Carre, consigliata dagli ebrei, data la superiorità indiscussa della cavalleria parthica in campo aperto. Comunque, per Cesare e Pompeo la morte di Crasso e di Publio, suo figlio, non fu per loro un male, nonostante il funus pubblico!

Certo, Marco. Senti l’amara riflessione del greco sulla rivalità dei due ambiziosi imperatores! un dominio così assoluto e una così vasta estensione di territorio (Plutarco, ibidem) non bastarono a soddisfare le ambizioni di questi due uomini! essi, pur avendo avuto occasione di udire e di leggere che ” del mondo si fecero tre parti affinché ciascun dio avesse il suo appannaggio /” trichthà de panta dedastai, tois theois, ekastos d’emmore timhs “(Omero Iliade, XV,19) non ritennero che l’impero romano fosse abbastanza grande per loro, che pure erano solo due! Senti la condanna di Pompeo che si sposa per la quinta volta con Cornelia – figlia di Publio Cornelio Scipione Nasica, divenuto Quinto Cecilio Metello Pio Scipione dopo l’adozione da parte di Quinto Cecilio Metello Pio – sposa bella e giovanissima, non vergine, ma vedova di Publio Crasso, morto a Carre, donna di cultura letteraria, musicale, matematica, abituata a leggere con profitto le opere filosofiche, priva di asprezza e di saccenteria/ahdias kai periergias katharon, adatta più ad un suo figlio, che a lui, che faceva il dikasths (ibidem,55), incorruttibile, lui, ingordo aspirante a possedere il mondo intero da solo, subito dopo la morte di Giulia, figlia di Cesare!.

* Professore, riprendiamo la nostra quaestio sul modo di scrivere ERODE ! Mi ha detto come scrivono gli evangelisti, mi ha detto come scrive sommariamente Giuseppe Flavio.

Marco, ti preciso che Flavio sembra rimandare a radici pahlaviche e persiane, connesse a xvarenah-giustizia o ad arta/artasht – verità del tipo di pharna-lucente, e di gadabrillante aramaico con significato generale di gloria, di cui sono composti i nomi di Artaserse e di Farnabazo ecc. ( cfr. P.D. Prospero dell’Aquila, Dizionario portatile della Bibbia, tradotto dal francese nell’italiano idioma/ Dictionarium Theologicum portatile primum Gallice editum, dein Italice versum…articulis completatum a P.Abbate D. Prospero ab Aquila …nunc pluribus in locis commendatum, auctum et latinitate donatum, Napoli 1776).

*Bene, grazie. Ora chiedo come scrive Filone, ebreo alessandrino, uomo di cultura ellenistica, sacerdote oniade, ellenizzato da secoli, l’altro autore da lei tradotto! Scrive Ἡρῴδης o Ἡρώδης?

Filone col fratello Alessandro, alabarca, ha ancora memoria della lingua aramaica, anche se la usa solo raramente per il culto religioso nel tempio di Leontopoli, come sommi sacerdoti oniadi, discendenti legittimi di Onia III, che hanno creato una struttura bancaria e commerciale utile prima ai Lagidi poi a Cesare e ad Ottaviano e Tiberio, per cui l’uso della parola greca ha una pregnanza significativa di davar che trasmette non la paideia greca ma la musar aramaica! Filone, oniade, usa Ἡρώδης in quanto sottende nel termine i valori pahlavici di verità e di gloria connessi con xvarrah/xvarenah cfr. Angelo Filipponi, L’Eterno e il regno, Amazon 2022

*Per lei, quindi, Ἡρῴδης è termine greco-platonico/christianos di epoca successiva alla galuth adrianea , ed Ἡρώδης è termine di una tradizione aramaica, non più usato dal momento dei decreti adrianei, che vietano l’ingresso ai giudei aramaici in Palestina, essendo stato cancellato il nome stesso di Giudea, proprio quando può prosperare il cristianesimo, distinto dal giudaismo, col Vangelo di Giovanni e con quello degli altri, che, ora, in lingua greca, sono allineati secondo il pensiero giovanneo efesino e poi quello paolino alessandrino.